Erin Pizzey

Da Tematiche di genere.
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Erin Pizzey (Tsingtao, 19 febbraio 1939), attivista nel campo delle violenze familiari e nota per le sue opinioni antifemministe sul tema della violenza domestica e per aver aperto il primo rifugio del Regno Unito per donne vittime di violenza domestica, nel 1971.

Il Chiswick Women's Aid[modifica | modifica sorgente]

Erin Pizzey ha iniziato la sua attività a Chiswick, Londra, dove ha fondato nel 1971[1], il "Chiswick Women's Aid", uno dei primi rifugi per donne vittime di violenza domestica.

Le prime attività di Pizzey, quelle che riguardavano in particolare la denuncia delle violenze subite dalle donne, furono encomiate nel 1975 dal rappresentante del Partito Laburista, in un discorso in parlamento.[2] Ashley dichiarò infatti, in quel periodo, in ordine al lavoro portato avanti da Erin Pizzey:

«Il lavoro della signora Pizzey è stato un lavoro pionieristico di prim'ordine. Lei, per prima, ha riconosciuto il problema, per prima ha riconosciuto la gravità della situazione e per prima ha fatto qualcosa di concreto, creando il centro di aiuto di Chiswick. Il risultato di questo magnifico lavoro pionieristico è che l'intera nazione, ora, si rende conto dell'importanza del problema[3]».[4][5]

La posizione personale di Pizzey sul femminismo e sulla violenza domestica[modifica | modifica sorgente]

Errore Lua: errore interno - l'interprete è uscito con stato 1. Pizzey, negli anni successivi, adottò posizioni apertamente antifemministe. In un articolo pubblicato nel 2007[6], partendo da riflessioni sulla sua infanzia e da esperienze avute nei primi tempi della sua attività, ha maturato la convinzione che molte donne, all'interno delle mura domestiche subivano effettivamente violenza, assieme ai loro figli, a causa degli uomini. Tuttavia si è convinta che alcune donne non raccontavano la verità. Inoltre, citando un episodio particolare[7], ha ipotizzato che il suo movimento contro la violenza domestica veniva sfruttato e utilizzato da femministe più radicali e militanti per accusare e demonizzare gli uomini, non solo nel Regno Unito ma anche a livello internazionale.

Pizzey ha sostenuto che, negli anni successivi a quell'episodio, la richiesta di aiuto da parte di donne vittime di violenze domestiche sia cresciuta sottolineando che l'associazione femminista denominata Women's Aid Federation of England, ha iniziato a gestire un budget di milioni di sterline all'anno, finanziato da varie fonti, principalmente dallo Stato.[8].

In una intervista del 2009, tornando sull'argomento a partire dai propri traumi infantili, Erin Pizzey ha specificato ancora più dettagliatamente come gli abusi subiti da parte da entrambi i genitori ed in particolare quelli psicologici da parte della madre abbiano influenzato la sua visione delle donne chiarendo definitivamente di non aver mai fatto parte del movimento femminista, anzi di aver sempre pensato che il femminismo mirasse a distruggere le famiglie[9].

Pizzey sostiene che sia lei che il suo lavoro sarebbero stati oggetto di minacce da parte di militanti femministe[10][11][12] e boicottaggi a causa delle conclusioni cui è giunta durante gli anni da attivista nel campo delle violenze domestiche[13][14]. Pizzey asserisce di aver lasciato l'Inghilterra per l'America in seguito a minacce di morte contro lei, i suoi figli e i suoi nipoti nonché per l'uccisione del suo cane: atti che ella attribuisce ad attiviste femministe.[13][14]

Pizzey critica in modo veemente il movimento femminista sostenendo che l'intento è quello di demonizzare gli uomini:

«Il movimento femminista ovunque ha distorto il problema della violenza domestica per i propri fini politici e per riempirsi i portafogli. [...] Osservai le femministe costruire le loro fortezze di odio contro gli uomini, dove insegnavano alle donne che tutti gli uomini erano stupratori e bastardi. Testimoniai il danno fatto ai bambini in tali rifugi»

(Erin Pizzey, "Uomini o donne: chi sono le vittime?", Londra, Institute for the Study of Civil Society, 2000)

Pizzey affermò di essersi convinta che la maggior parte delle violenze domestiche hanno carattere di reciprocità, con abusi da parte di entrambi i partner in misura abbastanza simile. Tale conclusione, affermò Pizzey, si basava sui colloqui avuti con le donne che arrivavano nel rifugio; alcune di esse, secondo questi resoconti, erano altrettanto o, addirittura, più violente dei loro mariti.

