Femminicidi altro
Femminicidio o Omicidio passionale, opinione interessante
Per i TG muore una donna ed è femminicidio. Ma non è così che funziona: i femminicidi sono casi specifici, la ragazza musulmana uccisa perché non si voleva sposare, QUELLO è un femminicidio. Poi per carità non è che se si tratta di omicidio passionale sia meno grave, semplicemente ci sono dietro ragioni diverse.
In un caso ti uccido perché sei donna e dovresti fare quello che dico io e stare alla mia mercè. Nell’altro ti uccido perché sono accecato dal dolore e dalla passione.
Mass media: moda nelle notizie
Riporto una testimonianza di una ragazza: Io già da tempo ho notato che le notizie vanno per moda; quando avevo 10 anni scoppiavano case ovunque, quando ne avevo 15 sparivano bambini, poi c'è stato il periodo degli omicidi di ragazzine, poi dei suicidi e ora da qualche anno femminicidi. Secondo me non è che accadono più spesso le cose, ma solo che i giornali decidono di parlarne di più (e più se ne parla più si alza anche il rischio di emulazione) [Nota, la supposizione della ragazza è avvalorata da molti studi, per approfondire vedi il link].
Il possesso nella coppia è alla base della monogamia, non c'entra con il patriarcale..
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Nel mondo
Nel 2017 l'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine ha attivato la piattaforma di monitoraggio e raccolta dati dei femminicidi in tutto il mondo.[1] Nel 2018 una ricerca a livello mondiale: Gender related killing of women and girls ha dimostrato che ogni anno nel mondo vengono uccise 87.000 donne per motivi di genere.[2]
Europa
L'11 maggio 2011 è stata sottoscritta a Istanbul dai membri del Consiglio d'Europa la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.[3] La convenzione prevede che divenga vincolante per gli stati membri del Consiglio d'Europa quando almeno 10 stati membri l'avranno ratificata. È stato firmato da 32 paesi e il 12 marzo 2012 la Turchia è diventata il primo paese a ratificare la Convenzione, seguito dai seguenti paesi nel 2015: Albania, Portogallo, Montenegro, Moldavia, Italia, Bosnia-Erzegovina, Austria, Serbia, Andorra, Danimarca, Francia, Finlandia, Spagna, Svezia, Bulgaria, Irlanda.[4][5]
Italia
Nell'ordinamento penale italiano il termine ha fatto la sua comparsa con il decreto legge 14 agosto 2013, n. 93 (convertito nella legge 15 ottobre 2013, n. 119) recante "Nuove norme per il contrasto della violenza di genere che hanno l'obiettivo di prevenire il femminicidio e proteggere le vittime".
L'incidenza del fenomeno in Italia nel periodo 2004-2015 è di 0,51 morti per 100.000 donne residenti, il valore più basso tra tutti i 32 paesi europei e nordamericani del citato rapporto UNODC, un dato molto inferiore alla metà della media dei 32 paesi osservati (1,23 su 100.000)[6]. Il dato italiano è il migliore anche per ciò che riguarda i femminicidi di cui è autore il partner o l’ex partner, con un'incidenza di 0,23 uccisioni ogni 100 mila donne residenti, minore della metà del dato medio riferito ai dodici paesi per cui erano disponibili dati confrontabili[6]. i dati degli omicidi ad esempio quelli dell'ISTAT che riporta solo omicidi femminili (119) sono altamente indicativi poiché ricorda che stiamo parliamo di grandi numeri su un paese con più di 60 milioni di abitanti! per dirti le morti di donne per disturbi psichici e correlati sono state 11400 quindi anche se i femminicidi fossero stati 80 - 90 il numero è più che sufficiente per dare una dimensione al fenomeno
Attenzione mediatica
Questa è una ricerca google del termine femminicidio del 2012 produce 24,300 risultati
Mentre questa è la stessa ricerca fatta adesso (2021)
produce 1 milione di risultati
Femicide in Italy. “Femminicidio,” Moral Panic and Progressivist Discourse
Bandelli, Daniela and Porcelli, Giorgio (2016). Femicide in Italy. “Femminicidio,” Moral Panic and Progressivist Discourse. Sociologica 10 (2) . https://doi.org/10.2383/85284
In 2012-2013 the feminist neologism “femminicidio” (feminicide) erupted in Italian public discourse as national media outlets repeatedly described an epidemic of men murdering their female partners. As a result, Violence Against Women (VAW) as a cause acquired a new centrality in political discourse surrounding the National electoral campaign that year. Through a critical thematic qualitative analysis of press articles and a linguistic analysis of claims made by activists and politicians reported in news wires, this paper shows that the femminicidio narrative constructed an emergency around violence, one affecting the everyday Italian heterosexual family. Femminicidio as a narrative was influential in the abrupt adoption of a Gender Violence (GV) framework within national institutions, a framework that explains violence as a product of patriarchal culture that normalizes sexist representations of women. Intertwined with a political discourse of progress, the femminicidio narrative suggests that the solution to VAW resides in increasing women’s participation in politics. While increasing participation in politics is a crucial factor in gender equality, focusing exclusively on this framework forecloses on the many sociological frameworks available to understand and prevent the complex social phenomenon of domestic and partner violence.
