Viralità, Clickbait e FuckNews: differenze tra le versioni

nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
 
(2 versioni intermedie di uno stesso utente non sono mostrate)
Riga 1: Riga 1:
{{Torna a|Sociability di Francesco Oggiano}}
==Dal boom dei giornali online al crollo==
==Dal boom dei giornali online al crollo==
* Grazie a internet inizialmente ci fu un periodo di forte crescita delle testate online dei grandi («Time», «The New York Times», «National Geographic»), le stime parlavano di +1.000% di utenti l’anno. Questa bolla però durò poco, si dissolse nel 2001.  
* Grazie a internet inizialmente ci fu un periodo di forte crescita delle testate online dei grandi («Time», «The New York Times», «National Geographic»), le stime parlavano di +1.000% di utenti l’anno. Questa bolla però durò poco, si dissolse nel 2001.  
Riga 16: Riga 19:


*Non conta l’oggetto dell’articolo ma l’emozione nel soggetto che lo legge.  
*Non conta l’oggetto dell’articolo ma l’emozione nel soggetto che lo legge.  
Per approfondire vedi anche: [[Ricetta per la viralità]]
Conta tanto le emozioni che un contenuto suscita ("''Il contenuto diventa un carburante per le nostre conversazioni"'').
Conta tanto le emozioni che un contenuto suscita ("''Il contenuto diventa un carburante per le nostre conversazioni"'').


Un altro [[Episodio virale The Dress|episodio divenuto virale è The Dress]], qui (clicca sul link) si notano altre caratteristiche utili a rendere un tema virale.
Un episodio emblematico di viralità è 'The Dress' del 2015, dove una semplice domanda su un abito - se fosse bianco e oro o blu e nero - ha suscitato un vasto dibattito online, guadagnando milioni di visualizzazioni e risposte. La natura accessibile e intrigante del dibattito, combinata con un'immagine accattivante e la possibilità per gli utenti di social media di esprimere le loro opinioni e personalità, ha dimostrato il potere di un contenuto virale ben congegnato, pur essendo di natura apparentemente frivola.
 
L'episodio di "The Dress" è un esempio classico di come diversi elementi possano convergere per creare un contenuto virale. Le caratteristiche che hanno contribuito alla sua viralità includono:
# Storia coinvolgente: Il dibattito su quale fosse il colore reale del vestito ha creato una storia coinvolgente che ha catturato l'attenzione del pubblico. Le persone volevano conoscere la "verità" e questa curiosità ha alimentato la condivisione del contenuto.
# Elementi interattivi: Il semplice fatto di chiedere l'opinione delle persone sul colore del vestito ha creato un elemento interattivo. Le persone erano invogliate a partecipare al dibattito e a condividere la loro opinione, rendendo il contenuto più propenso a diventare virale.
# Rilevanza emotiva: La divisione tra coloro che vedevano il vestito come bianco e oro e coloro che lo vedevano come blu e nero ha suscitato forti emozioni. Questo dibattito ha portato le persone a difendere la loro posizione con passione, aumentando la rilevanza emotiva del contenuto.
# Identità sociale e condivisione: La questione del colore del vestito è diventata un modo per le persone di esprimere la loro identità e appartenenza a un determinato "gruppo" (quelli che vedevano bianco e oro vs. quelli che vedevano blu e nero). Questo ha incoraggiato la condivisione del contenuto.
# Fattore sorpresa: L'idea che le persone potessero vedere colori diversi nello stesso vestito ha creato un elemento di sorpresa. Questo ha reso il contenuto più interessante e ha spinto le persone a condividerlo.
# Risonanza con eventi attuali: Sebbene non fosse direttamente collegato a un evento specifico, "The Dress" è diventato un fenomeno culturale nel suo momento, rendendolo rilevante e attuale.  
