Riassunto studio Femminicidio in Italia: una critica al discorso femminista di genere e una lettura costruttivista dell'identità umana: differenze tra le versioni

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Link allo studio completo: https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0011392115625723
=== '''La teoria del discorso applicata alla narrazione sul “femminicidio” e critiche''' ===
=== '''La teoria del discorso applicata alla narrazione sul “femminicidio” e critiche''' ===
Secondo la teoria del discorso, i discorsi sono intesi come rappresentazioni di una realtà sociale che influenzano a loro volta le rappresentazioni attraverso un processo di selezione dei significati e di sedimentazione della conoscenza. Più nello specifico, se tale teoria viene applicata al discorso sul “femminicidio”, tale discorso può essere visto come una narrazione che ridefinisce la categoria neutrale dell’omicidio delle donne in termini femministi/politici e, così facendo, costruisce il fenomeno sociale della violenza contro le donne come una questione di genere.
Secondo la teoria del discorso, i discorsi sono intesi come rappresentazioni di una realtà sociale che influenzano a loro volta le rappresentazioni attraverso un processo di selezione dei significati e di sedimentazione della conoscenza. Più nello specifico, se tale teoria viene applicata al discorso sul “femminicidio”, tale discorso può essere visto come una narrazione che ridefinisce la categoria neutrale dell’omicidio delle donne in termini femministi/politici e, così facendo, costruisce il fenomeno sociale della violenza contro le donne come una questione di genere.
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Questo discorso paradigmatico deriva e contribuisce a rendere popolare quella che nelle scienze sociali viene solitamente identificata come teoria della violenza di genere, una teoria che si basa su una critica sociale del patriarcato e legge la violenza contro le donne come un fenomeno culturale strutturale di disuguaglianza di genere. Secondo questa teoria, uomini e donne imparano nel corso della loro vita identità e ruoli di genere normativi: le donne stabiliscono la loro femminilità come sottomessa, mentre gli uomini sono incoraggiati ad essere assertivi e ad usare forza fisica.  
Questo discorso paradigmatico deriva e contribuisce a rendere popolare quella che nelle scienze sociali viene solitamente identificata come teoria della violenza di genere, una teoria che si basa su una critica sociale del patriarcato e legge la violenza contro le donne come un fenomeno culturale strutturale di disuguaglianza di genere. Secondo questa teoria, uomini e donne imparano nel corso della loro vita identità e ruoli di genere normativi: le donne stabiliscono la loro femminilità come sottomessa, mentre gli uomini sono incoraggiati ad essere assertivi e ad usare forza fisica.  
=== '''Critiche alle teorie di genere sulla violenza contro le donne''' ===
=== '''Critiche alle teorie di genere sulla violenza contro le donne''' ===
Le teorie di genere sulla violenza contro le donne sono criticate principalmente sotto tre aspetti: per l’equazione potere/violenza, per essere parziali e obsolete. La studiosa femminista postcoloniale Bell Hooks mostra come la violenza attraversi i generi, coinvolti sia come vittime che come carnefici. Esponendo la pervasività della violenza, e facendo luce sul ruolo delle donne nel mantenerla, Hooks smonta l’equazione violenza/malattia. Il sociologo americano Richard Felson mette in discussione l’assioma del potere alla base delle teorie femministe sulla violenza e dice che il potere è una caratteristica delle relazioni tra le persone, piuttosto che una caratteristica individuale. Di conseguenza, il potere in una sfera della vita non si trasferisce necessariamente ad altre sfere.
Le teorie di genere sulla violenza contro le donne sono criticate principalmente sotto tre aspetti: per l’equazione potere/violenza, per essere parziali e obsolete. La studiosa femminista postcoloniale [https://it.wikipedia.org/wiki/Bell_hooks Bell Hooks] mostra come la violenza attraversi i generi, coinvolti sia come vittime che come carnefici.  


