Femminicidi: differenze tra le versioni

Da Tematiche di genere.
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Il problema più grande del sensazionalismo mediatico è la '''distorsione percettiva''' che ne consegua (si veda [https://it.wikipedia.org/wiki/Euristica_della_disponibilit%C3%A0 euristica della disponibilità] e [[Problemi di percezione distorta e illusione del controllo|percezioni falsate del pericolo 1]] e [[Percezione distorta dei pericoli|2]]). Le conseguenze in alcuni casi sono arrivate Si veda anche l'articolo sui [[danni della polarizzazione]].  
Il problema più grande del sensazionalismo mediatico è la '''distorsione percettiva''' che ne consegua (si veda [https://it.wikipedia.org/wiki/Euristica_della_disponibilit%C3%A0 euristica della disponibilità] e [[Problemi di percezione distorta e illusione del controllo|percezioni falsate del pericolo 1]] e [[Percezione distorta dei pericoli|2]]). Le conseguenze in alcuni casi sono arrivate Si veda anche l'articolo sui [[danni della polarizzazione]].  
Un'altra obiezione a riguardo è stata circa la lettura dei dati:  <blockquote>«non si legge così il dato: quello 0,02% sui vaccini è calcolato sulle somministrazioni effettive di vaccino, quel 0,0003% dei femminicidi è calcolato sulla popolazione femminile tutta. La percentuale va calcolata sulle <u>donne adulte</u>, con una <u>relazione sentimentale</u> presente o passata <u>che presenta rischi di femminicidio</u> (come compagno violento, possessivo ecc...), una platea molto più piccola della popolazione totale che fa schizzare quella percentuale molto in alto. Sarebbe come calcolare il dato sulla percentuale di reazioni avverse considerando tutta la popolazione, anche quella non vaccinata, il che non ha alcun senso converrai.» </blockquote>Purtroppo però il problema è proprio che i dati forniti da ISTAT ed EURES e anche dalla polizia non danno alcuna indicazione a riguardo. I dati infatti riguardano tutta la popolazione femminile, sarebbe proprio da chiedersi perché non sia facile reperire in rete studi seri sull'argomento (con validazione dell'ipotesi nulla).
Per rendere più chiaro il problema 
=== Sensazionalismo e dati falsati di stampa e ISTAT ===
=== Sensazionalismo e dati falsati di stampa e ISTAT ===
[[File:Distorsioni mediatiche sui femminicidi 2021.jpg|miniatura|517x517px|Distorsioni mediatiche sui femminicidi 2021]]
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Stessi toni e stessa ambiguità nell'uso del termine viene utilizzato anche da un altra banca dati molto nota, l'[[EURES]] nel documento [https://www.eures.it/sintesi-vii-rapporto-eures-sul-femminicidio-in-italia/ Sintesi VII Rapporto EURES sul Femminicidio in Italia].  
Stessi toni e stessa ambiguità nell'uso del termine viene utilizzato anche da un altra banca dati molto nota, l'[[EURES]] nel documento [https://www.eures.it/sintesi-vii-rapporto-eures-sul-femminicidio-in-italia/ Sintesi VII Rapporto EURES sul Femminicidio in Italia].  
== È davvero un fenomeno culturale? ==
== È davvero un fenomeno culturale? ==
Per affermare che la causa di una quota parte di omicidi di donne sia culturale non basta che ci sembri intuitivamente sensato. La matrice psicopatologica potrebbe infatti essere prevalente rispetto a quella culturale.  
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Gli omicidi non sono necessariamente un buon indicatore per il fenomeno della violenza domestica. Alcune donne subiscono soprusi per tutta la vita senza mai venire uccise e altre vengono uccise da partner per motivi che non hanno nulla di patriarcale; per fugare ogni dubbio è sufficiente riguardare i dati sul movente degli omicidi di donne da parte del partner (infografica a destra).


Il metodo scientifico non funziona così e neppure il buonsenso.  
Per affermare che la causa di una quota parte di omicidi di donne sia culturale non basta che ci sembri intuitivamente sensato (ovvero che riusciamo a immaginarci un caso di donna vessata dal partner che viene poi uccisa). ''La matrice psicopatologica potrebbe infatti essere prevalente rispetto a quella culturale.''


