Disturbi alimentari: il pericolo di anteporre le aspettative sociali al benessere

Da Tematiche di genere.
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Titoli alternativi:

  1. "La tossicità dell'automiglioramento fisico come dovere morale"
  2. "Disturbi alimentari: sfidare la narrativa tossica della società"
  3. "Pressioni sociali e disturbi alimentari: una riflessione critica"
  4. "Oltre la performance: promuovere un approccio sano al benessere"
  5. "L'ossessione per i cambiamenti fisici rapidi: il ruolo del marketing"
  6. "Amore per se stessi e disturbi alimentari: sfatare i falsi miti"
  7. "Verso un equilibrio: superare gli standard irrealistici di bellezza"
  8. "La convenienza dei consumi nell'eccessiva enfasi sulla performance fisica"
  9. "Disturbi alimentari: il pericolo di anteporre le aspettative sociali al benessere"
  10. "Consapevolezza sui disturbi alimentari: sfidare la cultura della colpa e della vergogna"

Riflessione presa da storie Instagram[modifica | modifica sorgente]

In questa giornata dedicata alla consapevolezza sui disturbi del comportamento alimentare, è importante porre l'attenzione sulla tossicità del considerare l'automiglioramento fisico come un dovere morale verso la società. Spesso questo concetto viene mascherato da un falso "dovresti farlo per te stess*", ma con modalità, tempi e condizioni imposti dall'esterno. Questa pressione esterna può portare ad assumere condotte dannose nel perseguimento dell'obiettivo stesso, glorificando variazioni ponderali non sane e non sostenibili nel lungo termine. Tali comportamenti non sono atti di amore verso se stessi, ma sono dettati dalla spinta a compiacere gli altri.

Frasi come "dovresti dimagrire perché devi volerti bene" sono contraddittorie quando, dopo una rapida perdita di peso ottenuta attraverso comportamenti malsani come il vomito autoindotto, si sente dire "brava, si vede che hai iniziato ad amarti". Farsi del male, sprecare cibo e compromettere la propria salute non è volersi bene. Mettersi due dita in gola dopo ogni pasto non è auto-amore. Allo stesso modo, dire a qualcuno "sei troppo magro, dovresti mettere su peso per te stesso" può portare a sviluppare condotte poco sane, spesso ignorate quando si tratta di disturbi alimentari nelle persone che praticano bodybuilding.

Viviamo in una società in cui ci arroghiamo il diritto di sapere cosa sia giusto per gli altri senza averne titolo o competenza per valutare la loro condizione fisica. C'è un problema con l'estrema performatività e la rapidità richiesta nei cambiamenti e miglioramenti fisici, che spinge le persone oltre il limite di ciò che è sano pur di avere un risultato tangibile da mostrare agli altri. Se la perdita di peso avviene lentamente, si viene etichettati come pigri o non abbastanza bravi. Poco importa se dopo le diete yo-yo si riprende tutto il peso perso e anche di più: si sarà comunque oggetto di derisione e spinti a ricominciare il ciclo.

Questo tipo di condotte è alimentato, se non incoraggiato, da un marketing dedicato. Una persona insicura e schiacciata dall'ossessione per la performance rapida spenderà di più in rimedi pericolosi e presunti miracolosi, consumerà più spesso e sarà un cliente migliore. L'eccessiva enfasi sulla performance nei cambiamenti fisici è anche molto conveniente per i consumi. Si è spinti a spendere per la propria salute, a investire in rimedi miracolosi, senza considerare eventuali ostacoli come malattie, ritmi lavorativi, disabilità o problemi economici, etichettandoli come semplici scuse.

È fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza sui disturbi alimentari e sfidare la narrativa tossica che li circonda. La salute e il benessere devono essere perseguiti in modo equilibrato e sostenibile, rispettando i tempi e le esigenze individuali, senza cedere alle pressioni esterne o agli standard irrealistici imposti dalla società e dal marketing.