Felson suggerisce di guardare alle relazioni di genere in termini di interdipendenza piuttosto che di potere.  La sociologa italiana Consuelo Corradi fa notare che l’equazione potere/violenza non è più plausibile oggi in Italia in quanto tale equazione non coglie importanti cambiamenti nello status delle donne e nell’identità maschile negli ultimi 40 anni. Sostenere che gli uomini come classe sociale indulgano alla violenza per difendere il loro vantaggio di potere sulle donne è, secondo Corradi, una posizione teorica che non offre alcun tipo di vantaggio per la risoluzione del problema. Corradi non sostiene che in Italia la cultura patriarcale sia completamente sradicata, ma che il patriarcato non sia più il modello relazionale dominante e quindi sarebbe anacronistico continuare a interpretare la violenza contemporanea con lenti teoriche elaborate in un contesto sociale precedente molto diverso.
Esponendo la pervasività della violenza, e facendo luce sul ruolo delle donne nel mantenerla, Hooks smonta l’equazione violenza/malattia.  


Corradi suggerisce inoltre di analizzare la molteplicità dei fattori che concorrono all'espressione della violenza attraverso tre categorie: macro fattori (politiche sociali, soglia di tolleranza sugli episodi di violenza e ruolo della comunità), fattori intermedi (ruoli di genere nella società e nella specifica coppia, posizione di potere dell'aggressore e della vittima, caratteristiche socioeconomiche) e micro fattori (caratteristiche specifiche di relazione, comunicazione e stato emotivo dei soggetti coinvolti).
Il sociologo americano [[wikipedia:Richard_Felson|Richard Felson]] ''mette in discussione l’assioma del potere alla base delle teorie femministe sulla violenza'' e dice che il potere è una caratteristica delle relazioni tra le persone, piuttosto che una caratteristica individuale. Di conseguenza, il potere in una sfera della vita non si trasferisce necessariamente ad altre sfere.


Gli autori dell'articolo sostengono che il discorso del “femminicidio” in Italia abbia messo in atto una specifica spiegazione di genere relativamente a tutti i casi di omicidio di donne da parte di uomini, una spiegazione che si basa sull’obsoleta equazione potere/violenza e sull’esclusione di una molteplicità di variabili di fatto dibattute dai sociologi.
Felson suggerisce di guardare alle ''relazioni di genere in termini di interdipendenza'' piuttosto che di potere. La sociologa italiana [https://g.co/kgs/cspG6E Consuelo Corradi] fa notare che ''l’equazione potere/violenza non è più plausibile oggi in Italia in quanto tale equazione non coglie importanti cambiamenti nello status delle donne e nell’identità maschile negli ultimi 40 anni''.  


Tale enfasi sulla dimensione macro culturale della violenza contro le donne, che si realizza attraverso il discorso del “femminicidio”, potrebbe avere implicazioni negative sulla comprensione pubblica delle relazioni di genere.  
Sostenere che gli uomini come classe sociale indulgano alla violenza per difendere il loro vantaggio di potere sulle donne è, secondo Corradi, una posizione teorica che non offre alcun tipo di vantaggio per la risoluzione del problema.
 
Corradi non sostiene che in Italia la cultura patriarcale sia completamente sradicata, ma che ''il patriarcato non sia più il modello relazionale dominante e quindi sarebbe anacronistico continuare a interpretare la violenza contemporanea con lenti teoriche elaborate in un contesto sociale precedente molto diverso.''
 
Corradi suggerisce inoltre di <u>analizzare la molteplicità dei fattori</u> che concorrono all'espressione della violenza attraverso tre categorie: macro fattori (politiche sociali, soglia di tolleranza sugli episodi di violenza e ruolo della comunità), fattori intermedi (ruoli di genere nella società e nella specifica coppia, posizione di potere dell'aggressore e della vittima, caratteristiche socioeconomiche) e micro fattori (caratteristiche specifiche di relazione, comunicazione e stato emotivo dei soggetti coinvolti).
 
