Riflessione in bozza su giovani, alti ideali e sviste enormi

Da Tematiche di genere.
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Maschere di Moralità: Ipocrisia e Illusione nel Mondo Moderno

Introduzione

In un'era segnata da continue rivelazioni di scandali e comportamenti poco etici, il nostro quotidiano si tinge di sfumature sempre più ciniche di ipocrisia e inganno. Questa riflessione si propone di esplorare alcuni episodi emblematici - dall'affare del Pandoro legato a Chiara Ferragni al Qatargate - che non solo mettono in luce le azioni discutibili di influencer, aziende, giornalisti e politici, ma anche come queste risuonino in maniera più ampia con la nostra percezione della moralità e dell'etica nel mondo moderno.

Affronteremo il concetto di 'whashing', esploreremo le opinioni di pensatori come David Graeber e discuteremo l'importanza del libro 'Shock Economy' di Naomi Klein, tutto mentre cerchiamo di comprendere le complessità e le sfide che i giovani affrontano nel navigare questo panorama turbolento. In queste pagine, ci immergeremo in un viaggio attraverso il cuore oscuro di un mondo che sembra aver perso la bussola morale, interrogandoci su cosa significhi realmente essere 'woke' in un'epoca dominata da manipolazioni e disinformazione.

Il filo conduttore che intendiamo esplorare riguarda la complessità dell'etica, dell'ideologia e dell'azione politica in un mondo globalizzato e interconnesso. Il mondo è un sistema complesso e l'essere umano, come specie, richiede un periodo di accudimento molto lungo dei cuccioli, ragion per cui in tutte le epoche i giovani possono sviluppare una tendenza ad un idealismo meraviglioso ma che rischia di renderli manipolabili. Intendiamo quindi concentrarci sulla discrepanza tra l'ideale e la realtà, sull'influenza delle narrazioni politiche e mediatiche sul comportamento individuale e collettivo, e l'urgenza di un approccio più maturo e informato verso le questioni sociali e politiche.

Primo capitolo

In un mondo in cui le notizie di corruzione e comportamenti poco etici fanno costantemente titolo, è facile cadere nella trappola del cinismo (a cui spesso tendono le generazioni più mature) o, al contrario, dell'idealismo ingenuo (a cui più facilmente tendono i giovanissimi). Scandali come il Qatargate, le controversie legate a figure come Soumahoro, quelli legati all'episodio del Panettone e della Ferragni, così come gli episodi di 'whashing' aziendale sono solo la punta dell'iceberg di una realtà che se 'sbattuta in faccia' ad un trentenne medio probabilmente gli causerebbe conati di vomito. Questi eventi, e moltissimi altri meno noti ma ben documentati da documentari e trasmissioni d'inchiesta, coinvolgono spesso individui e istituzioni considerati custodi della morale e dei diritti dei più deboli, svelando una profonda ipocrisia sistemica.

Spesso le peggiori speculazioni avvengono proprio laddove esiste un problema reale (e con esso forti motivazioni a impegnarsi per risolverlo), molte volte sono coinvolte persone che dovrebbero difendere i poveri/deboli.

Sull'argomento sono già stati scritti fiumi di parole. Di recente ad esempio il libro Sociability di Francesco Oggiano, racconta come molte aziende investano nel "whashing" per lavare la propria immagine pubblica.

Mentre la percezione della corruzione e dell'ipocrisia sembra ovvia per le generazioni più anziane, i più giovani spesso hanno una visione parzialmente idealizzata del mondo. Nel periodo di transizione tecnologica che stiamo attraversando le generazioni più anziane si trovano ad essere spesso meno scolarizzate delle precedenti e hanno magari maggiori difficoltà ad utilizzare gli strumenti resi disponibili da pc, internet, smartphone e AI. Questo fattore a mio avviso può contribuire a spiegare l'apparente arroganza dei più giovani. Se da un lato infatti questa tendenza potrebbe essere universale (già Platone si lamentava che i giovani fossero poco attenti e troppo ribellini e alcuni importanti psicologi hanno visto nella ribellione verso i genitori un passaggio obbligato della crescita), quando si cerca di informarli su queste realtà, spesso si incontra un atteggiamento di scherno o arroganza da parte loro. La loro reazione, a volte di scherno o arroganza, non è tanto un segno di disprezzo quanto una manifestazione di disorientamento di fronte alla complessità di un sistema che sembra irrimediabilmente viziato.

Nel contesto di queste riflessioni, appare evidente che il dibattito politico e sociale sia intriso di dualismi e semplificazioni. La sinistra contro la destra, il progressismo contro il conservatorismo, l'accoglienza incondizionata contro il rifiuto totale dell'altro. Queste dicotomie, tuttavia, spesso nascondono una realtà più complessa e interconnessa, dove le scelte non sono mai completamente bianche o nere, ma sfumature di grigio che richiedono un'analisi attenta e critica.

Il caso del DDL Zan in Italia, ad esempio, mette in luce come la politica possa diventare uno strumento di polarizzazione piuttosto che di dialogo, con ogni parte che sfrutta le battaglie ideologiche per fini elettorali piuttosto che per il progresso della società. Allo stesso modo, le narrazioni che circondano l'immigrazione, la gestione dell'assistenza sociale e le reazioni di paura o ostilità verso l'altro rivelano una profonda necessità di comprendere meglio le complesse dinamiche in gioco.

Affrontando questi temi, il discorso si allarga per includere le strategie di manipolazione mediatica, evidenziate in modo preoccupante dalla teoria dello "Shock Economy" di Naomi Klein e dalle tattiche propagandistiche di figure storiche come Goebbels. In questo panorama, movimenti come i "woke", nati con l'intento di promuovere una maggiore consapevolezza sociale, sembrano aver perso il loro significato originario, trasformandosi in strumenti di ulteriore polarizzazione.

Nota: qui mi sono mangiato un link alla discussione fb, forse serviva per capire come contestualizzare il pezzo sotto?

Risposta di A121

Bisognerebbe leggere il libro per capire le argomentazioni, le prove e la logica dietro al pensiero, basandosi su quelle poche righe è difficile esprimersi: sicuramente ci sono state politiche neoliberiste nel mondo anglosassone (USA sotto Reagan, UK sotto Thatcher) che hanno avuto effetti negativi e non hanno portato gli effetti positivi sperati (sull'argomento, Paul Krugman fa nel suo MasterClass analisi quantitative molto interessanti, in cui dimostra che il taglio delle tasse di Reagan non ha avuto effetti positivi sull'economia). Sicuramente queste politiche neoliberiste sono state incentivate da gruppi di potere interessate ad un guadagno personale. Detto ciò, sono fenomeni che non interessano l'Italia, che di liberismo ne ha visto molto poco, essendo un Paese ad alta tassazione, conservatore e corporativista (farmacie, notari, ordini di ingegneria e architettura, ecc)

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