== Produzione di contenuti virali su larga scala da parte dei giornalisti ==
== Produzione di contenuti virali su larga scala da parte dei giornalisti ==
Francesco Oggiano nel suo libro [https://www.amazon.it/SociAbility-social-cambiando-informarci-attivismo/dp/885544705X Sociability] ci parla del crollo della qualità dei contenuti giornalistici causata dalla necessità di una concorrenza di solo prezzo:<blockquote>Cinque minuti massimo. Il tempo di trovare un altro articolo – di un’altra testata italiana, magari scritto da un altro povero cristo dall’altra parte della città, che a sua volta l’aveva ricopiato da un altro – e “ricicciarlo”. Dicesi ricicciarlo: riscriverlo quel tanto che bastava da renderlo non imputabile di plagio e minimamente originale per l’algoritmo di Google News, sempre affamato di nuovi contenuti. Ecco perché, cari lettori, quando fate una ricerca su Google vi ritrovate vagonate di articoli tutti simili tra loro tipo “Come vedere la Juve in streaming” o “A che ora parla XY”.</blockquote>E di come questo processo di "adattamento<ref>Il termine adattarsi fa pensare proprio al senso Darwiniano della parola: survival of the fittest</ref> al mercato" non abbia comportato solo un aumento di contenuti scopiazzati, scritti senza approfondimento, ma un tentativo di "hackerare" l'interesse delle persone. Attraverso l'uso di titoli ad effetto (o clickbait<ref>la pratica di ingigantire e distorcere il lancio di un articolo in maniera sensazionalistica e volutamente ambigua, in modo che l’utente – timoroso di perdersi un contenuto decisivo – non possa resistere alla tentazione di cliccare.</ref>): "una didascalia sufficientemente intrigante e misteriosa, l’obiettivo è non rivelare né troppo né troppo poco del contenuto". Oggiano ci porta alcuni esempi delle prime testate online che ci hanno puntato sopra moltissimo<ref>''"Per anni in Italia, i maestri sono stati quelli di «Libero», i cui lanci ormai epici sono stati addirittura messi in una rassegna da «Vice». Due su tutti. Primo: foto sensuale di Francesca Immacolata Chaouqui, collaboratrice del Vaticano finita in uno scandalo. E il titolo: “Sberleffo della Papessa a Papa Bergoglio: ‘Buon natale, ca...’”. Percezione dell’articolo: ha scritto cazzo al papa. Realtà: i puntini di sospensione servivano a nascondere il più innocente messaggio “Buon Natale, capo”. Consiglio: i puntini di sospensione stanno al clickbaitista come il martello sta a Thor. Sono la sua arma principale, lo strumento micidiale per farvi abboccare. Quando li vedete, state all’erta. Secondo lancio mitologico: foto di Alberto Stasi – ragazzo condannato per il famigerato omicidio di Chiara Poggi che per anni ha riempito le cronache italiane – circondato dai carabinieri. E titolo sensazionalistico: “Clamorosa evasione dal carcere di Stasi”. Percezione: Stasi è fuggito. Realtà: l’evaso è tale «Predan Zonic, cinquantadue anni, origini serbe», il cui unico grado di relazione con la vicenda di Stasi è l’essere detenuto nello stesso carcere... “di Stasi”, a Bollate. Uso raffinatissimo e geniale di foto, parole e sintassi. Pensate se tutto quel talento del clickbaitista venisse valorizzato al servizio di compiti meno ingannevoli e più nobili."''</ref>.
