Riassunto tesi Tra antifemminismo e antisessismo. Come cambia l'attivismo per i diritti maschili in Italia

Da Tematiche di genere.
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Introduzione[modifica | modifica sorgente]

La nuova ondata di femminismo degli ultimi anni ha portato alla luce i suoi antagonisti digitali: gli utenti appartenenti alla manosphere. Con questo termine si intende raccogliere tutti i siti Web, i blog e le pagine Facebook che promuovono la mascolinità e contrastano l’ideologia femminista.

L’analisi e lo sviluppo di questo argomento ha l’intento di far emergere un’area del Web ancora da molti sconosciuta in Italia, ma che sta avendo un forte impatto nella nostra società e in particolare tra i giovani, frequentatori abituali di questi spazi. Scopo dell’elaborato è quindi quello di mostrare da dove nasce questo fenomeno e come si è diramato in più correnti, fino al giungere nel nostro Paese, il quale ha generato a sua volta nuove piattaforme e modalità di interazione del movimento per i diritti maschili.

In prima istanza, quindi, si andranno ad approfondire le varie correnti nate in America, come gli Incel, i PUA, i redpillati e i MGTOW; la finalità sarà anche di dimostrare come queste correnti potrebbero diventare pericolose, al di fuori della rete, se ignorate.

Successivamente, la ricerca si concentrerà sul fenomeno in Italia, nel quale questi gruppi si sono rimodellati in base alle sovrastrutture di un Paese molto diverso da quello statunitense.

Per concludere in maniera soddisfacente l’analisi, ci si servirà di un’intervista semistrutturata che permetta di conoscere a fondo e in maniera personale gli utenti che permeano questa parte del Web e che costituiscono una fetta dell’antifemminismo. In particolare, gli intervistati saranno scelti all’interno di “Ti prego Karen è anche il mio gruppo”, un gruppo Facebook di stampo più progressista, nel quale non ci sono solo MRA, ma anche antisessisti.

1. La maschiosfera[modifica | modifica sorgente]

Il vittimismo degli uomini nei confronti del femminismo ha radici lontane, ma negli ultimi dieci anni il fenomeno della maschiosfera si è evoluto e politicizzato. Questa politicizzazione è connessa al fenomeno dell’alt-right. L’alt-right - la cui origine risale al giornalista e politico di destra Richard Spencer - è un movimento politico nato negli Stati Uniti basato sul nazionalismo bianco e, per questo, spesso in accordo con la politica di Trump. I gruppi di alt-right non sono coesi e organizzati, ma si fondano su una subcultura nata all’interno dei forum online come 4chan, Reddit e Twitter. All’interno dell’alt-right si può osservare il fenomeno della manosphere, definita come

“tutto ciò che va dall’attivismo progressista in difesa delle persone di sesso maschile su tematiche come salute, suicidio e disuguaglianze nei servizi sociali, fino agli angoli più bui di Internet, pieni di gente ossessionata dal celibato involontario, carica d’odio e di risentimento, e capace di raggiungere spaventosi livelli di misoginia” (Nagle, 2018).

Nel suo libro, Angry White Men (2012), Michael Kimmel parla di “aggrived entitlement” per descrivere quella sensazione di essere stati privati di un privilegio: gli uomini si sentono mancare della loro condizione storicamente vantaggiosa a causa dell’emancipazione delle donne e delle minoranze. La convinzione che certi diritti siano da riservare soltanto agli uomini bianchi ha trovato sostegno nella politica di Donald Trump, presidente degli Stati Uniti d’America dal 2017 al 2021. Questa tacita alleanza è stata favorita dalla nomina di Steve Bannon come responsabile della campagna elettorale di Trump, il quale era direttore di Breitbart News, una piattaforma riconosciuta come manifesto dell’Alt-Right.

Tra le prerogative della destra reazionaria c’è l’intenzione di preservare ed espandere i privilegi dei cittadini bianchi, nativi, cristiani ed eterosessuali come se questi fossero a rischio di estinzione. Questa ideologia si è espansa facilmente grazie al fatto che in tutto il mondo si sono diffuse le destre reazionarie. Infatti, il fine dell’Alternative Right è quello di modificare il modo di pensare delle persone e appoggiare la politica di destra, non quello di costruire un partito autonomo.Secondo i gruppi appartenenti alla maschiosfera, più le donne ottengono diritti, più gli uomini bianchi perdono la loro supremazia; per tale motivo accade frequentemente che gli esponenti del movimento agiscano secondo atti di razzismo, antisemitismo e xenofobia.

Certamente questo problema non è da ricondursi ai soli uomini in preda alla rabbia, ma la causa è da ricercare in maniera più profonda nella cultura radicata da secoli del patriarcato. La mascolinità tossica che si è instaurata nella società ha fatto sì che dilagasse un senso di inadeguatezza nell’universo maschile.

Dalla quarta ondata di femminismo, quella odierna, si è cominciato a vedere anche gli uomini come vittime del patriarcato, poiché questa cultura ha generato degli stereotipi da seguire: l’uomo deve essere forte, bello, in grado di mantenere la famiglia e capace di reprimere le proprie debolezze.

1.1 I gruppi estremisti Online[modifica | modifica sorgente]

1.1.1 Men’s Rights Activism[modifica | modifica sorgente]

Il termine MRA è un acronimo di Men’s Rights Activism e nasce in risposta al femminismo di seconda ondata degli anni Sessanta, dove vennero messi in discussione i ruoli di genere e venne fatta una forte critica verso la violenza domestica. Il timore era che il possibile raggiungimento dell’emancipazione femminile potesse danneggiare lo status degli uomini. Alla fine degli anni Settanta si diffusero i primi gruppi antifemministi, ma che adottavano i linguaggi propri del femminismo.

Il termine maschiosfera è comparso per la prima volta nel 2009 su Blogspot con lo scopo di descrivere tutti quei fenomeni di cultura misogina online. In particolare, queste ideologie crebbero nelle community come Reddit, 4chan, 8chan e nelle piattaforme di online gaming. L’anonimato, garantito da queste piattaforme, favorisce le espressioni della mascolinità egemone e dà la possibilità di esprimere opinioni che non sarebbero socialmente accettate offline.

Le basi teoriche dell’MRA sono riconducibili al libro di Warren Farrell “The Myth of Male Power” il quale sostiene che sono gli uomini il genere oppresso e le donne detengono il potere grazie alla loro capacità di seduzione. Come elementi di dibattito per colpevolizzare le donne del loro status, gli uomini si servono di temi come quelli del divorzio e della custodia dei figli.

“Le rivendicazioni dei padri separati sono tra le forme più visibili e più riconosciute di una conflittualità tra i sessi in cui gli uomini lamentano una discriminazione, rivendicano il proprio ruolo e si ribellano alla svalutazione sociale della figura paterna e al disconoscimento dei loro diritti e della loro dignità” (Ciccone, 2019).

Questa idea ha di base una natura sessista, che vede le donne come naturalmente predisposte all’accudimento dei figli, mentre gli uomini hanno il compito di sostenere economicamente la famiglia. Nonostante gli estremisti si sentano discriminati dalla legge che tutela le madri, si sentono anche minacciati dalla possibilità di diventare dei “mammi” e perdere la loro mascolinità.

“L’incursione maschile in ambiti tradizionalmente femminili come il lusso, la cucina, la cura del corpo sono richiamati come indice di perdita di mascolinità che si riverbera nell’incapacità di interpretare il ruolo che ci si attende da un uomo” (Ciccone, 2019).

“La maschiosfera è quasi esclusivamente dominata dalla psicologia evolutiva, che si basa fortemente sul determinismo genetico per spiegare i comportamenti maschili e femminili in relazione alla selezione sessuale” (Ging, 2019).

Il determinismo biologico non è riservato solo alla sfera femminile, ma anche gli stessi uomini ne subiscono gli effetti: in contrapposizione al maschio Alpha c’è quello che viene definito “Beta”, cioè colui che non viene apprezzato dal mondo femminile e per questo cova in sé risentimento e vittimismo.

In generale il manifesto MRA prevede alcuni punti centrali:

  • Le leggi per la custodia dei figli sono statisticamente a favore delle donne; la ragione di questo squilibrio è il patriarcato, poiché il ruolo di genere che viene imposto alla donna è quello di madre e persona che ha il compito di accudire.
  • Statisticamente il tasso di suicidio degli uomini è più alto di quello delle donne; ci sono prove che gli uomini hanno più difficoltà a chiedere aiuto psicologico. I ruoli di genere non permettono agli uomini di chiedere aiuto quando ne hanno bisogno, devono infatti essere forti e affrontare il dolore da soli.
  • Spesso le forze dell’ordine registrano casi “infondati” di stupro, poiché risulta difficile ottenerne le prove; ancora più bassa è la percentuale di uomini che finiscono in prigione dopo aver portato avanti violenze nei confronti dell’altro sesso. Molto spesso il reato viene denunciato da qualcuno vicino alla vittima e non da essa stessa, perciò non esiste nessun fenomeno sistemico secondo cui gli uomini sono ingiustamente accusati di stupro per cattiveria o malizia da parte delle donne.
  • Alcuni uomini sono vittime di violenza domestica, anche se questo fenomeno viene escluso a prescindere poiché associato molto di più verso le donne. Si parla più comunemente di femminicidio per due motivi: gli uomini hanno più difficoltà nell’ammettere di aver subito delle violenze per rientrare nel ruolo di maschi Alpha; in secondo luogo, le donne subiscono violenze in quanto donne, in un contesto sociale che non le tutela.
1.1.2 Gli Incel[modifica | modifica sorgente]

Il termine Incel nasce negli anni Novanta, quando agli inizi di Internet, il Web rappresentava un luogo sicuro dove poter esprimersi in maniera anonima e libera.

Il forum degli Involuntary celibate è originariamente nato per volere di una studentessa canadese conosciuta online come “Alana”, la quale fondò l’“Alana’s Involuntary Celibacy Project”. Questo blog aveva lo scopo di raccogliere delle esperienze personali di Alana, la quale si auto definiva una persona con difficoltà ad intraprendere relazioni interpersonali con lo scopo di dare supporto a coloro che erano affetti da timidezza patologica. Definirsi Incel non significa proclamarsi single, ma essere rifiutati dagli altri per via del proprio aspetto fisico e per le proprie connotazioni caratteriali. Ben presto Alana si discostò da quello che era diventato il suo forum: un insieme di uomini frustrati per via della loro vita da celibi e costantemente arrabbiati con le donne, definite come responsabili del loro insuccesso.

A partire da questa trasformazione, gli incel estremisti non considerano a loro volta le donne come delle potenziali incel poiché, per la loro visione distorta della realtà, una donna troverà sempre il modo per non essere isolata dalla società. Alla base di questa ideologia si nota come secondo questi estremisti siano le donne a dettare le regole nella sfera delle relazioni e per questo si sentono in diritto di commettere atti misogini nei loro confronti.

Le donne sono considerate una minaccia per l’uomo bianco etero cis, poiché si battono liberamente per la parità dei sessi e quindi minano la stabilità sociale che da sempre porta gli uomini a godere di uno stato di privilegio. Gli incel a loro volta non sono interessati a migliorarsi per godere della compagnia di queste donne emancipate, ma al contrario le disprezzano perché il loro desiderio è quello di possesso del genere femminile. Le donne sono viste come manipolatrici che vivono al solo scopo di avere relazioni con gli uomini definiti come “Alpha” o “Chad”, cioè uomini belli, di successo e danarosi (fig. 1).

Infatti, gli Incel credono nella Teoria LMS (Look, Money, Status), la quale sostiene che l’aspetto, il denaro e lo status sociale siano i tre elementi che le donne prendono in considerazione per scegliere il loro partner. In realtà questa teoria non ha valenza scientifica, ma rappresenta una estremizzazione del concetto di selezione naturale da un punto di vista puramente maschilista; la stessa teoria non viene presa in considerazione a ruoli invertiti e fa quindi della donna una semplice scalatrice sociale.

(fig. 1)


1.1.3 La teoria Redpill

La teoria Redpill nasce dalla famosa scena del film “Matrix” (1999) nel quale al protagonista viene posta una scelta: se accetterà la pillola blu vivrà sereno nella menzogna, ma se sceglierà quella rossa vedrà il mondo per come è realmente.