Gli autori dell'articolo sostengono che il discorso del “femminicidio” in Italia abbia messo in atto una specifica spiegazione di genere relativamente a tutti i casi di omicidio di donne da parte di uomini, <u>una spiegazione che si basa sull’obsoleta equazione potere/violenza e sull’esclusione di una molteplicità di variabili di fatto dibattute dai sociologi.</u>
 
Tale enfasi sulla dimensione macro culturale della violenza contro le donne, che si realizza attraverso il discorso del “femminicidio”, potrebbe avere <u>implicazioni negative</u> sulla comprensione pubblica delle relazioni di genere.  
=== '''Il discorso di genere in Italia: La lotta culturale contro il femminicidio''' ===
=== '''Il discorso di genere in Italia: La lotta culturale contro il femminicidio''' ===
Il discorso di genere sulla violenza poggia dunque su due presupposti impliciti: “la violenza maschile contro le donne ha origine nella cultura patriarcale” e “esiste un’associazione tra la violenza contro le donne e le rappresentazioni delle donne”.
Il discorso di genere sulla violenza poggia dunque su ''due presupposti impliciti'':  
 
* “la violenza maschile contro le donne ha origine nella cultura patriarcale” e  
* “esiste un’associazione tra la violenza contro le donne e le rappresentazioni delle donne”.
Questi presupposti sono radicati nella narrazione del “femminicidio”.
Questi presupposti sono radicati nella narrazione del “femminicidio”.


In quanto al termine stesso, “femicide” in inglese ha due significati principali. Un’accezione neutra, impiegata anche in sociologia e criminologia, che significa “omicidio di una donna”, senza alcun riferimento alle cause o al colpevole dell'omicidio. Il secondo significato è politico e di genere, in quanto implica che l'omicidio sia commesso per motivi riconducibili al genere della vittima.    
In quanto al termine stesso, “femicide” in inglese ha due significati principali. Un’accezione neutra, impiegata anche in sociologia e criminologia, che significa “omicidio di una donna”, senza alcun riferimento alle cause o al colpevole dell'omicidio. Il secondo significato è politico e di genere, in quanto implica che l'omicidio sia commesso per motivi riconducibili al genere della vittima.    


In Italia “femicide” è stato tradotto approssimativamente dagli anni '90 con i due termini “femicidio” e “femmicidio”. Questi due termini sono stati usati nei circoli femministi italiani e in specifiche pubblicazioni accademiche, ma non sono mai esplosi nel discorso pubblico e mediatico con la stessa frequenza e potenza del neologismo più recente “femminicidio”. La versione più recente è stata introdotta in Italia nel 2006 all’interno di una riflessione femminista condotta dall'avvocato Barbara Spinelli sulle strutture politiche impiegate dalle attiviste latino-americane. Pertanto, il termine “femminicidio” è stato adottato nel discorso politico italiano con il significato di “omicidio maschile misogino di donne”. Nel contesto italiano, il concetto di “femminicidio” è prevalentemente applicato ad episodi di violenza intima e familiare.
In Italia “femicide” è stato tradotto approssimativamente dagli anni '90 con i due termini “femicidio” e “femmicidio”. Questi due termini sono stati usati nei circoli femministi italiani e in specifiche pubblicazioni accademiche, ma non sono mai esplosi nel discorso pubblico e mediatico con la stessa frequenza e potenza del neologismo ''più recente'' “femminicidio”.  
 
La versione più recente è stata introdotta in Italia nel '''2006''' all’interno di una riflessione femminista condotta dall'avvocato Barbara Spinelli<ref>Autrice voce "Femminicidio" x Enciclopedia Treccani. Femminista. Attivista x i diritti umani bandita dalla Turchia.</ref> sulle strutture politiche impiegate dalle attiviste latino-americane. Pertanto, il <u>termine “femminicidio”</u> è stato adottato nel discorso politico italiano con il <u>significato di “omicidio maschile misogino di donne”</u>. Nel contesto italiano, il concetto di “femminicidio” è prevalentemente applicato ad episodi di violenza intima e familiare.
 
