Davvero il femminismo parla di problemi maschili?: differenze tra le versioni

Da Tematiche di genere.
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[[File:Blanco.png|miniatura|Blanco al concerto]]
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Il contesto è quello della '''molestia subita da Blanco durante il concerto''' da parte di una ragazza che gli tocca "il pacco". Avvocathy scrive [https://www.instagram.com/p/Cd-phhDsAuB/ un post per denunciare che si tratta di violenza] che riporto di seguito per comodità:<blockquote><small>E se su quel palco ci fosse stata Emma? O Elisa? O Giorgia?</small>
Uno degli argomenti più caldi degli ultimi giorni nel dibattito pubblico è l'episodio che vede coinvolto la giovane star della musica italiana Blanco, che ad un concerto ha ricevuto [https://www.corriere.it/cronache/22_maggio_24/blanco-mano-fan-concerto-radio-italia-molestia-no-normale-b4fee1c0-db99-11ec-bcd4-cfa7afd043fb.shtml molestie da parte di una sua fan], la quale è stata ripresa a bordo palco mentre toccava le parti intime del cantante durante la sua esibizione.
 
Da subito l'opinione pubblica si è divisa, in realtà non in maniera equa, tra chi ritiene si sia trattato di una vera e propria molestia, la maggior parte, e chi no.
 
Avvocathy, attivista femminista, politica e influencer, scrive [https://www.instagram.com/p/Cd-phhDsAuB/ un post] per denunciare questo episodio come violenza, evidenziando la potenziale indignazione dell'opinione pubblica qualora lo scenario fosse stato a sessi invertiti:<blockquote><small>E se su quel palco ci fosse stata Emma? O Elisa? O Giorgia?</small>
<small>E se la vittima fosse stata una donna qualsiasi? Una nostra amica? Una nostra cugina, sorella, moglie o compagna?</small>
<small>E se la vittima fosse stata una donna qualsiasi? Una nostra amica? Una nostra cugina, sorella, moglie o compagna?</small>


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<small>#violenza #diritti #uomini #ragazzi #donne #ragazze #ragazzo #ragazza #musica #Blanco</small></blockquote>
<small>#violenza #diritti #uomini #ragazzi #donne #ragazze #ragazzo #ragazza #musica #Blanco</small></blockquote>
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[https://www.instagram.com/progettoparita/ ProgettoParità] commenta quel post ma il suo commento sembra essere stato cancellato (o oscurato) senza una spiegazione di sorta. Al di del fatto che si sia trattata di una svista o meno la riflessione che portava nel commento era estremamente valida. A seguito dell'evento ha espresso la sua opinione nelle sue storie che riporto di seguito.
[https://www.instagram.com/progettoparita/ ProgettoParità], pagina social altrettanto attivista in ambito di femminismo, ha commentato il precedente post con una riflessione che però pare essere stata cancellata senza occasioni di confronto:<blockquote><small>«Avvocathy in questo post parla della vicenda di Blanco e del fatto che, anche quando la vittima è un uomo, la questione va presa sul serio. Benissimo direte voi, che c'è di sbagliato?</small>
<small>Nulla. Il nostro commento infatti non era nemmeno contrario a ciò che viene detto!</small>
 
<small>Abbiamo semplicemente notato un comportamento ricorrente da parte di Avvocathy e ne abbiamo parlato sotto al suo post.</small>
 
<small>Come è possibile che ad Avvocathy stiano a cuore le vittime maschili solo quando la vicenda riguarda determinati problemi che statisticamente accadono più spesso alle donne?</small>
 
<small>"anche gli uomini sono vittima di molestie/catcalling/ violenze sessuali" è una frase tecnicamente giusta.</small>
 
<small>Attenzione al sottile dettaglio però, soffermiamoci NON su ciò che viene detto, ma su ciò che non viene detto!</small>
 
<small>Avvocathy non parla mai di vittime maschili riguardanti problemi maschili.</small>
 
<small>Non la sentiamo mai interessarsi a padri divorziati o alla minor empatia che gli uomini ricevono in vari contesti sociali (problemi che statisticamente riguardano più spesso gli uomini)</small>
 
<small>Avvocathy parla di vittime maschili solo quando il problema è un tema woke-femminista (molestie, catcalling etc)</small>
 
<small>Solo in quel caso Avvocathy parla di vittime maschili, dicendo (giustamente) che anche gli uomini possono essere vittime di queste cose. Non parla mai di uomini vittime di problemi maschili. Parla solo di uomini vittime di problemi che toccano per la maggior parte donne e di cui parla il femminismo.</small>


La riflessione di Progetto Parità<blockquote>«Avvocathy in questo post parla della vicenda di Blanco e del fatto che, anche quando la vittima è un uomo, la questione va presa sul serio. Benissimo direte voi, che c'è di sbagliato?
<small>In poche parole : Dire che "Anche gli uomini" sono vittima di certi problemi, e parlare di problemi maschili, sono due cose BEN DIVERSE. Come se importasse la sofferenza di un uomo, solo a patto che il problema che lo affligge sia nella lista dei problemi "giusti".»</small></blockquote>
Nulla. Il nostro commento infatti non era nemmeno contrario a ciò che viene detto!
Questo commento, senza mancare di rispetto al tema, pone l'accento su una criticità fondamentale riscontrabile in molti post di influencer che si ergono a paladine del femminismo: '''i problemi maschili sono accettabili solo quando sono uguali ai femminili'''.


Abbiamo semplicemente notato un comportamento ricorrente da parte di Avvocathy e ne abbiamo parlato sotto al suo post.  
Ciascuno può interpretare liberamente se ritiene il comportamento di Avvocathy e altre influencer femministe ipocrita o meno, consiglio però di approfondire le tematiche che girano intorno alla strumentalizzazione dell'indignazione (vedi "Woke", Cancel culture, Washing) e le critiche al femminismo capitalista, capisaldi del ragionamento sostenuto da Avvocathy.


