Riassunti violenza-donne.blogspot.com set 2014

Da Tematiche di genere.
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Riassunto: L'articolo esamina la definizione di "femminicidio" come descritto nel ddl n. 724 del 29-05-2013. L'autore critica questa definizione e afferma che per verificare la validità di una matrice patriarcale di questi omicidi, occorre una verifica statistica. L'articolo descrive anche gli elementi necessari per confermare il concetto di "femminicidio", tra cui che l'omicidio sia volontario e basato sul genere. L'autore esclude alcuni motivi per gli omicidi, tra cui moventi economici, professionali o familiari. Infine, l'autore critica la presunta minorità sociale subita dalle donne in passato.

TLDR: L'articolo critica la definizione di "femminicidio" descritta nel ddl n. 724 e afferma che occorre una verifica statistica per confermare la matrice patriarcale di questi omicidi. L'articolo descrive anche gli elementi necessari per confermare il concetto di "femminicidio" e esclude alcuni motivi per gli omicidi. L'autore critica anche la presunta minorità sociale subita dalle donne in passato.

Tag: #Femminicidio #DDL 724 #Violenza contro le donne #Patriarcato #Statistica #Minoranza sociale

Link: https://violenza-donne.blogspot.com/2014/09/quella-squallida-menzogna-del.html


L'articolo appare affidabile ma va verificato e usa un tono molto polemico. Definizione di “femminicidio” secondo il DDL n. 724 (PD) del 29-05-2013 “Disposizioni per la promozione della soggettività femminile e per il contrasto al femminicidio”[1]:

Il concetto di femminicidio comprende, infatti, non solo l’uccisione di una donna in quanto donna, ma ogni atto violento o minaccia di violenza esercitato nei confronti di una donna in quanto donna, in ambito pubblico e/o privato, che provochi o possa provocare un danno fisico, sessuale o psicologico o sofferenza alla donna.

L'articolo si pone di verificare la validità di questo postulato circa le finalità dell'omicidio, poiché i femminicidi sono un fenomeno dalla prevalenza estremamente bassa, parliamo di 5 donne ogni milione all'anno. In medicina i sintomi più rari che vengono considerati un rischio sono intorno ad un caso ogni 10000. Per dimostrare l'esistenza di una matrice patriarcale di questi omicidi occorre una verifica statistica: pertanto, il concetto di "femminicidio", per essere confermato necessita dei seguenti elementi:

  1. che gli omicidi siano volontari. Non sono quindi ascrivibili a "femminicidio" le morti femminili dovute a:
    1. omicidio preterintenzionale (manca la volontà o questa era diretta ad altro fine);
    2. compiuto da persona incapace d'intendere e volere
  2. che l'atto di violenza sia fondato sul genere (in quanto donna), es. che l'atto di violenza si basi su un movente che sottenda la riaffermazione di una "relazione di potere storicamente ineguale fra donne e uomini", che releghi "la donna, in quanto donna, a un ruolo subordinato"[2].
    1. Es. di inclusione il delitto passionale (secondo l'articolo le cronache giudiziarie traboccano di questo tipo di omicidi commessi (ma, ovviamente, censurati in TV) da donne su uomini (qui 248 casi) o da donne su donne (qui 4 casi)).
    2. Es. di esclusione, ad esempio, l'omicidio eutanasico o pietatis causa (mosso non da sopraffazione, ma da empatia - a volte distorta o parossistica - verso la vittima affetta da malattia inguaribile), quasi sempre seguito da suicidio dell'autore; a volte coesistente con estrema precarietà economica (impossibilità, reale o percepita, per la famiglia, di “andare avanti”); anche nella declinazione del "suicidio assistito";
    3. Es. esclusione: movente economico-patrimoniale
    4. movente di rancore maturato in ambito professionale (rivalità per carriera, mobbing, ecc.), o in ambito familiare allargato (faida, nella quale si colpisce un membro qualunque della famiglia avversaria per colpire la famiglia nel suo insieme o per vendetta), o in ambito di vicinato: qualcuno potrebbe forse affermare che nell'arcinota "strage di Erba" i due coniugi assassini - il tassista Olindo e la moglie Rosa - fossero spinti da motivazioni diverse e sessualmente connotate?
    5. l'omicidio maturato come "danno collaterale" ad altro crimine comune: p. es. allo scopo di eliminare un testimone;

L'autore critica anche la presunta minorità sociale patita nel passato dalle donne. Spiega infatti che:

in quel passato, ai minori onori riconosciuti alla donna, corrispondevano minori oneri e maggiore protezione sociale, nonché deresponsabilizzazione penale.

