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Onlyfans, oggettificazione del corpo delle donne e narrativa della stampa
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=== Riassunto dell'opinione del post === L'autrice dell'articolo ha espresso preoccupazione per la società attuale, dove le donne possono sentirsi spinte a vendere immagini di sé per sostentare economicamente la propria vita. Mentre riconosce la necessità di migliorare le condizioni di lavoro e i salari, critica la normalizzazione di piattaforme come OnlyFans, che possono contribuire all'oggettificazione delle donne. Inoltre, sottolinea la necessità di un dibattito più ampio su questi temi, insistendo sulla dignità, la moralità, la riservatezza e l'autostima femminile. Tuttavia, sottolinea anche l'importanza di vedere la sessualità come un aspetto naturale e non vergognoso della vita umana. Il testo del post è riportato, oltre che al link ad inizio pagina, nella nota<ref>Il post Nelle ultime ore tutti i giornali stanno raccontando la storia di Ilaria Rimoldi, a cui non hanno rinnovato il contratto di lavoro a Gardaland perché ha un profilo su Onlyfans, dove guadagna 5mila euro al mese con foto sexy, poiché i 1000 euro di stipendio da Gardaland non le bastavano. Tutta la narrativa che se ne sta facendo è disturbante, sotto tantissimi aspetti. Lei racconta che anche i genitori e i nonni 90enni l’hanno capita e incoraggiata… I nonni 90… I miei nonni se avessero saputo una cosa del genere avrebbero avuto un infarto, se fossero sopravvissuti avrebbero cercato di trovare qualsiasi altra soluzione, non avrebbero di certo spinto la vendita del mio corpo. Ma che tipo di società stiamo costruendo? Abbiamo completamente distrutto ogni tipo di dignità, riservatezza, moralità, amor proprio. Ormai stiamo imparando che essere oggetti in vendita va bene, anzi, è apprezzabile perché si fanno tanti soldi. Ha detto che pubblica solo foto sexy in lingerie e gli uomini pagano 10 euro al mese per vederle, arrivando a guadagnare 5000 euro al mese, in crescita. Spesso, la stragrande maggioranza di queste donne che aprono questi profili sono “normalissime”, né modelle, né miss, e presumo le loro foto non siano professionali, poiché spesso si tratta di autoscatti fatti dal telefono. In rete si trovano gratuitamente milioni di foto professionali di modelle bellissime, in lingerie e posizioni sexy, ma anche nudi, amplessi, ecc. C’è di tutto di più, di ottima qualità, completamente gratis, ma questi “fans” pagano per vedere scatti fai da te di donne “normali” e la domanda mi viene spontanea: perché? Perché se puoi avere qualcosa di eccelsa gratis, paghi per avere qualcosa di mediocre? E la risposta che mi viene da pensare è questa: il senso di “possedere”, di “proprietà”, che si ha verso queste donne: io ti pago, tu sei il mio oggetto. E’ questo che spinge questi uomini a pagare queste donne, nulla di più, visto che si trova di ben meglio gratis in rete. E questo desiderio di oggettificare e possedere le donne che viene spinto da Onlyfans è un danno enorme che si fa ai danni proprio delle donne. Guadagnano molti soldi sì, ma qual è la conseguenza in termini di dignità e rispetto per la donna? Disumanizzata e ridotta ad un oggetto da acquistare. I 1000 euro di stipendio che non bastano ad arrivare a fine mese. Ecco, questo è il problema: pagare troppo poco le donne, con stipendi da fame, nessuna opportunità di carriera, posizioni lavorative inadeguate alle proprie competenze che spinge a emigrare all’estero o a darsi al s*xwork per arrotondare. Questo, che è in assoluto tra i problemi più grandi delle ultime generazioni, non viene sottolineato, ma va in secondo piano rispetto a quanto si guadagna con Onlyfans. Per questo, cari miei, bisognerebbe fare una rivolta. Ed infine, la continua narrazione su tutta la stampa, interviste tv, ecc. di quanto si guadagna bene su Onlyfans, praticamente una campagna di reclutamento in atto, per convincere sempre più donne, magari disperate, ad oggettificarsi, vendersi, gettare la propria dignità in nome del dio denaro. Sono avvilita e arrabbiata da tutto ciò: che società stiamo costruendo? Non si può accettare tutto questo, è il momento di ribellarsi.</ref>.
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