Femminismo e donna oggetto:Dialogo in bozza

Da Tematiche di genere.
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Il mio commento[modifica | modifica sorgente]

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La foto mostra alcuni uomini scattare foto di una tizia vestita in abiti succinti durante una partita dei mondiali 2022 in Quatar. Un utente ironizza dicendo "Allah faccia della coerenza"

[commento serioso e fuori tema]

Però in realtà non è così incoerente. Facebook non è il contesto giusto per fare discorsi impegnati, ma c'è molta letteratura in ambito psicosociale sui danni causati dal fenomeno della donna oggetto.

In Italia più che in tanti altri paesi siamo ancora colpiti dal sessismo benevolo (e da una tendenza a giudicare qualsiasi cosa) e quindi ci fa brutto puntare il dito sulle responsabilità femminili di un fenomeno che danneggia pesantemente... le donne!

Non ricordo se fu Pasolini a scrivere che l'abito firmato è il burqa delle occidentali.

Una frase ad effetto ma, molto indulgente rispetto ai dati. I dati fanno rabbrividire.

Io non penso che sarebbe giusto andare a infierire verso una vittima, nemmeno se complice del proprio carnefice.

C'è davvero tanta letteratura in merito e non sono affatto sicuro che la "libertà" occidentale sia a favore delle donne (io la considero, per certi versi, di una misoginia estrema e tutto fuorché libera, oltre che contraddittoria da morire).

A proposito di ipocrisia degli occidentali. Sì, siamo profondamente ipocriti.

Le obiezioni che vengono poste e le risposte[modifica | modifica sorgente]

Primo filone[modifica | modifica sorgente]

obiezione[modifica | modifica sorgente]

  • ognuno è libero di far del proprio corpo ciò che vuole, ed ognuno è libero di pensare ciò che vuole sempre tendo presente che la propria libertà finisce dove inizia quella del prossimo, quindi non capisco dove sia il problema qui in occidente

risposta[modifica | modifica sorgente]

è un discorso complesso quello che faccio che richiede basi di psicologia sociale o sociologia. Come esseri umani non siamo liberi, siamo il frutto di un elevato numero di condizionamenti esterni. Questi concetti sono chiari alla comunità scientifica già dai tempi di Freud, non è nulla di incredibile. Per comprendere il discorso ci sono alcuni concetti che è necessario andare ad approfondire per capire ciò che realmente è un essere umano ed in particolare fino a che punto siamo consapevoli e quanto invece inganniamo noi stessi.

Secondo filone[modifica | modifica sorgente]

Obiezione[modifica | modifica sorgente]

essendo animali sociali siamo tutti condizionati dalla accettazione sociale, appunto, e nessuno è davvero escluso, neppure chi si sente diverso.

Il problema sorge quando qualcuno si erige a decidere per legge quali siano comportamenti e outfit accettabili da una determinata società.

La differenza tra il burqa e l'abito firmato è che il primo non si può scegliere di non metterlo.

Siamo d'accordo che l'estetica ha una funzione psicosociale che non deve diventare totalizzante, ma ci sono anche fasi di crescita della persona che passano anche da lì, non è secondario.

Il resto è educazione, è favorire la profonda conoscenza di sé è delle proprie capacità, in cui siamo carenti, sicuramente. Cosa che sposterebbe l'attenzione dall'invidia alla gioia della scoperta della diversità.

Personalmente mi va bene che ognuna, nel caso, scelga come vestirsi in base nal suo gusto e percorso, e non farei giudizi affrettati su chi sceglie un abito piuttosto che un altro, magari le piace...?

Il caso specifico della foto è una famosa tifosa croata che benché cosciente della situazione in Qatar ha sfidato le sue leggi, pur sapendo di rischiare. Se non ricordo male ha avuto problemi per questo...

risposta[modifica | modifica sorgente]

però lasciami citare un paio di dati che potrebbero rimettere in discussione una parte delle affermazioni che hai appena fatto.

Sei d'accordo che l'outfit, il trucco, il bisogno ossessivo di omologarsi ai modelli di bellezza (irreali) proposti alle donne, non deriva da una scelta individuale, bensì da un condizionamento operato su scala sociale per fini di marketing?

Perché parliamo di un business da miliardi di euro, non regolamentato, contro ragazzine. Pensi sia uno scontro alla pari?

Andiamo ora al secondo punto. Gli studi dimostrano che la diffusione su larga scala di alcuni disturbi dell'alimentazione (tra cui l'anoressia) si verificano se e solo se i mass media hanno proposto in quella popolazione modelli di bellezza legati alla magrezza.

Specifico onde evitare fraintendimenti che l'anoressia è sicuramente un fenomeno multifattoriale, ma qui stiamo parlando della sua diffusione su scala sociale, non di determinare esattamente quale individuo ne sarà colpito.

Di anoressia muoiono 4000 donne l'anno solo in Italia e ne soffrono 3 milioni. Siamo sicuri che il problema sia il burqa? E qui passerei alla psicologia cognitiva. Di fronte a 4000 donne che muoiono e milioni che soffrono, di fronte ad un primato negativo di autostima delle italiane, come si è formata nella nostra mente la convinzione che ad essere mostruoso è il vietare di sessualizzarsi?

La risposta a mio avviso deriva da un istinto, quello dell'effetto scarsità e della reattanza legata al veder limitare la nostra libertà. Se ci trucidano manipolandoci moriamo felici, se restringono la nostra libertà abbiamo una risposta istintiva. Ma razionalmente parlando se dovessimo dire quale dei due modelli sta facendo più danni, i numero parlano chiaro sia in termini di morti che di sofferenza.

