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=Dal capro espiatorio ai linciaggi social= === Justine Sacco, La storia di una battuta venuta male === È il 20 dicembre 2013. Justine Sacco deve prendere un volo di 11 ore e per ingannare il tempo, prova a fare la simpatica coi suoi 170 follower su Twitter. Scrive 3 battute, poco riuscite e l'ultima, prima di imbarcarsi sul volo di undici ore: «Vado in Africa. Spero di non beccarmi l’Aids. Scherzo. Sono bianca!». Spegne il cellulare e sale sull’aereo. Quando l’aereo atterra e riaccende il cellulare le arrivano messaggi da parte dei suoi amici del tipo: «Mi dispiace vedere tutto quello che sta succedendo», «Chiamami immediatamente» e «Sei il trend numero uno al mondo su Twitter». Quando apre Twitter scopre di essere stata sommersa di insulti, che è stato creato un hashtag «L’Aids può colpire chiunque». L’hashtag è #HasJustineLandedYet, “Justine è già atterrata?”. Mentre lei dormiva tranquilla un giornalista aveva ritwittato ai suoi 15.000 contatti. Con gran gusto: «Il fatto che lei fosse una dirigente che lavorava nelle pubbliche relazioni ha reso il tutto ancora più delizioso» ha raccontato il giornalista. «È una soddisfazione poter dire “Ok, ''facciamo che stavolta un tweet razzista da parte di un pezzo grosso della Iac non passi inosservato”. Lo rifarei senz’altro.''» La donna, nel giro di poche ore, è diventata il bersaglio perfetto: ricca-bianca-manager-newyorchese-che-attacca-un-paese-povero. Aggredirla sui social e chiederne la testa, nella mente dei linciatori (coloro che adorano linciare le persone sui social) equivale a riscattare un paese dal razzismo strutturale dei bianchi.<blockquote>Ci sono tre dinamiche tipiche dei linciaggi social, a cui probabilmente avete assistito o partecipato. *i colpi si fanno più forti, numerosi e intensi man mano che il linciato si accascia a terra.[...] Circa centomila tweet e oltre 1,2 milioni di ricerche Google “Justine Sacco” nei dieci giorni successivi. *più il linciato è a terra, più l’obiettivo del linciaggio si allarga[...] Non ci basta umiliarlo, vogliamo togliergli tutto. Anche il diritto al lavoro *mai avere dubbi. Sui social troppo spesso non ci concediamo interpretazioni altre, opportunità di replica, analisi del contesto. Linciamo, e se ci saremo sbagliati sul conto del linciato, pazienza. Nessuno andrà ad approfondire quello che veramente è successo, domani saremo tutti impegnati a linciare qualcun altro. Nessuno, tra i milioni di persone che aspettavano l’atterraggio di Justine, aveva alcuna prova testuale – dichiarazione, video, audio – che stabilisse con certezza il suo razzismo. Nessuno aveva in alcun modo approfondito la sua vita. Nessuno ha mai sospettato che la sua potesse essere una battuta venuta male. Nulla importava, in quel momento. La folla aveva deciso, e l’aveva fatto esclusivamente sulla base di quel singolo tweet.</blockquote>L’unico a cui venne un dubbio e decise di approfondire fu '''Jon Ronson'''. Formidabile ''giornalista inglese'', è forse l’''autorità mondiale sui “linciati”''. Uno che ne ha intervistati a decine, e ha scritto un libro che a mio avviso dovrebbe essere scelto come testo nelle scuole elementari: ''I giustizieri della rete'', in cui racconta il suo incontro esclusivo con Justine. La acchiappò mentre stava ritirando gli scatoloni dal luogo di lavoro (sì, l’hanno fatta fuori senza pietà). Lei gli fece notare l’ironia e il paradosso della sua battuta (''Non posso prendere l’Aids perché sono bianca''): «Solo un folle potrebbe pensare che i bianchi non prendano l’Aids». A guardarlo oggi, scrive Ronson, è ovvio che il suo tweet, per quanto di cattivo gusto, non fosse razzista, ma più un commento sulla tendenza ingenua dei bianchi a immaginarsi immuni a malattie considerate lontane come l’Aids. «Era una battuta a proposito di ciò che sta accadendo nel Sudafrica post-[[apartheid]], una situazione a cui non prestiamo attenzione. Era un commento totalmente esagerato sulla sproporzione nelle statistiche sull’Aids.» Le è andata male. __NOINDICE__ [[Categoria:Social network]] [[Categoria:Episodio]] [[Categoria:Polarizzazione]] [[Categoria:Cancel Culture]] [[Categoria:Razzismo]]
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