Di norma infatti vengono fatti degli [https://www.tesionline.it/appunti/epidemiologia/studi-osservazionali-in-epidemiologia/711/9 studi di correlazione] per capire quali siano i [[Predittori di un fenomeno in statistica|predittori]] di un certo fenomeno.
Il metodo scientifico non funziona così, di norma infatti vengono fatti degli [https://www.tesionline.it/appunti/epidemiologia/studi-osservazionali-in-epidemiologia/711/9 studi di correlazione] per capire quali siano i [[Predittori di un fenomeno in statistica|predittori]] di un certo fenomeno.  


Tutti avrete sentito la massima [[google:correlation+is+not+causation&oq=correlation+is+not+causation&|correlation is not causation]], ma la domanda è: '''ci sono studi che provano la correlazione tra la cultura e i femminicidi con un certo rigore scientifico?'''
Tutti avrete sentito la massima [[google:correlation+is+not+causation&oq=correlation+is+not+causation&|correlation is not causation]], ma la domanda è: '''ci sono studi che provano la correlazione tra la cultura e i femminicidi con un certo rigore scientifico?'''

Versione delle 18:36, 26 dic 2021

Introduzione

Un omicidio è sempre una tragedia, è qualcosa che non può essere giustificato in alcun modo, chiunque sia la vittima e chiunque sia l’omicida. Tenendo bene a mente questo punto, vogliamo chiederci però se esista davvero un’escalation di omicidi quelli che con un neologismo sono stati chiamati femminicidi. Dai titoli dei giornali ed a sentire i TG, la risposta dovrebbe essere positiva: in Italia ci sarebbe un notevole incremento della violenza contro le donne, sempre più vittime di persecutori omicidi. Nel corso dell'articolo vedremo che le cose non stanno così.

Non solo i mass media a fare sensazionalismo, ma persino fonti istituzionali come l'ISTAT, da cui ci si aspetterebbe la massima affidabilità, hanno riportato come femminicidi tutti gli omicidi di donne indipendentemente dal movente. Fino al 2017 i dati sui veri femminicidi non venivano neppure raccolti e al loro posto venivano "spacciati" come femminicidi tutti gli omicidi inclusi persino gli omicidi pietatis causa.

Definizione del termine e uso ambiguo

Nei paragrafi successivi viene riportato come vi sia una forte ambiguità nell'uso del termine. Il Devoto Oli definisce femminicidio:

Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.[1]

Una definizione molto forte, che suscita emozioni, il cui senso è chiaro e privo di equivocabilità. Peccato che tale definizione non venga usata. In base a questa definizione infatti, ciò che distingue un omicidio da un femminicidio è la motivazione del gesto e non il sesso della vittima. Da cui consegue che è impossibile capire se una persona ha commesso davvero un femminicidio senza delle indagini e valutazioni psicologiche del colpevole.

Incongruenze nei dati diffusi da Eures e ISTAT

Dalla colonna Movente dell'infografica risulta evidente come, anche nelle successive indagini dell'EURES, il movente passionale riguardi solo il 31% di quelli che vengono chiamati - impropriamente - femminicidi e come l'EURES chiami femminicidi anche omicidi per denaro. Da notare inoltre che la somma dei 3 moventi copre il 68% degli omicidi, manca quindi un 32% che sono stati sapientemente omessi. Infografica tratta dai dati Eures del 2014; Fonte[2]
In Italia, secondo l'indagine Eures-Ansa[3] avvengono in media circa 140 femminicidi l'anno.

Omicidi totali di donne

  • 2.061 gli omicidi di donne tra il 2000 e il 2011[4] (206 all'anno)
  • 1.459 sono avvenuti all’interno dell’ambiente familiare o delle relazioni affettive (per l’appunto i circa 140 femminicidi l’anno)[5] (EURES 2011)

Cause (movente) degli omicidi riportati come femminicidi

  • 472 erano ultrasessantaquattrenni, di cui una parte (circa l'8% del totale) vengono uccise “pietatis causa” (eutanasia)
  • 467 sono state uccise a causa possesso patologico
  • 347 sono state uccise per motivi di conflitto quotidiano e litigi anche banali
  • 143 sono state uccise a causa di un raptus