Praticamente dice che la maggiore consapevolezza che tu reclami è frutto di advocacy e azioni politiche piuttosto che di un reale aumento del fenomeno
The fact that media texts on femminicidio revolve around social movements and political representatives’ politics, and not around specific criminal cases, suggests that the rapid increase of media exposure of the phenomenon might reflect a changing awareness and be primarily triggered by advocacy and political actions rather than a reflection of any increase in actual homicides. This observation goes hand in hand with the data from the Ministry of Interior showing that in the timeframe 2011-2013 homicides of women remained nearly stable [Corradi 2014b].
Ed inoltre
Analysis undertaken under Phase 3 shows that several discursive strategies that are typical of politics of fear are at work in the femminicidio narrative [Wodak 2015]. In particular, at work there is the well known distortive process that starts with the labelling of a new deviant behaviour which is then amplified through the accumulation of different categories of crimes or deviances under the same umbrella term [Bovenkerk and van San 2011; Thompson 1998]. Hall calls this strategy “convergence” and defines it as the process of listing a whole series of social problems and speaking of them as “part of a deeper, underlying problem” – the “tip of an iceberg,” especially when such a link is also forged on the basis of implied common denominators [Hall et al. 1978, 223].
Scrivere non giustificata penso che sarebbe il minimo WP:BS --Ulisse0001 (msg) 18:24, 31 lug 2017 (CEST)[rispondi]
Comunque non ho altro tempo da perdere, l'autore a pagina 3 fa riferimento al capitolo 5.1 Media Overexposure of a Stable Phenomenon come
the results of the analysis will be presented along three sub-sections: the first shows that the social phenomenon of male homicides of women was over exaggerated in the media
prima mi hai chiesto la fonte di non è supportata da dati statistici
... rather than a reflection of any increase in actual homicides. This observation goes hand in hand with the data from the Ministry of Interior showing that in the timeframe 2011-2013 homicides of women remained nearly stable [Corradi 2014b]
Comunque non ho altro tempo da perdere, l'autore a pagina 3 fa riferimento al capitolo 5.1 Media Overexposure of a Stable Phenomenon come
the results of the analysis will be presented along three sub-sections: the first shows that the social phenomenon of male homicides of women was over exaggerated in the media
prima mi hai chiesto la fonte di non è supportata da dati statistici
... rather than a reflection of any increase in actual homicides. This observation goes hand in hand with the data from the Ministry of Interior showing that in the timeframe 2011-2013 homicides of women remained nearly stable [Corradi 2014b]
Attenzione mediatica in Italia
Secondo la base dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità,
- in Italia il tasso di vittime di omicidi e lesioni colpose sia di uomini che di donne è in lento declino a partire dagli anni settanta;
- la media degli omicidi verso donne in Italia, dagli anni 1990 in poi, si è mantenuta al di sotto di quella europea;
- il tasso di mortalità violenta per le donne in Italia è ampiamente al di sotto di quello degli uomini e si è ridotto anche rispetto agli anni 90, in cui aveva raggiunto 0,6 casi su 100.000, mentre nel 2008 era sceso a 0,39 su 100.000;
- il tasso di mortalità per le donne in Italia è molto più basso della media delle donne europee, di quanto non sia quello degli uomini, rispetto alla loro media
Di conseguenza l'improvvisa attenzione mediatica sul fenomeno non può essere giustificata da dati statistici, in particolare se si parla in termini di ''emergenza''
Una ricostruzione delle vittime tra il 2000 e il 2011 è stata operata da Eures e ANSA con l'indagine "Il femminicidio in Italia nell'ultimo decennio". Dal 2005 i Centri antiviolenza raccolgono i dati delle donne uccise dai casi riportati dalla stampa.[senza fonte]
A partire dagli anni 2010, è sorta un'attenzione mediatica al tema, con trasmissioni televisive, seminari e spettacoli teatrali, in particolare in occasione della giornata mondiale contro la violenza alle donne e la giornata internazionale della donna[senza fonte].
