Cancel culture, dimissioni del giornalista Bari Weiss: differenze tra le versioni

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(Creata pagina con " === Le critiche al giornalismo di Bari Weiss in seguito alla stigmatizzazione '''del responsabile degli editoriali del «New York Times»''' === <u>Bari Weiss</u> è una <u>giornalista</u> americana tagliente, lucida, non convenzionale. Nel 2017 viene chiamata dal «New York Times» (giornale più prestigioso del mondo) che dopo la vittoria di Donald Trump si è reso conto di avere capito ben poco degli americani meno progressisti e vuole nuove firme che li raccontino:...")
 
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=== Le critiche al giornalismo di Bari Weiss in seguito alla stigmatizzazione '''del responsabile degli editoriali del «New York Times»''' ===
=== Le critiche al giornalismo di Bari Weiss in seguito alla stigmatizzazione '''del responsabile degli editoriali del «New York Times»''' ===
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Bari Weiss <u>si dimette e pubblica una lettera durissima sul suo sito</u>.<blockquote>«Twitter non è nella gerenza del “New York Times”. Ma è diventato il suo vero direttore» scrive. «Le storie sono scelte e raccontate per compiacere lo zoccolo duro del pubblico anziché attrarre i lettori più curiosi a leggere notizie di tutto il mondo e poi trarre le proprie conclusioni.» «Perché pubblicare qualcosa di stimolante per i nostri lettori o scrivere qualcosa di audace, quando possiamo assicurarci il risultato (e i clic) pubblicando il nostro quattromillesimo articolo in cui sosteniamo che Donald Trump è un pericolo per il paese e il mondo? Così l’autocensura è diventata la norma [...] Gli editoriali che appena due anni fa sarebbero stati facilmente pubblicati oggi metterebbero in difficoltà il caporedattore o il giornalista, forse fino a farli licenziare. Se si ritiene che un pezzo possa avere un contraccolpo interno o sui social media non viene proprio pubblicato».</blockquote>
Bari Weiss <u>si dimette e pubblica una lettera durissima sul suo sito</u>.<blockquote>«Twitter non è nella gerenza del “New York Times”. Ma è diventato il suo vero direttore» scrive. «Le storie sono scelte e raccontate per compiacere lo zoccolo duro del pubblico anziché attrarre i lettori più curiosi a leggere notizie di tutto il mondo e poi trarre le proprie conclusioni.» «Perché pubblicare qualcosa di stimolante per i nostri lettori o scrivere qualcosa di audace, quando possiamo assicurarci il risultato (e i clic) pubblicando il nostro quattromillesimo articolo in cui sosteniamo che Donald Trump è un pericolo per il paese e il mondo? Così l’autocensura è diventata la norma [...] Gli editoriali che appena due anni fa sarebbero stati facilmente pubblicati oggi metterebbero in difficoltà il caporedattore o il giornalista, forse fino a farli licenziare. Se si ritiene che un pezzo possa avere un contraccolpo interno o sui social media non viene proprio pubblicato».</blockquote>
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