Dai dati si riscontrano due stranezze

  1. Il numero degli omicidi totali di donne (circa 200 l'anno) è molto vicino a quello dei femminicidi (circa 140 l'anno). Quasi tutte le donne in famiglia vengono uccise per motivazioni misogine? Davvero? No.
  2. Tra i moventi dei femminicidi ne troviamo molti incongruenti con la definizione di femminicidio (si veda la parte destra in alto dell'infografica)

In breve, l'EURES, l'ISTAT e la stampa chiamano femminicidio un qualsiasi omicidio di donna commesso da familiari o conoscenti, indipendentemente dal movente.

Vengono contati tra i femminicidi anche casi che chiaramente non lo sono, inclusi gli omicidi di donne causati da liti, da disturbi psicologici dell'autore, da denaro, da futili motivi e via discorrendo. Nell'infografica sopra si nota come la percentuale dei "femminicidi" legati alla gelosia è il 32,5%[6] del totale, il che non sminuisce la gravità di questi omicidi, ma fa riflettere sulla strumentalizzazione mediatica delle morti di queste donne.
L'età delle donne uccise dai partner o dagli ex mostra l'anomalia di cui vi abbiamo parlato prima relativa agli omicidi pietatis causa - pagina 13 del "III Rapporto su Caratteristiche, dinamiche e profili di rischio del femminicidio in Italia" prodotto da EURES

Anticipiamo che da alcuni anni abbiamo i numeri corretti, sono intorno ai 48 l'anno e sono riportati di seguito nell'articolo (paragrafo "I veri dati").

Femminicidi pietatis causa

Circa l'8,5% di quelli che l'EURES e la stampa chiama femminicidi avvengono quindi per “pietatis causa” (vedi a destra la 5a riga, Disagio vittima), sono cioè gesti di “pietà” verso donne che hanno malattie terminali e straordinariamente dolorose. La nostra società, pesantemente influenzata dalla chiesa, toglie a queste donne il diritto legale a morire con dignità. Per legge non gli viene garantito il diritto a scegliere se continuare a vivere, indipendentemente da quanto soffrano, indipendentemente da quanto siano depresse, indipendentemente dal fatto che non siano più lucide e autonome. In presenza di queste malattie, talune persone scelgono di uccidere le malate per terminare le loro sofferenze.

Un altro elemento importante è legato al fatto che vengono considerati femminicidi anche gli omicidi compiuti da donne, da madri verso le figlie o figlie verso le madri. A tal proposito si veda il paragrafo "Distribuzione dei femminicidi in base alla relazione con l'autore".

I veri numeri calcolati dalla polizia di stato

Lo screen con sottolineature aggiunte per comodità, tratto dalla pagina di Wikipedia sui femminicidi.
La Polizia di Stato, che ha indagato in ogni caso d'omicidio d'Italia, ha pubblicato negli opuscoli informativi dell'iniziativa ...Questo non è amore[7]

Il numero esatto di femminicidi, è disponibile solo dal 2017 in Italia:

31 femminicidi nel 2017 (calcolati fino al 30 settembre 2017),

32 femminicidi nel 2018 (calcolati fino al 31 Agosto 2018).[8]

Per il calcolo, la Polizia di Stato ha usato i principi della convenzione di Istanbul[9], cioè ha considerato femminicidi, gli omicidi di donne avvenuti in ambito familiare, per ragioni di genere, come definito nella sezione delle definizioni di della convenzione di Istanbul, appunto.

Facendo una stima lineare, si può stimare che i femminicidi secondo la convenzione di Istanbul, sono circa 48 all'anno, in Italia, ben diversi dalle cifre fornite dall'ISTAT e dall'EURES-Ansa che riguardavano invece tutti gli omicidi (140 all'anno)

Solo da pochissimi anni abbiamo dati reali sui femminicidi e solo grazie a ripetuti richiami da parte dell'ONU abbiamo dei dati reali.
Da cercare le fonti originarie. La frase mi è stata riportata da una studentessa di psicologia che l'ha letto sulla pagina di discussione sui femminicidi di Wikipedia. Purtroppo non sono riuscito a trovare una fonte ufficiale a riguardo.

