La fede cieca nella scienza fa danni: differenze tra le versioni

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Il pezzo che segue è tratto dal libro [https://g.co/kgs/etkHFh Lo sguardo dello Stato] (prefazione in nota<ref>L'ottica con cui lo Stato guarda alla società e alla natura è intenzionalmente ultra-semplificatrice perché, per tutto comprendere (e controllare), deve inevitabilmente comprimere la diversità del territorio e della sua popolazione all'interno di griglie standardizzate più facili da gestire. Ricostruire il passaggio epocale che ha portato all'attuale configurazione di potere - tramite l'istituzione di mappe, censimenti, cognomi fissi, elenchi catastali, pesi e misure unificati ... - è essenziale per cogliere l'arte di governo moderna, con la sua pretesa di razionalità - sconfessata dai disastri provocati dall'ingegneria sociale ultra-modernista nel ventesimo secolo - e l'invasività dei suoi dispositivi di controllo, sempre più capillari. Queste semplificazioni della natura, della società e persino dell'animo umano sono state fatte a scapito delle pratiche vernacolari, informali e non codificabili, che Scott definisce 'mètis'. Ovvero quelle forme di conoscenza radicate nell'esperienza che proprio per la loro complessità rimangono incompatibili con le esigenze di schematizzazione proprie di qualsiasi ordine sociale pianificato e centralizzato, confermandosi cosi come le forme di resilienza più efficaci per sottrarsi allo sguardo omologatore dello Stato.</ref>) di [[wikipedia:James_C._Scott|James C. Scott]] ([https://www.google.it/search?hl=it&tbo=p&tbm=bks&q=inauthor:%22James+C.+Scott%22&source=gbs_metadata_r&cad=2 elenco libri su Google Books]). Scott è un politologo e antropologo americano specializzato in politica comparata. <blockquote>Ed è piuttosto sprezzante verso gli specialisti agrari, che non sono tenuti ad applicare i propri con sigli, ovvero che non sono tenuti a seguire una coltura dalla semina fino al raccolto 10 Ma in definitiva <u>come si spiega questo disprezzo ascientifico della scienza agraria per la conoscenza pratica?</u> I motivi, a mio avviso, sono almeno tre.  
Il pezzo che segue è tratto dal libro [https://g.co/kgs/etkHFh Lo sguardo dello Stato] (prefazione in nota<ref>L'ottica con cui lo Stato guarda alla società e alla natura è intenzionalmente ultra-semplificatrice perché, per tutto comprendere (e controllare), deve inevitabilmente comprimere la diversità del territorio e della sua popolazione all'interno di griglie standardizzate più facili da gestire. Ricostruire il passaggio epocale che ha portato all'attuale configurazione di potere - tramite l'istituzione di mappe, censimenti, cognomi fissi, elenchi catastali, pesi e misure unificati ... - è essenziale per cogliere l'arte di governo moderna, con la sua pretesa di razionalità - sconfessata dai disastri provocati dall'ingegneria sociale ultra-modernista nel ventesimo secolo - e l'invasività dei suoi dispositivi di controllo, sempre più capillari. Queste semplificazioni della natura, della società e persino dell'animo umano sono state fatte a scapito delle pratiche vernacolari, informali e non codificabili, che Scott definisce 'mètis'. Ovvero quelle forme di conoscenza radicate nell'esperienza che proprio per la loro complessità rimangono incompatibili con le esigenze di schematizzazione proprie di qualsiasi ordine sociale pianificato e centralizzato, confermandosi cosi come le forme di resilienza più efficaci per sottrarsi allo sguardo omologatore dello Stato.</ref>) di [[wikipedia:James_C._Scott|James C. Scott]] ([https://www.google.it/search?hl=it&tbo=p&tbm=bks&q=inauthor:%22James+C.+Scott%22&source=gbs_metadata_r&cad=2 elenco libri su Google Books]). Scott è un politologo e antropologo americano specializzato in politica comparata. <blockquote>Ed è piuttosto sprezzante verso gli specialisti agrari, che non sono tenuti ad applicare i propri con sigli, ovvero che non sono tenuti a seguire una coltura dalla semina fino al raccolto. Ma in definitiva <u>come si spiega questo disprezzo ascientifico della scienza agraria per la conoscenza pratica?</u> I motivi, a mio avviso, sono almeno tre.  
# Il primo è quello «professionale cui abbiamo già accennato: più il coltivatore sa e meno saranno importanti lo specialista e le sue istituzioni.
# Il primo è quello «professionale cui abbiamo già accennato: più il coltivatore sa e meno saranno importanti lo specialista e le sue istituzioni.
# Il secondo è una reazione di riflesso connaturata all'ultra-modernismo, e cioè lo spregio automatico per la storia e i saperi del passato. Poiché lo scienziato è sempre associato al moderno e il coltivatore indigeno a un passato che il modernista vorrebbe bandire, lo scienziato ritiene di avere poco da apprendere dal contadino.
# Il secondo è una reazione di riflesso connaturata all'ultra-modernismo, e cioè lo spregio automatico per la storia e i saperi del passato. Poiché lo scienziato è sempre associato al moderno e il coltivatore indigeno a un passato che il modernista vorrebbe bandire, lo scienziato ritiene di avere poco da apprendere dal contadino.
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Con l'osservazione costante dei propri esperimenti sul campo e l'applicazione dei sistemi riusciti, i contadini hanno scoperto e affinato prati che che funzionano anche senza conoscere gli specifici motivi e</blockquote>
Con l'osservazione costante dei propri esperimenti sul campo e l'applicazione dei sistemi riusciti, i contadini hanno scoperto e affinato prati che che funzionano anche senza conoscere gli specifici motivi e</blockquote>
== Note ==
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[[Categoria:Pensiero critico]]
[[Categoria:Pensiero critico]]