Disturbi alimentari: il pericolo di anteporre le aspettative sociali al benessere: differenze tra le versioni

Da Tematiche di genere.
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(Creata pagina con "{{S|DCA}} Titoli alternativi: # "La tossicità dell'automiglioramento fisico come dovere morale" # "Disturbi alimentari: sfidare la narrativa tossica della società" # "Pressioni sociali e disturbi alimentari: una riflessione critica" # "Oltre la performance: promuovere un approccio sano al benessere" # "L'ossessione per i cambiamenti fisici rapidi: il ruolo del marketing" # "Amore per se stessi e disturbi alimentari: sfatare i falsi miti" # "Verso un equilibrio: super...")
 
 
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# "Consapevolezza sui disturbi alimentari: sfidare la cultura della colpa e della vergogna"
# "Consapevolezza sui disturbi alimentari: sfidare la cultura della colpa e della vergogna"


== Riflessione originale presa da storie Instagram ==
== Riflessione presa da storie Instagram ==
In questa giornata dedicata alla consapevolezza sui disturbi del comportamento alimentare vorrei porre l'attenzione sulla tossicità del porre l'automiglioramento fisico come un dovere morale da prestare verso la società, mascherato da un falsissimi "dovresti farlo per te stess*", ma nel modo che dico io, coi tempi che dico io e quando lo dico io. Ovviamente questa pressione esterna porta ad assumere condotte che si rivelano anche dannose nel conseguimento dell'obiettivo stesso, e porta a glorificare variazioni ponderali NON sane e non sostenibili nel lungo termine, di certo non atti di amore verso se stessi ma dettati dalla spinta a compiacere gli altri.
In questa giornata dedicata alla consapevolezza sui disturbi del comportamento alimentare, è importante porre l'attenzione sulla tossicità del considerare l'automiglioramento fisico come un dovere morale verso la società. Spesso questo concetto viene mascherato da un falso "dovresti farlo per te stess*", ma con modalità, tempi e condizioni imposti dall'esterno. Questa pressione esterna può portare ad assumere condotte dannose nel perseguimento dell'obiettivo stesso, glorificando variazioni ponderali non sane e non sostenibili nel lungo termine. Tali comportamenti non sono atti di amore verso se stessi, ma sono dettati dalla spinta a compiacere gli altri.


"dovresti dimagrire perché devi volerti bene", ma poi se una persona perde peso vomitando in tempo breve le viene detto "brava si vede che hai iniziato ad amarsi". Farsi del male, sprecare cibo, compromettere la propria salute non è volersi bene. Mettersi due dita in canna dopo ogni pasto non è self love. "Sei troppo secco, dovresti diventare più grosso per te stesso" e poi finisce a sviluppare condotte poco sane (molto spesso c'è silenzio sui DCA dal punto di vista delle persone palestrate) ma che ci frega c'hai bicipiti e lo matchano su Tinder bella brò. Viviamo in un mondo in cui ci arroghiamo di sapere cos'è giusto per gli altri senza aver nessun titolo a riguardo e senza essere stati ingaggiati a competenza di valutazione della condizione fisica altrui.
Frasi come "dovresti dimagrire perché devi volerti bene" sono contraddittorie quando, dopo una rapida perdita di peso ottenuta attraverso comportamenti malsani come il vomito autoindotto, si sente dire "brava, si vede che hai iniziato ad amarti". Farsi del male, sprecare cibo e compromettere la propria salute non è volersi bene. Mettersi due dita in gola dopo ogni pasto non è auto-amore. Allo stesso modo, dire a qualcuno "sei troppo magro, dovresti mettere su peso per te stesso" può portare a sviluppare condotte poco sane, spesso ignorate quando si tratta di disturbi alimentari nelle persone che praticano bodybuilding.


Abbiamo un problema con l'estrema performativitá in tempo breve dei cambiamenti e miglioramenti fisici, e proprio questo punta a spingere le persone oltre il limite di quanto è sano pur di avere un risultato tangibile da mostrare agli altri. Se dimagrisci lentamente non sei abbastanza bravo o stai facendo il pigro. Sti cazzi se dopo le diete yo yo rimetti tutto insieme con gli interessi, vorrà dire che ti riprenderò per il culo e lo rifarai un'altra volta. E questo tipo di condotte è alimentato, se non incoraggiato, da del marketing dedicato.
Viviamo in una società in cui ci arroghiamo il diritto di sapere cosa sia giusto per gli altri senza averne titolo o competenza per valutare la loro condizione fisica. C'è un problema con l'estrema performatività e la rapidità richiesta nei cambiamenti e miglioramenti fisici, che spinge le persone oltre il limite di ciò che è sano pur di avere un risultato tangibile da mostrare agli altri. Se la perdita di peso avviene lentamente, si viene etichettati come pigri o non abbastanza bravi. Poco importa se dopo le diete yo-yo si riprende tutto il peso perso e anche di più: si sarà comunque oggetto di derisione e spinti a ricominciare il ciclo.