Nel confronto con le altre nazioni siamo tra i migliori

L'italia è uno dei paesi migliori

L'incidenza del fenomeno in Italia nel periodo 2004 - 2015 è di 0,51 morti per 100.000 donne residenti, il valore più basso tra tutti i 32 paesi europei e nordamericani del citato rapporto UNODC, un dato molto inferiore alla metà della media dei 32 paesi osservati (1,23 su 100.000)[10].

Il dato italiano è il migliore anche per ciò che riguarda i femminicidi di cui è autore il partner o l’ex partner, con un'incidenza di 0,23 uccisioni ogni 100 mila donne residenti, minore della metà del dato medio riferito ai dodici paesi per cui erano disponibili dati confrontabili[10].

Danni del sensazionalismo

Perché concentrarsi su questi fenomeni e non sulla violenza sulle donne?

Queste riflessioni non tolgono nulla alle problematiche culturali che abbiamo in Italia (il machismo (link ad alcuni episodi di machismo) o la violenza domestica), fanno tuttavia riflettere sul perché i mass media preferiscano concentrarsi sul sensazionalismo e per giunta tramite dati errati, piuttosto che indagare in merito ad episodi di violenza decisamente più diffusi. Come sottolineato da noisefromamerika

«la violenza domestica contro le donne è purtroppo una costante nei rapporti tra i sessi, c’è sempre stata ed anzi, in passato, era talmente scontata che si riteneva che il marito avesse verso la moglie uno ius corrigendi, analogo a quello preteso verso i figli. Oggi, fortunatamente, nessuno si sogna più di giustificare un marito o un compagno che picchia la moglie (o viceversa) e sono di molto aumentate le donne che trovano il coraggio per denunciare i propri persecutori, con ciò però contribuendo ad incrementare le statistiche sulle violenze domestiche, che, in passato, erano spesso non rilevate».

Obiezioni solo apparentemente sensate

L'uso improprio del termine è un problema vecchio, superato

Una ragazza solleva due obiezioni apparentemente più che condivisibili, che :

Il report che citi dice in introduzione che da una diversa definizione di femminicidio e specifica che parla di omicidi verso le donne punto, con un'accezione diversa da quella che viene data oggi. Il report è del 2015, la legge è stata cambiata solo due anni prima e il codice rosso sarebbe arrivato nel 2019, direi che è comprensibile che il report sia confusionario rispetto ai due concetti, anche per i pochi dati che avevamo rispetto a un'aggravante appena introdotta. Stessa cosa per questo grafico, preso dallo stesso report, che da una definizione ampia e oggi superata.

Purtroppo per quanto ISTAT, EURES e mass media hanno utilizzato costantemente negli anni la definizione di femminicidio errata, tanto che ancora oggi (2021) sul sito dell'ISTAT e dell'EURES si riscontra quanto riportato nel capitolo sottostante. La seconda obiezione è la seguente:

Nel frattempo ho trovato questo sito, non garantisco sull'affidabilità ma sembra che siano molto trasparenti citando addirittura i nomi delle vittime. Il dato 2021 sarebbe una vittima per femminicidio ogni sei giorni, tantissimo, quindi parliamo di sistematicità del fenomeno senza alcun dubbio, molte testate citano il dato di uno ogni tre giorni, ma non trovo il report a cui si riferiscono quindi mi limito a questo.

È un fenomeno sistematico e culturale

Citazione istat sensazionalismo
Gli studi riportano che l'Italia è uno dei paesi più colpiti da questa differenza tra problemi reali e percepiti. Riportiamo nuovamente le conclusioni di uno studio non politicizzato: «0,51 morti per 100.000 donne residenti, il valore più basso tra tutti i 32 paesi europei e nordamericani del citato rapporto UNODC, un dato molto inferiore alla metà della media dei 32 paesi osservati (1,23 su 100.000)[10]». Confrontate la percezione prodotta da questa frase con quella che trovate nel capitolo successivo e che anticipiamo qui a destra per comodità. Notate differenze?

Lo stesso dato, presentato in forma episodica, ha un impatto forte sull'emotività ("una donna ogni 6 giorni" → sì ma su una popolazione di 30 milioni?). È un concetto che ci è familiare in astratto ("Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa"[11]) ma che spesso ci coglie impreparati negli esempi concreti.

