Femminicidio, uso ambiguo del termine

Da Tematiche di genere.
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Voce principale: Femminicidi.

In Italia il termine ha avuto un utilizzo massiccio dal 2008, quando Barbara Spinelli, consulente ONU in materia di violenza sulle donne, ha pubblicato un libro a riguardo.

Definizione del termine e uso ambiguo[modifica | modifica sorgente]

Il Devoto-Oli definisce femminicidio:

Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.

Una definizione forte, che suscita emozioni, il cui senso è chiaro e privo di equivocabilità. Peccato che tale definizione non venga usata. In base a questa definizione infatti, ciò che distingue un omicidio da un femminicidio è la motivazione del gesto e non il sesso della vittima. Da cui consegue che è impossibile capire se una persona ha commesso davvero un femminicidio senza delle indagini e valutazioni psicologiche del colpevole.

Conseguenze dell'instabilità semantica[modifica | modifica sorgente]

La legislazione italiana non contempla una definizione di femminicidio in quanto tale, pertanto il numero di delitti accertati differisce a seconda del soggetto rilevatore e dei criteri di classificazione seguiti. Le “vere” conseguenze dell’assenza di stabilità semantica si evidenziano maggiormente quando si valuta statisticamente la situazione di un Paese; in particolare, nel caso dei femminicidi i numeri sono estremamente ondivaghi, a causa della coesistenza di definizioni diverse che comporta, infatti, già in fase di raccolta dei dati, dei problemi tutt’altro che trascurabili, giacché a seconda della definizione adottata dall’analista può determinare criteri differenti di inclusione o esclusione dal computo. A questo stesso proposito scriveva la docente di statistica sociale Domenica Fioredistella Iezzi, già nel 2013:

"In Italy, there are no official data on femicide. Since 1923, Istat has carried out a survey on the “causes of death”, unfortunately, this survey has not recorded data on the authors of homicide. Since 1995, EURES has collected data on murders in Italy and integrated this information with DEA DB (database of the National Agency of Press–ANSA) and data from the Criminalpol. The EURES DB does not use a gender approach, but it is possible to obtain this information through crossing some variables in the EURES DB (Iezzi 2010). Since 2005, refuges have collected data on femicide in Italy, using only press information.

Oggi, dati della rilevazione ISTAT 2013 alla mano, la situazione appare ancora simile a quella descritta da Iezzi: i dati sono estratti dal database degli omicidi del Ministero dell’Interno (DCPC) e il fatto che il calcolo sia fornito sia includendo le 92 vittime del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, sia escludendole, lascia intendere che vigono ancora gli esiti di un imperfetto spoglio dei femminicidi imputabile, a giudizio di chi scrive, agli effetti della tuttora vigente provvisorietà definitoria di questa tipologia di crimine. Poiché, inoltre, in Italia, i dati ufficiali sulla mortalità non includono sistematicamente la natura della relazione tra omicida e vittima e la rilevazione dei dati è praticata con metodi differenti, il rapporto a tre tra società, media e repertorio linguistico della comunità italiana risulta non solo falsato ma neppure confrontabile con quello disponibile per altri paesi[1].

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. In Italy, as in other countries, official mortality data do not record the relationship between the victim and the perpetrator. In Italy, there are women’s shelters that provide temporary refuge for women escaping from violent or abusive situations, such as rape and domestic violence, and these shelters also collect data on femicide. Actually, data on this topic come from the web should be collected to gather new information and build a specific vocabulary, but unstructured data require more complex preprocessing to transform unstructured data into structured statistical information. Moreover, data could be encoded in many different ways that may result in significantly different outcomes (Iezzi 2013: 52-63)