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==Il crollo del contesto== Nel frattempo Amy Cooper ha perso il lavoro, ha cambiato città ed è ancora oggetto di minacce e insulti. Lo stesso uomo che l’ha filmata, ha detto saggiamente: «Non sono sicuro che quel singolo minuto possa definirla completamente come persona». È come se avesse riassunto un’altra dura legge dei social: in un minuto si fa la vita di una persona. Perché crolla ogni contesto. Perché formiamo le nostre opinioni (e indignazioni) basandoci esclusivamente su “pezzi” di qualcosa: quasi sempre uno screenshot o un estratto video di pochi secondi. Tendiamo a credere che quella piccola parte sia il tutto, e sulla base di quella credenza sviluppiamo una certezza: a quel punto non abbiamo bisogno del contesto, né del prima né del dopo, né di spiegazioni né di versioni. ===Greta Beccaglia=== Sui social non abbiamo dubbi. A inizio dicembre 2021 diventa virale in rete il video di una giornalista di Toscana Tv, Greta Beccaglia, che, mentre raccoglie le opinioni dei tifosi all’uscita dallo stadio di Empoli, viene molestata in diretta da un uomo con uno schiaffo sul sedere. Il video dura meno di un minuto e provoca indignazione anche per le parole che il giornalista dallo studio dice in quei secondi: «Non te la prendere, Greta». Personalmente, appena visto l’estratto, l’adrenalina mi era entrata in circolo, il battito era aumentato, dovevo fare qualcosa: scrivere contro quell’uomo. Subito. Prima che lo facessi, un’amica mi ha girato il video integrale. È allora che ho iniziato ad avere un dubbio, a contemplare quantomeno i grigi in una vicenda che fino ad allora nella mia testa aveva solo bianchi e neri, tra cui il giornalista cattivo, maschilista e indegno di essere uomo. Ho cercato altre fonti, altri “pezzi” di informazioni per ricostruire il contesto. Ho visto per la prima volta il video integrale dell’accaduto, in cui il presentatore interrompe la diretta indignato «perché determinati atteggiamenti meritano ogni tanto qualche sano schiaffone». Ho letto la sua spiegazione: «Non te la prendere», non era inteso come “Non farla lunga, ti hanno solo toccato il c..o”. Era: “Non prendertela, quelli lì sono dei violenti, cerca di non reagire perché se no rischi la tua incolumità lì, ora, accerchiata. Poi li denunciamo”. Ho letto poi le interviste della stessa giornalista, che spiega come dopo sia stato lo stesso collega a rincuorarla e soprattutto a invitarla a raccontare l’accaduto e denunciare tutto. La mia indignazione si era affievolita. ===Letizia Battaglia=== Altro dubbio. A novembre 2020 la fabbrica di auto Lamborghini pubblica sui suoi social alcuni scatti commissionati a Letizia Battaglia per un progetto piuttosto figo. Si vedono paesaggi palermitani, Lamborghini e bambine. Apriti cielo. In rete le immagini sono «sessiste, maschiliste, problematiche per il retaggio culturale che queste evocano» scrivono dai collettivi femministi. I giornali riprendono. Nel giro di un pomeriggio, sindaco di Palermo e azienda corrono ai ripari e ritirano immediatamente gli scatti da tutti i social. Contesto: la ricerca fotografica di Letizia Battaglia da decenni ha al suo centro le bambine. Eliminare le bambine dalle sue foto è un po’ come togliere dal museo l’''Autoritratto con orecchio bendato'' di van Gogh per incitamento all’automutilazione. ===Barbara Palombelli=== Ancora, a settembre 2021 diventa virale il video di un minuto in cui la conduttrice di Forum, Barbara Palombelli, si interroga sulla violenza di genere. «A volte è lecito domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa e obnubilati oppure c’è stato un comportamento aggressivo ed esasperante anche dall’altra parte?» Shitstorm di giorni. Editoriali, commenti, insulti, indignazione. Tutto basato su quell’unica fonte: un minuto di video diventato virale sui social. Contesto: la Palombelli stava introducendo il caso che si raccontava in quella puntata. Un caso giudiziario in cui un marito era stato prosciolto dall’accusa di violenza proprio perché si era scoperto che era lui a essere stato picchiato più volte dalla moglie, con schiaffi e spintoni giù dalle scale. Peccato che nell’epoca dei meme, dei ritagli, della pigrizia, della rincorsa all’indignazione e della conseguente morte del contesto, un singolo minuto valga l’intera vita di una persona. *Il giornalista in studio è stato sospeso *le foto di Letizia Battaglia ritirate *la Palombelli linciata. Non voglio entrare nel merito di ogni vicenda ma nel (mio) metodo: il mio proposito per il futuro da utente e giornalista è di lasciare sempre meno che la mia indignazione mi precluda la ricerca di altri “pezzi” di fatti. Di far sì che quell’estratto da cui parte la mia indignazione rappresenti un elemento del racconto, e mai il tutto. E di non dimenticarmi di coltivare sempre più i dubbi. Soprattutto, come nei casi come quello di Justine Sacco, quando non ce li ho.
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