Trasponendo questa teoria nella maschiosfera si alimenta un gruppo misogino estremista come quello dei redpillati. Questi credono che donne e uomini abbiano una natura biologica e psicologica differente, ma allo stesso tempo hanno un unico scopo comune: quello di riprodursi e sopravvivere.

Per portare avanti una specie sempre migliore sia a uomini che donne viene attribuito un valore di mercato; nel caso della donna il suo valore dipende dalla bellezza, mentre per l’uomo lo status è definito dalla bellezza e dalla sua condizione socio-economica. Per i redpillati la bellezza non è un concetto soggettivo, ma ognuno di noi ha una valutazione che può andare da 1 a 10. In base a quanto detto, si creerebbe una situazione dove le donne hanno più potere perché più selettive in quanto, non potendo generare un numero illimitato di figli, scelgono il partner con le caratteristiche migliori (fig. 2).

(fig. 2)

In conclusione, le relazioni sociali tra uomini e donne parrebbero sbilanciate a favore del sesso femminile, che usufruirebbe di questo privilegio solo per ottenere dei benefici, considerando che la mascolinità tossica ritiene che il sesso sia uno degli impulsi più potenti e quindi chi possiede più caratteristiche di valore avrà maggiori possibilità di ottenere ciò che vuole nella propria vita. La possibilità che il femminismo porti le donne ad avere potere in ambito sessuale, perché ormai emancipate, genera forte dissenso e senso di impotenza all’universo maschile.

1.1.4 I PUA: gli attori del rimorchio[modifica | modifica sorgente]

Fanno parte dei Pick Up Artists tutti quei seduttori che hanno studiato le loro tecniche a partire dalle scuole di seduzione di Erik von Markovik e Ross Jeffries. Il metodo è appreso attraverso dei seminari, dei libri o anche stages. Il termine PUA nasce negli anni ’70 con l’accezione di poter approcciare ogni donna che si incontra. Secondo questa scuola di pensiero è necessario accettare i propri difetti, perché se non si ha successo con le donne non è a causa della genetica, ma è l’atteggiamento che fa da discrimine. La seconda regola imposta dal movimento è quella di non rimanere sul piano teorico, perché soltanto tramite l’allenamento, anche con donne brutte, fa sì che si migliori nella tecnica. Inoltre, è consigliato imparare delle pratiche di routine, che possono essere perfezionate con il tempo e che portano l’artista della seduzione ad avere sempre successo. È molto importante che l’uomo colpisca così tanto la donna da capovolgere la situazione e portare lei a fare degli sforzi per approcciarsi. L’ironia non è richiesta solo per fare colpo, ma anche per dequalificare la ragazza, come se l’uomo risultasse irraggiungibile per lei.

1.1.5 I MGTOW: Men Going Their Own Way[modifica | modifica sorgente]

Diametralmente opposta alla scuola di pensiero dei PUA, emerge la corrente dei MGTOW. Questo non è un movimento politico, ma una filosofia di vita. Gli uomini che accolgono queste idee allontanano il mondo femminile dalle loro vite e di conseguenza non si sentono in dovere di portare avanti i ruoli che la società patriarcale ha attribuito loro. Di questa condizione di svantaggio viene ricercata la causa nella “ginocrazia”: la maschiosfera è convinta che le regole siano imposte dalle donne, le quali sfruttano gli uomini a loro piacimento. Una volta che esse si sono stancate dell’uomo che hanno accanto oppure non riescono a trarre nuovi benefici da questo, decidono di abbandonarlo e divorziare. Per i MGTOW le femministe stanno combattendo una guerra contro tutto l’universo maschile, come se tutti fossero colpevoli anche solo per il fatto di essere nati uomini.

1.2 Dal mondo online a quello offline[modifica | modifica sorgente]

Questi sottogruppi della maschiosfera spesso si intersecano tra di loro, perché alla base c’è sempre la paura del femminismo e dei cambiamenti culturali, sociali e politici che sta apportando in tutto il mondo. Il problema che ne scaturisce non è solo un generale senso di inadeguatezza che viene espresso mediante questi forum online, ma ci troviamo di fronte ad un aumento esponenziale degli atti compiuti offline. L’odio verso le donne non rimane più circoscritto all’ambiente virtuale, ma si esprime sia nella vita di tutti i giorni, sia attraverso gravi attentati.

In particolare, in USA le persone detengono anche i mezzi per poter mettere in pratica le loro idee estremiste: il possesso di arma da fuoco è una condizione comune per gli americani.

1.2.1 Il Massacro di Isla Vista[modifica | modifica sorgente]

Il Massacro di Isla Vista vide come protagonista il ventiduenne Elliot Rodger, il quale poco prima di commettere un pluriomiciodio dichiarò le sue intenzioni attraverso il suo canale YouTube. Rodger, studente universitario, decise di aprire la sua strage uccidendo a coltellate tre ragazzi che si trovavano nel suo appartamento il 23 maggio del 2014. Lo stesso giorno, al volante di una BMW, diede inizio ad una sparatoria nel campus di Santa Barbara. Il fatto si concluse con sette morti, quattordici feriti e il suicidio dello stesso esecutore.

Attraverso uno suo scritto diceva di sognare un mondo senza sesso, con punizioni per chi lo praticava. Dall’analisi di ciò che ha lasciato scritto si riconosce un ragazzo che era stato risucchiato dal desiderio di avere relazioni con il sesso opposto, ma a sua volta incapace di interagire e per questo rabbioso e solitario. Sempre dal “manifesto”, Rodger racconta della sua smania di essere alla moda per poter diventare popolare, ma anche del suo costante insuccesso. Inoltre, nel piano originale, aveva previsto di uccidere anche la matrigna e il suo fratellastro.

In realtà, essendo uno dei primi fenomeni di questo tipo, quello di Rodger è stato in qualche modo trascurato. Già da tempo era un paziente psichiatrico e aveva manie di persecuzione, eppure nessuno gli aveva prestato abbastanza attenzione da capire che sarebbe potuto diventare pericoloso per sé e per gli altri.

Da un forum che prende il nome di Sluthate e di cui faceva parte anche Elliot Rodger, un utente ha scritto “è chiaro che ci sono sempre più ragazzi che non ce la fanno più. Il mondo moderno è anti-maschio, e questo fa impazzire gli uomini”.

Sul forum ForeverAlone, invece, il nome di Elliot fu bloccato automaticamente da dei bot: qualsiasi utente ne facesse il nome in un post veniva cancellato dalla piattaforma.

1.2.2 L’assassinio nell’Oregon[modifica | modifica sorgente]

Nel 2015, uno studente dell’OregonChris Harper-Mercer ha ucciso nove persone durante una sparatoria. Dall’interrogorio del ventinovenne si venne a sapere che faceva parte della comunità Incel. Approfondendo la vicenda pare che qualche ora prima dell’accaduto su 4chan sia stata incitata una presa alle armi, della quale non si sa effettivamente se il mittente fosse proprio Harper-Mercer, ma questo invito alla violenza ha scatenato altri atti di odio da parte dell’organizzazione. Sullo stesso forum Chris viene visto come un eroe che ha ucciso i “Chad” e le “Stacy” che meritavano la morte e per alcuni questa data viene definita come l’inizio della “rivolta dei maschi Beta”.

Chris, per chi lo conosceva, appariva come un semplice adolescente con gravi problemi ad approcciarsi al mondo esterno, ma dalle indagini risultò che possedeva 13 armi e da un’intervista dichiarò: «Il mondo scopre alcune persone quando versano un po’ di sangue. Uno sconosciuto è ora noto a tutti. Il suo volto stampato su tutti gli schermi, il suo nome sulle labbra di ogni persona del pianeta, tutto in un giorno.

Sembra che più persone uccidi e più sei sotto i riflettori».

Queste parole accomunano il pensiero di molti estremisti appartenenti alla maschiosfera, poiché da emarginati e solitari vogliono trasformarsi in soggetti da emulare, di cui prendere esempio per rovesciare le dinamiche della società in cambiamento.

1.2.3 La strage di Toronto[modifica | modifica sorgente]

Alek Minassian, un giovane canadese con difficoltà nell’approcciarsi con le ragazze, viene a scoprire del forum degli Incel, nel quale si appassionò delle figure di Elliot Rodger e Chris Harper-Mercer. Alek si trova presto catapultato in una realtà radicale tanto quanto quella jihadista, dove gli utenti utilizzavano internet per scopi propagandistici.

I suoi obiettivi presto diventano quelli di uccidere e generare un senso di panico nella società della quale non si sentiva partecipe.

Nell’attentato che portò a termine a Toronto nel 2018, Alek uccise dieci persone e ne ferì tredici alla guida del suo veicolo. Come Rodger, anche lui lasciò una minaccia su internet prima di commettere il reato; su Facebook i suoi ultimi post dicevano così:

«La ribellione degli incel è già cominciata» e «Sconfiggeremo tutti i Chads e le Stacys! Lunga vita al supremo gentleman Elliot Rodger».

Dietro a queste parole piene d’odio, troviamo anche qui, come nei precedenti esempi, un’evidente difficoltà nell’approcciarsi agli altri: i suoi ex compagni di corso sostenevano che al solo avvicinarsi delle ragazze, Alek scappava o si mostrava indifferente.

1.3 Il femminismo della quarta ondata nel contesto della maschiosfera[modifica | modifica sorgente]

Le donne sono nel mirino della maschiosfera, tuttavia il femminismo ha l’obbligo di occuparsi anche del malessere che il patriarcato ha generato negli uomini. Questi sono vittime dei luoghi comuni e possono essere violentati e/o maltrattati anch’essi dal sesso opposto.

Il femminismo radicale si basa sulla convinzione che gli uomini esercitino un controllo sessuale sulle donne. Le femministe di questa categoria insistono nel sottolineare il ruolo del patriarcato nell’oppressione sessuale delle donne e cercano di abolire l’intera struttura del patriarcato. Il loro fine è quello di ricostruire una società con alla base l’uguaglianza tra uomini e donne; perciò, per loro non basta inserirsi in un sistema creato dagli uomini per gli uomini, ma puntano a creare un sistema che possa accogliere entrambi i sessi.

Spesso si attribuiscono agli uomini etichette come “lui è la donna della coppia” oppure “è una femminuccia” in termini dispregiativi, quasi sempre il fine è quello di dire ad un uomo etero che sta avendo dei comportamenti che sono socialmente ritenuti da donna. Utilizzare queste frasi in maniera negativa sottintende che la società ha etichettato la sfera femminile come qualcosa di indesiderabile e spregevole.

Il fatto che un uomo compia azioni di accudimento, cura del proprio aspetto o rifiuto dell’atto sessuale viene associato automaticamente ad un comportamento effeminato; involontariamente, così facendo, si limitano le azioni ed emozioni che un uomo è in grado di provare e si denigra il genere femminile, etichettandolo come inferiore.

Se gli uomini assumono atteggiamenti al di fuori del luogo comune che la società patriarcale gli ha attribuito, riducendoli quindi a uno stereotipo, sono automaticamente definiti maschi beta. Questo senso di inferiorità, che a volte è attribuito dalle donne stesse, aumenta la pressione nei maschi, i quali si sentono in dovere di reprimere la propria sfera sensibile.

Questi preconcetti non solo sono misogini, ma rivelano una società cisnormativa: una collettività ancora legata al fatto che ci siano ruoli di genere da rispettare, che esistano “cose da maschi e cose da femmine”.

Da questo discorso si denota come il femminismo non sia da confondere con la misandria: le vere femministe non odiano gli uomini e in particolare in questa quarta ondata si mostrano sempre più sensibili nei confronti del senso di oppressione che la società genera sulla sfera maschile.

2. Femministe e maschiosfera: i due poli in Italia[modifica | modifica sorgente]

2.1 YouTube e Twitch: le piattaforme del dibattito 2.1.1 Il fenomeno “Marco Crepaldi”[modifica | modifica sorgente]

In Italia una delle figure che ha provocato più dibattito è stato Marco Crepaldi, fondatore di Hikikomori Italia ed esperto di psicologia sociale. Egli si ritiene un sostenitore del femminismo storico, cioè quello che ha permesso alle donne di ottenere pari diritti dal punto di vista legislativo; tuttavia, è contrario al neofemminismo (vedi postfemminismo), che ritiene estremista e per questo apertamente in conflitto con tutto il genere maschile.