Vogliamo insistere ancora su questa parte, chiarendo però dapprima le motivazioni che ci spingono ad approfondire questo tema. La frase e il post di Progettoparità sono perfette a riguardo:

Vogliamo riflettere sulla narrazione mediatica e i suoi rischi: viviamo in una società nella quale la soglia di attenzione è sempre più bassa, dove è pertanto facile cadere in errore. Succede spesso infatti che facciamo totale affidamento sulla voce dei media. Addirittura molte persone si soffermano solo sul titolo ad affetto, o sul dato riportato, sostenendo però di essere informate e consapevoli. Giornali, tv e informazioni online sono utilissime se prese come spunto per approfondire un tema. Se ci affidiamo solo alla loro narrazione, senza accorgercene, potremmo credere a una narrazione della realtà completamente contraffatta e costruita, in base all'ideologia che va per la maggiore (vedi LaRepubblica)


Non solo il dato è estremamente basso, ma per affermare su basi scientifiche che un fenomeno sia "culturale" (nel senso causato da una cultura errata) serve una validazione chiamata "ipotesi nulla". Si deve cioè dimostrare, tramite tecniche statistiche, che questa ipotesi sia corretta.

Un paragone con gli effetti collaterali dei vaccini possono aiutare a chiarire quanto la percezione della ragazza sia "di pancia".

Il problema più grande del sensazionalismo mediatico è la distorsione percettiva che ne consegua (si veda euristica della disponibilità e percezioni falsate del pericolo 1 e 2). Le conseguenze in alcuni casi sono arrivate Si veda anche l'articolo sui danni della polarizzazione.

Un'altra obiezione a riguardo è stata circa la lettura dei dati:

«non si legge così il dato: quello 0,02% sui vaccini è calcolato sulle somministrazioni effettive di vaccino, quel 0,0003% dei femminicidi è calcolato sulla popolazione femminile tutta. La percentuale va calcolata sulle donne adulte, con una relazione sentimentale presente o passata che presenta rischi di femminicidio (come compagno violento, possessivo ecc...), una platea molto più piccola della popolazione totale che fa schizzare quella percentuale molto in alto. Sarebbe come calcolare il dato sulla percentuale di reazioni avverse considerando tutta la popolazione, anche quella non vaccinata, il che non ha alcun senso converrai.»

Purtroppo però il problema è proprio che i dati forniti da ISTAT ed EURES e anche dalla polizia non danno alcuna indicazione a riguardo. I dati infatti riguardano tutta la popolazione femminile, sarebbe proprio da chiedersi perché non sia facile reperire in rete studi seri sull'argomento (con validazione dell'ipotesi nulla).

Per rendere più chiaro il problema

Sensazionalismo e dati falsati di stampa e ISTAT

Distorsioni mediatiche sui femminicidi 2021

Nel 2021, nonostante i dati corretti sui femminicidi siano disponibili da diversi anni, la stampa preferisce continuare a fare disinformazione. I dati diffusi continuano a essere quelli su tutti gli omicidi di donne, le interpretazioni continuano ad essere distorte e strumentali. Il problema infatti non è se le vittime siano 50 o 150, ma l'interpretazione che viene data di questi numeri. A tal proposito si consiglia di leggere Mass media, sensazionalismo e percezione distorta.

Da notare che non solo i mass media, infatti, ma anche L'ISTAT si esprime con toni sensazionalistici (vedi la citazione sottostante)[12]:

Donne uccise da uomini, perché sono donne. Questo è il femminicidio. Un massacro, a vedere i numeri. Circa 150 casi all’anno in Italia[13] [157 nel 2012, 179 nel 2013, 152 nel 2014, 141 nel 2015, 145 nel 2016], un totale di circa 600 omicidi negli ultimi quattro anni. Significa che in Italia ogni due giorni (circa) viene uccisa una donna. Omicidi di donne in Italia. Se ne contano migliaia nel mondo. Numeri da genocidio.