Studi sulla violenza domestica[modifica | modifica sorgente]

Studio comparativo delle donne picchiate e donne inclini alla violenza[modifica | modifica sorgente]

Nel suo "Studio comparativo delle donne picchiate e donne inclini alla violenza"[15], Pizzey distingue fra le "vere donne picchiate" e le "donne inclini alla violenza"

  • le prime vengono definite come "vittime involontarie ed innocenti della violenza del partner"
  • le seconde come "involontarie vittime della loro propria violenza"

Lo studio sostiene che il 62% delle donne analizzate erano più accuratamente descritte come "inclini alla violenza".

Libro: Prone to violence[modifica | modifica sorgente]

Nel suo libro Prone to violence[16], Pizzey ha proposto la teoria secondo la quale molte delle donne che avevano trovato rifugio nella sua struttura avessero una personalità che le spingeva a cercare rapporti violenti, suggerendo che alti livelli di ormoni e sostanze neurochimiche associate a traumi infantili, porti, tali donne, ad essere (da adulte) ripetutamente coinvolte in dissidi violenti con i partner per cercare di simulare l'impatto emozionale delle loro esperienze infantili, nonostante le conseguenze fisiche, emozionali, legali e finanziarie.

Il libro contiene numerose storie di famiglie descritte in quest'ottica, nonché una dissertazione sul perché l'approccio della moderna Errore Lua: errore interno - l'interprete è uscito con stato 1. sia secondo lei inefficace.

La causa da lei intentata (e vinta) per diffamazione[modifica | modifica sorgente]

Nel 2009 Pizzey ottenne un successo legale nei confronti dell'editore Macmillan, citato per diffamazione in riferimento ai contenuti del libro Storia della moderna Gran Bretagna (A History of Modern Britain) di Andrew Marr. La pubblicazione ha sostenuto il falso scrivendo che un tempo Pizzey aveva fatto parte del gruppo militante Angry Brigade, coinvolta in alcuni attentati dinamitardi negli anni 1970. L'editore ha dovuto distruggere la versione incriminata del libro e ripubblicarlo dopo aver rimosso l'errore.

Il riferimento al Angry Brigade era stato fatto nel 2001, in un'intervista con The Guardian.

Questa intervista afferma che lei è stata buttata fuori dal movimento femminista, dopo la minaccia da parte sua di informare la polizia su un attentato organizzato dalla Angry Brigade contro il Negozio di abbigliamento Biba; ..dissi che se si proseguiva con questo - stavano discutendo di far esplodere il Biba[17] sarei andata a chiamare la polizia, perché io davvero non credo in questi metodi..

White Ribbon Copycat[modifica | modifica sorgente]

Nel 2014 l'organizzazione antifemminista "A Voice for Men" ha lanciato il sito di proprietà di Erin Pizzey "whiteribbon.org"[18] adottando la grafica e il linguaggio della Campagna del Fiocco Bianco[19][20].

Accusato di "dirottamento" rispetto alla Campagna del Fiocco Bianco, il sito è stato duramente criticato da Todd Minerson, direttore esecutivo della Campagna del Fiocco Bianco, che lo ha descritto come "una campagna copycat per veicolare le proprie opinioni arcaiche e smentite circa le realtà della violenza di genere"[21].

Il sito riportava l'affermazione che la violenza domestica è perpetrata allo stesso modo da uomini e donne e faceva "propaganda anti-femminista". In seguito a tali denunce il sito ha cambiato grafica e dominio, pur rimanendo di proprietà di Erin Pizzey e gestita da "A Voice for Men"[22][23].

Premi[modifica | modifica sorgente]

  • Diploma d'Onore dei Volontari per la Pace (Italia), 1981.
  • Nancy Astor Award for Journalism 1983.
  • World Congress of Victimology (San Francisco) 1987 - Distinguished Leadership Award.
  • Premio internazionale Palma d'Oro per la letteratura, 14 febbraio 1994, Italia.