Il ''problema con questo termine'' è che ogni volta che si usa la parola “femminicidio” si implica che una donna sia stata uccisa a causa del suo genere, mentre altri fattori e quadri teorici per dare un senso alla violenza vengono trascurati. In altre parole, l’adozione acritica di questo termine e la sua successiva divulgazione hanno permesso una normalizzazione parallela del discorso di genere sulla violenza contro le donne e sul femminicidio, che come abbiamo visto prima suggerisce che la violenza maschile abbia origine nelle rappresentazioni sessiste tipiche della società patriarcale. In poche parole, la ''narrazione'' sul femminicidio ''omogenizza'' casi differenti riconducendoli ad una matrice comune.  


Il problema con questo termine è che ogni volta che si usa la parola “femminicidio” si implica che una donna sia stata uccisa a causa del suo genere, mentre altri fattori e quadri teorici per dare un senso alla violenza vengono trascurati. In altre parole, l’adozione acritica di questo termine e la sua successiva divulgazione hanno permesso una normalizzazione parallela del discorso di genere sulla violenza contro le donne e sul femminicidio, che come abbiamo visto prima suggerisce che la violenza maschile abbia origine nelle rappresentazioni sessiste tipiche della società patriarcale. In poche parole, la narrazione sul femminicidio omogenizza casi differenti riconducendoli ad una matrice comune. Il legame tra cultura mediatica e femminicidio è stato poi fatto proprio dai politici durante la campagna elettorale del 2012-2013. In vari discorsi pubblici si è sottolineato il legame tra rappresentazione stereotipata, oggettivizzazione della donna e violenza.  
Il ''legame'' tra ''cultura mediatica'' e femminicidio è stato poi fatto proprio dai politici durante la ''campagna elettorale'' del 2012 - 2013. In vari discorsi pubblici si è sottolineato il legame tra rappresentazione stereotipata, oggettivizzazione della donna e violenza.  
=== '''Il caso Boldrini-Barilla''' ===
=== '''Il caso Boldrini - Barilla''' ===
Il 19 giugno 2013 il Parlamento italiano ha convertito in legge nazionale la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Durante un evento istituzionale tenutosi in tale occasione, la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha espresso l'auspicio che in Italia si avvii una riflessione sul ruolo dei media nel "sensibilizzare la società sull'intollerabile gravità della violenza contro le donne". Come esempio del ruolo dei media nella normalizzazione culturale della violenza contro le donne, ha citato gli stereotipi trasmessi dalle pubblicità televisive. Pochi giorni dopo, il presidente di Barilla ha scatenato l’indignazione di femministe e intellettuali di sinistra, nonché un boicottaggio globale promosso dalla comunità LGBTQI, con il suo commento “Laura Boldrini non capisce bene che ruolo svolge la donna nella pubblicità: è madre, nonna, amante, cura la casa, cura le persone care, oppure fa altri gesti e altre attività che comunque ne nobilitano il ruolo”. Questo episodio si è verificato nello stesso periodo in cui in Italia stava prendendo forma un’emergenza mediatica per quanto riguarda i casi di femminicidio, in realtà non innescata da alcun reale aumento dei casi. L'ondata mediatica è stata piuttosto il risultato di una maggiore esposizione nel dibattito pubblico del problema sociale della violenza nei confronti delle donne e del femminicidio, enfasi originariamente derivata dalla mobilitazione femminista per l'adozione del nuovo termine: “femminicidio”, rispetto al termine neutro “omicidio” ed espressioni come “delitto passionale” e “raptus/perdita di controllo” per indicare le uccisioni di donne che vengono uccise perché appartengono a una precisa categoria di genere che nella società patriarcale