Francesco Oggiano nel suo libro [https://www.amazon.it/SociAbility-social-cambiando-informarci-attivismo/dp/885544705X Sociability] ci parla del crollo della qualità dei contenuti giornalistici causata dalla necessità di una concorrenza di solo prezzo:<blockquote>Cinque minuti massimo. Il tempo di trovare un altro articolo – di un’altra testata italiana, magari scritto da un altro povero cristo dall’altra parte della città, che a sua volta l’aveva ricopiato da un altro – e “ricicciarlo”. Dicesi ricicciarlo: riscriverlo quel tanto che bastava da renderlo non imputabile di plagio e minimamente originale per l’algoritmo di Google News, sempre affamato di nuovi contenuti. Ecco perché, cari lettori, quando fate una ricerca su Google vi ritrovate vagonate di articoli tutti simili tra loro tipo “Come vedere la Juve in streaming” o “A che ora parla XY”.</blockquote>E di come questo processo di "adattamento<ref>Il termine adattarsi fa pensare proprio al senso Darwiniano della parola: survival of the fittest</ref> al mercato" non abbia comportato solo un aumento di contenuti scopiazzati, scritti senza approfondimento, ma un tentativo di "hackerare" l'interesse delle persone. Attraverso l'uso di titoli ad effetto (o clickbait<ref>la pratica di ingigantire e distorcere il lancio di un articolo in maniera sensazionalistica e volutamente ambigua, in modo che l’utente – timoroso di perdersi un contenuto decisivo – non possa resistere alla tentazione di cliccare.</ref>): "una didascalia sufficientemente intrigante e misteriosa, l’obiettivo è non rivelare né troppo né troppo poco del contenuto". Oggiano ci porta alcuni esempi delle prime testate online che ci hanno puntato sopra moltissimo<ref>''"Per anni in Italia, i maestri sono stati quelli di «Libero», i cui lanci ormai epici sono stati addirittura messi in una rassegna da «Vice». Due su tutti. Primo: foto sensuale di Francesca Immacolata Chaouqui, collaboratrice del Vaticano finita in uno scandalo. E il titolo: “Sberleffo della Papessa a Papa Bergoglio: ‘Buon natale, ca...’”. Percezione dell’articolo: ha scritto cazzo al papa. Realtà: i puntini di sospensione servivano a nascondere il più innocente messaggio “Buon Natale, capo”. Consiglio: i puntini di sospensione stanno al clickbaitista come il martello sta a Thor. Sono la sua arma principale, lo strumento micidiale per farvi abboccare. Quando li vedete, state all’erta. Secondo lancio mitologico: foto di Alberto Stasi – ragazzo condannato per il famigerato omicidio di Chiara Poggi che per anni ha riempito le cronache italiane – circondato dai carabinieri. E titolo sensazionalistico: “Clamorosa evasione dal carcere di Stasi”. Percezione: Stasi è fuggito. Realtà: l’evaso è tale «Predan Zonic, cinquantadue anni, origini serbe», il cui unico grado di relazione con la vicenda di Stasi è l’essere detenuto nello stesso carcere... “di Stasi”, a Bollate. Uso raffinatissimo e geniale di foto, parole e sintassi. Pensate se tutto quel talento del clickbaitista venisse valorizzato al servizio di compiti meno ingannevoli e più nobili."''</ref>.
==Conseguenze negative per i lettori==
==Conseguenze negative per i lettori==
In seguito '''qualcosa è sfuggito di mano''' e '''si persa l'attenzione e la cura''' del testo, del contesto, del lettore:<blockquote>Abbiamo trasformato i giornali in “macchine sforna url”. Fabbriche di produzione di contenuti, ognuno privo di legami, analisi, letture e collegamenti con altre informazioni. Da leggere, consumare e abbandonare. Abbiamo tolto le storie dal contesto. Rinunciato a essere i curatori.</blockquote>
In seguito '''qualcosa è sfuggito di mano''' e '''si persa l'attenzione e la cura''' del testo, del contesto, del lettore:<blockquote>Abbiamo trasformato i giornali in “macchine sforna url”. Fabbriche di produzione di contenuti, ognuno privo di legami, analisi, letture e collegamenti con altre informazioni. Da leggere, consumare e abbandonare. Abbiamo tolto le storie dal contesto. Rinunciato a essere i curatori.</blockquote>
== Guadagni facili per editori, influencer ==
== Guadagni facili per editori, influencer ==
Giornalisti con spirito più imprenditoriale che molleranno la redazione per costruirsi il proprio progetto personale.
Giornalisti con spirito più imprenditoriale che molleranno la redazione per costruirsi il proprio progetto personale.
Riga 30: Riga 42:
*Azeem Azhar, ex corrispondente dell’«Economist», dice di guadagnare una cifra a sei zeri con la sua newsletter incentrata sul tech: «Non mi sono mai sentito così libero in venticinque anni di giornalismo».