Vedi anche[modifica | modifica sorgente]

Critiche e Revisioni di Modelli Teorici e Ricerche sulla Violenza Domestica

Gli studi recenti suggeriscono che la violenza nelle relazioni intime non sia un fenomeno prevalentemente maschile, contrariamente all'idea popolare che la violenza domestica derivi dal desiderio patriarcale di dominio (modello Duluth). Questo modello, che vede l'uomo come soggetto forte e dominante e la donna come vittima debole e controllata, è stato messo in discussione da ricerche che mostrano come la violenza domestica non sia più prevalente nelle relazioni uomo-donna rispetto a quelle omosessuali o lesbiche.

  • Antisessismo - Violenza domestica verso gli uomini (e le donne) - L'articolo presenta numerosi studi scientifici, pubblicati su riviste peer-reviewed, che dimostrano come la violenza domestica non sia un fenomeno unidirezionale, ma che colpisca in modo significativo anche gli uomini. Molti di questi studi evidenziano che la violenza nelle relazioni è spesso reciproca e che le donne commettono violenza fisica e psicologica contro i propri partner in percentuali simili o addirittura superiori agli uomini. Alcuni dati rilevanti:
    • Studi degli anni '80 e '90 mostrano che uomini e donne riportano tassi simili di violenza subita e perpetrata nelle relazioni.
    • Uno studio del 2005 ha trovato che tra gli studenti universitari, il 15,11% delle donne usava violenza grave contro i partner, rispetto al 7,41% degli uomini.
    • Uno studio del 2007 rivela che nelle relazioni violente, il 70,7% delle volte la violenza unidirezionale è perpetrata da donne.
    • Una review del 2012 di 111 studi ha calcolato che il 28,3% delle donne e il 21,6% degli uomini avevano commesso atti di violenza sul partner. L'articolo sottolinea anche che gli uomini tendono a denunciare meno la violenza subita e che spesso non trovano adeguato supporto nei centri antiviolenza, che tendono a focalizzarsi solo sulle vittime femminili. In conclusione, l'articolo mira a sfatare il mito che la violenza domestica sia un problema unidirezionale di uomini che abusano delle donne, evidenziando come la realtà sia molto più complessa e come anche gli uomini siano vittime significative di questo fenomeno.
  • La violenza domestica non è legata al genere (vari studi lo dimostrano) tra i quali anche il progetto PASK e quelli di Erin Pizzey
    • L'articolo critica la focalizzazione esclusiva sulla violenza contro le donne cis in relazioni etero, ignorando la violenza contro uomini e nelle relazioni LGBT+. Studi internazionali mostrano che la violenza domestica è un problema umano, non di genere. Propone l'educazione affettiva come soluzione, sostenendo che la narrazione attuale è controproducente e lascia molte vittime senza tutela. Denuncia inoltre i pregiudizi e la mancanza di supporto per le vittime maschili e LGBT+, evidenziando l'importanza di un approccio inclusivo per tutte le vittime.
    • Il progetto PASK (Partner Abuse State of Knowledge) è il più grande database di ricerca sulla violenza domestica al mondo. Ha riassunto 1.700 studi, rivelando che il 23% delle donne e il 19% degli uomini sono stati aggrediti da un partner. La violenza bidirezionale è prevalente (57,9%), con minime differenze di genere nei moventi di potere/controllo. Gelosia e tradimento sono motivi comuni per entrambi i sessi. PASK offre un'analisi rigorosa e accessibile della violenza domestica.
    • Secondo gli studi di Erin Pizzey, la violenza domestica non è un fenomeno unidirezionale in cui le donne sono sempre vittime innocenti e gli uomini i soli colpevoli. Attraverso i colloqui con le donne ospitate nel suo rifugio, Pizzey si convinse che nella maggior parte dei casi la violenza fosse reciproca, con entrambi i partner responsabili di abusi in misura simile. Nel suo "Studio comparativo delle donne picchiate e donne inclini alla violenza", Pizzey distingue tra:
      1. Le "vere donne picchiate", vittime innocenti della violenza del partner
      2. Le "donne inclini alla violenza", involontarie vittime della loro stessa violenza Secondo lo studio, il 62% delle donne analizzate rientrava nella seconda categoria. Nel libro "Prone to violence", Pizzey ipotizza che molte delle donne nel suo rifugio avessero una personalità che le portava a cercare relazioni violente. Traumi infantili e squilibri ormonali e neurochimici le spingerebbero, da adulte, a ripetere dinamiche abusanti nonostante le gravi conseguenze, nel tentativo di rivivere l'impatto emotivo delle esperienze precoci.
    • Gli ideatori del modello Duluth ammettono di aver sbagliato - Il Duluth Model, era un approccio alla violenza domestica molto noto, sviluppato negli anni '80, si basava sull'idea che tale violenza derivasse dal patriarcato e dal desiderio maschile di esercitare potere e controllo sulle donne. Tuttavia, la stessa ideatrice, Ellen Pence, ha riconosciuto che il Duluth Model era viziato da bias di conferma e non rifletteva le reali esperienze delle persone coinvolte. Inoltre, ricerche suggeriscono che la violenza domestica non sia più frequente nelle coppie eterosessuali rispetto a quelle omosessuali o lesbiche, mettendo in dubbio l'assunto di base del modello. L'articolo sottolinea come le motivazioni dietro la violenza domestica siano in realtà molto più complesse, includendo molteplici fattori individuali, relazionali, culturali, sociali ed economici. Ridurre tutto al patriarcato appare una semplificazione eccessiva e fuorviante. In conclusione, il Duluth Model si rivela viziato da bias e assunti non corrispondenti alla realtà. La sua visione riduttiva non trova riscontro nella complessità delle dinamiche in gioco. Emerge quindi la necessità di un approccio più articolato per comprendere e affrontare efficacemente la violenza domestica. Una visione più olistica dovrebbe considerare una varietà di fattori, tra cui dinamiche di coppia, background educativo, fattori culturali, situazione economica, stabilità emotiva, problemi relazionali e ruoli di genere.