D'altra parte una persona insicura e schiacciata dall'ossessione alla performance rapida spenderà di più in rimedi pericolosi presunti miracolosi, consumerà più spesso e sarà un miglior cliente. L'over performance per quanto riguarda i cambiamenti fisici è anche MOLTO conveniente ai consumi. "Spendi per la tua salute, spendi quanto dico io, il più possibile, non trovare scuse (malattie, ritmi lavorativi, disabilità, problemi economici, ovviamente sono tutte considerabili scuse). Hai comprato le matite colorate che non servono a niente e non investi nel mio rimedio miracoloso? Allora vedi che i soldi li hai! Spendi per le mie tasch...PER TE STESSO, OVVIO!"
Questo tipo di condotte è alimentato, se non incoraggiato, da un marketing dedicato. Una persona insicura e schiacciata dall'ossessione per la performance rapida spenderà di più in rimedi pericolosi e presunti miracolosi, consumerà più spesso e sarà un cliente migliore. L'eccessiva enfasi sulla performance nei cambiamenti fisici è anche molto conveniente per i consumi. Si è spinti a spendere per la propria salute, a investire in rimedi miracolosi, senza considerare eventuali ostacoli come malattie, ritmi lavorativi, disabilità o problemi economici, etichettandoli come semplici scuse.
 
È fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza sui disturbi alimentari e sfidare la narrativa tossica che li circonda. La salute e il benessere devono essere perseguiti in modo equilibrato e sostenibile, rispettando i tempi e le esigenze individuali, senza cedere alle pressioni esterne o agli standard irrealistici imposti dalla società e dal marketing.

Versione attuale delle 16:09, 15 mar 2024

Titoli alternativi:

  1. "La tossicità dell'automiglioramento fisico come dovere morale"
  2. "Disturbi alimentari: sfidare la narrativa tossica della società"
  3. "Pressioni sociali e disturbi alimentari: una riflessione critica"
  4. "Oltre la performance: promuovere un approccio sano al benessere"
  5. "L'ossessione per i cambiamenti fisici rapidi: il ruolo del marketing"
  6. "Amore per se stessi e disturbi alimentari: sfatare i falsi miti"
  7. "Verso un equilibrio: superare gli standard irrealistici di bellezza"
  8. "La convenienza dei consumi nell'eccessiva enfasi sulla performance fisica"
  9. "Disturbi alimentari: il pericolo di anteporre le aspettative sociali al benessere"
  10. "Consapevolezza sui disturbi alimentari: sfidare la cultura della colpa e della vergogna"

Riflessione presa da storie Instagram[modifica | modifica sorgente]

In questa giornata dedicata alla consapevolezza sui disturbi del comportamento alimentare, è importante porre l'attenzione sulla tossicità del considerare l'automiglioramento fisico come un dovere morale verso la società. Spesso questo concetto viene mascherato da un falso "dovresti farlo per te stess*", ma con modalità, tempi e condizioni imposti dall'esterno. Questa pressione esterna può portare ad assumere condotte dannose nel perseguimento dell'obiettivo stesso, glorificando variazioni ponderali non sane e non sostenibili nel lungo termine. Tali comportamenti non sono atti di amore verso se stessi, ma sono dettati dalla spinta a compiacere gli altri.

Frasi come "dovresti dimagrire perché devi volerti bene" sono contraddittorie quando, dopo una rapida perdita di peso ottenuta attraverso comportamenti malsani come il vomito autoindotto, si sente dire "brava, si vede che hai iniziato ad amarti". Farsi del male, sprecare cibo e compromettere la propria salute non è volersi bene. Mettersi due dita in gola dopo ogni pasto non è auto-amore. Allo stesso modo, dire a qualcuno "sei troppo magro, dovresti mettere su peso per te stesso" può portare a sviluppare condotte poco sane, spesso ignorate quando si tratta di disturbi alimentari nelle persone che praticano bodybuilding.

Viviamo in una società in cui ci arroghiamo il diritto di sapere cosa sia giusto per gli altri senza averne titolo o competenza per valutare la loro condizione fisica. C'è un problema con l'estrema performatività e la rapidità richiesta nei cambiamenti e miglioramenti fisici, che spinge le persone oltre il limite di ciò che è sano pur di avere un risultato tangibile da mostrare agli altri. Se la perdita di peso avviene lentamente, si viene etichettati come pigri o non abbastanza bravi. Poco importa se dopo le diete yo-yo si riprende tutto il peso perso e anche di più: si sarà comunque oggetto di derisione e spinti a ricominciare il ciclo.

Questo tipo di condotte è alimentato, se non incoraggiato, da un marketing dedicato. Una persona insicura e schiacciata dall'ossessione per la performance rapida spenderà di più in rimedi pericolosi e presunti miracolosi, consumerà più spesso e sarà un cliente migliore. L'eccessiva enfasi sulla performance nei cambiamenti fisici è anche molto conveniente per i consumi. Si è spinti a spendere per la propria salute, a investire in rimedi miracolosi, senza considerare eventuali ostacoli come malattie, ritmi lavorativi, disabilità o problemi economici, etichettandoli come semplici scuse.

È fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza sui disturbi alimentari e sfidare la narrativa tossica che li circonda. La salute e il benessere devono essere perseguiti in modo equilibrato e sostenibile, rispettando i tempi e le esigenze individuali, senza cedere alle pressioni esterne o agli standard irrealistici imposti dalla società e dal marketing.