Come è possibile che ad Avvocathy <u>stiano a cuore le vittime maschili solo quando la vicenda riguarda determinati problemi che statisticamente accadono più spesso alle donne?</u>
== Molestie, pressioni sociali, stereotipi nel genere maschile ==
«Femminicidi, violenze sessuali, abusi non sono altro che il prodotto della reazione maschile a una società che non ha saputo fornire all’uomo un ruolo alternativo e che alimenta in tutti, uomini e donne, insicurezza e distacco dalle emozioni. Questi episodi sono un chiaro segnale di debolezza e di impotenza di fronte all’incapacità di accettare una donna che mediamente è più brava a scuola, che raggiunge ottimi risultati sul lavoro e fa carriera, che sa destreggiarsi nel coniugare casa, famiglia e vita professionale. Non a caso negli ultimi anni si è registrato un aumento impressionante di donne uccise dal proprio compagno, di stupri e di soprusi: è la manifestazione di un genere maschile che cerca di affermarsi e di riprendersi con la forza e con la prepotenza un ruolo di superiorità che non gli compete e che la società civile gli ha tolto da tempo, proprio con il riconoscimento di quella parità uomo-donna raggiunta l’8 marzo» conclude Margherita Spagnuolo Lobb.


"anche gli uomini sono vittima di molestie/catcalling/ violenze sessuali" è una frase tecnicamente giusta.


Attenzione al sottile dettaglio però, soffermiamoci NON su ciò che viene detto, ma su ciò che non viene detto!
''Fai l’uomo, non piangere!, Non fare la femminuccia, dimostra di essere un vero uomo! I maschi non piangono, combattono! I maschi non possono avere paura, non parlano di sentimenti, non si lasciano andare alle smancerie, non leggono poesia...''Quante volte un ragazzo, in fase di crescita, si è sentito dire queste cose da un uomo adulto, da un padre o da uno zio riconosciuto come guida o punto di riferimento, e quante volte ha obbedito, soffocando lacrime, paure, insicurezze, e ancora, desideri e reali aspirazioni. Ne scrive J.J. Bola, autore, poeta ed educatore inglese, nel suo libro ''Giù la maschera'' (Einaudi Ragazzi, 2020): un saggio per lettori adolescenti, dai 15 anni, in cui viene affrontata una questione cruciale della società contemporanea, "essere maschi oggi".


Avvocathy non parla mai di vittime maschili riguardanti problemi maschili.  
Il libro si rivolge ai ragazzi e si offre come invito a rivelare la propria autenticità e le proprie reali aspirazioni, al di là di ogni pregiudizio o modello imposto. "Agli uomini viene insegnato a indossare una maschera - scrive J.J. Bola -, una facciata dietro cui nascondere ciò che proviamo realmente e le questioni che dobbiamo affrontare fin da piccoli. E dal momento che la società in genere è patriarcale, cioè favorisce gli uomini che occupano posizioni privilegiate, crea l’illusione che gli uomini non abbiano nessun motivo per soffrire. È una specie di arma a doppio taglio, una panacea perfida: significa che '''il sistema che avvantaggia gli uomini nella società è essenzialmente lo stesso che pone loro dei limiti, inibisce la loro crescita e finisce per condurli all’esaurimento'''". E ancora, Bola parla della necessità di scardinare "'''l’illusione di una maschilità intransigente e limitata, che rende i ragazzi e gli uomini incapaci di affrontare le proprie emozioni e li trasforma in aggressori e prevaricatori, intenzionali o no",''' e punta l'attenzione sulle soluzioni, "affinché gli uomini possano cominciare non solo a risolvere il proprio trauma personale e disimparare ciò che è stato insegnato loro come verità assoluta, ma anche a mettere in atto cambiamenti che permettano alla prossima generazione di avere una comprensione piena, chiara e profonda, di ciò che significa essere uomini".


<u>Non la sentiamo mai interessarsi a padri divorziati o alla minor empatia che gli uomini ricevono in vari contesti sociali</u> (problemi che statisticamente riguardano più spesso gli uomini)


<u>Avvocathy parla di vittime maschili solo quando il problema è un tema woke-femminista</u> (molestie, catcalling etc)
==== Le nuove generazioni, nate e cresciute nella bambagia rispetto a quelle precedenti, sembrano psicologicamente più fragili e con un senso di solitudine dilagante. ====
Le cause sembrano essere molteplici; una delle più consolidate risiede nella famiglia che, sebbene si sia emancipata, si è anche nuclearizzata passando da una sorta di clan in cui tutti potevano contare su tutti, ad un nocciolo di 2, 3, nei casi fortunati 4 persone conviventi, spesso iper impegnate durante il giorno che si incontrano solo a cena. E sentirsi soli, è un attimo.


Solo in quel caso Avvocathy parla di vittime maschili, dicendo (giustamente) che anche gli uomini possono essere vittime di queste cose. Non parla mai di uomini vittime di problemi maschili. Parla solo di uomini vittime di problemi che toccano per la maggior parte donne e di cui parla il femminismo.
Al tempo stesso le difficoltà lavorative hanno favorito nei decenni l’affermarsi delle migrazioni con l’esito che quei residui familiari sopravvissuti, si siano ulteriormente spezzettati. Ma non solo.


Per la generazione che oggi si affaccia alla vita un ulteriore elemento di apparente socialità ma di latente solitudine, ha fatto capolino: la vita online. Nel tentativo di colmare la propria solitudine reale, in tanti, soprattutto giovanissimi, hanno trovato accoglienza su Internet avendo le competenze digitali per farlo ma non sempre la maturità emotiva per gestirlo. Sui socialnetwork in particolare, essendo ognuno libero di mostrare solo le parti della propria vita che ritiene migliori, non è raro che, se non si ha la lucidità di capire che quanto mostrato è opportunamente infiocchettato se non ritoccato, non è difficile cadere nell’illusione di paragonarsi a standard irreali e irraggiungibili.


In poche parole : Dire che "Anche gli uomini" sono vittima di certi problemi, e parlare di problemi maschili, sono due cose BEN DIVERSE. Come se importasse la sofferenza di un uomo, solo a patto che il problema che lo affligge sia nella lista dei problemi "giusti".»</blockquote>


Ciascuno può interpretare liberamente se ritiene il comportamento di Avvocaty e altre influencer femministe ipocrita o meno, consiglio però di approfondire le tematiche che girano intorno alla strumentalizzazione dell'indignazione (vedi "Woke", Cancel culture, Washing) e le critiche al femminismo capitalista.
==== Tutto questo, sommato alle normali difficoltà della vita umana, con estrema facilità può condurre chiunque a non sentirsi all’altezza della realtà “circostante”, a vivere con un costante senso di inadeguatezza e a dare sfogo a tutte le proprie insicurezze fino a raggiungere i livelli di instabilità emotiva prima citati. ====
In questo quadro culturale, gli standard di vita, le aspettative sociali e le attese personali si elevano drasticamente volendo tutti noi – uomini, donne, bambini, bambine, vecchi e giovani -, sempre naturalmente belli, in una casa instagrammabile, con fisici che non rispecchiano la nostra età, ricchi genitori di perfetti figli montessoriani, che guadagnano bene, lavorano poco, il sabato sera vanno a cena con il proprio partner e nei periodi di festa si geolocalizzano Altrove dopo una story postata in un aeroporto rigorosamente internazionale.
 