contemporanea è assegnata a uno status inferiore. Diversi opinionisti si sono uniti alla causa e hanno contribuito alla costruzione del fenomeno del femminicidio come una piaga sociale pervasiva nelle coppie eterosessuali e radicata in una cultura patriarcale in cui le rappresentazioni stereotipate dei ruoli sessuali e del corpo delle donne sono normalizzate. Durante la campagna elettorale del 2012-2013, il tema della violenza contro le donne è diventato centrale nel discorso politico, che ha rapidamente adottato il neologismo al punto che il termine “femminicidio” è entrato nel linguaggio comune con il significato di “omicidio di una donna in quanto donna”. L’incidente Boldrini/Barilla è un caso emblematico che rivela i temi chiave del discorso sul femminicidio in Italia: stereotipi di genere e radici culturali della violenza contro le donne.
Il 19 giugno 2013 il Parlamento italiano ha convertito in legge nazionale la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Durante un evento istituzionale tenutosi in tale occasione, la Presidente della Camera dei Deputati Laura '''Boldrini''' ha espresso l'auspicio che in Italia si avvii una riflessione sul ruolo dei media nel "sensibilizzare la società sull'intollerabile gravità della violenza contro le donne".  
=== '''Teoria del discorso di Faucault''' ===
''Come esempio'' del ruolo dei media nella normalizzazione culturale della violenza contro le donne, ''ha citato gli stereotipi trasmessi dalle pubblicità televisive.'' Pochi giorni dopo, <u>il presidente di Barilla ha scatenato l’indignazione di femministe e intellettuali di sinistra</u>, nonché un boicottaggio globale promosso dalla comunità LGBTQI, con il suo commento <blockquote>“Laura Boldrini non capisce bene che ruolo svolge la donna nella pubblicità: è madre, nonna, amante, cura la casa, cura le persone care, oppure fa altri gesti e altre attività che comunque ne nobilitano il ruolo”. </blockquote>''Questo episodio'' si è verificato nello stesso periodo in cui in Italia stava prendendo forma un’<u>emergenza mediatica</u> per quanto riguarda i casi di femminicidio, <u>in realtà non innescata da alcun reale aumento dei casi</u>. L'ondata mediatica è stata piuttosto il risultato di una maggiore esposizione nel dibattito pubblico del problema sociale della violenza nei confronti delle donne e del femminicidio, enfasi originariamente derivata dalla mobilitazione femminista per '''l'adozione del nuovo termine''': “femminicidio”, rispetto al termine neutro “omicidio” ed espressioni come “delitto passionale” e “raptus/perdita di controllo” per indicare le uccisioni di donne che vengono uccise perché appartengono a una precisa categoria di genere che nella società patriarcale contemporanea è assegnata a uno status inferiore.  
Secondo la teoria del discorso di Foucault, la riproduzione di insiemi di assunti, che gradualmente guadagnano consenso e diventano senso comune, porta all’affermazione di una rappresentazione fissa e parziale della realtà e alla parallela marginalizzazione di altri discorsi concorrenti. Gli autori collegano questa teoria al discorso sul “femminicidio”, sottolineando come esso porti a una rappresentazione parziale del fenomeno e delle implicazioni connesse ed escluda una moltitudine di variabili della violenza, in particolare escludendo la dimensione psicologica interiore degli individui, contribuendo ad avanzare un paradigma costruttivista dell’umanità e della società.
Diversi '''opinionisti''' si sono uniti alla causa e hanno '''contribuito alla costruzione''' del fenomeno del femminicidio '''come una piaga sociale pervasiva''' nelle coppie eterosessuali e '''radicata in una cultura patriarcale''' in cui le rappresentazioni stereotipate dei ruoli sessuali e del corpo delle donne sono normalizzate.  