Nel suo canale YouTube, che conta più di 61000 iscritti, Marco Crepaldi crea contenuti contro il neo-femminismo. Egli sostiene che non sia finalizzato all’uguaglianza di genere, ma il termine stesso “femminismo” rimanda a qualcosa che riguarda solo le donne. Con ciò sottolinea come coloro che si ritengono femministe in realtà non lavorino per creare una società dove vige l'egualitarismo, in quanto non si preoccupano delle ripercussioni delle loro azioni sulla sfera maschile.

Per Crepaldi viviamo in una società permeata dal politically correct, dove gli uomini non possono più esprimere i loro disagi poiché le donne cercano di prendere la scena e oscurare le oppressioni che subiscono ogni giorno i maschi. Si è creato un clima sociale che sta rendendo la discussione impossibile, alterando la percezione della realtà; in particolare sui social, se un uomo si difende, viene tacciato di maschilismo.

Nel video “I pericoli del femminismo moderno” elenca cinque punti per cui questo movimento sta creando più problemi che soluzioni:

  • Deresponsabilizzazione della donna: sui media si tende sempre a criticare solo le affermazioni di un uomo nei confronti di una donna e non il contrario. Il sessismo non viene perpetrato solo dagli uomini verso le donne ma anche il contrario; il femminismo giustifica questo sessismo come colpa degli uomini, perché frutto del sistema patriarcale voluto da questi. Perciò la considerazione delle donne è che gli uomini non si possano lamentare di un sistema che hanno mandato avanti loro per secoli.
  • Sfrutta le dinamiche social: il femminismo genera visualizzazioni, soprattutto quando si parla di femminicidio. Ha un impatto mediatico enorme e dà quindi l’impressione che i casi di omicidio di donne siano maggiori del numero di casi di omicidio verso gli uomini. Quando alcuni temi diventano così virali può capitare che ne oscurino altri ugualmente importanti. Il rischio è che si arrivi a pensare che gli unici problemi della società siano quelli perpetrati dai media.
  • Le donne sono una parte della popolazione maggioritaria rispetto agli uomini, perciò le loro tematiche sono ampiamente seguite e diffuse. Invece le problematiche riguardanti i ruoli di genere che obbligano gli uomini a comportarsi in un certo modo passano in secondo piano.
  • Le femministe compiono atti di razzismo perché alimentano l’odio verso gli uomini e attribuiscono loro colpe che non hanno. Anche quando questi risultano delle vittime, sono visti allo stesso tempo come carnefici perché la società patriarcale sembra minare il benessere delle donne.
  • Il neo-femminismo utilizza una retorica sessista. Molti movimenti alimentano la divisione classista che si basa sul sesso cercando di attribuire alle donne caratteristiche e poteri che gli uomini non hanno per riequilibrare un gap su altri settori che ancora esistono, un esempio è quello della sfera politica. Frasi ricorrenti riportano appunto quanto le donne siano migliori degli uomini a compiere determinate azioni.

Lo scrittore diventa particolarmente chiacchierato a giugno 2020, quando su Instagram pubblica delle stories nelle quali sottolinea come le future generazioni di bambini siano già condannate a dover subire l’ira delle femministe, poiché dovranno pagare come responsabili del patriarcato. Crepaldi utilizza il termine nazi-femminismo per definire “l’ostilità nei confronti del maschio, in particolare bianco eterosessuale”, il quale viene incolpato di aver costruito un sistema sociale per favorire se stesso.

Egli, usando un tono scientifico e pacifico, si mostra apparentemente aperto al dialogo. In verità le sue idee sono evidenti, soprattutto quando dà voce a persone appartenenti ai forum della maschiosfera italiana. Un altro fattore che nasconde la sua polarizzazione è quello che non nomina mai apertamente i suoi oppositori o comunque ripete che vuole solamente dialogare per trovare un punto in comune.

Egli tenta di prendere le distanze dal gergo utilizzato dalla manosphere; tuttavia, sottintende il sesso come una necessità maschile guidata dagli istinti primordiali. Tali necessità viene repressa, poiché “l’uomo ideale è il maschio borghese che sa tenere a freno le proprie passioni e seguire la strada della moderazione e della ragionevolezza” (M. Farci, O. Ricci, 2021).

A differenza di ciò che pensano le femministe, per Crepaldi i ruoli di genere sono da abbattere perché danno alle donne maggiore controllo sugli uomini, le quali fanno pressione psicologica grazie alla loro maggiore selettività in campo amoroso.

Secondo il sociologo nascere maschio oggi è una condanna, poiché vengono addossate le problematiche della società a questo genere, il quale viene al mondo già con la consapevolezza di dover chiedere scusa per azioni che non ha compiuto egli stesso. Crepaldi, infatti, critica fortemente la diffusione di uomini “Simp”:

“tutti quelli individui maschi che hanno perduto il controllo di sé, che portano avanti istanze sociali femministe non perché realmente interessati, ma in quanto incapaci di tener testa alla forza manipolatrice della sessualità femminile (White, 2019)

2.1.2 Cerbero Podcast: “La Zanzara” di Twitch[modifica | modifica sorgente]

Cerbero Podcast nasce con l’intento di parlare di temi importanti per la generazione Z, temi che se affrontati anche solo con parole sbagliate possono generare delle shitstorm online; tra questi ci sono i temi della comunità LGBTQ+, del femminismo e della comunità afro. I tre componenti del podcast criticano in maniera goliardica questioni di attualità e grazie a questa modalità di comunicazione riescono a nascondere certe idee maschiliste come nel caso di Marco Crepaldi. Altre volte non è ben comprensibile se la loro sia una critica in forma satirica o se quello che affermano sia il loro pensiero.

Nelle loro live hanno più volte criticato il revenge porn oppure il fatto che le donne abbiano meno opportunità di lavoro, allo stesso tempo però sottolineano come gli estremismi siano un problema anche quando la causa è lodevole.

Loro definiscono il “femminismo tossico” come “una formula che indica una deriva di persone che si definiscono femministe ma che stanno solo cavalcando un’onda.

Cercano di riportare tutti i problemi al tema del patriarcato.” (“Il Cerbero Podcast è tornato” di V. Berra, “Open”, https://www.open.online/2021/02/11/il-cerbero-podcast-e-tornato-intervista/).

Durante la pandemia di COVID-19 i tre podcaster hanno mosso una forte polemica nei confronti di Roberto Saviano, il quale ha affermato pubblicamente sul suo profilo Twitter “Le donne hanno pagato un prezzo altissimo durante i perché le ha costrette a una vicinanza continua con i propri carnefici.” Da questa affermazione Saviano ha voluto denunciare il fenomeno della violenza domestica, che si è intensificato quando vittime e carnefici si sono trovati a dover condividere gli spazi per un periodo così lungo; tuttavia, egli si rivolge soltanto in sostegno delle donne e non considera la possibilità che la violenza possa essere anche inflitta nei confronti degli uomini. Dare per scontato che sia sempre un fenomeno a senso unico è ovviamente sbagliato, ma ciò che le donne percepiscono è che il problema che vivono sulla loro pelle sia messo nuovamente all’oscuro dal “sesso dominante”, il quale da secoli si pone al centro dell’attenzione.

(Fig. 3)

Come già ampiamente sostenuto da Crepaldi, anche gli uomini sono vittime del patriarcato perché devo adempiere a dei doveri; inoltre, le donne hanno delle aspettative verso di essi e usano espressioni come “comportati da uomo” e godono di benefici dati dall’aspetto o dal fatto che esistano più leggi in tutela della donna/madre, piuttosto che dell’uomo.

Sicuramente il loro tono irrisorio ha reso vittime dei loro fans alcune femministe del web, tra le quali Irene Facheris o meglio conosciuta sul Web come “cimdrp”. Questa è stata più volte offesa pubblicamente perché apertamente femminista e per la sua rubrica su YouTube “Parità in pillole”, dove dà voce ai problemi legati alle minoranze.

(Fig. 5)

Attraverso alcuni video dove parla di femminicidio, mascolinità tossica e patriarcato, ha generato delle bufere sui social che sono sfociate negli insulti alla sua persona.

2.2 Il Forum dei Brutti[modifica | modifica sorgente]

Il movimento degli Incel in Italia ha trovato nel “Forum dei Brutti” una comunità prolifica per portare avanti le idee misogine della maschiosfera, la quale dalle sue radici americane si è espansa in tutto il mondo.

2.2.1 Il proemio del forum[modifica | modifica sorgente]

Nel 2007 un uomo apre un blog sulla bruttezza conosciuto sul Web come “unbruttoblog”; dato il periodo ancora acerbo nell’utilizzo delle piattaforme online, il blog è poco frequentato e molto rustico, tuttavia nel 2008 il suo ideatore decise di aprire contemporaneamente un luogo virtuale di discussione: “unbruttoforum”. Quando la piattaforma “easyfreeforum” viene cancellata, il forum si sposta su “forumfree” e cambia amministratore, “brutto38”. A differenza delle condizioni attuali che si devono rispettare all’interno della piattaforma, all’epoca erano accettate le donne. Quando una di queste prese l’incarico di amministratrice però iniziò il declino del forum e portò anche alle dimissioni della stessa.

Da questo momento in poi la piattaforma rimane in balia di sé stessa e diventa il covo di bulli, misogini, razzisti e blasfemi. I troll divennero talmente frequenti e pesanti che un utente, conosciuto come “Scarabocchio”, crea nel 2013 una nuova piattaforma: “Il forum dei Brutti”.

2.2.2 L’ascesa dei Brutti[modifica | modifica sorgente]

Da questo momento in poi le discussioni sono regolate e per questo più moderate, le decisioni da prendere sono messe ai voti e nascono delle sezioni dove farsi vere e proprie confidenze sul proprio aspetto fisico. Gli utenti diventano sempre più diversificati, poiché non ci sono solo italiani che si ritengono brutti, ma alla discussione partecipano anche gli stranieri che condividono la teoria LMS e la teoria Redpill. Ognuno è in grado di trovare le discussioni più inerenti alle proprie problematiche o alle correnti a cui appartengono. Gli unici utenti che non possono avere accesso sono le donne, perché secondo i Brutti non hanno problemi sessuali e/o sentimentali; sono capaci di rendere l’ambiente tossico in quanto arrivano sul forum per difendere la categoria femminile già ampiamente tutelata.

Quando il moderatore “Scarabocchio” lascia la piattaforma perché a favore della presenza delle donne, il forum torna al suo stato di disordine.

Intanto le utenti donne si lamentano con “forumfree” per quello che viene divulgato su di loro e ottengono uno stato di panico da parte dei moderatori, i quali cominciano a cancellare tutto quello che potrebbe fare risultare loro colpevoli.

Il forum viene cancellato e rinasce nel 2015 su una nuova piattaforma straniera con lo stesso nome.

2.2.3 Il periodo delle scissioni[modifica | modifica sorgente]

Nel nuovo forum le regole diventano più rigide, sia per l’ingresso che per la definitiva estromissione delle donne.

Un momento di svolta si ha quando “Anakin”, un utente abbastanza recente, si impadronisce del vecchio forum. Questo utente propone un modo meno duro di approcciarsi, per esempio vengono bannate le bestemmie e sono ammesse anche le donne.

Gli utenti che non apprezzavano il suo approccio decisero di aprire una nuova piattaforma e chiamarla “unbruttoforum”, tornando così alle origini.

Il gruppo di “Anakin”, poco apprezzato, subisce una seconda scissione con la creazione de “Il Forum degli Incel”. Da qui si può iniziare a parlare di manifesto del movimento Incel, capitanato in Italia da “Deusfur”. Questo, a differenza degli Incel precedenti, non si nasconde e attraverso delle interviste tenta in qualche modo di difendere le motivazioni del movimento.