Se prima, per i giovani adulti, a ticchettare era solo l’orologio biologico, oggi c’è quello della previdenza sociale che fa fare i calcoli sulla pensione prima dei trent’anni, ma anche quello della banca per il mutuo che sarà – se sei fortunato – almeno quindicinale, a cui si somma quello del nido privato se sei così folle da metter su famiglia, con la consapevolezza che, sei sei donna e incinta, ne vedrai delle belle. Insomma, ancora una volta, sentirsi soli e falliti qualora non si riuscisse a far volteggiare in aria tutti i birilli, diventa un nanosecondo e i casi di ritiro sociale, gergalmente parlando, diventano più che comprensibili.
 
==== Ma quali sono le pressioni che percepiscono di più? ====
Sicuramente le classiche: metter su famiglia, l’acquisto di una casa, un lavoro remunerativo, ma anche l’estetica che fino a qualche decennio fa quasi non riguardava il vivere maschile, oggi ha un certo peso: sono consapevoli dell’importanza del modo in cui esteriormente si presentano agli altri facendosi per questo problemi in alcuni casi o curandosi attentamente in altri.
 
==== Quali aspetti della vita, pressioni sociali o meno, considerano fondamentali per sentirsi uomini realizzati? ====
In primis la cura della propria persona in ogni dimensione possibile e immaginabile. L’ipotesi di metter su famiglia non è affatto esclusa, ma tutti, nella fase della vita in cui rispondono, sono consapevoli che dopo tanto studio o lavoro, necessitano di raccoglierne i frutti. Più che avere figli, come accade a molti Millennials, intorno ai trent’anni si necessita di sfruttare gli strumenti che duramente si sono conquistati, per affermare la propria personalità. Per questo motivo un lavoro appagante e una casa a propria immagine e somiglianza, ma anche una relazione stabile e duratura sono la triade su cui si fondano la vita e i desideri immediati di un trentenne di oggi. Non mancano la voglia di viaggiare, di leggere, studiare, fare sport e dedicarsi anche agli altri nel limite delle proprie possibilità. In poche parole, un trentenne – quasi quarantenne, di oggi ha un gran bisogno di coltivare la propria persona, migliorandola.
 
 
Si stima che più di 3 milioni di uomini abbiano subito molestie sessuali nella loro vita in Italia. Per la prima volta un questionario sulle violenze rileva anche quella subita dagli uomini.
 
 
Messaggio pubblicitarioIl report dell’Istat del 13 febbraio 2018 dal titolo “Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro”, illustra i risultati dell’indagine campionaria sulla “Sicurezza dei cittadini” effettuata nel 2015-2016. La raccolta dati è avvenuta dal mese di ottobre 2015 fino al mese di giugno 2016 tramite interviste telefoniche e faccia a faccia su un campione di 50.350 individui da 14 a 65 anni.
 
Come già accennato, la novità dell’indagine, che si svolge ormai da anni (precedenti edizioni nel 1997-1998, 2002 e 2008-2009), riguarda la natura delle vittime rilevate; non solo donne, come nelle edizioni passate, ma anche uomini. Le molestie considerate sono avvenute sia nei tre anni precedenti l’intervista sia nel corso della propria vita.
 
Quando si parla di molestia, ossia la<blockquote>''sensazione incresciosa di pena, di tormento, di incomodo, di disagio, di irritazione, provocata da persone o cose e in genere da tutto ciò che produce un turbamento del benessere fisico o della tranquillità spirituale […]'' (Treccani)</blockquote>si fa riferimento alle molestie verbali, l’esibizionismo, i pedinamenti, le telefonate oscene e le molestie fisiche sessuali; subire la visione di foto o immagini pornografiche, le proposte o i commenti osceni o inappropriati e il furto di identità su internet e sui social network.
 
== Molestie sugli uomini: i risultati dell’indagine ==
DIVIDERE PRIMA MOLESTIE SUGLI UOMINI POI EXCURSUS SUGLI ALTRI PROBLEMI DEGLI UOMINI
 
Dal report emerge la stima in 3.754.000 soggetti di genere maschile tra coloro che hanno subito molestie a sfondo sessuale nel corso della loro vita (18,8%), e 1.574.000 negli ultimi tre anni (6,4%). Un dato interessante riguarda le donne, le quali mostrano una tendenza negativa nel tasso di vittimizzazione dal 2008-2009 al 2015-2016, passando da 3.778.000 (18.7%) a 2.578.000 (12.8%). I risultati non solo rispondono in modo affermativo alla domanda posta inizialmente, ma offrono anche lo scenario attuale in cui gli uomini sono maggiormente vittimizzati rispetto alle donne.
 
I perpetratori delle molestie a sfondo sessuale nella maggioranza dei casi sono uomini, per il 97% delle vittime di genere femminile e per l’85.4% nel caso di vittime maschili; alcune vittime, soprattutto nelle molestie perpetrate in internet sugli uomini, vengono molestate sia da uomini sia da donne.
 
Le tipologie di molestia maggiormente effettuate nei confronti degli uomini sono quelle verbali, il pedinamento, la molestia fisica e l’esibizionismo; il numero di volte in cui il soggetto subisce molestie presenta maggior riscontro in “da 2 a 5” per le molestie verbali, visione di oggetti pornografici e molestie sui social network; mentre “una sola volta” per le telefonate oscene, molestie fisiche, atti di esibizionismo, pedinamento, e furto di credenziali nei social network.
 
Rispetto alla geografia italiana, le molestie verbali sugli uomini raggiungono il massimo al Sud (9,0%) e nelle grandi città con oltre 50mila abitanti (11,6%), mentre al Centro Italia e al Nord-est gli uomini sono più frequentemente vittime di molestie fisiche.
 
Gli uomini con un titolo di studio medio alto hanno subito più molestie, mentre chi possiede la licenza elementare o ha ultimato le medie inferiori presenta un tasso di vittimizzazione maggiore per le molestie che avvengono sui i social network.
 
