Riassunto barbarabenedettelli.it Indagine femminicidi 2018

Da Tematiche di genere.
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Riassunto: L'articolo riguarda un'indagine sulla violenza di genere in Italia, condotta da Barbara Benedettelli, che comprende sia le vittime maschili che quelle femminili e li tratta con gli stessi criteri di analisi. L'indagine sottolinea il problema dei dati e invita a studiare il fenomeno senza pregiudizi ideologici e narrazioni retoriche. Secondo i dati del Viminale, nel 2017 sono state uccise 355 persone in Italia, con lo stesso numero di vittime maschili e femminili. L'indagine sottolinea che solo la vittima femminile è al centro dell'attenzione sociale, politica e mediatica e che solo l'uccisione di una donna suscita sdegno.

Un'indagine sulla violenza di genere in Italia che comprende sia le vittime maschili che quelle femminili e li tratta con gli stessi criteri di analisi.

TLDR: Un'indagine sulla violenza di genere in Italia mostra che il numero di uomini e donne uccisi è lo stesso, ma solo la vittima femminile è al centro dell'attenzione sociale, politica e mediatica.

Tag: Violenza di genere, Italia, Vittime maschili, Vittime femminili, Indagine, Diana Russel, Relazioni Interpersonali Significative, Ideologia, Pregiudizi, Narrazioni retoriche.


Riassunto[modifica | modifica sorgente]

Barbara Benedettelli, in questo articolo, introduce e discute i seguenti concetti e termini:

1. Femminicidio: Un termine coniato da Diana Russel per descrivere l'omicidio di donne per motivi legati al genere.

2. Relazioni Interpersonali Significative (RIS): Si riferisce alle relazioni in cui avvengono questi omicidi, spesso relazioni intime o familiari.

3. Bias ideologici: La Benedettelli sottolinea l'importanza di analizzare i dati senza pregiudizi culturali o ideologici.

Le critiche che Benedettelli fa si basano su tre aspetti principali:

1. Raccolta dei dati: Sostiene che c'è un problema con la raccolta e l'interpretazione dei dati sugli omicidi nelle relazioni. Per esempio, critica il modo in cui il numero delle donne vittime di "femminicidio" cambia a seconda dell'ente che raccoglie i dati.

2. Visione unilaterale del fenomeno: Benedettelli critica l'attenzione esclusiva posta sulle vittime femminili, sostenendo che tale attenzione esclude le vittime maschili. Inoltre, ritiene che la narrativa prevalente non tenga conto delle diverse motivazioni e circostanze degli omicidi.

3. Cultura patriarcale: Sostiene che l'osservazione del fenomeno solo attraverso il prisma della cultura patriarcale è riduttiva e non consente di comprendere appieno la situazione.

In termini di discrepanze con il messaggio dei media, Benedettelli sostiene che i media tendono a concentrarsi solo sugli omicidi di donne, trascurando quelli degli uomini. Inoltre, critica la pratica di classificare automaticamente tutti gli omicidi di donne come "femminicidi", affermando che questo può distorcere la nostra comprensione del problema e impedire un'efficace prevenzione.

Per quanto riguarda le sue scoperte sulla simmetria, Benedettelli scopre che, secondo alcuni dati, il numero di vittime maschili e femminili di omicidi in relazioni significative è pressoché lo stesso. Sostiene che uomini e donne vengono uccisi nello stesso numero e spesso per le stesse ragioni nelle relazioni significative. Tuttavia, solo le vittime femminili ricevono l'attenzione dei media e delle istituzioni. Questa scoperta sfida la narrazione comune che i femminicidi siano molto più comuni degli omicidi di uomini nelle relazioni.