Auspico fortemente la via di mezzo di cui parli, ma al momento siamo noi quelli ad avere un grosso problema.

obiezione[modifica | modifica sorgente]

sicuramente la libertà è la cosa più difficile da gestire, ma non lasciare il diritto di scelta non è mai una cosa accettabile per la persona. Questo punto è per me una conquista umana fondamentale.

Del resto non penso che abbiamo dati certi sui paesi musulmani, non credo siano interessati a verificare questo aspetto delle donne in modo trasparente, e ciò potrebbe voler dire che il controllo stretto evita morti, non mi siamo certi della sofferenza.

Di contro abbiamo una ribellione in Iran, di cui ci interessiamo non abbastanza, che sentiamo lontana per diversi motivi, e che è un grido delle nuove generazioni soprattutto, perché sono determinate a portare avanti proprio la scelta di decidere anche il come vestirsi.

L'anoressia è un discorso delicato e molto complicato, proprio come dicevi, ed è legato profondamente a dinamiche genitoriali (rifiutare il cibo è una ribellione verso chi c'è lo fornisce come prima affermazione, cosa indicativa...), tant'è vero che è una patologia che affligge anche i giovani uomini, ma sicuramente l'enfatizzazione dello stereotipo femminile va ad essere un effetto scatenante non da poco.

Il marketing è sicuramente pressante e condizionate, ma sta cambiando qualcosa, proprio perché cambiano i tempi.

Vedo cambiamenti nelle nuove generazioni, forse complice il cambiare direzione di case di moda low cost, anche nelle rappresentazione di modelle di varia età e peso, forse stufe della marcata sessualizzazione delle madri, forse per la vasta scelta ormai di mode molto differenti tra loro...cosa più visibile all'estero forse, ma constatata.

In Italia abbiamo più problemi a fare cambiamenti culturali, su tutto, cosa da ricercare in più fattori, a partire dalla cultura dell'invidia e rancore (ben pasciuta da opportunisti politici), fino al non curare la salute psicologica, fondamentale per la crescita personale e prevenzione, ancora vista come prerogativa per i "pazzi".

Occorre più informazione, formazione ed educazione, come su tutto alla fine...

Sicuramente la libertà è una responsabilità.

risposta[modifica | modifica sorgente]

certamente il diritto all'autodeterminazione è fondamentale, però ricordiamoci che una delle più grandi scoperte della psicologia è la nostra fortissima tendenza a ridurre la dissonanza cognitiva. Jung, pur non conoscendone ancora il motivo, scrisse che arriviamo ai limiti dell'assurdo pur di non confrontarci davvero con la verità e Nietzsche disse qualcosa di simile. Perché ribadisco questo concetto? Per dire che non siamo liberi. Viviamo in una società talmente limitante delle libertà che, teoricamente, rischiamo fino a 4 anni di carcere se sparliamo di qualcuno in sua assenza (reato di diffamazione) davanti a 2 o più persone. Questa sarebbe libertà?

Negli ultimi mesi ero abbastanza rattristato e infastidito da alcuni movimenti, apparentemente positivi negli intenti, che tuttavia stavano causando grossi problemi nell'applicazione concreta.

Ho poi scoperto che questi movimenti si erano dati dei nomi (Woke, significa svegli, vigili, attenti).

Da lì quella che inizialmente era solo una mia percezione individuale ha trovato riscontri prima nel documentario The Social Dilemma (che parla di polarizzazione sui social), poi in un libro sarcastico della Soncini (l'era della suscettibilità, che cita episodi di ingiustizie commesse in nome di alti valori ideologici), poi nel libro Panico morale e diavoli popolari di un sociologo e infine in un lavoro più equilibrato e illuminante (il libro si chiama Sociability) scritto dal giornalista Francesco Oggiano (c'è su instagram) che parla di come i social abbiano portato al ritorno di gogne pubbliche, condanne senza processo, crollo del contesto, ecc e di come la causa sia la ricerca, da parte dei giornalisti, di viralità per mezzo dell'indignazione.

Oggiano riferisco come l'economist abbia identificato questi "woke" come "illiberali di sinistra", mentre altri li hanno etichettati come esponenti della "cancel culture".

La cosa interessante? Oggiano parla anche delle primavere arabe.

Facciamo un passo indietro. Abbiamo detto che questa gente, pensando di agire per il bene, di fatto compie atti che ricordano quelli descritti da Manzoni (caccia agli untori, assalto ai forni, prendersela con capri espiatori) e questo "abominio" nasce dalla superficialità dal basso e dai secondi fini dall'alto.

sto mettendo davvero troppa carne al fuoco ma il punto a cui sto cercando di arrivare è che in geopolitica spesso si utilizzano tecniche volte a destabilizzare governi esteri ostili per poi avere la scusa per agire. Lo vediamo in ucraina ad esempio, basta leggere una rivista di geopolitica per vedere come alcuni autori sottolineano il ruolo di Usa, Polonia e Russia a spingere la popolazione in una direzione o nell'altra.

Esattamente come i media inseguono la viralità fregandose delle conseguenze ed esattamente come il marketing insegue il profitto sempre fregandosene delle conseguenze.

Io credo che le minacce nel corso dei secoli cambino forma in maniera molto "gattopardesca".

Nel nostro piccolo dobbiamo certamente puntare alla soluzione ideale, ma dobbiamo anche prestare attenzione agli interessi nascosti di gente senza scrupoli e al percorso che si fa. Si sa che la via per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.

Non è la libertà, a mio avviso, la cartina tornasole. Sono le emozioni. Siamo più felici oggi? Questa libertà assoluta è funzionale? Io non ho la risposta, ma nel percorso stiamo sbagliando qualcosa...