Tuttavia nello stesso studio, poche righe sotto, viene riportato il numero di omicidi totali di donne avvenuti nel 2012 e il numero, 157, coincide con quello indicato per i femminicidi nello stesso anno. Il documento stesso risulta quindi fuorviante indicando 157 prima come numero dei femminicidi e poi come gli omicidi di donne in generale.

Stessi toni e stessa ambiguità nell'uso del termine viene utilizzato anche da un altra banca dati molto nota, l'EURES nel documento Sintesi VII Rapporto EURES sul Femminicidio in Italia.

È davvero un fenomeno culturale?

Gli omicidi non sono necessariamente un buon indicatore per il fenomeno della violenza domestica. Alcune donne subiscono soprusi per tutta la vita senza mai venire uccise e altre vengono uccise da partner per motivi che non hanno nulla di patriarcale; per fugare ogni dubbio è sufficiente riguardare i dati sul movente degli omicidi di donne da parte del partner (infografica a destra).

Per affermare che la causa di una quota parte di omicidi di donne sia culturale non basta che ci sembri intuitivamente sensato (ovvero che riusciamo a immaginarci un caso di donna vessata dal partner che viene poi uccisa). La matrice psicopatologica potrebbe infatti essere prevalente rispetto a quella culturale.

Il metodo scientifico non funziona così, di norma infatti vengono fatti degli studi di correlazione per capire quali siano i predittori di un certo fenomeno.

Tutti avrete sentito la massima correlation is not causation, ma la domanda è: ci sono studi che provano la correlazione tra la cultura e i femminicidi con un certo rigore scientifico?

{Manca parlare in maniera estremamente semplice di validazione delle ipotesi in statistica e far capire perché senza di questa una cosa risulta più o meno convincente in base a retorica...}

Altre possibili spiegazioni non culturali

Disturbo esplosivo intermittente, disturbi dirompenti del controllo degli impulsi e della condotta e http://www.stateofmind.it/2012/11/femminicidio-impulsivita/

Perché è importante stabilire se siano o meno un fenomeno culturale

Le considerazioni di alcuni esperti

Opinione 1

Secondo due criminologi: il Professor Monzani e il professor Giulini chiamarlo femminicidio non è corretto, la definizione di femminicidio ESCLUDE i crimini commessi per gelosia. Il termine più corretto omicidio relazionale. Il termine Femminicidio infatti, stando alla definizione, si riferisce all'uccisione della donna in quanto donna e non perché era in relazione con il reo.

In italia Stevanin e minghella sono forse gli unici due che hanno ucciso donne in quanto donne

Opinione 2

Opinione 3

Ipotesi "complottistiche" sui femminicidi e centri antiviolenza

Opinione di studentessa di giurisprudenza

Femminicidio e androcidio sono due sub dell’infanticidio selettivo. Retaggi culturali, preferenza di prole maschile a scapito di quella femminile, in India soprattutto.

Casi di andricidio sono stati commessi ad es nel 1988 nell’ANFAL CAMPAIGN contro i maschi curdi. Uomini dai 15-50 venivano catturati e uccisi in campi concentramento per “prevenire” perché età giusta per prendere le armi. 

Nel mondo questi due termini, almeno in uk, non hanno nulla a che vedere con quanto spiegato da wiki Italia. Non studiando in Italia, non so se realmente siano mai stati usati come aggravanti.

Comunque è colpa dei telegiornali, giornali, blog et similia che utilizzano in modo inappropriato certi termini, creando quella noi qui chiamiamo “moral panics e folk evils” (ndr. vedi la pagina di approfondimento su Folk Devils and Moral Panics).

Approfondimenti

Coniazione termine

https://iris.unitn.it/retrieve/handle/11572/190183/162692/COLLANA%20DELLA%20FACOLTA%20VOLUME%2015.pdf

http://femminicidio.blogspot.it/2011/03/da-chi-e-stato-coniato-il-termine.html

Utilizzo del termine

viene confermata L’elaborazione teorica accademica, successivamente entrata a far parte della nostra legge con il DDL 3390 (PD)[14] utilizza il concetto di femminicidio per identificare le violenze fisiche e psicologiche contro le donne

che avvengono in (e a causa di) un contesto sociale e culturale che contribuisce a una sostanziale impunità sociale di tali atti, relegando la donna, in quanto donna, a un ruolo subordinato e negandone, di fatto, il godimento dei diritti fondamentali.[15]

Evidenze dell'utilizzo ambiguo del termine

Fonte: http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/file/repository/notizie/2017/femminicidio.pdf

Riportiamo di seguito un estratto di un articolo di Francesca Dagotto[16]

Le “vere” conseguenze dell’assenza di stabilità semantica e quindi lessicografica del termine si misurano infatti, per dirla con un gioco di parole, quando si deve misurare la situazione di un Paese attraverso la statistica, che, nel caso dei femminicidi, propone delle serie di numeri ondi vaghe.