Versione lunga[modifica | modifica sorgente]

L'[Indagine sulla violenza domestica e di prossimità: i numeri oltre il genere nel 2017](https://barbarabenedettelli.it/wp-content/uploads/2018/06/Indagine-completa-omicidi-nelle-Ris-i-numeri-oltre-il-genere-1.pdf) di [Barbara Benedettelli](https://it.wikipedia.org/wiki/Barbara_Benedettelli) mira a esplorare gli omicidi che si sono verificati in Italia nel 2017, focalizzandosi sulle Relazioni Interpersonali Significative (RIS) e includendo sia vittime femminili che maschili. La ricerca si avvale principalmente di fonti giornalistiche online.

Nel 2017, l'Italia ha registrato 355 omicidi, dei quali 236 sono avvenuti all'interno delle RIS. L'analisi ha rivelato un equilibrio tra le vittime femminili (120) e maschili (116).

La ricerca fa riferimento alla definizione di femminicidio di Diana Russel[1] e discute degli omicidi avvenuti nelle RIS. Benedettelli evidenzia un problema nella raccolta dei dati e sottolinea l'importanza di un approccio imparziale e obiettivo nell'analisi.

Nell'incipit segnala un problema con i dati e invita ad uno studio privo di bias ideologici

"mostrare un quadro d'insieme delle morti violente causate da chi avrebbe dovuto proteggere, amare, o anche solo accompagnare per alcuni tratti il tortuoso cammino della vita.

Ed è anche un invito a osservare i fenomeni per quello che sono, senza mistificazioni e deviazioni culturali che non permettono di attuare politiche preventive corrette".

Questa indagine, che forse per la prima volta comprende le Vittime maschili e quelle femminili trattando i casi con gli stessi criteri di analisi, va vista come un punto di partenza che invita in primis le Istituzioni ad approfondire lo studio del fenomeno da una prospettiva allargata e non ideologica.

In ambito familiare, sono stati registrati numeri uguali di vittime femminili e maschili, con moventi differenti a seconda del sesso. Nel contesto di coppia, le cifre sono simili tra uomini e donne, con alcune differenze nelle cause. In ambito di prossimità, ci sono stati 39 omicidi di uomini e 14 di donne con moventi analoghi. Tra sconosciuti, la sproporzione è evidente con 17 vittime maschili contro 5 femminili. Va menzionato anche il fenomeno dei suicidi successivi a una separazione, con 39 casi, di cui 32 maschili.

Quando in occasione del pamphlet 'Il maschicidio silenzioso' (Collana Fuori dal Coro in allegato a Il Giornale), poi in '50 Sfumature di violenza. Femminicidio e 1 maschicidio in Italia' (Cairo Editore), ho cominciato a osservare il fenomeno nel suo insieme, senza pregiudizi, senza discriminazioni di sorta verso chiunque, senza il condizionamento dell'ideologia.

E si pone domande interessanti:

  • perché, nonostante tutto quello che si è fatto negli ultimi anni per contrastare la violenza di genere
  • le donne ogni anno muoiono in media nello stesso numero?
  • Quali sono i criteri per rilevare i dati?
  • Cosa stiamo sbagliando?
  • Cosa ci manca per comprendere il fenomeno nella sua interezza?

Il tutto deve essere osservato e studiato senza veti ideologici, pregiudizi, narrazioni retoriche e monche che condizionano la percezione collettiva della realtà e impediscono di trovare il modo si “aggiustare ciò che si è rotto”: le relazioni affettive che diventano (o nascono) disfunzionali.

Secondo gli ultimi dati del Viminale nell'Italia del 2017 sono state uccise 355 persone, il numero più basso di sempre.

Stesso numero di vittime maschili e femminili[modifica | modifica sorgente]

Di queste ben 236 sono state ammazzate in famiglia', in coppia, tra amici, vicini di casa, colleghi di lavoro: le vittime femminili sono 120, le vittime maschili sono 116, 120 se consideriamo anche i 4 italiani uccisi all'estero dalle loro partner.