2.3 Il comportamento degli Incel italiani[modifica | modifica sorgente]

2.3.1 Gli utenti “brutti” e arrabbiati[modifica | modifica sorgente]

In una intervista a Deusfur che Crepaldi ha pubblicato sul suo canale, l’ospite sostiene che i forum italiani siano nati prendendo spunto da quelli stranieri perché anche nel nostro Paese è difficile dare voce ai propri disagi senza essere criticati. Il Forum dei Brutti o quello degli Incel nascono quindi per poter essere un luogo di sfogo, poiché su altre piattaforme o nella vita di tutti i giorni queste persone verrebbero additate dalle femministe.

Da questa intervista traspare anche il fatto che, a differenza degli Stati Uniti, il fenomeno della maschiosfera non sia strettamente legato anche al clima politico: nella maggioranza dei casi i partecipanti nemmeno esprimono il loro orientamento politico.

Un’altra differenza che viene sottolineata è quella della violenza; pare che di fatto gli Incel non mettano in pratica gli orrori che esprimono nei confronti del sesso opposto, piuttosto certe cattiverie vengono pubblicate per sfogo.

Deusfur, creatore del Forum degli Incel, dice anche che questo nome è stato dato loro dai media, ma non si riconoscono nella corrente americana, più violenta. Infatti, la maggior parte degli utenti sono ragazzi molto giovani, con difficoltà nel relazionarsi e ad uscire di casa.

Questi uomini giustificano i loro comportamenti scorretti affermando che è colpa delle donne se sono così frustrati. Esse detengono tutto il potere, perché la loro bellezza fisica non le esclude dall’avere rapporti sessuali, mentre gli uomini brutti vengono scartati a priori. Nella fig. 6 si può notare come la frustrazione si trasformi facilmente in rabbia: l’utente “Sociopatico” dice che le molestie verbali sono giustificate da qualche bicchiere di troppo e dalla completa solitudine a cui sono reclusi. Addirittura, l’Incel ritiene che il sesso femminile tratti loro come bestie, le quali non prendono loro in considerazione nemmeno per un’amicizia.

(Fig. 6)

In risposta a questo messaggio, un altro utente rincara la dose (Fig. 7) sostenendo che se una ragazza viene violentata da un uomo Chad con una valutazione superiore al 7 allora questa violenza non viene considerata tale. Inoltre, le ragazze si vestono da “troie” e quindi è colpa loro se ricevono fischi e commenti.

La sua delusione lo porta al desiderio di diventare un MGTOW e non provare quindi più attrazione verso le ragazze.

(Fig.7)

I commenti non riguardano solo le Stacy, ma anche i ragazzi che hanno successo con le donne sono fortemente criticati sui forum. La fig.8 è la prova di come i maschi Beta siano in competizione con i loro amici Alpha, che a parer loro non mostrano un minimo di sensibilità verso l'emarginazione involontaria a cui sono reclusi.

(Fig. 8)

Infine, i più estremi, affermano che quello che stanno apportando le donne è come un genocidio: discriminano chi non ha determinate caratteristiche fisiche e quindi impediscono la riproduzione; inoltre, sono causa di torture fisiche nei confronti dei maschi, che hanno la necessità fisiologica di avere rapporti sessuali (fig. 9).

(Fig. 9)
2.3.2 I “Brutti” fuori dal Web[modifica | modifica sorgente]

A differenza di ciò che gli Incel italiani sostengo, anche l’Italia è stata già vittima di stragi per mano di uomini frustrati perché incapaci di avere una relazione.

Un fatto di cronaca che ha fatto molto discutere è quello di Antonio De Marco, avvenuto il 21 settembre 2020 a Lecce. Di questo ragazzo di soli ventuno anni non si ha la certezza che già appartenesse alla comunità dei Brutti, ma da fine 2020 ne è diventato il manifesto. Infatti, dalla sua confessione, pare che abbia ucciso una coppia di conoscenti “perché erano troppo felici, lui doveva ucciderli”. Nei forum viene difeso in maniera allarmante, molti utenti dicono che è normale che abbia reagito così dal momento che erano suoi coinquilini e avrà visto loro farsi effusioni in pubblico in diverse occasioni. Sul Web lo definiscono come “un’altra vittima di questo mondo di merda” e lo considerano un Elliot Rodger italiano, il quale ha agito contro una società “troppo femminista”.

La maggior parte dei suoi sostenitori afferma che questi fenomeni aumenteranno sempre di più se non si fermerà questa ondata femminista e il terrorismo Incel potrebbe sostituire quello islamico.

In questa società etoronormativa gli uomini si sono abituati al fatto che avere rapporti sessuali sia un diritto che le donne devono garantire loro; la verità è che non sono abituati al rifiuto, poiché fino a qualche decennio fa alle donne non era permesso avere parola sulla propria vita. Quindi ci si chiede se questi uomini “rifiutati” siano tali perché effettivamente sotto degli standard imposti dalle donne, oppure perché incapaci di rispettare il ruolo paritario che il genere femminile si sta costruendo. La retorica del sesso come diritto diventa pericolosa in quanto strettamente collegata con la concezione maschilista del sesso: l’uomo è un consumatore che utilizza il corpo della donna, o come viene nominata sui forum “della Non Persona”, come merce.

2.4. L’area moderata: i gruppi MRA[modifica | modifica sorgente]

In Italia il movimento femminista è fortemente contrastato da quello degli MRA, che da pochi anni hanno trovato sul Web un luogo di dibattito. Fare parte del Men’s Rights activism significa fare luce sui diritti maschili, che secondo questi utenti non vengono tutelati e garantiti a livello legislativo e sociale tanto quanto quelli femminili.

A differenza del Forum dei Brutti, il quale si mostra estremante polarizzato, i gruppi MRA si dichiarano aperti al dibattito e, sull’onda di Crepaldi, sostengono di essere progressisti; ciò porta ad una maggiore adesione da parte di chi non conosce effettivamente le idee conservatrici che stanno alla base di queste ideologie. Infatti, nonostante non venga apertamente dichiarato, i gruppi MRA nascono dalla politica di destra, quella meno progressista e legata ad idee conservatrici.

Comunemente si dichiarano antifemministi e antisessisti. Il femminismo, contenendo al suo interno la parola “femmina” esclude l’interesse verso il genere maschile, il quale prende automaticamente connotazioni negative. Se da un lato le femministe hanno alla base la volontà di abbattere il patriarcato, gli uomini appartenenti alla maschiosfera si sentono discriminati da questo atteggiamento, il quale li addita come coloro che hanno creato un sistema sociale fatto solo per uomini.

È anche interessante fare un’analisi degli utenti che circolano all’interno dei gruppi Facebook di antisessismo: solitamente sono ragazzi e ragazze di media-alta cultura, che non utilizzano un linguaggio rozzo e misogino, ma nonostante questo celano al loro interno contenuti molto simili a quelli che appaiono sulla pagina del Redpillatore o del Forum dei Brutti.

Analizzando alcuni gruppi online si possono notare varie sfumature che questo movimento cela al suo interno. Infatti, seppure alla base ci siano le stesse ideologie, si possono facilmente distinguere utenti estremisti, che denigrano la donna e la condannano come l’artefice dei loro problemi, e utenti moderati, i quali semplicemente vorrebbero che donne e uomini avessero la stessa tutela da parte della legge e della società.

Tra gli argomenti più dibattuti ci sono la violenza fisica e psicologica su gli uomini, la sacrificabilità dell’uomo, la sessualità, le leggi sul divorzio, la genitorialità, i ruoli di genere, il maschismo e la narrazione utilizzata dai media per parlare di femminicidi o morti sul lavoro.

Il modo di interagire degli utenti è più aperto al dibattito rispetto a luoghi online come “Il forum dei Brutti”: è accettato il pensiero femminista o contrario a quello perpetrato dal gruppo, purché le proprie idee vengano espresse in maniera educata e aperta al dibattito.

Tra le pagine Facebook più famose possiamo citare “Ti prego Karen sono anche i miei ruoli di genere”, che nel 2019 ha fondato il gruppo “Ti prego Karen è anche il mio gruppo”, il quale oggi conta poco meno di 1000 utenti.

Una pagina appartenente alla frangia più estremista è occupata da “Diritti maschili - Equità e Umanità”, dove i toni si alzano e gli utenti che interagiscono tendono ad accettare di meno la divergenza di opinioni.

Ciò che emerge leggendo i post e i commenti è che dietro a queste posizioni c’è alla base molto studio. Infatti, gli MRA tendono a informarsi attraverso altri canali: libri di sociologi, psicologi e filosofi; la frequentazione di altri gruppi e pagine web come “Stalker sarai tu”, oggi conosciuto come “La fionda”, blog di Davide Stasi; i video di attivisti come Marco Crepaldi o live de “Il Cerbero”.

Se da una parte questo lato del Web sembra contenere la branca più moderata della maschiosfera, dall’altra è difficile distinguere i tratti misogini celati all’interno dei loro contenuti proprio grazie a questo atteggiamento “democratico”. Pertanto è bene conoscere individualmente le persone che si celano dietro a gli account Facebook per capire da dove nascono queste sofferenze, che nutrono la base di questa ideologia.

3. Interviste agli utenti della manosphere[modifica | modifica sorgente]

Per analizzare il terreno della cosiddetta maschiosfera in Italia sono state scelte dieci persone appartenenti a un gruppo tra i più famosi all’interno di Facebook: “Ti prego Karen è anche il mio gruppo”; i suoi 900 membri si presentano così:

“Siamo MRA e WRA (Men/Women's Rights Activists, Attivisti per i Diritti degli Uomini/delle Donne): siamo antisessisti, quindi contrari ai ruoli di genere, e ci occupiamo di questioni maschili (prioritariamente) e femminili (occasionalmente). Secondo noi il sessismo è bi-sessismo: il sistema tradizionale dei ruoli di genere ha storicamente subordinato l'autodeterminazione e il benessere di uomini e donne ai loro ruoli sociali rigidamente prescritti in base al genere di appartenenza, danneggiando tutti in modocomplementare ma ugualmente grave. NON SIAMO TRADIZIONALISTI CONSERVATORI, non vogliamo tornare ai "sani valori di una volta" né ai "bei vecchi tempi" in cui "gli uomini facevano gli uomini e le donne facevano le donne". Condanniamo il femminismo per una serie di ragioni di cui abbiamo parlato nella pagina, ma questa è solo una conseguenza dell'antisessismo e dell'interesse per la causa maschile; l'antifemminismo spicciolo che lecca il culo ai ruoli di genere non fa per noi. QUESTO NON È UN GRUPPO REDPILL. QUI NON CE LA PRENDIAMO CON LE DONNE NÉ CON IL FEMMINILE: ce la prendiamo col sessismo, con la misandria e con la misoginia indipendentemente da chi li mette in atto [...]”.

Per il reclutamento è stato pubblicato un post all’interno del gruppo chiuso e le persone interessate alla ricerca si sono rese volontarie per essere sottoposte a una intervista semistrutturata. Decisi i volontari in base alla loro disponibilità, sono state condotte le interviste attraverso piattaforme di videoconferenza e chat privata. Le domande sono state formulate in modo da scendere nel dettaglio della vita privata degli utenti, non fermandosi così alla mera ideologia che spesso permea nelle pagine della maschiosfera.

3.1 Attivismo e lotta per i diritti maschili[modifica | modifica sorgente]

Per conoscere il grado di coinvolgimento sul tema trattato è stato chiesto agli intervistati se fossero attivisti per i diritti maschili o meno e quale fosse la loro definizione di attivismo. Il Numero 1, trentatrenne laureato in filosofia, dice di aver partecipato a molti dibattiti, riunioni e di aver collaborato con Fabrizio Marchi, filosofo e politico del Lazio. Inoltre, dice che quella dei diritti maschili “è una lotta per i diritti di una categoria che non viene riconosciuta socialmente in occidente come categoria per la quale lottare. Non viene vista come tale in quanto viene percepita come privilegiata.” L’intervistato Numero 2, invece, sostiene di non sentirsi ancora pronto per definirsi attivista, poiché avere una preparazione adeguata richiede tempo e molto studio; ha uno sguardo molto critico nei confronti degli adolescenti che si definiscono attivisti così giovani, quando è chiaro che non hanno avuto il tempo per elaborare un pensiero critico. Il Numero 3 racconta di essere un collaboratore di Perseo, centro antiviolenza che accoglie uomini, e quindi di non occuparsi solo di media-attivismo.

