Femminicidio, danni sensazionalismo

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Voce principale: Femminicidi.

Dimostrazioni che c'è un forte sensazionalismo

Da parte dell'ISTAT e dell'EURES

Da notare che non solo i mass media, infatti, ma anche L'ISTAT si esprime con toni sensazionalistici (vedi la citazione sottostante)[1]:

Donne uccise da uomini, perché sono donne. Questo è il femminicidio. Un massacro, a vedere i numeri. Circa 150 casi all’anno in Italia[2] [157 nel 2012, 179 nel 2013, 152 nel 2014, 141 nel 2015, 145 nel 2016], un totale di circa 600 omicidi negli ultimi quattro anni. Significa che in Italia ogni due giorni (circa) viene uccisa una donna. Omicidi di donne in Italia. Se ne contano migliaia nel mondo. Numeri da genocidio.

Tuttavia nello stesso studio, poche righe sotto, viene riportato il numero di omicidi totali di donne avvenuti nel 2012 e il numero, 157, coincide con quello indicato per i femminicidi nello stesso anno. Il documento stesso risulta quindi fuorviante indicando 157 prima come numero dei femminicidi e poi come gli omicidi di donne in generale.

Stessi toni e stessa ambiguità nell'uso del termine viene utilizzato anche da un altra banca dati molto nota, l'EURES nel documento Sintesi VII Rapporto EURES sul Femminicidio in Italia.

Danni del sensazionalismo

Perché concentrarsi su questi fenomeni e non sulla violenza sulle donne?

Queste riflessioni non tolgono nulla alle problematiche culturali che abbiamo in Italia (il machismo (link ad alcuni episodi di machismo) o la violenza domestica), fanno tuttavia riflettere sul perché i mass media preferiscano concentrarsi sul sensazionalismo e per giunta tramite dati errati, piuttosto che indagare in merito ad episodi di violenza decisamente più diffusi. Come sottolineato da noisefromamerika

«la violenza domestica contro le donne è purtroppo una costante nei rapporti tra i sessi, c’è sempre stata ed anzi, in passato, era talmente scontata che si riteneva che il marito avesse verso la moglie uno ius corrigendi, analogo a quello preteso verso i figli. Oggi, fortunatamente, nessuno si sogna più di giustificare un marito o un compagno che picchia la moglie (o viceversa) e sono di molto aumentate le donne che trovano il coraggio per denunciare i propri persecutori, con ciò però contribuendo ad incrementare le statistiche sulle violenze domestiche, che, in passato, erano spesso non rilevate».

A tal proposito si consiglia di leggere Mass media, sensazionalismo e percezione distorta.

Percezione distorta e Obiezioni solo apparentemente sensate

L'uso improprio del termine è un problema vecchio, superato

Una ragazza solleva due obiezioni apparentemente più che condivisibili, che :

Il report che citi dice in introduzione che da una diversa definizione di femminicidio e specifica che parla di omicidi verso le donne punto, con un'accezione diversa da quella che viene data oggi. Il report è del 2015, la legge è stata cambiata solo due anni prima e il codice rosso sarebbe arrivato nel 2019, direi che è comprensibile che il report sia confusionario rispetto ai due concetti, anche per i pochi dati che avevamo rispetto a un'aggravante appena introdotta. Stessa cosa per questo grafico, preso dallo stesso report, che da una definizione ampia e oggi superata.

Purtroppo per quanto ISTAT, EURES e mass media hanno utilizzato costantemente negli anni la definizione di femminicidio errata, tanto che ancora oggi (2021) sul sito dell'ISTAT e dell'EURES si riscontra quanto riportato nel capitolo sottostante. La seconda obiezione è la seguente:

Nel frattempo ho trovato questo sito, non garantisco sull'affidabilità ma sembra che siano molto trasparenti citando addirittura i nomi delle vittime. Il dato 2021 sarebbe una vittima per femminicidio ogni sei giorni, tantissimo, quindi parliamo di sistematicità del fenomeno senza alcun dubbio, molte testate citano il dato di uno ogni tre giorni, ma non trovo il report a cui si riferiscono quindi mi limito a questo.