  • La fondatrice di uno dei primi centri antiviolenza per donne denuncia le (pesanti) strumentalizzazioni di alcune femministe - La fondatrice di uno dei primi centri antiviolenza per donne, Erin Pizzey, ha denunciato le strumentalizzazioni operate da alcune femministe riguardo al tema della violenza domestica. Inizialmente elogiata per il suo lavoro pionieristico nel sostegno alle donne vittime di abusi, Pizzey ha successivamente adottato posizioni antifemministe, sostenendo che il movimento femminista sfruttasse la questione per demonizzare gli uomini e a fini di lucro. Basandosi sulle proprie esperienze personali e sui colloqui con le donne ospitate nel rifugio da lei fondato, Pizzey è giunta alla conclusione che la maggior parte delle violenze domestiche abbia carattere di reciprocità, con abusi da parte di entrambi i partner. Pizzey afferma di essere stata oggetto di minacce e boicottaggi da parte di militanti femministe a causa delle sue posizioni, che l'avrebbero costretta a lasciare l'Inghilterra per gli Stati Uniti.
  • Inoltre ci sono state pesanti critiche ai metodi con cui l'ISTAT rileva la violenza sulle donne, riassunte anche nel libro di Davide Stasi (Violenza sulle donne: Le anti-statistiche)
    • L'analisi critica dell'indagine ISTAT sulla violenza di genere ha rilevato alcune carenze metodologiche, come la mancanza di un gruppo di controllo o di una popolazione generale di riferimento, l'esclusione delle coppie non eterosessuali e la limitazione dell'indagine sulla violenza psicologica ed economica al solo partner e non al contesto familiare. Inoltre, le domande del questionario potrebbero portare a una sovrastima degli episodi di violenza.
    • Il libro esamina criticamente le dinamiche di genere e l'uso delle statistiche sulla violenza contro le donne. L'autore, pur definendosi antifemminista, prende le distanze dalla misoginia e mira a promuovere relazioni autentiche tra i sessi. Viene contestato l'uso improprio di statistiche per sostenere una narrativa che dipinge le donne come eterne vittime della violenza maschile. In particolare, si critica l'indagine ISTAT del 2014 per la sua metodologia e i risultati distorti, confrontandola con l'indagine FRA che dà un quadro più equilibrato. I dati reali su denunce (circa 35.000 l'anno) e condanne (circa 5.000) contraddicono le stime allarmistiche delle indagini. Si ipotizza che molte denunce derivino da separazioni conflittuali e siano strumentali. Si critica anche la mancanza di dati sulla violenza in coppie omosessuali. L'indagine ISTAT del 2019 sugli stereotipi di genere è accusata di avere un pregiudizio nel considerare solo la violenza maschile. Emergono opinioni condivise da uomini e donne su vari temi. Si contesta l'uso del termine "femminicidio" per la mancanza di una definizione univoca e l'inclusione di casi eterogenei nelle statistiche. Si critica la formula "un femminicidio ogni tre giorni" come ingannevole. Sul divario salariale di genere, si sostiene che rifletta spesso scelte individuali e l'impatto della maternità, più che discriminazioni. Una maggiore condivisione delle responsabilità familiari potrebbe ridurlo. Si mette in dubbio l'affidabilità di certi dati, come i "200 papà separati suicidi" o le cifre dei centri antiviolenza, invocando fonti verificabili. Si sollevano perplessità sulla credibilità di statistiche diffuse da ONU, OCSE e altre organizzazioni, accusate di riciclare dati obsoleti. In conclusione, si denuncia l'influenza di un "femminismo contemporaneo" che manipola i dati per imporre una narrativa vittimista. Si auspica un dibattito basato su dati accurati per costruire relazioni di comprensione reciproca.
  • 5 milioni di uomini all'anno sono vittime di donne - Secondo l'articolo, uno studio condotto dall'Università di Siena nel 2012, utilizzando la stessa metodologia degli studi Istat sulla violenza contro le donne, ha rilevato che nel 2011 più di 5 milioni di uomini in Italia sarebbero stati vittime di violenze da parte di donne. Le forme più comuni di violenza includono minacce (63,1%), graffi e morsi (60,5%), pugni e calci (58,1%). Nell'8,4% dei casi la violenza è stata così grave da mettere a rischio la vita delle vittime. Lo studio ha anche evidenziato forme di violenza psicologica ed economica, come minacce di portare via la casa e i beni (68,4%), ostacolare i rapporti con i figli (58,2%), critiche per difetti fisici (29,3%), insulti e denigrazioni (75%). Un'altra ricerca del 2015, parte del progetto europeo Daphne III, ha esaminato le violenze nelle coppie di giovani tra i 14 e i 17 anni in 5 paesi europei. Ha rilevato che il 9% dei ragazzi ha subito gravi violenze sessuali e il 25% qualsiasi forma di violenza sessuale, contro rispettivamente il 17% e il 41% delle ragazze. L'articolo conclude che, sebbene la violenza femminile sia di entità inferiore a quella maschile, è comunque una realtà significativa e richiede di ripensare il problema della violenza di genere da una nuova prospettiva.
  • Violenza fisica sugli uomini - I mass media non danno risalto agli episodi di violenza fisica a danno degli uomini così diverse associazioni hanno iniziato a creare i propri elenchi.
  • Figlicidi e neonaticidi (altre forme di violenza di cui non si parla)