Le molestie con contatto fisico comprendono tutte quelle situazioni in cui si è stati avvicinati, toccati o baciati contro la propria volontà; i maschi sono più molestati fisicamente delle femmine da parte di estranei e conoscenti, mentre le femmine sono maggiormente molestate da colleghi e datori di lavoro, nonché amici e vicini di casa.
 
Un dato interessante è la percezione della gravità del fenomeno, percepito grave dalle donne, lieve o assente dagli uomini. Questi ultimi mostrano percentuali più elevate rispetto alle donne nel definire situazioni in cui non sono riusciti ad essere in grado di identificare il/la molestatore/trice.
 
I mezzi per molestare le vittime maschili variano rispetto il genere del soggetto perpetratore: gli uomini utilizzano maggiormente le telefonate oscene ed i pedinamenti, mentre le donne le molestie fisiche, le telefonate ed i messaggi osceni, la visione di immagini sessuali o materiale pornografico e molestie tramite i social network.
 
I luoghi dove gli uomini dichiarano di essere maggiormente molestati sessualmente sono pub, bar, cinema, teatro, ristorante e le discoteche. Le donne invece sono maggiormente molestate sui mezzi di trasporto e in strada.
 
== Molestie sugli uomini: conseguenze e azioni di prevenzione ==
Messaggio pubblicitarioNon bisogna assolutamente sottostimare o sottovalutare le conseguenze delle molestie sessuali rivolte agli uomini in quanto le ripercussioni psicologiche e fisiche sono le stesse che si verificano nei soggetti di genere femminile, con ripercussioni sia nella sfera personale sia nella sfera professionale/sociale.
 
Come riportato nell’articolo di State of Mind Quando lo stalking viene perpetrato da una donna (Zedda, 2018):<blockquote>''Purtroppo gli uomini tendono a non denunciare o parlare dell’essere vittima […]''</blockquote>e alla motivazione si può attribuire il significato di valore considerando come la cultura “machocentrica” contemporanea possa rendere oggetto di scherno un uomo vittimizzato per molestie sessuali.
 
E’ bene incoraggiare le vittime di genere maschile a parlare con famigliari e amici delle situazioni dalla connotazione molesta al fine di non essere isolati nella sofferenza; inoltre è bene incaraggiarli a rivolgersi alle forze dell’ordine e/o ai professionisti incaricati di portare sollievo e benessere, per arginare il fenomeno prima dell’instaurarsi delle problematiche di salute tipiche (es. ansia, paura, insonnia, problemi dell’apparato gastrointestinale, depressione, isolamento, alterazioni dell’alimentazione, ecc.).
 
Anche gli aspetti della prevenzione e lo sviluppo di centri e professionisti dediti all’ascolto delle problematiche maschili sono di importanza strategica, soprattutto considerando che il lavoro svolto nella prevenzione per il mondo femminile ha portato buoni risultati nell’attenuare il fenomeno.
 
Per saperne di più: <nowiki>https://www.stateofmind.it/2018/05/molestie-sessuali-uomini/</nowiki>
 
 
 
====== Discriminazione verso gli uomini ======
'''la discriminazione percepita, anche se non è reale, produce gli stessi danni della discriminazione reale'''. Basta infatti la ''percezione'' della discriminazione per attivare la “minaccia dello stereotipo”, e la profezia si avvera, producendo le stesse conseguenze negative della discriminazione reale (minore produttività). '''E’ importante dunque cercare di ridurre la percezione della discriminazione proprio quando quest’ultima NON è reale''', poiché in tal caso la legge non può nulla contro di essa.
 
La percezione della discriminazione nei confronti del genere maschile è rilevata nell’indagine Eurofound (EWCS 2015). I dati mostrano che '''lo 0,7% degli uomini ha affermato di aver subito una discriminazione di genere nei 12 mesi precedenti l’indagine''' (contro il 3,1% delle donne), e l’andamento nel tempo evidenzia una notevole crescita di questa percentuale tra il 2010 e il 2015 (da 0,2% a 0,7% per la componente maschile, e da 2,1% a 3,1% per la componente femminile).
 
La percezione degli uomini di essere discriminati nasce solitamente in '''ambiti professionali con forte segregazione femminile''' (come le professioni di cameriera, segretaria, assistente sociale e docente di scuola primaria), oppure in contesti in cui le regole di comportamento sono tradizionalmente diverse tra i generi (come la richiesta di allineamento al codice di abbigliamento aziendale o la concessione di permessi e benefit).
 
Ma la percezione maschile di essere discriminati nasce soprattutto in contesti di azioni positive, come ad esempio '''l’introduzione delle quote di genere nelle assunzioni e nelle promozioni'''. In alcuni casi, sono le aziende stesse che scelgono di adottare un trattamento preferenziale nei confronti del genere femminile con l’intento di evitare l’accusa di discriminazione contro le donne e il conseguente onere del contenzioso, e in queste situazioni è ricorrente l’uso del termine “''discriminazione a rovescio''” per sottolineare il fatto che la disparità di trattamento in negativo e quella in positivo rappresentano le due facce della stessa medaglia. In entrambi i casi, infatti, verrebbe tradito il criterio del merito, cioè il meccanismo di selezione efficiente sia dal punto di vista aziendale sia dal punto di vista sociale.
 
'''Le posizioni ostili alle quote sembrano prevalentemente fondate sull’idea che le persone favorite dalle azioni positive siano di fatto meno qualificate dei loro rivali''', e che pertanto non sarebbero in grado di superare le prove previste nel caso di una selezione puramente meritocratica. In realtà, '''il concetto di merito non è privo di ambiguità'''. Per esempio, è interessante notare che i risultati di un’indagine condotta specificamente su questo tema riportano che ben il 54% degli intervistati considera la meritocrazia una grave carenza della classe dirigente italiana, ma al tempo stesso il 91% di loro ritiene di applicarla a titolo personale. Dunque quasi tutti ritengono di essere meritocratici, ma poi giudicano il sistema gravemente carente da questo punto di vista. (Istituto Piepoli 2008).
 