La relazione uomo-donna viene rappresentata come un irriducibile conflitto e una lotta per il potere, ed è soggetta a continui messaggi che dipingono il quadro di un conflitto di genere irriducibile. Allo stesso tempo, uomini e donne sono esposti a narrazioni di genere che riducono le differenze di sesso da una dotazione biologica a un orientamento di genere modellato culturalmente. In questi discorsi, gli orientamenti di genere possono essere apparentemente determinati in autonomia dall'individuo con l’ausilio di tecniche chirurgiche di trasformazione del corpo e con l’aiuto di tecniche linguistiche di trasformazione degli archetipi. La microfisica del potere rappresenta nella teoria foucaultiana la fine tragica e forse un fallimento irreversibile della polis: il fallimento di un’azione comunicativa orientata all'accordo collettivo, e il fallimento della politica che si arrende ai meccanismi di un controllo sociale organizzativo e sistemico. Questo scenario può essere letto anche attraverso la teoria della sfera pubblica di Jürgen Habermas come colonizzazione sistemica dei mondi di vita: interferenza sistematica di imperativi esterni dettati dalle burocrazie all’interno di una sfera di comunicazione individuale. Ad avviso degli autori, la colonizzazione dei mondi di vita è esattamente ciò che è accaduto nella definizione del “femminicidio” come grande problema sociale in Italia. Infatti, il concetto stesso di “femminicidio” è stato costruito semanticamente all’interno di specifici gruppi di interesse e del sistema politico e non è stato il risultato di un confronto pubblico con altri gruppi della società civile.
Durante la campagna elettorale del 2012 - 2013, il tema della violenza contro le donne è diventato centrale nel discorso politico, che ha rapidamente adottato il neologismo al punto che il termine “femminicidio” è entrato nel linguaggio comune con il significato di “omicidio di una donna in quanto donna”. '''L’incidente Boldrini / Barilla è un caso emblematico''' che rivela i temi chiave del discorso sul femminicidio in Italia: stereotipi di genere e radici culturali della violenza contro le donne.  
=== '''Teoria del discorso di Foucault''' ===
Secondo la teoria del discorso di [https://it.wikipedia.org/wiki/Michel_Foucault Foucault], la riproduzione di ''insiemi di assunti'', che ''gradualmente'' ''guadagnano consenso'' e diventano senso comune, <u>porta all’affermazione di una rappresentazione fissa e parziale della realtà e alla parallela marginalizzazione di altri discorsi concorrenti</u>.  


Habermas ha denunciato con veemenza il tentativo di colonizzazione sistemica di quegli ambiti della vita in cui i problemi dovrebbero essere risolti attraverso un libero dibattito nella sfera pubblica basato su un’azione comunicativa orientata all'accordo. Nei domini formalmente organizzati, il meccanismo di comprensione reciproca nel linguaggio, essenziale per l'integrazione sociale, è parzialmente annullato e alleggerito dai mezzi di governo.  
Gli autori collegano questa teoria al discorso sul “femminicidio”, sottolineando come esso porti a una <u>rappresentazione parziale del fenomeno</u> e delle implicazioni connesse ed escluda una moltitudine di variabili della violenza, in particolare <u>escludendo la dimensione psicologica interiore degli individui</u>, contribuendo ad avanzare un paradigma costruttivista dell’umanità e della società.
 
La relazione <u>uomo - donna viene rappresentata come un irriducibile conflitto e una lotta per il potere</u>, ed è soggetta a continui messaggi che dipingono il quadro di un conflitto di genere irriducibile.
 
Allo stesso tempo, uomini e donne sono esposti a <u>narrazioni di genere che riducono le differenze di sesso da una dotazione biologica a un orientamento di genere modellato culturalmente</u>. In questi discorsi, gli orientamenti di genere possono essere apparentemente determinati in autonomia dall'individuo con l’ausilio di tecniche chirurgiche di trasformazione del corpo e con l’aiuto di tecniche linguistiche di trasformazione degli archetipi.
 
La microfisica del potere rappresenta nella teoria foucaultiana la fine tragica e forse un fallimento irreversibile della polis:
* il fallimento di un’azione comunicativa orientata all'accordo collettivo, e
* il fallimento della politica che si arrende ai meccanismi di un controllo sociale organizzativo e sistemico.
Questo scenario può essere letto anche attraverso la teoria della sfera pubblica di [https://it.wikipedia.org/wiki/J%C3%BCrgen_Habermas Jürgen Habermas] come colonizzazione sistemica dei mondi di vita: interferenza sistematica di imperativi esterni dettati dalle burocrazie all’interno di una sfera di comunicazione individuale.
 