La coesistenza di definizioni diverse, che si traduce in una definizione di massima di femminicidio a dir poco lasca anche nei suoi aspetti più strettamente denotativi, comporta infatti, già in fase di raccolta dei dati, dei problemi tutt’altro che trascurabili, giacché a seconda della definizione adottata dall’analista può determinare tanto l’inclusione quanto l’esclusione di un medesimo tipo di fatti.

Se a questo si aggiunge l’assenza di una fonte univoca di reperimento dei dati relativi ai crimini e la prassi conseguente a colmare questa assenza ricorrendo alla rilevazione dei dati per mezzo di indagini e vittimologiche e sulla violenza domestica e dedicate alla violenza contro le donne, ci si può facilmente rendere conto dei motivi per i quali la realtà sociale rappresentata dalla stampa appaia tanto sfilacciata e dilatata.

A questo stesso proposito scriveva la statistica sociale Domenica Fioredistella Iezzi già nel 2013


In Italy, there are no official data on femicide. Since 1923, Istat has carried out a survey on the “causes of death” (i.e., the main source for the evaluation of the health status of the population and for the allocation of health programs and resources). Unfortunately, this survey has not recorded data on the authors of homicide.

Since 1995, EURES has collected data on murders in Italy and integrated this information with DEA DB (database of the National Agency of Press–ANSA) and data from the Criminalpol. The EURES DB does not use a gender approach, but it is possible to obtain this information through crossing some variables in the EURES DB (Iezzi 2010). Since 2005, refuges have collected data on femicide in Italy, using only press information[17].

Oggi, dati della rilevazione ISTAT 2013 alla mano, la situazione appare ancora simile a quella descritta da Iezzi: i dati relativi alla relazione vittima di omicidio e autore sono estratti dal database degli omicidi del Ministero dell’Interno (DCPC) e il fatto che il calcolo sia fornito sia includendo le 92 vittime del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, sia escludendole, lascia intendere che vigono ancora gli esiti di un imperfetto spoglio dei femminicidi imputabile, a giudizio di chi scrive, agli effetti della tuttora vigente provvisorietà definitoria di questa tipologia di crimine.

Poiché, inoltre, in Italia, i dati ufficiali sulla mortalità non includono sistematicamente la natura della relazione tra omicida e vittima e la rilevazione dei dati è praticata con metodi differenti, il rapporto a tre società – società rappresentata dai media – società rappresentata nel e dal repertorio linguistico della comunità italiana risulta non sono falsato ma neppure confrontabile con quello disponibile per altri paesi[18].

Nella norma giuridica, il termine femminicidio non viene utilizzato

Vedi lo screen a destra in basso. {{Nota bene: da verificare se questa affermazione sia ancora valida nel 2021.}}

Ulteriori Fonti

[Senato.it] Violenza di genere e femminicidio: dalla ratifica della Convenzione di Istanbul all’istituzione di una Commissione di inchiesta ad hoc

Articolo su zeroviolenza: Si chiama femminicidio, ed ha numeri spaventosi: più del 30% del totale sugli omicidi

Articolo ansa: Violenza sulle donne: ecco le cifre agghiaccianti

Libri di approfondimento

Violenza di genere e femminicidio - Antonella Merli - Diritto Penale Contemporaneo IL FEMMINICIDIO COME FATTISPECIE PENALE Storia, comparazione, prospettive - Emanuele Corn

Femminicidio Stalking, malamore, maltrattamenti e altre violenze di genere: i primi dati della Commissione parlamentare d'inchiesta 25 novembre 2017

Convenzione di Instambul, maggio 2011


Altri dati e infografiche sulle cause dei "femminicidi"