Inoltre, è importante tenere presente che '''la mera intenzione di premiare il merito non garantisce che i valutatori sappiano riconoscerlo'''. In un contesto decisionale non libero dal condizionamento degli stereotipi chi è il vincitore di una procedura di valutazione? L’individuo più meritevole o quello ritenuto più “adatto” secondo lo stereotipo? Inoltre, la normativa sulle azioni positive specifica che il trattamento preferenziale del genere sottorappresentato non è incondizionato, ma si applica a parità di qualificazione per una data posizione lavorativa o a parità di merito per un dato benefit. Ciò significa che '''i candidati del genere più rappresentato non possono essere esclusi a priori dalla competizione, ma devono essere presi comunque in considerazione''', così che l’appartenenza di genere rappresenti l’elemento preferenziale della procedura di selezione solo a parità degli altri criteri di valutazione.
 
In conclusione, poiché il percorso verso la parità di genere può trovare un ostacolo non trascurabile nella percezione della discriminazione sia da parte degli uomini sia da parte delle donne, e poiché questa percezione ha conseguenze negative sulla produttività di entrambi i generi, è conveniente per tutti investire risorse per contrastare questo fenomeno.
 
== Vedi anche ==
== Vedi anche ==
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* [[Francesco Oggiano]] (ha scritto un libro, [https://www.amazon.it/SociAbility-social-cambiando-informarci-attivismo/dp/885544705X Sociability], che parla in maniera estensiva dell''''utilizzo dell'indignazione da parte''' dei giornalisti e '''influencer''' e dei '''danni''' che questo '''sta''' '''causando'''.
* [[Francesco Oggiano]] (ha scritto un libro, [https://www.amazon.it/SociAbility-social-cambiando-informarci-attivismo/dp/885544705X Sociability], che parla in maniera estensiva dell''''utilizzo dell'indignazione da parte''' dei giornalisti e '''influencer''' e dei '''danni''' che questo '''sta''' '''causando'''.


*[[Ipocrisia, whashing, proforma, attivismo performativo]]
*[[Ipocrisia, whashing, proforma, attivismo performativo]]
*"Woke" / [[Politically Correct]] / Cancel Culture
*"Woke" / [[Politically Correct]] / Cancel Culture

Versione delle 11:26, 27 mag 2022

Blanco al concerto

Uno degli argomenti più caldi degli ultimi giorni nel dibattito pubblico è l'episodio che vede coinvolto la giovane star della musica italiana Blanco, che ad un concerto ha ricevuto molestie da parte di una sua fan, la quale è stata ripresa a bordo palco mentre toccava le parti intime del cantante durante la sua esibizione.

Da subito l'opinione pubblica si è divisa, in realtà non in maniera equa, tra chi ritiene si sia trattato di una vera e propria molestia, la maggior parte, e chi no.

Avvocathy, attivista femminista, politica e influencer, scrive un post per denunciare questo episodio come violenza, evidenziando la potenziale indignazione dell'opinione pubblica qualora lo scenario fosse stato a sessi invertiti:

E se su quel palco ci fosse stata Emma? O Elisa? O Giorgia?

E se la vittima fosse stata una donna qualsiasi? Una nostra amica? Una nostra cugina, sorella, moglie o compagna?

E se la vittima fosse stato un ragazzo di 19 anni, magari eterosessuale, palpato da un altro uomo?

Ne rideremmo? Giustificheremmo?

Provate anche solo a immaginarlo: un uomo che, durante un concerto, inizia a palpare ripetutamente la vagina di una qualsivoglia cantante.

O provate a immaginarlo per strada o durante un qualsiasi turno di lavoro.

Davvero la vostra reazione sarebbe l'emoji della faccina che ride?

Davvero direste che, in fondo, è una cosa normale?

O forse direste che no, che quella è una violenza.

Ecco, appunto: violenza, non molestia.

Perché le cose vanno chiamate con il loro nome.

La legge parla chiaro: "La violenza sessuale è costituita da qualsiasi atto che risolvendosi in un contatto corporeo, anche fugace, tra soggetto passivo e soggetto attivo ponga in pericolo la libertà di autodeterminazione".

Ossia il suo consenso.

E il consenso si dà prima, non dopo.

Blanco ha parlato di “bagno d’amore” ma forse potremmo dire tutti, lui compreso, che toccare i genitali di qualcuno che sta lavorando (esibirsi per un artista è lavoro) è una violenza?

"Presunta molestia sessuale", hanno titolato alcune testate.

"Il gesto è stato visto come una molestia", hanno commentato altre.

No, non è che quel gesto è visto come fosse una violenza: quel gesto è violenza.

E se lo legittimiamo perché a subirlo è stato un uomo (quindi non conta), la battaglia è più dura anche quando a subirlo è una donna (cioè quasi sempre).

Pensatela come volete ma io la penso cosi:

Un atto sessuale senza consenso è violenza sempre e non solo in base al genere di chi lo subisce.

#violenza #diritti #uomini #ragazzi #donne #ragazze #ragazzo #ragazza #musica #Blanco

ProgettoParità, pagina social altrettanto attivista in ambito di femminismo, ha commentato il precedente post con una riflessione che però pare essere stata cancellata senza occasioni di confronto:

«Avvocathy in questo post parla della vicenda di Blanco e del fatto che, anche quando la vittima è un uomo, la questione va presa sul serio. Benissimo direte voi, che c'è di sbagliato?

Nulla. Il nostro commento infatti non era nemmeno contrario a ciò che viene detto!

Abbiamo semplicemente notato un comportamento ricorrente da parte di Avvocathy e ne abbiamo parlato sotto al suo post.

Come è possibile che ad Avvocathy stiano a cuore le vittime maschili solo quando la vicenda riguarda determinati problemi che statisticamente accadono più spesso alle donne?

"anche gli uomini sono vittima di molestie/catcalling/ violenze sessuali" è una frase tecnicamente giusta.

Attenzione al sottile dettaglio però, soffermiamoci NON su ciò che viene detto, ma su ciò che non viene detto!

Avvocathy non parla mai di vittime maschili riguardanti problemi maschili.

Non la sentiamo mai interessarsi a padri divorziati o alla minor empatia che gli uomini ricevono in vari contesti sociali (problemi che statisticamente riguardano più spesso gli uomini)

Avvocathy parla di vittime maschili solo quando il problema è un tema woke-femminista (molestie, catcalling etc)

Solo in quel caso Avvocathy parla di vittime maschili, dicendo (giustamente) che anche gli uomini possono essere vittime di queste cose. Non parla mai di uomini vittime di problemi maschili. Parla solo di uomini vittime di problemi che toccano per la maggior parte donne e di cui parla il femminismo.

In poche parole : Dire che "Anche gli uomini" sono vittima di certi problemi, e parlare di problemi maschili, sono due cose BEN DIVERSE. Come se importasse la sofferenza di un uomo, solo a patto che il problema che lo affligge sia nella lista dei problemi "giusti".»