Analisi Sociale e Mediatica della Violenza di Genere

Approfondimenti sulla rappresentazione mediatica della violenza di genere e sulle sue implicazioni sociali. Questi articoli esaminano come i media influenzano la percezione della violenza, discutendo la necessità di un dialogo più inclusivo e meno stereotipato.

  • Violenza sulle donne, il problema è come se ne parla - L'articolo riassume le posizioni presenti nei vari articoli trattati in precedenza, come la non stretta correlazione tra violenza domestica e genere, l'importanza di non trascurare la violenza femminile contro gli uomini, la necessità di interrogarsi sulle metodologie e interpretazioni dei dati sulla violenza di genere, e l'esigenza di combattere stereotipi e pregiudizi che vedono sempre uomini e donne in ruoli fissi di aggressori e vittime. In più, l'articolo riporta anche: 1. Critiche ai media per esagerare la portata della violenza sulle donne e ignorare i casi di false denunce, creando divisioni tra i sessi. 2. La prospettiva di una sociologa che evidenzia l'aumento della consapevolezza maschile sulle questioni di genere, ma anche un senso di ingiustizia, proponendo una visione più sfumata. 3. Denunce di disparità mediatica nella rappresentazione della violenza di genere, con donne sempre vittime e uomini sempre colpevoli. 4. Critiche alla percezione distorta del potere nelle relazioni, con l'idea che l'uomo debba sempre migliorarsi mentre la donna si sopravvaluta. 5. Evidenze di ingiustizia e disparità di trattamento mediatico e legale nei casi di violenza contro gli uomini. 6. Critiche al fenomeno delle false accuse di stupro e al femminismo moderno che non riconosce i disagi maschili. 7. Discussione sulla violenza femminile, spesso diversa da quella maschile, attraverso esperienze personali. 8. Accuse ai media di distorcere la realtà sulla legge russa riguardante la violenza domestica e di non riconoscere le false accuse delle donne in Russia.