Versione del 2018"Nel linguaggio comune il femminicidio è l'uccisione di una donna da parte di un uomo perché donna, come atto estremo di prevaricazione, affermazione ultima di superiorità, aberrazione del possesso: non includendo, perciò, omicidi maturati in altri contesti e con altri moventi. Il termine, pur non avendo valenza giuridica, è entrato a far parte del lessico quotidiano per designare – di fatto – una tipologia di reati che, normativamente, non esiste: infatti, l’attuale legislazione penale non prevede espressamente la fattispecie del femmicidio, né esistono parametri univocamente riconosciuti che definiscano con precisione l’accezione in questione. Partendo dalle definizioni di violenza nei confronti delle donne, violenza domestica e violenza di genere, forniti dalla convenzione di Istanbul, si è convenuto che, almeno ai fini prettamente operativi e di polizia, l’espressione vada limitata ai soli casi di commissione di un atto criminale estremo che caratterizza un modello di rapporto tra maschio e femmina declinato secondo i canoni di supremazia/ sottomissione e ad ogni atto di violenza, che porti all’omicidio, perpetrato in danno della donna “in ragione proprio del suo genere”. Tendenzialmente si è portati ad immaginare il femminicidio come l’omicidio avvenuto in ambito familiare e/o affettivo. Ed effettivamente è in questo contesto che la maggior parte delle volte la donna soccombe in modo definitivo alla discriminazione nei confronti del suo genere. Il 73% degli omicidi di donne avviene infatti tra le mura domestiche. Nel 56% dei casi è il marito o il convivente ad ucciderla. Esaminando, tuttavia, i casi di omicidio volontario commessi in ambito familiare nell’anno in corso, fino al 30 settembre 2017, verificando i contesti ambientali e le motivazioni addotte dal carnefice, si è arrivati a considerare propriamente come femminicidio, nella sua accezione sociologica, 31 casi sui 61 complessivi, escludendo, ad esempio, la vicenda in cui il marito uccide la moglie malata terminale per porre fine alla sua sofferenza o quella del figlio che uccide la madre per motivi meramente economici."
Tendenzialmente si è portati ad immaginare il femminicidio come l’omicidio avvenuto in ambito familiare e/o affettivo. Ed effettivamente è in questo contesto che la maggior parte delle volte la donna soccombe in modo definitivo alla discriminazione nei confronti del suo genere. Infatti, se sul totale dei casi di omicidio volontario commessi nei primi mesi del 2018, il 41% delle vittime è di sesso femminile, la percentuale delle donne uccise in ambito familiare e/o affettivo sale al 72%. Esaminando, tuttavia, i casi di omicidio volontario commessi in ambito familiare nell’anno in corso, verificando i contesti ambientali e le motivazioni addotte dal carnefice, si è arrivati a considerare propriamente come femminicidio, nell’accezione di cui si è fatto cenno, 32 casi sui 94 complessivi, escludendo, ad esempio, la vicenda in cui il marito uccide la moglie malata terminale per porre fine alla sua sofferenza o quella del figlio che uccide la madre per motivi meramente economici. È possibile anche prendere in considerazione quelle ipotesi in cui ci sono altre vittime che si possono definire “indirette” (ad esempio i figli uccisi per vendetta nei confronti della madre), oltre al femminicidio. In tal senso, aumentano i casi registrati nel 2018 rispetto al 2017. I grafici che seguono mostrano come cambi il rapporto vittima/autore se ci si riferisce a tutti gli omicidi volontari consumati o solo a quelli con vittime di sesso femminile.[7]
Bellissimo discorso che afferma che tutti siamo vittime, non solo le donne.
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Testimonianze
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- ↑ Femicide Watch Platform prototype launched at 2017 UN Crime Commission, su unodc.org.
- ↑ (EN) GLOBAL STUDY ON HOMICIDE Gender-related killing of women and girls (PDF), su unodc.org, UNITED NATIONS OFFICE ON DRUGS AND CRIME Vienna, 2018. URL consultato il 28 marzo 2019.
- ↑ Liste complète - Conseil de l'Europe
- ↑ Liste complète - Conseil de l'Europe
- ↑ Marzia Bona e Alberto Burba, Femicide in Europe is a widespread issue, in OBC Transeuropa/EDJNet, 28 novembre 2017. URL consultato il 7 settembre 2018. Material was copied from this source, which is available under a Creative Commons Attribution 4.0 International License.
- ↑ 6,0 6,1 Gianpiero Dalla Zuanna e Alessandra Minello, Violenza sulle donne: anche i numeri aiutano a combatterla, su Lavoce.info, 24 novembre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017.
- ↑ https://www.poliziadistato.it/statics/27/questo-non-e-amore-per-web-definitivo.pdf