Questo commento, senza mancare di rispetto al tema, pone l'accento su una criticità fondamentale riscontrabile in molti post di influencer che si ergono a paladine del femminismo: i problemi maschili sono accettabili solo quando sono uguali ai femminili.

Ciascuno può interpretare liberamente se ritiene il comportamento di Avvocathy e altre influencer femministe ipocrita o meno, consiglio però di approfondire le tematiche che girano intorno alla strumentalizzazione dell'indignazione (vedi "Woke", Cancel culture, Washing) e le critiche al femminismo capitalista, capisaldi del ragionamento sostenuto da Avvocathy.

Molestie, pressioni sociali, stereotipi nel genere maschile

«Femminicidi, violenze sessuali, abusi non sono altro che il prodotto della reazione maschile a una società che non ha saputo fornire all’uomo un ruolo alternativo e che alimenta in tutti, uomini e donne, insicurezza e distacco dalle emozioni. Questi episodi sono un chiaro segnale di debolezza e di impotenza di fronte all’incapacità di accettare una donna che mediamente è più brava a scuola, che raggiunge ottimi risultati sul lavoro e fa carriera, che sa destreggiarsi nel coniugare casa, famiglia e vita professionale. Non a caso negli ultimi anni si è registrato un aumento impressionante di donne uccise dal proprio compagno, di stupri e di soprusi: è la manifestazione di un genere maschile che cerca di affermarsi e di riprendersi con la forza e con la prepotenza un ruolo di superiorità che non gli compete e che la società civile gli ha tolto da tempo, proprio con il riconoscimento di quella parità uomo-donna raggiunta l’8 marzo» conclude Margherita Spagnuolo Lobb.


Fai l’uomo, non piangere!, Non fare la femminuccia, dimostra di essere un vero uomo! I maschi non piangono, combattono! I maschi non possono avere paura, non parlano di sentimenti, non si lasciano andare alle smancerie, non leggono poesia...Quante volte un ragazzo, in fase di crescita, si è sentito dire queste cose da un uomo adulto, da un padre o da uno zio riconosciuto come guida o punto di riferimento, e quante volte ha obbedito, soffocando lacrime, paure, insicurezze, e ancora, desideri e reali aspirazioni. Ne scrive J.J. Bola, autore, poeta ed educatore inglese, nel suo libro Giù la maschera (Einaudi Ragazzi, 2020): un saggio per lettori adolescenti, dai 15 anni, in cui viene affrontata una questione cruciale della società contemporanea, "essere maschi oggi".

Il libro si rivolge ai ragazzi e si offre come invito a rivelare la propria autenticità e le proprie reali aspirazioni, al di là di ogni pregiudizio o modello imposto. "Agli uomini viene insegnato a indossare una maschera - scrive J.J. Bola -, una facciata dietro cui nascondere ciò che proviamo realmente e le questioni che dobbiamo affrontare fin da piccoli. E dal momento che la società in genere è patriarcale, cioè favorisce gli uomini che occupano posizioni privilegiate, crea l’illusione che gli uomini non abbiano nessun motivo per soffrire. È una specie di arma a doppio taglio, una panacea perfida: significa che il sistema che avvantaggia gli uomini nella società è essenzialmente lo stesso che pone loro dei limiti, inibisce la loro crescita e finisce per condurli all’esaurimento". E ancora, Bola parla della necessità di scardinare "l’illusione di una maschilità intransigente e limitata, che rende i ragazzi e gli uomini incapaci di affrontare le proprie emozioni e li trasforma in aggressori e prevaricatori, intenzionali o no", e punta l'attenzione sulle soluzioni, "affinché gli uomini possano cominciare non solo a risolvere il proprio trauma personale e disimparare ciò che è stato insegnato loro come verità assoluta, ma anche a mettere in atto cambiamenti che permettano alla prossima generazione di avere una comprensione piena, chiara e profonda, di ciò che significa essere uomini".


Le nuove generazioni, nate e cresciute nella bambagia rispetto a quelle precedenti, sembrano psicologicamente più fragili e con un senso di solitudine dilagante.

Le cause sembrano essere molteplici; una delle più consolidate risiede nella famiglia che, sebbene si sia emancipata, si è anche nuclearizzata passando da una sorta di clan in cui tutti potevano contare su tutti, ad un nocciolo di 2, 3, nei casi fortunati 4 persone conviventi, spesso iper impegnate durante il giorno che si incontrano solo a cena. E sentirsi soli, è un attimo.

Al tempo stesso le difficoltà lavorative hanno favorito nei decenni l’affermarsi delle migrazioni con l’esito che quei residui familiari sopravvissuti, si siano ulteriormente spezzettati. Ma non solo.

Per la generazione che oggi si affaccia alla vita un ulteriore elemento di apparente socialità ma di latente solitudine, ha fatto capolino: la vita online. Nel tentativo di colmare la propria solitudine reale, in tanti, soprattutto giovanissimi, hanno trovato accoglienza su Internet avendo le competenze digitali per farlo ma non sempre la maturità emotiva per gestirlo. Sui socialnetwork in particolare, essendo ognuno libero di mostrare solo le parti della propria vita che ritiene migliori, non è raro che, se non si ha la lucidità di capire che quanto mostrato è opportunamente infiocchettato se non ritoccato, non è difficile cadere nell’illusione di paragonarsi a standard irreali e irraggiungibili.


Tutto questo, sommato alle normali difficoltà della vita umana, con estrema facilità può condurre chiunque a non sentirsi all’altezza della realtà “circostante”, a vivere con un costante senso di inadeguatezza e a dare sfogo a tutte le proprie insicurezze fino a raggiungere i livelli di instabilità emotiva prima citati.

In questo quadro culturale, gli standard di vita, le aspettative sociali e le attese personali si elevano drasticamente volendo tutti noi – uomini, donne, bambini, bambine, vecchi e giovani -, sempre naturalmente belli, in una casa instagrammabile, con fisici che non rispecchiano la nostra età, ricchi genitori di perfetti figli montessoriani, che guadagnano bene, lavorano poco, il sabato sera vanno a cena con il proprio partner e nei periodi di festa si geolocalizzano Altrove dopo una story postata in un aeroporto rigorosamente internazionale.