Distribuzione dei femminicidi in base alla relazione con l'autore

Infografica tratta dal rapporto Eures - Secondo Rapporto sul femminicidio in Italia sull'autoreSi noti che solo nel 66% dei casi l'autore è il partner e di questi molto spesso si parla del convivente.
Autori dei femminicidi, non solo partner, non solo maschi

  1. britannica.com, https://www.britannica.com/topic/feminism.
  2. https://www.antimafiaduemila.com/images/stories/pdf/la-voce-del-danilo-dolci-n3.pdf
  3. Indagine Eures-Ansa su “Il femminicidio in Italia nell’ultimo decennio. Dimensioni, caratteristiche e profili di rischio”
  4. https://www.zeroviolenza.it/temi/item/20116-si-chiama-femminicidio-ed-ha-numeri-spaventosi-pi%C3%B9-del-30-del-totale-sugli-omicidi
  5. Numero totale di omicidi volontari all'anno per sesso
  6. Questo non sminuisce la gravità di questi omicidi, ma fa riflettere sulla strumentalizzazione mediatica e sull'utilità che tutto questo ha per il genere femminile.
  7. Altro link: https://www.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/brochure_questononeamore_2019.pdf
  8. "... Questo non è amore", su Polizia di Stato. URL consultato il 30 dicembre 2020.
  9. Gli opuscoli informativi dell'iniziativa "...Questo non è amore", su Polizia di Stato. URL consultato il 30 dicembre 2020.
  10. 10,0 10,1 10,2 Gianpiero Dalla Zuanna e Alessandra Minello, Violenza sulle donne: anche i numeri aiutano a combatterla, su Lavoce.info, 24 novembre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017.
  11. Citato in Carlo Canepa, Luciano Canova, La scienza dei goal: Numeri e statistica applicati allo sport più bello del mondo, Hoepli, cap. VI.
  12. Inchiesta con analisi statistica sul femminicidio in Italia, a cura di Fabio Bartolomeo (Ministero della Giustizia, Direzione Generale di Statistica e Analisi Organizzativa), 2016
  13. Si noti che gli omicidi di donne per gelosia sono circa 50 l'anno, tutti i numeri qui riportati sono ancora quelli relativi a tutti gli omicidi relazionali
  14. DDL 3390 (PD): Norme per la promozione della soggettività femminile e per il contrasto al femminicidio”https://docs.google.com/file/d/0B5Ut3juIxW8gdXZ4ZTNjeUJiZWs/edit
  15. Nel 1995, la IV Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite definì la violenza di genere come il manifestarsi delle relazioni di potere storicamente ineguali fra donne e uomini.
  16. https://grammaticaesessismo.com/le-riflessioni-di-ges/imperfezioni-lessicografiche-e-statistiche-imperfette-ancora-su-femminicidio-e-la-sua-collocazione-nel-repertorio-linguistico-italiano/
  17. Judicial statistics come mainly from administrative files, so periodical reports on gender crimes, although not in the same year, can be obtained. In 2010, 105.000 gender crimes have been reported to the police: 290 per day – that is one crime every 12 seconds. Each day, 95 women reported suffering from threats; 87, abuses; 64, willful lesions; 19, beating; 14, stalking; and 10, sexual violence (Istat, 2012). When considering intimate partner violence, it is often asked why men use physical force against women with whom they live (Dobash et al. 2007). Domestic violence is very frequent, and intimate partner femicide is the single largest category of femicide, with women often killed by their husbands, partners, ex-husbands, or ex-lovers. Generally, it is tip of the iceberg of domestic mistreatments perpetrated over time (Iezzi 2013: 52-53).
  18. In Italy, as in other countries, official mortality data do not record the relationship between the victim and the perpetrator. In Italy, there are women’s shelters that provide temporary refuge for women escaping from violent or abusive situations, such as rape and domestic violence, and these shelters also collect data on femicide. Actually, data on this topic come from the web should be collected to gather new information and build a specific vocabulary, but unstructured data require more complex preprocessing to transform unstructured data into structured statistical information. Moreover, data could be encoded in many different ways that may result in significantly different outcomes (Iezzi 2013: 52-63)