Aspetti Legalmente e Socialmente Controversi

Questa sezione si concentra su questioni legali e sociali controverse legate alla violenza di genere, come le false accuse e la rappresentazione dei femminicidi, offrendo una prospettiva critica sulle narrazioni dominanti.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

  • International Association Women Judges, Associazione donne magistrato italiane, La violenza domestica: un fenomeno sommerso, (atti della Conferenza Internazionale sulla Violenza Domestica svoltasi a Roma nei giorni 27, 28 et 29 maggio 1994. Milano, Angeli, 1995.

Opere di Erin Pizzey[modifica | modifica sorgente]

  • Erin Pizzey, Scream Quietly or the Neighbours Will Hear
  • Erin Pizzey, Infernal Child (an early memoir)
  • Erin Pizzey, Sluts' Cookbook
  • Erin Pizzey, Erin Pizzey Collects
  • Erin Pizzey, Jeff Shapiro, Prone to violence. England: Hamlyn, 1982. ISBN 0-600-20551-7
  • Erin Pizzey, Wild Child
  • Erin Pizzey, The Emotional Terrorist and The Violence-prone ISBN 0-88970-103-2 (excerpt)

Collegamenti esterni[modifica | modifica sorgente]

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Note[modifica | modifica sorgente]

  1. The Change Of Life, Hysterectomies, And Domestic Violence by Charles E. Corry, Ph.D
  2. Jack Ashley, Barone di Stoke, è membro del partito laburista del Regno Unito. È stato membro del Parlamento per 26 anni, dal 1966 al 1992.
  3. È importante ribadire che il riconoscimento del rappresentante laburista alla attività della Pizzey non riguarda la sua attività relativa alle sue denunce successive della violenza subita da bambini ed uomini operata da donne, come si può ricavare dal testo originale presente nella nota successiva.
  4. testo originale: The work of Mrs. Pizzey was pioneering work of the first order. It was she who first identified the problem, who first recognised the seriousness of the situation and who first did something practical by establishing the Chiswick aid centre. As a result of that magnificent pioneering work, the whole nation has now come to appreciate the significance of the problem
  5. BATTERED WIVES (RIGHTS TO POSSESSION OF MATRIMONIAL HOME) BILL (Hansard, 11 July 1975)
  6. Come le femministe hanno provato a distruggere la famiglia - Daily Mail
  7. La Pizzey racconta: Nel 1974, le donne che vivevano nel mio Rifugio hanno organizzato un incontro nella sala della chiesa locale per incoraggiare altri gruppi ad aprire rifugi in tutto il paese. Siamo rimaste stupite e spaventate nel vedere che molte delle attiviste femministe lesbiche e radicali, che erano intervenute, hanno cominciato a votare se stesse, diffondendo poi tale azione in un movimento nazionale di tutto il paese. Dopo una infuocata discussione, ho lasciato la sala. Quello che avevo maggiormente temuto era accaduto.[1]
  8. www.womensaid.org.uk: fondi per i servizi Errore Lua: errore interno - l'interprete è uscito con stato 1.
  9. «She indulged in a particular kind of soul murder - and it was her cruelty that, even 60 years on, still reduces me to tears and leaves me convinced that feminism is a cynical, misguided ploy.»

    (Erin Pizzey, "Why I loathe feminism... and believe it will ultimately destroy the family")
  10. Errore Lua: errore interno - l'interprete è uscito con stato 1.
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  12. Errore Lua: errore interno - l'interprete è uscito con stato 1.
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  14. 14,0 14,1 Errore Lua: errore interno - l'interprete è uscito con stato 1.
  15. Gayfod, John e Pizzey, Erin "Studio Comparativo delle Donne Picchiate e Donne Inclini alla Violenza"
  16. * Prone to Violence di Erin Pizzey
  17. Errore Lua: errore interno - l'interprete è uscito con stato 1.
  18. «About WhiteRibbon.org: WhiteRibbon.org, owned by domestic violence pioneer Erin Pizzey»
  19. "Why Is an Anti-Feminist Website Impersonating a Domestic Violence Organization?", Cosmopolitan.
  20. Men’s rights group launches creepy website to co-opt respected anti-violence campaign
  21. "White Ribbon Copycat Statement" Errore Lua: errore interno - l'interprete è uscito con stato 1., White Ribbon, sito visitato il 7 luglio 2015.
  22. Honest Ribbon, nuova grafica e dominio
  23. "Domestic violence group White Ribbon Australia in domain name dispute", Sydney Morning Herald