Modifica di Abbandono dei principi giornalistici, nascita delle Fuck News ed episodi vari

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Molti giornalisti finiscono per trasformarsi in attivisti o per ingraziarsi gli attivisti, più che raccontare i fatti.
Molti giornalisti finiscono per trasformarsi in attivisti o per ingraziarsi gli attivisti, più che raccontare i fatti.
=== [[Cancel culture, dimissioni del giornalista Bari Weiss|Le critiche al giornalismo di Bari Weiss in seguito alla stigmatizzazione '''del responsabile degli editoriali del «New York Times»''']] ===
=== [[Cancel culture, dimissioni del giornalista Bari Weiss|Le critiche al giornalismo di Bari Weiss in seguito alla stigmatizzazione '''del responsabile degli editoriali del «New York Times»''']] ===
==Le fuck news==
==Le fuck news==
La rinuncia alla complessità avviene quasi sempre per paura, conformismo o convenienza: paura di finire linciati; conformismo da pigrizia intellettuale; convenienza di mantenere o guadagnare lettori. Tutte cose alla base di quelle che, come ho già detto, io chiamo le “fuck news”: quelle notizie apparentemente perfette che ci fanno imprecare e fanno salire l’indignazione di utenti. Quelle notizie che fanno sobbalzare e che vengono ricondivise e amplificate senza alcun approfondimento e verifica.
La rinuncia alla complessità avviene quasi sempre per paura, conformismo o convenienza: paura di finire linciati; conformismo da pigrizia intellettuale; convenienza di mantenere o guadagnare lettori. Tutte cose alla base di quelle che, come ho già detto, io chiamo le “fuck news”: quelle notizie apparentemente perfette che ci fanno imprecare e fanno salire l’indignazione di utenti. Quelle notizie che fanno sobbalzare e che vengono ricondivise e amplificate senza alcun approfondimento e verifica.
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Quando si sviluppa un contenuto capace di scatenare rabbia, il meccanismo che avviene nelle redazioni è semplice (e lo so non perché sia meglio dei miei colleghi, ma semplicemente perché vi ho partecipato anch’io per anni).
Quando si sviluppa un contenuto capace di scatenare rabbia, il meccanismo che avviene nelle redazioni è semplice (e lo so non perché sia meglio dei miei colleghi, ma semplicemente perché vi ho partecipato anch’io per anni).
=== [[Cancel culture, episodio Amy Cooper|Episodio di Amy Cooper]] ===
=== [[Cancel culture, episodio Amy Cooper|Episodio di Amy Cooper]] ===
==Il crollo del contesto==
==Il crollo del contesto==
Nel frattempo Amy Cooper ha perso il lavoro, ha cambiato città ed è ancora oggetto di minacce e insulti. Lo stesso uomo che l’ha filmata, ha detto saggiamente: «Non sono sicuro che quel singolo minuto possa definirla completamente come persona». È come se avesse riassunto un’altra dura legge dei social: in un minuto si fa la vita di una persona. Perché crolla ogni contesto. Perché formiamo le nostre opinioni (e indignazioni) basandoci esclusivamente su “pezzi” di qualcosa: quasi sempre uno screenshot o un estratto video di pochi secondi. Tendiamo a credere che quella piccola parte sia il tutto, e sulla base di quella credenza sviluppiamo una certezza: a quel punto non abbiamo bisogno del contesto, né del prima né del dopo, né di spiegazioni né di versioni.
Nel frattempo Amy Cooper ha perso il lavoro, ha cambiato città ed è ancora oggetto di minacce e insulti. Lo stesso uomo che l’ha filmata, ha detto saggiamente: «Non sono sicuro che quel singolo minuto possa definirla completamente come persona». È come se avesse riassunto un’altra dura legge dei social: in un minuto si fa la vita di una persona. Perché crolla ogni contesto. Perché formiamo le nostre opinioni (e indignazioni) basandoci esclusivamente su “pezzi” di qualcosa: quasi sempre uno screenshot o un estratto video di pochi secondi. Tendiamo a credere che quella piccola parte sia il tutto, e sulla base di quella credenza sviluppiamo una certezza: a quel punto non abbiamo bisogno del contesto, né del prima né del dopo, né di spiegazioni né di versioni.
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Non voglio entrare nel merito di ogni vicenda ma nel (mio) metodo: il mio proposito per il futuro da utente e giornalista è di lasciare sempre meno che la mia indignazione mi precluda la ricerca di altri “pezzi” di fatti. Di far sì che quell’estratto da cui parte la mia indignazione rappresenti un elemento del racconto, e mai il tutto. E di non dimenticarmi di coltivare sempre più i dubbi. Soprattutto, come nei casi come quello di Justine Sacco, quando non ce li ho.
Non voglio entrare nel merito di ogni vicenda ma nel (mio) metodo: il mio proposito per il futuro da utente e giornalista è di lasciare sempre meno che la mia indignazione mi precluda la ricerca di altri “pezzi” di fatti. Di far sì che quell’estratto da cui parte la mia indignazione rappresenti un elemento del racconto, e mai il tutto. E di non dimenticarmi di coltivare sempre più i dubbi. Soprattutto, come nei casi come quello di Justine Sacco, quando non ce li ho.
=Dal capro espiatorio ai linciaggi social=
=Dal capro espiatorio ai linciaggi social=
=== Justine Sacco, La storia di una battuta venuta male ===
=== Justine Sacco, La storia di una battuta venuta male ===
È il 20 dicembre 2013. Justine Sacco deve prendere un volo di 11 ore e per ingannare il tempo, prova a fare la simpatica coi suoi 170 follower su Twitter. Scrive 3 battute, poco riuscite e l'ultima, prima di imbarcarsi sul volo di undici ore: «Vado in Africa. Spero di non beccarmi l’Aids. Scherzo. Sono bianca!».
È il 20 dicembre 2013. Justine Sacco deve prendere un volo di 11 ore e per ingannare il tempo, prova a fare la simpatica coi suoi 170 follower su Twitter. Scrive 3 battute, poco riuscite e l'ultima, prima di imbarcarsi sul volo di undici ore: «Vado in Africa. Spero di non beccarmi l’Aids. Scherzo. Sono bianca!».
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__NOINDICE__
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[[Categoria:Social network]]
[[Categoria:Episodio]]
[[Categoria:Polarizzazione]]
[[Categoria:Cancel Culture]]
[[Categoria:Razzismo]]
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