L’utente Numero 4 in passato è stato un moderatore sul gruppo Facebook “Diritti Maschili - Equità e Umanità” ma ne è uscito e spiega la sua decisione dicendo:

Differenze di vedute, non era uno spazio che mi piaceva, non era adatto per me. Poi purtroppo sono cose che se tu eri preso quanto ero preso io ti rubano tanto tempo, energie. Poi mi sono accorto che tante persone non erano interessate tanto quanto lo ero io a fare quello che volevo fare io”. Nonostante questa sua esperienza non si definisce attivista, nemmeno quando rivela di aver mandato una richiesta per far includere gli uomini nella Direttiva europea e aiutare così le vittime di violenza.

“[...] Io non penso di essere capace e di p , come una sorta di giornalista che riferisce alle istituzioni o a chi ha il potere che ci sono questi problemi e situazioni. Io le ho notate, ma dal momento che ci sono mi attivo io.” Totalmente divergente dalla presa di posizione precedente è quella dell’intervistato Numero 5, il quale non si sente di voler condurre dibattiti né online né offline, poiché il conflitto lo turba. Per tale motivo non si definisce attivista per i diritti maschili. Anche il sesto intervistato, sviluppatore informatico di 40 anni, dice di non essere un attivista perché non appartiene a specifiche organizzazioni, ma che nella sua piccola cerca di informarsi il più possibile. Allo stesso modo risponde anche l’intervistato Numero 9. La Numero 7 è risultata l’unica utente femminile disponibile per l’intervista; lei ha dichiarato di non sentirsi un’attivista per i diritti maschili. Dice di essere antisessista e interessata ai temi maschili per la sua laurea come assistente sociale.

L’ottavo intervistato si definisce attivista però progressista. Non sono uno di quelli che dice “le donne sono fuori controllo e ora vogliono troppe cose”, per me è stupido fare un discorso del genere. Per come la vedo io è un’enorme semplificazione di uomini-donne; far vedere i gruppi come monoliti e non come una costellazione di persone è sbagliato. Purtroppo i gruppi MRA si sono fatti una brutta nomea per colpa di qualcuno; io non nego che in questi gruppi ci siano degli estremisti che vogliono che le donne diventino delle incubatrici che camminano legate in cucina, questo è da condannare, ma ci sono estremisti in tutte le correnti. Sono un progressista perchè appoggio le lotte femminili, come il permettere l'aborto; io sono a favore perché mi sembra stupido che una donna che non può crescere un bambino sa che nascerà con qualche malattia congenita terribile, alla fine è un suo diritto scegliere. Allo stesso tempo mi rendo conto che per quanto si sia combattuto ultimamente per elevare la posizione delle donne, purtroppo non è stato fatto lo stesso dal lato opposto e per questo mi definisco un attivista dei diritti maschili.”

L’intervistato Numero 10 si vuole allontanare dall’etichetta di MRA e ci tiene a precisare che è un antisessista; in quanto tale ritiene che per far stare bene un genere si debba tentare di migliorare la vita dell’altro.

3.2 Entrare nella maschiosfera[modifica | modifica sorgente]

Successivamente, è stato chiesto di spiegare quali sono i temi più importanti ad ogni singolo intervistato, questo sia per sapere quali sono gli argomenti più dibattuti, sia per capire qual è stato l’impulso iniziale che ha portato determinate persone ad inserirsi nei gruppi MRA e non solo. L’intervistato Numero 1, dice che l’attivismo per i diritti maschili riguarda “moltissimi temi: i problemi legati ai padri separati, i suicidi, la depressione, il barbonaggio; se ma in realtà è un altro dei problemi sociali che ha un risvolto di genere maschile. Poi aggiunge: “quindi profondamente femminista, ho vissuto fino da bambino tutte le influenze ideologiche, tutti i mantra. Quando ad un certo punto vedi sugli articoli di giornale esce fuori che una donna guadagna il 70% meno di me e le mie colleghe donne non guadagnano il 70% in meno di m nonostante sa” x mah aspetta un attimo: questa narrazione che ci propina ogni volta.. oltretutto la Murgia ha dichiarato che Le proprietarie del r privilegiati, ma allora anche le donne delle classi più alte.” Per questi gravi episodi che sono accaduti nella sua vita, l’intervistato ha detto che ha iniziato ad interessarsi alle questioni sul lavoro usurante a cui sono sottoposti alcuni uomini, la mancanza di norme e tutele.

Il Numero 2, studente di filosofia, dice che le sue convinzioni sono state stravolte quando ha visto il documentario The Red pill di Cassie Jaye, un documentario del 2016 che indaga il movimento per i diritti maschili: “lontano le questioni di genere, ma mi mettevo totalmente nelle mani di un femminismo quale che f , che ti ha detto come stanno le cose, tu prendi atto e dai la tua opinione se ti viene chiesta e basta. Se ci sono opinioni divergenti chiedi a una femminista quale cosa devi pensare. Mi mettevo nelle loro f Scelgo di simpatizzare per un femminismo sex positive. Una femminista sex negative privilegio”.

uscire più perché potenzialmente potrei essere sempre un oppressore, pericoloso ecc... [...] nonatteggiamen[...] ero già arrivato a pensare che il femminismo fosse una lotta giusta con limiti che “confuso”. Se il femminismo è questa lotta per il bene supremo nelle dinamiche di genere, perché ci sono persone antifemministe Una risposta breve è “perché ci sono ” sempre addossata agli uomini, perché se le donne ricadono in questi ruoli viene fatto loro il lavaggio del cervello. Certe femministe non sembrano avere una grande ’ vediamo perché varie persone si dicono antifemministe [...]”.

L’intervistato Numero 3 si è approcciato a questi temi da adolescente, periodo nel quale aveva accumulato un certo grado di frustrazione nei confronti delle femmine e verso se stesso. “Volevo vedere se in un mondo dov ’ qualcosa. Le mie riflessioni mi hanno portato a distanziarmi da molte posizioni teoriche degli MRA, perché sono estreme e senza senso. [...] diciamo che la mia frustrazione era tanto dovuta al fatto che nella mia infanzia/adolescenza la violenza che avevo subito era quasi esclusivamente femminile, violenza fisica. Avvicinarmi ai diritti maschili mi ha inizialmente portato una sorta di euforia ideologica, ma con il tempo mi ha portato, anche attraverso il dialogo con il femminismo, a creare la mia prospettiva, che io percepisco come equilibrata, che si discosta dalle fallacie degli MRA e include molti discorsi femministi, ma mi permette di portare avanti un discorso riguardante i diritti maschili. Secondo me, quasi tutti, forse tutti, diventano MRA per un discorso di frustrazione. La frustrazione può prendere varie strade, nel mio caso era principalmente dovuta alla violenza che ho subito da bambino, da donne, quasi tutte figure educative. Per altri ragazzi può essere il non avere poi elaborato in prospettive di genere, che hanno poi elaborato avvicinandosi al femminismo o al mascolinismo.”


Anche il Numero 4 racconta di essere venuto a conoscenza delle questioni maschili un po’ casualmente, tramite i video YouTube di Dellimellow, un web influencer che parla di politica, attualità e cinema; da qui si è incuriosito e ha continuato la ricerca anche su Facebook e Google.

Il Numero 5 sostiene di aver tollerato poco certi atteggiamenti di cavalleria e galanteria sin da adolescente e per caso qualche anno fa è capitato sulla pagina di “Diritti Maschili”, dalla quale poi è uscito.

L’intervistato Numero 6 sostiene di essersi avvicinato informandosi sulla sacrificabilità dell’uomo e in particolare sottolinea come sono sempre coloro che devono accedere ai lavori più usuranti e venivano sottoposti alla leva militare fino a poco tempo fa. Inoltre, critica il “cherry picking” che viene fatto dal femminismo.

L’intervistata Numero 7 si è avvicinata alle questioni di genere grazie a stage e tirocini che ha fatto e dice “Da quando mi sono avvicinata ai diritti ma civile in cui dovrebbero essere protetti tutti” ; successivamente aggiunge “

’ vasta letteratura statunitense come W. Farrell e G. Grey che sono degli studiosi molto validi; il problema dei gruppi delle pagine in Italia sono che oltre a gli utenti che ’ misoginia, come nei gruppi di femministe ci sono utenti che hanno ’

volessero sconfiggere le retoriche delle femministe, ma con le stesse modalità.

anche se già adesso ne sono entrate tante che non hanno delle buone idee antisessiste


L’intervistato Numero 8, mediatore linguistico, ci racconta come il divorzio dei suoi genitori sia un’evidente dimostrazione del fatto che la legge tuteli maggiormente le donne: nonostante fosse già adulto sua madre ha ottenuto la casa che suo padre aveva costruito. Il suo approccio agli MRA ha avuto origine dalla visione di “The Redpill”

che lo ha portato ad avvicinarsi a pagine come “Antisessismo” e “Ti prego Karen”.

Il numero 9 rimane più sul vago dicendo che sentiva che ogni colpa veniva addossata dai media agli uomini e per questo si è voluto informare di come effettivamente andavano le cose. Per tale motivo si è avvicinato alle questioni degli MRA e ritiene che ci siano molte aree in cui gli uomini hanno degli “handicap”, cioè dove c’è una disuguaglianza che privilegia il sesso femminile.

Il Numero 10, invece, è stato vittima di violenza: “S femminista. Questa cosa mi ha portato a farmi delle domande e mi sono allontanato. Avevo tante conoscenze nel mondo femminista a livello proprio locale; quando ho chiesto aiuto mi sono sentito molto sminuito nel mio cercare aiuto[...]”.

Si può quindi affermare che sei intervistati su dieci si sono avvicinati a questi temi a causa di esperienze, più o meno traumatiche, che hanno segnato la loro vita. I restanti, invece, hanno avuto un approccio più ideologico.

3.3 Il rapporto con il femminismo

Proseguendo nelle interviste si è cercato di approfondire le motivazioni per le quali nella maschiosfera si ha un’opinione tanto negativa del femminismo. Inoltre, sono state delineate da alcuni utenti varie teorie che fanno riferimento a filosofi che hanno trattato delle questioni di genere.


L’intervistato Numero 1 definisce il femminismo come un’ideologia falso- coscienziosa con una narrazione parziale e unilaterale della storia. ideologia abbia avuto un ruolo storico, soci ? , i principi ’ politicamente fallaci. Va superato. Io dico sempre una cosa: il femminismo ha il grande merito di aver sollevato la questione di genere, ma la grande colpa di averla affrontata da un solo punto di vista.” Poi continua dicendo che il femminismo nasceva per un’esigenza emancipativa che ora non sussiste più; inoltre, si basa su una premessa sbagliata, cioè l’esistenza del patriarcato.

Allo stesso modo anche per l’intervistato Numero 2 e Numero 6 il femminismo parte dal presupposto sbagliato che ci sia una società creata dagli uomini per gli uomini: il patriarcato. Parlando di quest’ultimo il Numero 2 dice: le implicazioni del linguaggio di cui parla tanto il femminismo per cui si

formano asterischi e ci si scervella in mille modi chiamando assessora e ingegnera. Giusto, perché il linguaggio ha anche delle implicazioni. Ora ’

genere e formula poi soluzioni in base a quelle. No, il femminismo femminile sulle questioni di genere.” Aggiunge di aver voluto dare una possibilità alla quarta ondata del femminismo, ma di aver ancora una volta accolto l’antisessismo, perché con le femministe è sempre una gara a chi sta peggio e per questo i problemi maschili non verranno mai messi in luce.

