La cultura porta le donne a giudicarsi troppo severamente

Da Tematiche di genere.
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PREMESSA

Adattarsi alla società è una necessità, questo però non ci costringe a dire che la società sia funzionale: possiamo denunciare le pressioni sociali mentre ci adeguiamo ad esse. Per quanto potrebbe sembrarci di comportarci da incoerenti, la verità è che la misura è fondamentale e la coerenza eccessiva è dannosa (riferimento: Robert Cialdini: Le armi della persuasione); spesso è l'estremizzazione a rendere disfunzionale qualcosa (riferimento: Mauro Scardovelli, il pensiero dicotomico).

TESI

Doveri delle mogli

Complice anche il fatto che in passato le donne non lavoravano, erano quindi dipendenti dall'uomo, sono state riempite di doverizzazioni (il significato del termine è intuitivo, per chi non lo conosce riporto degli esempio: devi abnegarti per i figli, devi essere bella, devi essere pudica, devi pulire casa, ecc). Persino (o forse soprattutto) la famiglia di origine ha da sempre spiegato alle donne cosa fare per il proprio bene, portandole a sviluppare un "giudice interno" molto severo e un bisogno di sentirsi perfette per sentirsi "ok". Questa tesi trova riscontro su più fronti: viene notato da pensatori diversi e ammesso anche da tante ragazze.

Il "dialogo interno" delle donne si focalizza spesso sul discolparsi (mentre i maschi mandano a quel paese).

Si nota la sensibilità a giudizi come 'troia', che le donne subiscono in maniera pesante (mentre negli spogliatoi delle medie i maschi erano soliti sfottersi con epiteti pesanti a vicenda, senza però prendersela).

Una frase un po' maschilista di Pavese ci dà una prima conferma: «Nessuna donna si sposa per denaro; sono tutte tanto astute, prima di sposare un miliardario, da innamorarsene». Quello che ci leggo e mi preoccupa è: perché uno dovrebbe preoccuparsi di giustificare le proprie azioni agli altri (e a se stesso)?

Se da un lato Elliot Aronson aggiunge alla teoria della dissonanza (che presuppone che un uomo voglia sentirsi razionale) anche il fatto che una persona voglia sentirsi buona e nel giusto e da Bandura che «Di norma gli individui non adottano una condotta riprovevole finché non hanno giustificato davanti a se stessi la correttezza delle loro azioni.» dall'altro è evidente che tutto questo deriva dalle pressioni sociali e da come la società plasma l'auto immagine di ciascuno di noi.

I doveri degli sposi

«mi trucco per me stessa» già il semplice fatto che il dialogo interno abbia indugiato nel cercare una giustificazione a quella che viene percepita come un'accusa è emblematico. Un maschio potrebbe dire: «fottiti stronzo», molte donne si sentono in dovere di difendere la propria immagine.

insomma.. più che una condanna del genere femminile, io vedo in tutta una serie di stereotipi sul mondo femminile una riprova di un 'bisogno' di non sentirsi colpevoli, che rispecchia la conseguenza di un'eccessiva facilità di giudizio e condanna che il genere femminile ha sempre subito.

La mia tesi è che questa educazione sociale basata molto su manipolazione basata sui sensi di colpa e doverizzazioni che è sempre stato imposto alle donne, ha portato ad una ipercompensazione: Queste eccessive accuse hanno portato a sviluppare una strategia di coping in cui, con un gioco di dialogo interno, le donne rifiutano spesso il senso di colpa e cercano (mediante attenzione selettiva) solo ipotesi che ne escludano completamente la responsabilità. Da qui si spiegherebbe anche l'abilità nella retorica.. Dato che i nostri pensieri prendono la forma di un dialogo interno verbale, le donne sono allenate a lottare contro loro stesse (si parla proprio di tribunale interno).

Se i maschi hanno indubbiamente molta strada da fare (parlo sempre a livello di tendenza, ma anche Philip Zimbardo lo ribadisce con tanto di statistiche molto dettagliate, si veda why boys are failing), tutti abbiamo molta strada da fare.

La riflessione fatta sopra può essere integrata con molti elementi

Ad esempio, relativamente al sesso, sembra che la maggior selettività del genere femminile sia una costante universale in natura, presente addirittura nelle piante e questo fatto, unito all'effetto scarsità, potrebbero determinare un maggior valore percepito dalla conquista della donna. I tentativi di controllo da parte della società, in buona o in cattiva fede, hanno esasperato questa tendenza (vedi Il sesso non viene vissuto liberamente) e questo può aiutare a comprendere perché le donne siano non solo più desiderate, ma anche più criticate.

Un'altra teoria potrebbe coinvolgere il fatto che in tutte le culture le donne sembrano avere un'autostima più bassa di quella maschile. L'autostima bassa è correlata ad una maggiore tendenza all'omologazione, all'essere accomodanti.

Un altro elemento di interesse riguarda la conseguenza che questi tentativi di manipolazione sociale (magari fatti in buona fede da madri, insegnanti, chiesa) producono nel tessuto sociale. Nell'esempio che segue, preso dal web, si nota come il termine "sensibilità" viene utilizzato come scusa per ribaltare la responsabilità delle emozioni negative sulla vittima di persone con poco tatto. L'uso manipolatorio delle etichette produce spesso un duplice effetto. Da un lato porta chi subisce le critiche a dubitare delle sue percezioni e della legittimazione delle proprie stesse emozioni, dall'altro produce una reazione quasi allergica a quel tentativo di manipolazione.

Un post condiviso da una ragazza recita: Essere chiamati sensibili per aver reagito alla mancanza di rispetto è manipolazione

Ragazzo: Ma soprattutto non è stupendo essere sensibili, nessuno osi usare questa condizione come una scusa per giustificare la propria stronzità.

Ragazza: Guarda, se mi metto a contare quante volte mi hanno detto che reagivo così perché ero "troppo sensibile" finiamo tra tre giorni 😅

Succede spesso che mi venga detto "una persona normale non se la sarebbe presa", e lo trovo sfiancante