*Azeem Azhar, ex corrispondente dell’«Economist», dice di guadagnare una cifra a sei zeri con la sua newsletter incentrata sul tech: «Non mi sono mai sentito così libero in venticinque anni di giornalismo».
*Andrew Sullivan, star del «New York Magazine», ha lasciato dopo alcune tensioni con l’editore e ha creato il suo prodotto, raccogliendo sessantamila lettori ancora prima di inviare la prima mail: «È meraviglioso scrivere solo per i propri lettori. È come tornare ai tempi dei blog». Ritorno al futuro.
*Andrew Sullivan, star del «New York Magazine», ha lasciato dopo alcune tensioni con l’editore e ha creato il suo prodotto, raccogliendo sessantamila lettori ancora prima di inviare la prima mail: «È meraviglioso scrivere solo per i propri lettori. È come tornare ai tempi dei blog». Ritorno al futuro.
== Com'è potuto accadere? ==
== Com'è potuto accadere? ==
Da un lato crisi da parte degli editori:<blockquote>Il trend è dovuto a un mercato sempre più in crisi (negli ultimi anni il numero dei giornalisti nelle redazioni USA si è dimezzato e durante la pandemia in almeno trentamila sono stati mandati a casa o hanno subito riduzioni di stipendio) ma anche a un nuovo sviluppo del rapporto tra lettori e autori</blockquote>Dall'altro:<blockquote>«Prima i lettori erano affezionati a una testata» ha spiegato Casey Newton. «Adesso seguono singoli scrittori, youtuber o podcaster. E iniziano a essere disposti a pagare per supportarli.»
Da un lato crisi da parte degli editori:<blockquote>Il trend è dovuto a un mercato sempre più in crisi (negli ultimi anni il numero dei giornalisti nelle redazioni USA si è dimezzato e durante la pandemia in almeno trentamila sono stati mandati a casa o hanno subito riduzioni di stipendio) ma anche a un nuovo sviluppo del rapporto tra lettori e autori</blockquote>Dall'altro:<blockquote>«Prima i lettori erano affezionati a una testata» ha spiegato Casey Newton. «Adesso seguono singoli scrittori, youtuber o podcaster. E iniziano a essere disposti a pagare per supportarli.»
Negli ultimi vent’anni noi giornalisti abbiamo usato inconsciamente e invano parole diverse per differenziare il giornalismo “vero” da quello che ci stava avvenendo attorno: i blogger sui blog, gli user-generated content sul web, gli youtuber su YouTube, i fotografi improvvisati su Instagram, gli influencer sui social. «La nostra ostilità verso quello che stava succedendo è comprensibile», ha scritto il Reynolds Journalism Institute «la nostra negazione no.»</blockquote>Abbiamo solo perso un’occasione [...] «ci rifiutiamo di guardare la democratizzazione del mestiere avvenuta con la rete».  
Negli ultimi vent’anni noi giornalisti abbiamo usato inconsciamente e invano parole diverse per differenziare il giornalismo “vero” da quello che ci stava avvenendo attorno: i blogger sui blog, gli user-generated content sul web, gli youtuber su YouTube, i fotografi improvvisati su Instagram, gli influencer sui social. «La nostra ostilità verso quello che stava succedendo è comprensibile», ha scritto il Reynolds Journalism Institute «la nostra negazione no.»</blockquote>Abbiamo solo perso un’occasione [...] «ci rifiutiamo di guardare la democratizzazione del mestiere avvenuta con la rete».  
== Note ==
== Note ==
__NOINDICE__
__NOINDICE__
<references />
<references /><div class="ezmob-footer ezoic-floating-bottom ezo_ad ezmob-footer-desktop" id="ezmobfooter"><center><span id="ezoic-pub-ad-placeholder-100"></span></center></div><div class="ezmob-footer ezoic-floating-bottom ezo_ad ezmob-footer-desktop" id="ezmobfooter"><center></center></div>
[[Categoria:Mass Media]]
[[Categoria:Fake News]]
[[Categoria:Viralità]]