E' quanto emerge dall'indagine Violenza domestica e di prossimità: i numeri oltre il genere, da me effettuata attraverso la ricerca dei fatti sulle testate web locali e nazionali tenendo conto non solo delle donne uccise, ma anche degli uomini. Mettendo insieme gli omicidi avvenuti nelle relazioni più significative si è rilevato che uomini e donne vengono uccisi nello stesso numero e spesso per le stesse ragioni. Però solo la Vittima femminile è al centro dell'attenzione sociale, politica e mediatica. Solo l'uccisione di una donna suscita sdegno, scandalo, orrore. Solo delle donne si pubblicano liste tragiche con nomi e cognomi.

Le donne sono oggettivamente le prime vittime in ambito di coppia, nel 2017 ne sono state uccise 66 dai partner contro 19 uomini uccisi dalle compagne (parliamo di omicidi). E questo giustifica in parte il maggior impegno nei confronti delle Vittime femminili. Ma è sbagliato osservare il fenomeno da un solo prisma, quello della cultura patriarcale. Prima di definirli femminicidi, bisognerebbe analizzare gli atti d’indagine e studiare le vite individuali dei protagonisti. Sono 42 i femminicidi dei 66 omicidi. Di 42 femminicidi 14 hanno visto autori stranieri (soprattutto nazionalità dove la cultura patriarcale è ancora forte), mentre quando a uccidere sono gli italiani spesso si sono tolti la vita. Un dato per nulla irrilevante al quale dare risposte che vanno oltre il teorema della cultura patriarcale.

Un'altra osservazione interessante che fa la Benedettelli è che se il femminicidio fosse un fenomeno culturale diventa difficile spiegare perché gli uomini uccidono di più in generale, mentre le donne uccidono solo all'interno della relazione, ne consegue che gli omicidi per il possesso sono la motivazione più frequente per gli omicidi compiuti dalle donne (pag. 3).

Gli enti raccolgono i numeri in modo scorretto[modifica | modifica sorgente]

Senza indispensabili linee guida universali che permettono di intraprendere le migliori azioni preventive. A seconda dell'ente civile o istituzionale che raccoglie i dati, il numero delle donne vittime di “femminicidio” sale o scende arbitrariamente: 90, 114, 88, 140. E in tutti i casi questi numeri sono la somma di omicidi il cui rapporto vittima/carnefice e il movente con il femminicidio non hanno nulla a che fare: tra le Vittime di “femminicidio” per esempio vengono inserite donne uccise dai figli o dalle figlie per ragioni economiche o a causa di psicopatie; oppure da criminali che volevano rapinarle o da vicini/e di casa con i quali avevano cattivi rapporti; o da partner con gravi psicopatie. Tutti questi delitti hanno origini e dinamiche diverse delle quali è necessario tener conto. Chiamarli femminicidi (o femicidi) non permette di intervenire nel modo corretto quando non lo sono. Mettere tutto in un unico calderone è forse utile a creare un'allarme che permette di attuare politiche sociali a favore delle donne, in quanto “diverse”, e che con la prevenzione della violenza non c'entrano.[2]

La Benedettelli fa anche notare come "utilizzando gli identici criteri arbitrari utilizzati per rilevare i “femminicidi” anche per le vittime maschili emerge che gli uomini uccisi sono più delle donne: 133 i primi, 128 le seconde". L'autrice sottolinea come questo sia un "gioco di prestigio". Riguardo le modalità con cui le statistiche possono essere distorte è interessante la citazione "Se torturi i dati abbastanza, alla fine confesseranno quello che vuoi" di Darrell Huff.

Conclusione[modifica | modifica sorgente]

Barbara Benedettelli sottolinea la necessità di un approccio obiettivo e completo al fenomeno degli omicidi domestici. Solleva domande essenziali sulle cause profonde e sui fattori di rischio, suggerendo che le risposte potrebbero essere cruciali per implementare una prevenzione efficace.

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una 1 sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte. Femicidio l’omicidio per tale causa. Diana Russel.
  2. Barbara Benedettelli - Indagine violenza domestica e di prossimità: i numeri oltre il genere nel 2017, pag 3