Il Numero 2 e il Numero 6 si ritengono sostenitori della teoria bisessista di W. Farrell; infatti, l’intervistato Numero 2 spiega tale teoria in questo modo: “i ’ S dare il suo seme a cento donne, una donna può ricevere il seme da un solo uomo e portare quello per nove mesi. Una volta nato il bambino ha bisogno di tantissime ’ 50%. In tutto questo ci sono a , molti dei quali sono estremamente pericolosi e usuranti, quindi che facciamo constatando questa differenza di ruoli biologici? Le donne pensano al ruolo riproduttivo e a tutto quello che può concernere la cura dei figli. Gli uomini hanno il compito di impedire che qualunque cosa, qualunque danno, possa arrivare alle donne; devono proteggere le donne, e questo implica anche impedire di fare lavori usuranti e pericolosi; quindi, questi lavori li fanno solo gli uomini. Si passa quindi da ’ ’ differente da quello che abbiamo oggi. Ricordiamoci che i femminismi sono nati in ’ ’ tempo libero e lo occupavano in tempo domestico, che sembrava “F ” prima questo ragionamento non era possibile. Andare a lavorare in cantiere significa rischiare di lasciarci le penne. Questa divisione nasce dal tentativo di ga ’ plausibile ’ uomini sono dei mostr F

Un punto di vista diverso lo espone l’intervistato Numero 3, il quale sostiene che il femminismo sia un movimento legittimo, “

con frange estreme come quelle degli MRA, ha legittimi interessi anche dal punto

creato un impianto teorico definito, crei un nemico e hai fatto la tua storiella.

’ su tutto, delle cose no, ma va bene. Non mi interessa parlare di femminismo, perderei tempo.”

Come i precedenti, anche l’intervistata Numero 7 non si definisce femminista e tantomeno crede nell’esistenza di un patriarcato: “. Sono una persona che cerca di tutelare entrambi i generi e non solo, anche della comunità LGBTQ+. Io credo che il femminismo abbia fatto cose importanti; per interess ’ ’ problemi degli uomini e a parlare di un assetto politico e storico di cui non sono ’ - sempre sembrata una visione troppo semplicistica della realtà.” Il Numero 4 si definisce critico nei confronti del femminismo, ma allo stesso tempo pensa che sia un movimento che ha senso di esistere e non prova astio verso chi si definisce tale. Poi aggiunge: “

“ ”nie , alcune cose molto personali le ho raccontate in pagine femministe anche se in anonimo.”

Il quinto intervistato dice che sarà antifemminista finché ci sarà un femminista che si oppone alla sua battaglia. Critica il movimento affermando: “Parte da presupposti discutibili, elaborati con una mentalità ancora intrisa del pensiero che dovrebbe combattere. Si sviluppa spesso peggio soprattutto in culture non di avanguardia - tipo alcuni paesi nordici - e considerandone i prodotti politici e culturali. Spesso fa leva su stereotipi e ruoli di genere per la propria propaganda e anche sul fatto che molti uomini si auto-considerino delle bestie, quasi letteralmente.” Il Numero 8 critica il concetto di mascolinità tossica inculcato dai femministi e dai media che fanno l’occhiolino a questa nuova ondata: “maggioranza degli articoli sono spesso scritti da donne, i che gli uomini siano tutti cavernicoli e le donne siano tutte dei putti che galleggiano che esistono Il Numero 10, infine, dice di essere stato femminista in passato e di essersene discostato quando non ha ricevuto aiuto da parte del femminismo. Inoltre, trova che la sinistra non parli di problemi maschili in un’ottica non femminista e questa la trova una grave mancanza.


3.4 Esponenti della manosphere e gruppi Facebook

“Ti prego Karen è anche il mio gruppo” è solo uno dei tanti megafoni della manosphere; infatti, esistono molti siti, blog, forum ed esponenti da cui gli intervistati traggono le proprie informazioni e formulano le proprie idee Tra i più citati c’è sicuramente “La Fionda” di Davide Stasi: da alcuni, come il Numero 1 e il Numero 2, viene elogiato il lavoro fatto all’interno del sito Internet, seppur sempre da un’ottica che tende a destra e quindi di ala meno progressista; altri, come il Numero 10, ne criticano invece l’approccio: “Penso che Stasi sia semp. Hai criticato ilHai fatto qualco’ se non quella di far della polemica.”

Un blog molto criticato da tutti è quello de “Il Redpillatore”, uno spazio nel quale viene fomentato l’estremismo, di stampo dichiaratamente misogino e dal tono provocatorio. Il Numero 1 dice a riguardo “Il punto che sociale o il risvolto analitico e culturale letterario non ce lo trovi. Quelli sono i pub in cui i buzzurri vanno a sfogare le loro fru ’ , ma molto più pesante.

[...]”. Il Numero 3, in un primo momento, pensava che si trattasse di un troll da quanto è paradossale. I rimanenti sostengono di non seguire il blog perché sono completamente in disaccordo o di leggerlo solo per ridere.

Una risposta che ha accomunato tra loro tutti gli utenti è quella di aver fatto parte, almeno per un periodo, della pagina Facebook “Antisessimo”, la quale si definisce “Pagina MRA, LGBT+, anti-tradizionalista e antirazzista”. Alcuni però l’hanno 43 criticata, un esempio è il Numero 3, che dice: “Loro, come Farrell, hanno preso come assunto assoluto Strauss: il 50% delle vittime sono maschili e il 50% sono femmin difficile che le donne vengano indagate, utilizzano dei metodi per uccidere che sono

Altro pilastro di Facebook è “Diritti Maschili: Equità e Umanità”, che però ha subito forti critiche dagli intervistati. Quasi tutti si sono interessati inizialmente alla pagina, per poi capire che l'impronta poteva essere tendente al misogino. L’intervistato Numero 4 racconta di essere stato moderatore del gruppo per un periodo, ma se n’è andato sia per mancanza di tempo che per differenze di vedute. Della stessa idea è anche il Numero 9, che addirittura lo definisce “ .

Crepaldi viene descritto come un personaggio ambivalente, sebbene tutti hanno sostenuto che ha un suo motivo di esistere come figura ed esponente della manosphere. Il Numero 10 dice di lui: “Ho iniziato a F ’ S k k . ' ’ credo che servano anche questi personaggi nel dibattito.

Il Numero 5 lo chiama “femminista buono” addirittura, per la sua mancanza di una presa di posizione, e continua ma non mi s ' - -' un po' cerchiobottista e un po' conservatore”. Il Numero 8 in qualche modo lo difende dalle accuse degli MRA e dalle femministe e dice: “A me onestamente dispiace per lui, perché ha deciso di fare da portavoce di questa battaglia sociale che io ritengo giusta, ma purtroppo visti i tempi in cui ci troviamo si ritrova coinvolto in

O linguaggio meno ’ cerca di far arrabbiare troppo una parte”.

3.5 La Teoria Redpill e gli Incel

Come emerge dagli intervistati. Redpillati, Incel e MRA sono fenomeni molti diversi tra loro e seguirne uno non implica necessariamente approvare gli altri.

Il Numero 2 afferma di sentirsi un Incel perché non ha mai avuto nessun contatto con delle ragazze. Nonostante questo, ha un atteggiamento molto critico verso i forum Incel. “Gli incel come categoria, quelli che si vedono nei forum, sono degli “ ” cusare di superficialità una persona che non fa altro che inquadrare le persone attraverso dei numeri che valutano la donna accusano altri di superficialità? Ma guardati allo specchio e non per darti il voto, guardati coscientemente. Giudichi gli altri di superficia “k ” recentemente o a interessarmene recentemente, io già da 15/16 anni mi guardavo ’ ’ “ ” donna si sente molestata si sente molestata, fine. Tu non hai S Il Numero 3 descrive la teoria Redpill come “la ve’ femminile, che ha dei costi per le donne. La redp ’ dato dal fatto che le donne dal punto di vista biologico hanno degli investimenti

maggiori, ad esempio il ciclo, la gravidanza, i rischi

Degli Incel invece ha un’opinione migliore in quanto si tratta di una condizione; aggiunge anche che quelli radicali andrebbero aiutati, ma la cosa risulta complicata poiché rifiutano la psicoterapia.

Il Numero 5 dice che nel mondo occidentale è vero che siano le donne a condurre il gioco della seduzione, poiché per gli uomini la validazione dell’altro sesso è più importante rispetto che per le donne.

Il Numero 6 sostiene di aver provato a parlare con dei redpillati ed è stata una cosa difficile; quindi, capisce perché le ragazze non provino ad avere punti di contatto con queste persone.

Invece riguardo alla questione degli incel dice: “

’ ’ : quella dei Pick Up Artist. Non credo sia la causa del redpill ma che sia una concausa, “ ” machistico, questa cosa la trovo trasversale al redpill, ai Pick Up Artists e anche a qualche gruppo MRA”.


La Numero 7 dà un punto di vista femminile alla questione e dice: “

misoginia; ci saranno alcuni che non saranno misogini, ma mi chiedo perché entrare in questi spazi segreganti, sono quasi sette. Lo dicono tante persone antisessiste che in quei posti ci sono stati; ti creano un pensiero misogino e vedi come delle persone a “ ” ’ ”

Per il Numero 8 la teoria LMS potrebbe essere anche vera in parte, ma farebbe di tutte le donne una categoria e il rischio è quello di sfociare in un discorso misogino.

Inoltre, non ritiene esatte le idee degli Incel e per dimostrarlo fa l’esempio di lui stesso: sebbene dice di non essere bello ma di non aver avuto problemi ad avere relazioni con delle donne.

Il Numero 10 dice: “Della teoria redpill posso anche pensare che ci sia un minimo di fondamento ma penso che sia una cagata; loro mi definirebbero un 4 o 4 e mezzo e non ho mai avuto problemi con le ragazze, sono stato anche disoccupato e secondo la loro teoria sarei dovuto essere un Incel, invece ho avuto una storia e poi una figlia. Ho avuto donne e quindi non penso di essere la loro anomalia, ” '3.6 Discriminazioni e storie personali'

Se utenti come il Numero 5 e il Numero 9 non si espongono più di tanto e dicono di non ricordare momenti in cui si sono sentiti discriminati, gli altri si aprono a racconti di vissuto personale.

Il primo intervistato dice di aver ricevuto più volte discriminazioni in quanto uomo:

Fin da quando ero bambino ho ricevuto discriminazione misandrica da parte di mia madre e delle sue amiche femminis . Mi sono sentito un sacco di volte discriminato come pericoloso in quanto maschio. Mi sono sentito gli occhi addosso mentre giocavo con dei bambini in un contesto in cui era normale che lo facessi.”

Il Numero 2 fa un discorso molto intimo nel quale sostiene di non approcciare le donne per paura di essere giudicato male, il solo pensiero di poter risultare un molestatore agli occhi degli altri è per lui un freno verso il mondo femminile.

Anche l’intervistato Numero 3 si è sentito più volte discriminato a scuola e trattato diversamente in quanto maschio. Inoltre, si è avvicinato alla prospettiva MGTOW.

Il Numero 4 racconta di un’umiliazione pubblica ricevuta da un gruppo di coetanei: “ “ ”

’ ’ ’ “ ”

. Io purtroppo o per fortuna sono un tipo che

contempla, le ragazze di cui sono stato innamorato le co “ ” molto. Praticamente sul telefono mi hanno fatto vedere u “ ” ’ .

La Numero 7 è stata più volte in strutture che aiutavano le donne e i suoi superiori hanno sempre sminuito le complicazioni che i padri separati erano costretti a subire.

Il Numero 8 racconta di situazioni più quotidiane dove si è sentito a disagio: “In ’ “ ” ’ O ’ ’ lavoro a maggioranza femminile, mi dicono che qualcuno potrebbe sentirsi a disagio ’ dell' S , dove io e i miei coinquilini - 2 razzi e 3 ragazze - dovevamo uscire e quando era il momento di cambiarci ci hanno chiesto di uscire fuori ma non sono uscite quando era il nostro momento d ? non pagasse per entrare e io si, ma queste per fortuna sono solo cazzate. Le vere discriminazioni non le ho mai vissute.”

3.7 Essere un attivista per i diritti maschili e il rapporto con gli altri:' 'dall’online all’offline

Un altro tema interessante da indagare è stato quello dei rapporti che questi utenti hanno con le persone all’interno del gruppo “Ti prego Karen”, nei loro social e anche nella vita quotidiana.