Ancora oggi, il codice penale italiano riserva alla infanticida un "trattamento di favore": pena da 4 a 12 anni, rispetto ai 21 comminati all'uomo;

Inoltre il regime detentivo è, per la donna, un'eventualità meramente residuale, bastando la presenza di un figlio di età fino ai 10 anni per godere della detenzione domiciliare: beneficio, questo, negato ai padri, tranne che la madre del proprio figlio sia morta o assolutamente impossibilitata ad assistere la prole.

L'autore sottolinea anche che:

la relazione sentimentale (sia etero che omo-sessuale) racchiudono in sé un certo desiderio/bisogno di "controllo" sano sul partner , cui fa da contraltare la paura dell'abbandono: è una manifestazione di "potere", più o meno negoziabile all'interno della coppia, che si estrinseca nelle più disparate modalità - alcune di polarità maschile, altre di polarità femminile (ma tutte agibili da ciascun sesso) - lungo uno spettro che va dall'accudimento ricattatorio alla violenza psicologica, verbale, fisica; dal ricatto economico a quello sessuale, ecc. Nella donna, la volontà di controllo (che, evidentemente, non ha proprio nulla a che fare col patriarcato) è parimenti presente.

Dal punto di vista psicologico la riflessione è corretta: le emozioni come la gelosia, la rabbia, la tristezza sono tutte sane e funzionali, il problema nasce dagli eccessi. Individui in cui la gelosia è totalmente assente sono tutt'altro che funzionali, ad esempio quelli affetti da psicopatia[3]. Del resto milioni di persone, sia maschi che femmine, sono gelose, mentre i femminicidi sono 5 casi ogni milione di donne. Appare evidente che la gelosia da sola non sia certo il maggior predittore di un femminicidio.

L'articolo sottolinea come:

  • il presunto fenomeno "femminicidio" racchiude un enorme business. In ballo ci sono centinaia di stipendi; si pensi che il ddl 724/2013 (proponente: PD) comporta un finanziamento di 85 mln di euro all'anno (art. 34): verso le "Case delle donne".
  • Il personale di questi centri è interamente femminile, il che sarebbe illegale in quanto la discriminazione per sesso nell'assunzione del personale è vietata.
  • quasi nessuno dei "maschicidi" è stato raccontato in TV, né reti RAI né quelle Mediaset: quasi nessuno è passato nei TG o ha costituito ghiotta occasione per format di compiaciuto e morboso approfondimento (Quarto grado, Chi l'ha visto, ecc.); l'uomo in veste di vittima è pressoché indicibile, offuscherebbe le lamentele di pancia delle masse per le vittime rosa, la vulgata secondo cui "lei" può essere solo vittima, non carnefice; ed anzi, se proprio è indispensabile raccontare - per la loro enormità - tragedie con vittime maschili, queste le si "desessualizza", chiamandole non "uomini" ma "persone":

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ddl n. 724 (PD) del 29-05-2013 “Disposizioni per la promozione della soggettività femminile e per il contrasto al femminicidio” http://www.senato.it/versionestampa/stampa.jsp?thispage
  2. (definizione della "violenza di genere" elaborata nella Conferenza di Pechino).
  3. Gli psicopatici non percepiscono le proprie emozioni come le persone normali: alcuni medici le hanno descritte come semplici “proto-emozioni” ovvero «primitive risposte alle esigenze immediate». https://it.wikipedia.org/wiki/Psicopatia#cite_note-Conscience-25