Se prima, per i giovani adulti, a ticchettare era solo l’orologio biologico, oggi c’è quello della previdenza sociale che fa fare i calcoli sulla pensione prima dei trent’anni, ma anche quello della banca per il mutuo che sarà – se sei fortunato – almeno quindicinale, a cui si somma quello del nido privato se sei così folle da metter su famiglia, con la consapevolezza che, sei sei donna e incinta, ne vedrai delle belle. Insomma, ancora una volta, sentirsi soli e falliti qualora non si riuscisse a far volteggiare in aria tutti i birilli, diventa un nanosecondo e i casi di ritiro sociale, gergalmente parlando, diventano più che comprensibili.

Ma quali sono le pressioni che percepiscono di più?

Sicuramente le classiche: metter su famiglia, l’acquisto di una casa, un lavoro remunerativo, ma anche l’estetica che fino a qualche decennio fa quasi non riguardava il vivere maschile, oggi ha un certo peso: sono consapevoli dell’importanza del modo in cui esteriormente si presentano agli altri facendosi per questo problemi in alcuni casi o curandosi attentamente in altri.

Quali aspetti della vita, pressioni sociali o meno, considerano fondamentali per sentirsi uomini realizzati?

In primis la cura della propria persona in ogni dimensione possibile e immaginabile. L’ipotesi di metter su famiglia non è affatto esclusa, ma tutti, nella fase della vita in cui rispondono, sono consapevoli che dopo tanto studio o lavoro, necessitano di raccoglierne i frutti. Più che avere figli, come accade a molti Millennials, intorno ai trent’anni si necessita di sfruttare gli strumenti che duramente si sono conquistati, per affermare la propria personalità. Per questo motivo un lavoro appagante e una casa a propria immagine e somiglianza, ma anche una relazione stabile e duratura sono la triade su cui si fondano la vita e i desideri immediati di un trentenne di oggi. Non mancano la voglia di viaggiare, di leggere, studiare, fare sport e dedicarsi anche agli altri nel limite delle proprie possibilità. In poche parole, un trentenne – quasi quarantenne, di oggi ha un gran bisogno di coltivare la propria persona, migliorandola.


Si stima che più di 3 milioni di uomini abbiano subito molestie sessuali nella loro vita in Italia. Per la prima volta un questionario sulle violenze rileva anche quella subita dagli uomini.


Messaggio pubblicitarioIl report dell’Istat del 13 febbraio 2018 dal titolo “Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro”, illustra i risultati dell’indagine campionaria sulla “Sicurezza dei cittadini” effettuata nel 2015-2016. La raccolta dati è avvenuta dal mese di ottobre 2015 fino al mese di giugno 2016 tramite interviste telefoniche e faccia a faccia su un campione di 50.350 individui da 14 a 65 anni.

Come già accennato, la novità dell’indagine, che si svolge ormai da anni (precedenti edizioni nel 1997-1998, 2002 e 2008-2009), riguarda la natura delle vittime rilevate; non solo donne, come nelle edizioni passate, ma anche uomini. Le molestie considerate sono avvenute sia nei tre anni precedenti l’intervista sia nel corso della propria vita.

Quando si parla di molestia, ossia la

sensazione incresciosa di pena, di tormento, di incomodo, di disagio, di irritazione, provocata da persone o cose e in genere da tutto ciò che produce un turbamento del benessere fisico o della tranquillità spirituale […] (Treccani)

si fa riferimento alle molestie verbali, l’esibizionismo, i pedinamenti, le telefonate oscene e le molestie fisiche sessuali; subire la visione di foto o immagini pornografiche, le proposte o i commenti osceni o inappropriati e il furto di identità su internet e sui social network.

Molestie sugli uomini: i risultati dell’indagine

DIVIDERE PRIMA MOLESTIE SUGLI UOMINI POI EXCURSUS SUGLI ALTRI PROBLEMI DEGLI UOMINI

Dal report emerge la stima in 3.754.000 soggetti di genere maschile tra coloro che hanno subito molestie a sfondo sessuale nel corso della loro vita (18,8%), e 1.574.000 negli ultimi tre anni (6,4%). Un dato interessante riguarda le donne, le quali mostrano una tendenza negativa nel tasso di vittimizzazione dal 2008-2009 al 2015-2016, passando da 3.778.000 (18.7%) a 2.578.000 (12.8%). I risultati non solo rispondono in modo affermativo alla domanda posta inizialmente, ma offrono anche lo scenario attuale in cui gli uomini sono maggiormente vittimizzati rispetto alle donne.

I perpetratori delle molestie a sfondo sessuale nella maggioranza dei casi sono uomini, per il 97% delle vittime di genere femminile e per l’85.4% nel caso di vittime maschili; alcune vittime, soprattutto nelle molestie perpetrate in internet sugli uomini, vengono molestate sia da uomini sia da donne.

Le tipologie di molestia maggiormente effettuate nei confronti degli uomini sono quelle verbali, il pedinamento, la molestia fisica e l’esibizionismo; il numero di volte in cui il soggetto subisce molestie presenta maggior riscontro in “da 2 a 5” per le molestie verbali, visione di oggetti pornografici e molestie sui social network; mentre “una sola volta” per le telefonate oscene, molestie fisiche, atti di esibizionismo, pedinamento, e furto di credenziali nei social network.

Rispetto alla geografia italiana, le molestie verbali sugli uomini raggiungono il massimo al Sud (9,0%) e nelle grandi città con oltre 50mila abitanti (11,6%), mentre al Centro Italia e al Nord-est gli uomini sono più frequentemente vittime di molestie fisiche.

Gli uomini con un titolo di studio medio alto hanno subito più molestie, mentre chi possiede la licenza elementare o ha ultimato le medie inferiori presenta un tasso di vittimizzazione maggiore per le molestie che avvengono sui i social network.

Le molestie con contatto fisico comprendono tutte quelle situazioni in cui si è stati avvicinati, toccati o baciati contro la propria volontà; i maschi sono più molestati fisicamente delle femmine da parte di estranei e conoscenti, mentre le femmine sono maggiormente molestate da colleghi e datori di lavoro, nonché amici e vicini di casa.

Un dato interessante è la percezione della gravità del fenomeno, percepito grave dalle donne, lieve o assente dagli uomini. Questi ultimi mostrano percentuali più elevate rispetto alle donne nel definire situazioni in cui non sono riusciti ad essere in grado di identificare il/la molestatore/trice.