Spesso fare outing delle proprie prese di posizione risulta difficile, lo spiega l’utente Numero 1: “In ambito social io ho fatto un outing, perché ad un certo punto ho dovuto fare comunicazione di questa roba e facendo outing ho avuto problemi. Per fortuna diciamo ho una buona sicurezza in me, una personalità tale per la quale ero preparato, sapevo e ho fatto tutto coscientemente. Amici decennali tuttora credono ’ “ ?” una chiamata molto disagevole perché parlava a me come si parlerebbe a uno che ha appena avut , ma era un costo che ero disposto a spendere. Se parliamo della maggior parte dei I suoi amici storici gli sono rimasti vicini e quello che ha perso sostiene di aver riguadagnato nella frequentazione di questa sfera, che lo ha arricchito e pensa di aver trovato anche dei nuovi amici. Diversa è la situazione in famiglia, dove non può parlare con la madre di queste questioni in quanto è una femminista convinta. Gli alti, invece, non parlano mai di vera e propria amicizia, ma di un sostegno psicologico e anche di risorse.

Per esempio, il Numero 4 racconta di aver prestato soccorso a una persona sul gruppo che aveva istinti suicidi: si sono parlati in privato e gli ha dato dei suggerimenti, poiché egli stesso ha pensato di farsi del male in passato.

Il Numero 10, che è anche un moderatore della pagina, spiega che si erano mobilitate diverse persone per aiutare un componente del gruppo appartenente alla comunità LGBTQ+: “Avevamo creato anche di capire come aiutarla perché ci diceva che i ’ contattare delle associazioni che si occupavano di persone trans. Poi era saltato fuori il dubbio che fossero cose che si inventava lei, finché ha iniziato ad accusare di k ’ ”

Se per molti esporsi è semplice, altri tengono nella loro sfera intima questa area della loro vita, o comunque per una cerchia molto ristretta di persone. Ma c’è anche qualcuno che preferisce esporsi in pubblico, come il Numero 3, che ha sostenuto un incontro in una scuola di Firenze e ha parlato dei temi degli MRA.

Nonostante tutti dicano che c’è un bel clima all’interno di “Ti prego Karen”, non ci sono mai stati raduni o comunque la tendenza è quella di non incontrarsi anche di persona. L’eccezione la fanno il Numero 1 e il Numero 2, che hanno incontrato qualcuno, anche se il secondo si dice non soddisfatto delle persone con le quali è venuto a contatto.

3.8 La narrazione dei media tradizionali

Un argomento per cui non vi sono state particolari divergenze è stato quello relativo al giudizio sul modo in cui le questioni di genere sono trattate nei media. Tutti si sono dimostrati scettici o fortemente critici nei confronti dell’informazione odierna. Per esempio, l’utente Numero 2 sostiene che la comunicazione sulle questioni di genere sia molto arretrata e si basi sempre su un solo punto di vista. Addirittura il Numero 6 50 ritiene che le istanze del femminismo non corrispondano ai problemi reali, ma comunque sono le uniche prese in considerazione perché fanno scalpore: “ ’ forte strumentalizzazione da parte dei mass media che viene cavalcata da populismo da par ragazze che i problemi esistono ma non sono quelli che vengono spiegati dal

Uno degli argomenti ritenuti più controversi è quello dei femminicidi; il Numero 3 si espone sostenendo che “

comunque grave, basta che una donna venga uccisa che viene definito femminicidio dai giorna ’ S ’ S

Conclusioni[modifica | modifica sorgente]

Il primo dato che emerge dall’analisi delle interviste è che la maggior parte degli intervistati non si definiscono effettivamente attivisti, sia poiché non partecipano offline a manifestazioni o dibattiti pubblici, sia perché la parola attivismo, probabilmente, rimanda ad una differente forma di investimento di risorse, tempo e consapevolezza maggiore in azioni concrete. Tuttavia, c’è chi si espone maggiormente riguardo a questi temi e prende posizione anche sui profili social personali oltre che nelle pagine MRA, come avviene nel caso del ragazzo che lavora per il centro Perseo o il ragazzo che collabora con Fabrizio Marchi, candidato consigliere comunale, come indipendente, alle elezioni amministrative di Roma 2021 nel Partito Comunista Allo stesso modo, è interessante notare come, sebbene la descrizione della pagina presa in esame parli esplicitamente di gruppo MRA, quasi tutti si distanziano da questo termine poiché porta con sé una serie di pregiudizi. In generale, preferiscono il termine antisessista, il quale, a loro modo di vedere, serve ad evitare di focalizzare il tema della rivendicazione dei diritti solo sugli uomini, ma di estenderlo anche donne e alle persone appartenenti alla comunità LGBTQ. Il termine antisessista ha una connotazione maggiormente progressista – molti di loro dichiarano di appartenere all’area politica della sinistra – che gli consente di prendere le distanze rispetto agli ambienti conservatori della manosphere americana, che ha sostenuto la politica di Trump.

Nonostante la maggioranza degli intervistati si dichiara antifemminista, si nota come non ci sia poi tanto interesse a conoscere i fondamenti teorici del femminismo, sebbene alcuni di loro frequentino pagine femministe e si informino sui temi di genere che circolano qui. Gli elementi che vengono maggiormente contestati al femminismo riguardano l’origine del termine che ha la radice in “femmina”, che lotta contro il patriarcato, termine che deriva da “padre” e quindi “uomo”; la colpevolizzazione del genere maschile che viene costantemente attaccato e denigrazione (male-bashing). In particolare, i media sono fortemente criticati per il fatto che le vittime maschili non vengano messe in luce e che persino le grandi istituzioni tendano ad oscurare l’altro lato della medaglia. Sebbene la critica al femminismo sia forte e spesso radicale, non si può dire che vengano abbracciate retoriche estremiste come quelle Incel o Redpill. La teoria Redpill viene criticata per la sua misoginia intrinseca e per la tendenza ad essere applicata solo per il sesso femminile, quando anche quello maschile si interessa di bellezza e status; diverso, invece, è l’approccio verso gli Incel: molti di loro considerano quella degli Incel una condizione psicologica, una sofferenza individuale verso cui occorre mostrare comprensione. Nonostante ciò, nessuno di loro approva la specifica visione del mondo e la terminologia usata dagli Incel, così come tutte le soluzioni che essi propongono per uscire dalla propria condizione di disagio.

I risultati della nostra ricerca ci dimostrano che gli uomini si avvicinano alla cultura MRA perché non si sentono rappresentati in questa società in profondo cambiamento.

Se le donne hanno trovato dei punti di riferimento su cui unirsi per lottare ed ottenere un miglioramento delle proprie condizioni di vita, così non è per gli uomini, i quali si trovano ancora ad uno stato embrionale della loro metamorfosi, e per questo la loro lotta rimane confusa e poco focalizzata, spesso limitandosi alla lamentela dietro ad uno schermo. Difatti, quello che purtroppo molto spesso emerge nei loro discorsi è una certa tendenza al vittimismo, che non solo li rende meno credibili, ma alimenta la sensazione che si stiano lamentando per questioni di poca importanza.

Una lettura superficiale dell’universo MRA sembra confermarci quello che tante ricerche provenienti dal contesto angloamericano sostengono. In realtà, conoscendo a tu per tu i componenti dei gruppi MRA da me intervistati, sentendo le loro storie e confidenze, si comprende come il loro sia un disagio reale. Molti di questi sono uomini sono stati testimoni o hanno sperimentato davvero il dolore diretto risultante dalle pressioni esercitate su di loro dagli stereotipi maschili - la pressione per non apparire deboli, la pressione per essere forti, per essere un “macho”. Molti raccontano dei propri rapporti difficili con i genitori, di situazioni lavorative precarie, delle proprie insicurezze relazionali o, in generale, dell’incapacità di trovare un proprio posto nel mondo. Questi uomini hanno probabilmente passato più tempo a riflettere sulle dinamiche di genere che la maggior parte degli altri uomini. Lo dimostra il fatto 53 che molti di loro sembrano genuinamente preoccupati dell'uguaglianza di genere e l’avversione al femminismo è spesso un mero un capro espiatorio per dar sostanza al proprio sconforto.

A mio parere è necessario approfondire la conoscenza di questa parte della società, che non sente di essere privilegiata, ma che avverte come le proprie sue necessità sono oscurate dall’attenzione che viene data alle problematiche che affliggono il sesso femminile. L’auspicio è che se entrambi i sessi avvertono una forte sensazione di disagio, non si sentono tutelati e capiti, forse il problema è comune ad entrambi. Più che sfociare in una guerra di genere, si dovrebbe allora dar vita ad una alleanza che si rivolga a combattere chi ha effettivamente il potere, il privilegio e le modalità per intervenire con politiche di eguaglianza sociale per tutti.

Appendice: traccia intervista[modifica | modifica sorgente]

Prima area tematica: la definizione del fenomeno MRA

In questa area l’intervistatore stimola l’intervistato a riflettere in maniera generale sul tema dei diritti maschili, per far emergere sia il livello di conoscenza e consapevolezza del fenomeno, sia una sua specifica definizione del fenomeno. Da notare che la prima domanda può essere una domanda-spartiacque. L'intervistato può rispondere si, si ma, no, no ma: e dare una sua interpretazione anche a seconda delle possibili rimostranze che la parola attivista può indurre. Questa domanda serve ad orientare le altre domande a seconda della risposta. Esempio: se dice di avere solo un vago interesse, si declina l’intervista su questo, mettendo “interesse per la questione” al posto di “attivismo”

●Ti definiresti un attivista per i diritti maschili?

●Se dovessi spiegare il fenomeno dell’attivismo per i diritti maschili ad una persona che non ne sa nulla, come lo definiresti? Tu come lo ha inteso?

●Esiste una definizione univoca di attivismo per i diritti maschili o pensi che ce ne siano diverse? Mi daresti la tua?

●Quali sono i temi più importanti che una pagina che si occupa di questioni maschili dovrebbe affrontare?

●Che tipo di impatto pensi che un movimento dei diritti maschili può avere sulla società?

●Quali tipo di iniziative dovrebbero essere intraprese?

●Pensi che l’attivismo per i diritti maschili sia un fenomeno poco diffuso? Per quale motivo secondo te? Come si potrebbe fare per sensibilizzare maggiormente al fenomeno?

●Conosci altri gruppi che si occupano di attivismo per i diritti maschili? Mi dici quelli che ti vengono in mente?

●Esistono delle differenze, secondo te, tra la realtà dell’attivismo italiano e quella statunitense?

Seconda area tematica: la definizione del fenomeno MRA e la Rete In questa area l’intervistatore stimola l’intervistato a riflettere sul modo in cui è arrivato a conoscere le pagine dei diritti maschili, sull’importanza che la Rete ha avuto rispetto alla conoscenza del fenomeno. Se possibile, portare l’intervistato a riflettere sul ruolo che ha avuto Internet sulla presa di consapevolezza rispetto a questo tema. 55

●Quando e come è nato il tuo interesse per il tema dei diritti maschili E’ nato online o conoscevi già prima il fenomeno? Da quanto tempo frequenti questi spazi?

●In che modo sei arrivato a conoscere la realtà dei gruppi online dedicati ai diritti maschili Ci sei capitato per caso Te ne ha parlato un conoscente E’ successo dopo una esperienza in particolare?

●Attualmente, dove ti informi principalmente sulle tematiche MRA? Leggi libri, consulti blog, guardi video su YouTube, segui altre pagine Facebook, o qualche divulgatore in particolare? Mi puoi indicare le fonti che segui maggiormente? ●Che importanza attribuisci alle pagine Facebook sui diritti maschili nella capacità di tenerti informato e avere più consapevolezza riguardo a questo tema? Che cosa ti offrono in più rispetto ad altre fonti informative?

●Quali sono i temi discussi sulla pagina che ti interessano di più? Quali sono i temi che ti interessano meno? Pensi che si parli troppo di alcune problematiche? Quali altri temi, al contrario, pensi non vengano affrontati adeguatamente?

●Quali sono i limiti principali che riscontri in questo tipo di pagine?

●Come giudichi la partecipazione di donne, uomini non etero o non binary alla pagina? Pensi sia giusto coinvolgere maggiormente anche loro? Perché?

●Pensi che questi spazi debbano essere aperti ad altre soggettività o debbano rimanere luoghi di discussione esclusivamente o prevalentemente frequentati da uomini?

●Pensi che in questi spazi si debba discutere solo di problematiche maschili o si debbano affrontare anche altre tematiche? Se sì, quali ad esempio?

