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Riassunto tesi Tra antifemminismo e antisessismo. Come cambia l'attivismo per i diritti maschili in Italia
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==== '''3.1 Attivismo e lotta per i diritti maschili''' ==== Per conoscere il grado di coinvolgimento sul tema trattato è stato chiesto agli intervistati se fossero attivisti per i diritti maschili o meno e quale fosse la loro definizione di attivismo. Il Numero 1, trentatrenne laureato in filosofia, dice di aver partecipato a molti dibattiti, riunioni e di aver collaborato con Fabrizio Marchi, filosofo e politico del Lazio. Inoltre, dice che quella dei diritti maschili “è una lotta per i diritti di una categoria che non viene riconosciuta socialmente in occidente come categoria per la quale lottare. Non viene vista come tale in quanto viene percepita come privilegiata.” L’intervistato Numero 2, invece, sostiene di non sentirsi ancora pronto per definirsi attivista, poiché avere una preparazione adeguata richiede tempo e molto studio; ha uno sguardo molto critico nei confronti degli adolescenti che si definiscono attivisti così giovani, quando è chiaro che non hanno avuto il tempo per elaborare un pensiero critico. Il Numero 3 racconta di essere un collaboratore di Perseo, centro antiviolenza che accoglie uomini, e quindi di non occuparsi solo di media-attivismo. L’utente Numero 4 in passato è stato un moderatore sul gruppo Facebook “Diritti Maschili - Equità e Umanità” ma ne è uscito e spiega la sua decisione dicendo: “''Differenze di vedute, non era uno spazio che mi piaceva, non era adatto per me. Poi'' ''purtroppo sono cose che se tu eri preso quanto ero preso io ti rubano tanto tempo, energie. Poi mi sono accorto che tante persone non erano interessate tanto quanto lo'' ''ero io a fare quello che volevo fare io''”. Nonostante questa sua esperienza non si definisce attivista, nemmeno quando rivela di aver mandato una richiesta per far includere gli uomini nella Direttiva europea e aiutare così le vittime di violenza. “[...] ''Io non penso di essere'' ''capace e di p , come una sorta di giornalista che riferisce alle istituzioni o a chi ha il potere che ci sono questi problemi e situazioni. Io le ho notate, ma dal momento che'' ''ci sono mi attivo io''.” Totalmente divergente dalla presa di posizione precedente è quella dell’intervistato Numero 5, il quale non si sente di voler condurre dibattiti né online né offline, poiché il conflitto lo turba. Per tale motivo non si definisce attivista per i diritti maschili. Anche il sesto intervistato, sviluppatore informatico di 40 anni, dice di non essere un attivista perché non appartiene a specifiche organizzazioni, ma che nella sua piccola cerca di informarsi il più possibile. Allo stesso modo risponde anche l’intervistato Numero 9. La Numero 7 è risultata l’unica utente femminile disponibile per l’intervista; lei ha dichiarato di non sentirsi un’attivista per i diritti maschili. Dice di essere antisessista e interessata ai temi maschili per la sua laurea come assistente sociale. L’ottavo intervistato si definisce attivista però pro''gressista. Non sono uno di quelli'' che dice “le donne sono fuori controllo e ora vogliono troppe cose”, per me è stupido fare un discorso del genere. Per come la vedo io è un’enorme semplificazione di uomini-donne; far vedere i gruppi come monoliti e non come una costellazione di persone è sbagliato. Purtroppo i gruppi MRA si sono fatti una brutta nomea per colpa di qualcuno; io non nego che in questi gruppi ci siano degli estremisti che vogliono che le donne diventino delle incubatrici che camminano legate in cucina, questo è da condannare, ma ci sono estremisti in tutte le correnti. Sono un progressista perchè appoggio le lotte femminili, come il permettere l'aborto; io sono a favore perché mi sembra stupido che una donna che non può crescere un bambino sa che nascerà con qualche malattia congenita terribile, alla fine è un suo diritto scegliere. Allo stesso tempo mi rendo conto che per quanto si sia combattuto ultimamente per elevare la posizione delle donne, purtroppo non è stato fatto lo stesso dal lato opposto e per questo mi definisco un attivista dei diritti maschili.” L’intervistato Numero 10 si vuole allontanare dall’etichetta di MRA e ci tiene a precisare che è un antisessista; in quanto tale ritiene che per far stare bene un genere si debba tentare di migliorare la vita dell’altro.
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