I mezzi per molestare le vittime maschili variano rispetto il genere del soggetto perpetratore: gli uomini utilizzano maggiormente le telefonate oscene ed i pedinamenti, mentre le donne le molestie fisiche, le telefonate ed i messaggi osceni, la visione di immagini sessuali o materiale pornografico e molestie tramite i social network.

I luoghi dove gli uomini dichiarano di essere maggiormente molestati sessualmente sono pub, bar, cinema, teatro, ristorante e le discoteche. Le donne invece sono maggiormente molestate sui mezzi di trasporto e in strada.

Molestie sugli uomini: conseguenze e azioni di prevenzione

Messaggio pubblicitarioNon bisogna assolutamente sottostimare o sottovalutare le conseguenze delle molestie sessuali rivolte agli uomini in quanto le ripercussioni psicologiche e fisiche sono le stesse che si verificano nei soggetti di genere femminile, con ripercussioni sia nella sfera personale sia nella sfera professionale/sociale.

Come riportato nell’articolo di State of Mind Quando lo stalking viene perpetrato da una donna (Zedda, 2018):

Purtroppo gli uomini tendono a non denunciare o parlare dell’essere vittima […]

e alla motivazione si può attribuire il significato di valore considerando come la cultura “machocentrica” contemporanea possa rendere oggetto di scherno un uomo vittimizzato per molestie sessuali.

E’ bene incoraggiare le vittime di genere maschile a parlare con famigliari e amici delle situazioni dalla connotazione molesta al fine di non essere isolati nella sofferenza; inoltre è bene incaraggiarli a rivolgersi alle forze dell’ordine e/o ai professionisti incaricati di portare sollievo e benessere, per arginare il fenomeno prima dell’instaurarsi delle problematiche di salute tipiche (es. ansia, paura, insonnia, problemi dell’apparato gastrointestinale, depressione, isolamento, alterazioni dell’alimentazione, ecc.).

Anche gli aspetti della prevenzione e lo sviluppo di centri e professionisti dediti all’ascolto delle problematiche maschili sono di importanza strategica, soprattutto considerando che il lavoro svolto nella prevenzione per il mondo femminile ha portato buoni risultati nell’attenuare il fenomeno.

Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2018/05/molestie-sessuali-uomini/


Discriminazione verso gli uomini

la discriminazione percepita, anche se non è reale, produce gli stessi danni della discriminazione reale. Basta infatti la percezione della discriminazione per attivare la “minaccia dello stereotipo”, e la profezia si avvera, producendo le stesse conseguenze negative della discriminazione reale (minore produttività). E’ importante dunque cercare di ridurre la percezione della discriminazione proprio quando quest’ultima NON è reale, poiché in tal caso la legge non può nulla contro di essa.

La percezione della discriminazione nei confronti del genere maschile è rilevata nell’indagine Eurofound (EWCS 2015). I dati mostrano che lo 0,7% degli uomini ha affermato di aver subito una discriminazione di genere nei 12 mesi precedenti l’indagine (contro il 3,1% delle donne), e l’andamento nel tempo evidenzia una notevole crescita di questa percentuale tra il 2010 e il 2015 (da 0,2% a 0,7% per la componente maschile, e da 2,1% a 3,1% per la componente femminile).

La percezione degli uomini di essere discriminati nasce solitamente in ambiti professionali con forte segregazione femminile (come le professioni di cameriera, segretaria, assistente sociale e docente di scuola primaria), oppure in contesti in cui le regole di comportamento sono tradizionalmente diverse tra i generi (come la richiesta di allineamento al codice di abbigliamento aziendale o la concessione di permessi e benefit).

Ma la percezione maschile di essere discriminati nasce soprattutto in contesti di azioni positive, come ad esempio l’introduzione delle quote di genere nelle assunzioni e nelle promozioni. In alcuni casi, sono le aziende stesse che scelgono di adottare un trattamento preferenziale nei confronti del genere femminile con l’intento di evitare l’accusa di discriminazione contro le donne e il conseguente onere del contenzioso, e in queste situazioni è ricorrente l’uso del termine “discriminazione a rovescio” per sottolineare il fatto che la disparità di trattamento in negativo e quella in positivo rappresentano le due facce della stessa medaglia. In entrambi i casi, infatti, verrebbe tradito il criterio del merito, cioè il meccanismo di selezione efficiente sia dal punto di vista aziendale sia dal punto di vista sociale.

Le posizioni ostili alle quote sembrano prevalentemente fondate sull’idea che le persone favorite dalle azioni positive siano di fatto meno qualificate dei loro rivali, e che pertanto non sarebbero in grado di superare le prove previste nel caso di una selezione puramente meritocratica. In realtà, il concetto di merito non è privo di ambiguità. Per esempio, è interessante notare che i risultati di un’indagine condotta specificamente su questo tema riportano che ben il 54% degli intervistati considera la meritocrazia una grave carenza della classe dirigente italiana, ma al tempo stesso il 91% di loro ritiene di applicarla a titolo personale. Dunque quasi tutti ritengono di essere meritocratici, ma poi giudicano il sistema gravemente carente da questo punto di vista. (Istituto Piepoli 2008).

Inoltre, è importante tenere presente che la mera intenzione di premiare il merito non garantisce che i valutatori sappiano riconoscerlo. In un contesto decisionale non libero dal condizionamento degli stereotipi chi è il vincitore di una procedura di valutazione? L’individuo più meritevole o quello ritenuto più “adatto” secondo lo stereotipo? Inoltre, la normativa sulle azioni positive specifica che il trattamento preferenziale del genere sottorappresentato non è incondizionato, ma si applica a parità di qualificazione per una data posizione lavorativa o a parità di merito per un dato benefit. Ciò significa che i candidati del genere più rappresentato non possono essere esclusi a priori dalla competizione, ma devono essere presi comunque in considerazione, così che l’appartenenza di genere rappresenti l’elemento preferenziale della procedura di selezione solo a parità degli altri criteri di valutazione.

In conclusione, poiché il percorso verso la parità di genere può trovare un ostacolo non trascurabile nella percezione della discriminazione sia da parte degli uomini sia da parte delle donne, e poiché questa percezione ha conseguenze negative sulla produttività di entrambi i generi, è conveniente per tutti investire risorse per contrastare questo fenomeno.

Vedi anche

  • Francesco Oggiano (ha scritto un libro, Sociability, che parla in maniera estensiva dell'utilizzo dell'indignazione da parte dei giornalisti e influencer e dei danni che questo sta causando.