●Pensi che questo tipo di tematiche siano un fenomeno che appartiene esclusivamente alla Rete? O pensi che in futuro se ne parlerà sempre di più anche presso l’opinione pubblica ●Per riassumere: pensi che questi spazi siano principalmente un luogo dove a) scambiare informazioni e approfondimenti su temi poco mainstream; b) aggregarsi e incontrarsi con persone che la pensano come te per chiacchierare, instaurare relazioni di amicizia e conoscenza o semplicemente tenersi compagnia; c) sfogare i propri sentimenti e avere conforto da persone che vivono situazioni simili alla tua? Quale di queste funzioni sia la più importante? Perchè?

●La tua esperienza di uso di questi spazi comprende una o tutte queste funzioni appena elencate o pensi di utilizzarli in modo totalmente differente?

Terza area tematica: le pratiche

In questa area l’intervistatore stimola l’intervistato a riflettere su quello che lui fa in Rete, sulle modalità con cui si usufruisce di questi spazi, sul tipo di contenuti che condivide, etc.

  • Ti definiresti un frequentatore abituale degli spazi di discussione dei diritti maschili? Quante volte circa a settimana li frequenti?
  • Come definiresti la tua frequentazione di questi spazi? Abituale o saltuaria? ●Segui qualche particolare routine quando accedi a questi spazi (ad esempio, durante la pausa pranzo, o la sera etc.) o accedi quando ti capita? Accedi principalmente da Pc o da smartphone?
  • Tendenzialmente leggi solo i post o ti soffermi anche sui commenti?
  • Ti capita di scrivere tu stesso dei post e commentare o ti limiti a leggere quello che vedi? Hai mai condiviso tu personalmente un post o tendi a lasciare commenti sotto ai post condivisi da altre persone?
  • Come giudichi le interazioni all’interno della pagina Le trovi utili, frustranti, divertenti?
  • Quali sono i temi dei diritti maschili a cui sei maggiormente interessato e tendi ad intervenire di più?
  • Quali sono invece i temi che condividi di meno o affatto?
  • E’ cambiato il modo in cui frequenti questo tipo di pagine nel corso del tempo? Sì sì, in che modo?
  • Hai mai pensato di abbandonare qualche pagina MRA o ti è capitato di non frequentare volutamente le pagine MRA per un po’ Se sì, perché

Quarta area tematica: le relazioni

In questa area l’intervistatore stimola l’intervistato a riflettere sul modo in cui gestisce le proprie relazioni all’interno di questi spazi, sul tipo di rapporti che intrattiene con gli altri utenti della pagine, sulle strategie di gestione delle relazioni con gli altri utenti della pagina. Inoltre, si spinge l’intervistato a riflettere su a) il modo in cui gestisce la propria identità di attivista rispetto alla propria identità pubblica in Rete; b) il modo in cui gestisce la propria identità di attivista rispetto alla propria vita quotidiana offline. Fare emergere i possibili conflitti vissuti personalmente nella gestione della propria identità di attivista rispetto a diverse sfere di vita

  • Ci sono persone che frequentano la pagina che conoscevi già personalmente dal vivo? Quanti di loro li conoscevi già perché frequentavate altri spazi comuni? Nel caso, quali spazio?
  • Ti capita di tenerti in contatto con persone che frequentano gli spazi dell’attivismo per i diritti maschili Se sì, in che modo e con quale frequenza? Potresti definirli amici?
  • Hai mai litigato con qualcuno o partecipato a qualche flame sulla pagina? Se sì, come è andata?
  • Hai mai bloccato qualcuno che ti infastidiva?
  • Pensi si possano instaurare relazioni di amicizia con i frequentatori della pagina che vadano al di là degli spazi online? A tal proposito, hai incontrato mai qualcuno che frequenta le pagine MRA dal vivo?
  • Ti è mai capitato di organizzare o partecipare a qualche raduno o attività legata all’attivismo per i diritti maschili ●Condividi mai i post delle pagine MRA sulla tua bacheca pubblica di Facebook o in altri profili social? Parli mai di queste tematiche su altri spazi online pubblici? Se lo fai, perché? Se non lo fai, quale è il motivo?
  • Viceversa, ti è mai capitato di condividere con altri membri del gruppo qualche tua vicenda o esperienza personale? Se lo hai fatto, di cosa si trattava? Ti è capitato di farlo tramite post pubblici o in chat Perché l’hai fatto E come ti sei sentito dopo? Se non lo hai fatto, per quale motivo?
  • Ti è mai capitato di promuovere la pagina tra qualche tuo amico o contatto che non sapeva nulla del fenomeno? Se non lo hai mai fatto, per quale motivo?
  • Le persone che conosci e frequenti al di fuori della pagina o con cui hai un rapporto più intimo sanno che ti interessi di attivismo per i diritti maschili? Se lo sanno, perché e in che modo glielo hai detto?
  • Ti capita mai con amici, parenti, conoscenti o altre persone che frequenti di affrontare il discorso dei diritti maschili? Se sì, come accolgono solitamente le tue posizioni Se no, perché non ne parli Hai paura di essere frainteso E’ una parte di te che non vuoi condividere nella vita reale?
  • Sei mai arrivato a chiudere qualche amicizia o conoscenza a causa del tuo interesse per l’attivismo maschile

Quarta area tematica: la politica dei generi In questa area l’intervistatore stimola l’intervistato a collocare la sua esperienza di attivista in relazione ad altre aree dedicate alle politiche di genere, come il femminismo e le questioni LGBTQ+. Far emergere il ruolo che ha avuto l’incontro con le tematiche femministe rispetto alla propria decisione di aderire all’attivismo MRA. Fare emergere riflessività circa gli elementi di comunanza o distanza che l’attivismo per i diritti maschili ha rispetto al femminismo, alle tematiche LGBTQ+ e, più in generale, alla politica.

  • Ti sei mai definito in passato o ancora oggi ti definisci femminista? Hai mai fatto parte, o fai ancora parte, di movimenti femministi? Hai mai partecipato a qualche iniziativa femminista (scioperi, manifestazioni, assemblee)?
  • Segui (o seguivi in passato) pagine o personaggi che parlano di femminismo?
  • Se sì, quali?
  • In che modo ti sei formato una tua opinione sul femminismo? Attraverso libri, blog, youtube, pagine femministe? Se sì, quali?
  • Come è cambiata, se è cambiata, la tua idea di femminismo nel corso del tempo? Cosa ti ha fatto cambiare idea?
  • Che cosa rappresenta per te il femminismo? Dammi una tua definizione di femminismo?
  • C’è qualche lotta femminista che ritieni giusta Se sì, perché Ci sono battaglie femministe che ritiene sbagliate? Se sì, perché?
  • Pensi che per occuparsi di attivismo per i diritti maschili bisogna essere necessariamente antifemministi? Se sì, perché? Se no, perché?
  • Ti definiresti antisessista? Cosa significa per te essere antisessista? Quale è la differenza, secondo te, tra essere antisessista e essere femminista?
  • Che cosa pensi delle battaglie portate avanti dalle comunità LGBTQ+? Le ritieni giuste? Se sì, perché? Se no, perché?
  • Pensi che l’attivismo per i diritti maschili possa essere compatibile con le lotte portate avanti dalle comunità LGBTQ+? Se sì, perché? Se no, perché?
  • Pensi che l’attivismo per i diritti maschili sia una lotta di stampo progressista o conservatrice? Ritieni che sia una battaglia più vicina ai movimenti di sinistra o di destra?
  • Quale è la differenza tra le pagine che parlano di questioni maschili e gli spazi frequentati dai ragazzi Incel o redpillati? Pensi che ci siano dei punti in comune?
  • Esistono altre pagine o spazi in Rete dedicati al tema dei diritti maschili che conosci, ma non frequenti? Perché non le frequenti? Cosa ti tiene lontano da queste pagine?

Quinta area tematica: società, opinione pubblica e media

In questa area l’intervistatore stimola l’intervistato a riflettere sul modo in cui si costruisce a livello sociale la riflessione sulla mascolinità, sul ruolo che hanno media e opinione pubblica nel perpetuare una certa idea del maschile, sul ruolo che giocano famiglia, scuola o media nel sensibilizzare alle tematiche maschili, sul ruolo della politica rispetto a questi temi. Si stimola l’intervistato a riflettere sul ruolo e la responsabilità che egli attribuisce a questi attori sociali rispetto alla propria decisione di aderire all’attivismo MRA. Gli si chiede di immaginare lui stesso possibili strategie di intervento per sensibilizzare a questi temi.

  • Ritieni che oggi la società discrimini gli uomini? In che modo? Fammi il primo esempio che ti viene in mente ●Ritieni che i media offrono una immagine negativa e discriminatoria degli uomini? Se sì, fammi il primo esempio che ti viene in mente ●Pensi che l'opinione pubblica dedichi la giusta attenzione alle tematiche maschili? Se sì, in che modo? Se no, perché?
  • Pensi che la politica dedichi la giusta attenzione alle tematiche maschili? Se sì, in che modo? Se no, perché?
  • Pensi che il dibattito sui temi maschili sia trattato in modo adeguato nei media? Fammi qualche esempio ●Quale dovrebbe essere il ruolo della maggiori agenzie di socializzazione, come famiglia, scuola o media nel sensibilizzare alle tematiche maschili?
  • Pensi che Internet sia lo strumento più adeguato per sensibilizzare alle tematiche maschili Ritiene che l’attivismo per i diritti maschili sia un fenomeno destinato a rimanere confinato in Rete?
  • In che modo, secondo te, si dovrebbe sensibilizzare alle tematiche maschili? Fammi qualche esempio ●Pensi che Internet sia lo strumento più adeguato per sensibilizzare alle tematiche maschili Ritiene che l’attivismo per i diritti maschili sia un fenomeno destinato a rimanere confinato in Rete?

Sesta area tematica: investimento simbolico rispetto all’interesse per le tematiche MRA

In questa area conclusiva l’intervistatore indaga l’attribuzione di senso che l’intervistato attribuisce al proprio “essere attivista in Rete” per sé e nel rapporto con gli altri

  • Puoi affermare di esserti mai sentito personalmente “discriminato” in quanto uomo? In quali occasioni? Come hai reagito? Ti sei confidato con qualcuno? Hai condiviso la tua esperienza nei gruppi? Sei andato a cercare informazioni online?
  • Ti definisci un attivista per i diritti maschili o una persona semplicemente interessata a queste tematiche? Pensi che in futuro il tuo impegno verso questi temi cambierà?
  • Da quando frequenti le pagine MRA pensi di essere cambiato come persona? Che cosa è cambiato in te? Come è cambiato il tuo rapporto con gli altri? Con le donne? E con gli altri uomini?
  • Ritieni che discutere negli spazi online di questioni maschili sia un'attività che ha migliorato o peggiorato il modo in cui affronti la tua vita quotidiana e le tue relazioni sociali? In meglio o in peggio? Perché?
  • Ritieni che discutere di questioni maschili nei spazi online sia un'attività che ha cambiato il tuo modo di pensare alla politica e alle tematiche sociali? Perché?
  • Hai mai avuto paura che il tuo interesse per questi temi ti potesse impattare in modo negativo sulla tua immagine e reputazione negli altri spazi online in cui sei presente, come i social media?
  • Hai mai avuto paura che il tuo interesse per questi temi ti potesse condizionare in modo negativo la tua vita sociale, o lavorativa o le tue relazioni intime?
  • Pensi che frequentare gli spazi in cui si parla di problematiche maschili sia come appartenere ad una comunità?

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

“Angry White Men: American Masculinity at the End of an Era”, M. Kimmel, 2013 “Maschi in crisi Oltre la frustrazione e il rancore”, S. Ciccone, 2019 “Maschi”, A. Spallacci, 2012 “Contro la vostra realtà. Come l'estremismo del web è diventato mainstream”, A. Nagle, 2018 “Italian men’s rights activism and online backlash against feminism”, M. Farci, N. Righetti, 2019 “Io onestamente oggi non vorrei nascere maschio”. Il caso Marco Crepaldi, M. Farci, O. Ricci

Sitografia[modifica | modifica sorgente]