Ad avviso degli autori, la ''<u>colonizzazione dei mondi di vita</u>'' è esattamente ciò che è accaduto nella definizione del “femminicidio” come grande problema sociale in Italia.
 
Infatti, il concetto stesso di “femminicidio” è stato costruito semanticamente all’interno di specifici gruppi di interesse e del sistema politico e non è stato il risultato di un confronto pubblico con altri gruppi della società civile.
 
Habermas ha denunciato con veemenza il tentativo di colonizzazione sistemica di quegli ambiti della vita in cui i problemi dovrebbero essere risolti attraverso un libero dibattito nella sfera pubblica basato su un’<u>azione comunicativa orientata all'accordo</u>.  
 
Nei domini formalmente organizzati, il meccanismo di comprensione reciproca nel linguaggio, essenziale per l'integrazione sociale, è parzialmente annullato e alleggerito dai mezzi di governo.  
=== '''Conclusioni''' ===
=== '''Conclusioni''' ===
Gli autori auspicano una consapevolezza da parte dei sociologi riguardo le specifiche origini politiche della visione di genere della società. Allo stesso modo, raccomandano cautela nell’uso del termine femminicidio, poiché tale termine è sovraccarico di significati che vanno ben oltre la semplice identificazione del sesso biologico della vittima. Riaffermare l’elemento umano nel dibattito sociologico sul femminicidio significa riunire altri discorsi, altre interpretazioni della violenza che aiuterebbero a recuperare una parte della complessità del fenomeno della violenza e l'interazione tra natura e cultura che viene trascurata dal discorso culturale generale, che al contrario intende spiegare tutti i casi di violenza contro le donne con la stessa formula del potere patriarcale.
Gli autori auspicano una consapevolezza da parte dei sociologi riguardo le specifiche origini politiche della visione di genere della società. Allo stesso modo, raccomandano cautela nell’uso del termine femminicidio, poiché tale termine è sovraccarico di significati che vanno ben oltre la semplice identificazione del sesso biologico della vittima.  
 
Riaffermare l’elemento umano nel dibattito sociologico sul femminicidio significa riunire altri discorsi, altre interpretazioni della violenza che aiuterebbero a <u>recuperare una parte della complessità del fenomeno della violenza</u> e l'interazione tra natura e cultura che viene trascurata dal discorso culturale generale, che al contrario intende spiegare tutti i casi di violenza contro le donne con la stessa formula del potere patriarcale.
 
Tornando alla visione di Habermas e Foucault sulla formazione del discorso, la sociologia potrebbe certamente svolgere un ruolo nel favorire un vero confronto comunicativo a livello pubblico e innescare la liberazione della sfera pubblica dai discorsi dei media, parziali sia in termini di contenuto che di rappresentatività sociale.  


Tornando alla visione di Habermas e Foucault sulla formazione del discorso, la sociologia potrebbe certamente svolgere un ruolo nel favorire un vero confronto comunicativo a livello pubblico e innescare la liberazione della sfera pubblica dai discorsi dei media, parziali sia in termini di contenuto che di rappresentatività sociale. Un modo per svolgere questo compito sarebbe quello di analizzare i diversi discorsi che competono e si intersecano con quello della violenza di genere e che rimangono esclusi dalla formazione del sapere egemonico. Al momento, questa egemonia sembra essere stata conquistata dal costruttivismo sociale, diventato la parola d’ordine di fronte a qualsiasi questione sociale.
Un modo per svolgere questo compito sarebbe quello di analizzare i diversi discorsi che competono e si intersecano con quello della violenza di genere e che rimangono esclusi dalla formazione del sapere egemonico. Al momento, questa egemonia sembra essere stata conquistata dal <u>costruttivismo sociale</u>, diventato la parola d’ordine di fronte a qualsiasi questione sociale.
== Note ==
<references />
[[Categoria:Violenza di genere]]
[[Categoria:Distorsioni]]
[[Categoria:Polarizzazione]]