Promessi sposi, episodio capponi: differenze tra le versioni

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Avvenuta a partire dal 535 dopo Cristo con la pubblicazione del corpus iuris civilis, mostrò, specificatamente in quel secolo da quegli (Don Lisander) prescelto per narrarvi le storie di Renzo e Lucia, un dilagare, un'ipertrofia, una libido legiferandi, che, in ossequio al ben noto broccardo ''summum ius, summa ingiuria'', rendeva ogni azione giuridica in cui entrassero giudici, avvocati e tribunali, un'avventura dall'iter mai omogeneo e uniforme in tutti i luoghi e in ogni corte. Ciò per la difformità tra leggi locali, norme a carattere permanente che confliggevano con, o si sovrapponevano a disposizioni temporanee ma tuttora in vigore perché mai abrogate, nonché ordinanze tra cui, i più furbi tra i giureconsulti (come era l'avvocato Azzeccagarbugli da cui lo scrittore fa recare Renzo coi suoi capponi), pescavano le più favorevoli ai loro clienti. I quali, se ricchi e potenti,  potevano permettersi di mantenerne stuoli che scartabellassero nel cumulo giurisprudenziale per vincere le cause, quando non potevano ricorrere apertamente alla corruzione, se poveri, viceversa, quali il succitato Lorenzo Tramaglino, o spesso le perdevano, o neanche le potevano principiare, stante il fatto che i legulei del tempo rifiutavano di mettersi contro il tale o talaltro signorotto.
Avvenuta a partire dal 535 dopo Cristo con la pubblicazione del corpus iuris civilis, mostrò, specificatamente in quel secolo da quegli (Don Lisander) prescelto per narrarvi le storie di Renzo e Lucia, un dilagare, un'ipertrofia, una libido legiferandi, che, in ossequio al ben noto broccardo ''summum ius, summa iniuria'', rendeva ogni azione giuridica in cui entrassero giudici, avvocati e tribunali, un'avventura dall'iter mai omogeneo e uniforme in tutti i luoghi e in ogni corte. Ciò per la difformità tra leggi locali, norme a carattere permanente che confliggevano con, o si sovrapponevano a disposizioni temporanee ma tuttora in vigore perché mai abrogate, nonché ordinanze tra cui, i più furbi tra i giureconsulti (come era l'avvocato Azzeccagarbugli da cui lo scrittore fa recare Renzo coi suoi capponi), pescavano le più favorevoli ai loro clienti. I quali, se ricchi e potenti,  potevano permettersi di mantenerne stuoli che scartabellassero nel cumulo giurisprudenziale per vincere le cause, quando non potevano ricorrere apertamente alla corruzione, se poveri, viceversa, quali il succitato Lorenzo Tramaglino, o spesso le perdevano, o neanche le potevano principiare, stante il fatto che i legulei del tempo rifiutavano di mettersi contro il tale o talaltro signorotto.


Ma da quale causa si originava questa babelica congerie di norme spesso in conflitto contraddittorio fra di esse? Non poche di queste, in effetti, a ben considerare la questione, nascevano da quello che modernamente oggi chiameremmo interventismo dell'apparato statale. Il tentativo cioè, di regolare, o meglio, irreggimentare ogni aspetto della vita del cittadino nella sua sfera più privata. Questa straripante messe di carte giuridiche offriva, al contempo, un'arma alla gente per rivalersi di molte e diverse fattispecie di reato (nel penale) o illecito (nel civile) o di entrambe (utroque iure). Quale era l'effetto di tutto ciò? Che i sudditi (tali erano in effetti) si ritrovano spesso in conflitto tra loro (non potendo, come già accennato, il più delle volte procedere legalmente contro i potenti). I signori dell'epoca, dovevano essersi resi già da tempo conto della verità di quel motto antico attribuito a Filippo il Macedone:
Ma da quale causa si originava questa babelica congerie di norme spesso in conflitto contraddittorio fra di esse? Non poche di queste, in effetti, a ben considerare la questione, nascevano da quello che modernamente oggi chiameremmo interventismo dell'apparato statale. Il tentativo cioè, di regolare, o meglio, irreggimentare ogni aspetto della vita del cittadino nella sua sfera più privata. Questa straripante messe di carte giuridiche offriva, al contempo, un'arma alla gente per rivalersi di molte e diverse fattispecie di reato (nel penale) o illecito (nel civile) o di entrambe (utroque iure). Quale era l'effetto di tutto ciò? Che i sudditi (tali erano in effetti) si ritrovano spesso in conflitto tra loro (non potendo, come già accennato, il più delle volte procedere legalmente contro i potenti). I signori dell'epoca, dovevano essersi resi già da tempo conto della verità di quel motto antico attribuito a Filippo il Macedone:
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