È un fenomeno sistematico e culturale

 
Citazione istat sensazionalismo
Gli studi riportano che l'Italia è uno dei paesi più colpiti da questa differenza tra problemi reali e percepiti. Riportiamo nuovamente le conclusioni di uno studio non politicizzato: «0,51 morti per 100.000 donne residenti, il valore più basso tra tutti i 32 paesi europei e nordamericani del citato rapporto UNODC, un dato molto inferiore alla metà della media dei 32 paesi osservati (1,23 su 100.000)[3]». Confrontate la percezione prodotta da questa frase con quella che trovate nel capitolo successivo e che anticipiamo qui a destra per comodità. Notate differenze?

Lo stesso dato, presentato in forma episodica, ha un impatto forte sull'emotività ("una donna ogni 6 giorni" → sì ma su una popolazione di 30 milioni?). È un concetto che ci è familiare in astratto ("Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa"[4]) ma che spesso ci coglie impreparati negli esempi concreti.

Vogliamo insistere ancora su questa parte, chiarendo però dapprima le motivazioni che ci spingono ad approfondire questo tema. La frase e il post di Progettoparità sono perfette a riguardo:

Vogliamo riflettere sulla narrazione mediatica e i suoi rischi: viviamo in una società nella quale la soglia di attenzione è sempre più bassa, dove è pertanto facile cadere in errore. Succede spesso infatti che facciamo totale affidamento sulla voce dei media. Addirittura molte persone si soffermano solo sul titolo ad affetto, o sul dato riportato, sostenendo però di essere informate e consapevoli. Giornali, tv e informazioni online sono utilissime se prese come spunto per approfondire un tema. Se ci affidiamo solo alla loro narrazione, senza accorgercene, potremmo credere a una narrazione della realtà completamente contraffatta e costruita, in base all'ideologia che va per la maggiore (vedi LaRepubblica)


Non solo il dato è estremamente basso, ma per affermare su basi scientifiche che un fenomeno sia "culturale" (nel senso causato da una cultura errata) serve una validazione chiamata "ipotesi nulla". Si deve cioè dimostrare, tramite tecniche statistiche, che questa ipotesi sia corretta.

Un paragone con gli effetti collaterali dei vaccini possono aiutare a chiarire quanto la percezione della ragazza sia "di pancia".

Il problema più grande del sensazionalismo mediatico è la distorsione percettiva che ne consegua (si veda euristica della disponibilità e percezioni falsate del pericolo 1 e 2). Le conseguenze in alcuni casi sono arrivate Si veda anche l'articolo sui danni della polarizzazione.

Un'altra obiezione a riguardo è stata circa la lettura dei dati:

«non si legge così il dato: quello 0,02% sui vaccini è calcolato sulle somministrazioni effettive di vaccino, quel 0,0003% dei femminicidi è calcolato sulla popolazione femminile tutta. La percentuale va calcolata sulle donne adulte, con una relazione sentimentale presente o passata che presenta rischi di femminicidio (come compagno violento, possessivo ecc...), una platea molto più piccola della popolazione totale che fa schizzare quella percentuale molto in alto. Sarebbe come calcolare il dato sulla percentuale di reazioni avverse considerando tutta la popolazione, anche quella non vaccinata, il che non ha alcun senso converrai.»

Purtroppo però il problema è proprio che i dati forniti da ISTAT ed EURES e anche dalla polizia riguardano tutta la popolazione femminile, sarebbe proprio da chiedersi perché non sia facile reperire in rete studi seri sull'argomento (con validazione dell'ipotesi nulla).

Per rendere più chiaro il problema

  1. Inchiesta con analisi statistica sul femminicidio in Italia, a cura di Fabio Bartolomeo (Ministero della Giustizia, Direzione Generale di Statistica e Analisi Organizzativa), 2016
  2. Si noti che gli omicidi di donne per gelosia sono circa 50 l'anno, tutti i numeri qui riportati sono ancora quelli relativi a tutti gli omicidi relazionali
  3. Gianpiero Dalla Zuanna e Alessandra Minello, Violenza sulle donne: anche i numeri aiutano a combatterla, su Lavoce.info, 24 novembre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017.
  4. Citato in Carlo Canepa, Luciano Canova, La scienza dei goal: Numeri e statistica applicati allo sport più bello del mondo, Hoepli, cap. VI.