Professore sospeso per aver tirato un pugno a un alunno che lo derideva

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La notizia: Pisa, prof sospeso per aver tirato un pugno a un alunno che lo derideva: gli alunni riprendono la scena

Prima riflessione[modifica | modifica sorgente]

Post di un educatore, preso da facebook[modifica | modifica sorgente]

Io comprendo perfettamente chi si lamenta di una scuola che sta andando sempre più a puttane, ma raga', scrivere che un docente ha fatto bene (e che voi gli avreste dato il resto se fosse stato vostro figlio) a rifilare un pugno al suo studente perché subiva il suo bullismo, è esattamente il motivo per cui noi insegnanti siamo chiamati a fare, oltreché gli insegnanti, anche i genitori, gli psicologici, i mediatori, i pediatri, gli avvocati, i baby-sitter e chi più ne ha, più ne metta.

Il prof. in questione ha avuto una reazione umana, MA questa reazione è una roba che non ha alcuna giustificazione da un punto di vista professionale. Fine. Poi umanamente possiamo anche comprenderlo, ma il docente DEVE subire dei provvedimenti sacrosanti. La violenza fisica è giustificata solo per difesa e per casi del tutto eccezionali (e in quest'ultimo caso, è giustificata solo a livello morale).

Replica di un lettore[modifica | modifica sorgente]

Concordo totalmente, però una prima piccola precisazione. Sei sicuro di non essere tu a voler vedere nella preoccupazione per la degenerazione della scuola, un tentativo di giustificazione della condotta del professore? Mi spiego meglio, siamo tutti esseri umani, questo ci pone addosso delle lenti colorate e quelle lenti colorate sono oggetto di studio della psicologia. Ogni nostra convinzione non è oggettiva e trascendente da noi, al contrario quanto più è ferma tanto più parla di noi come individui. Questa cosa ci terrorizza, al punto che prima ancora degli psicologi, autori quali Nietzsche e Jung o Anna Freud hanno tentato di parlarne. La psicologia cognitiva moderna ne parla per mezzo del dialogo socratico e con il concetto di "doverizzazioni". Quando scrivi: "il docente DEVE" stai esprimendo una doverizzazione, ovvero una convinzione rigida, assolutizzata, priva di sfumature. Ok, faccio un passo indietro, è chiaro che uno su un social non scrive un trattato, è chiaro che sui social non si metterà a parlare di etiche deontologiche (quella che sposi) ed etiche teleologiche (quelle per cui le regole non sono assolute, bensì bisogna guardare nel contesto a cui le stiamo applicando). Da qui la domanda: milioni di individui, che tu critichi, vedono una degenerazione sistematica della scuola e ne sono fortemente preoccupati. Tale degenerazione è IL problema e, se continua così, quei milioni di individui arriveranno ad un punto di saturazione per cui potrebbero diventare parecchio intransigenti. Tu sei davvero sicuro che il tuo tentativo di controllo (il docente DEVE subire dei provvedimenti) finalizzato ad un nobile scopo (educare al messaggio che la violenza fisica è giustificata solo per difesa e per casi del tutto eccezionali) funzionerà? Perché per come la vedo io l'ideologia sta cozzando fortemente nel momento dell'applicazione pratica.

Tutti vorremmo ribadire il messaggio che ti sta a cuore, ma se ciò che passiamo davvero è solo ciò che oggi chiameremmo whashing (e in passato avrebbero probabilmente chiamato "sepolcri imbiancati", ovvero una soluzione di facciata), una ricerca di un capro espiatorio, un lavaggio di mani da parte delle istituzioni; davvero ti stupiscono i commenti che leggi in rete?

Per dirla in maniera diversa, ci sono studi che vedono nel bullismo un episodio traumatico quanto l'abuso. E allora dove sono le istituzioni? Vogliamo ribadire che serve certezza della pena? La voglio per tutti, dai ragazzi, ai presidi, ai politici, ai genitori. Altrimenti è solo ipocrisia.

Replica del docente[modifica | modifica sorgente]

Rispondo qui perché la riflessione che hai posto è interessante e vale per chiunque.

Io non sposo esattamente la deontologia a grandi linee, anzi direi che sotto tanti punti di vista non concordo e questo riguarda qualsiasi tipologia di professione e non soltanto quella legata alla figura del docente. Il mio "deve" pone una netta separazione, del tutto volontaria, della questione professionale rispetto a quella morale. È presumibile o alquanto ovvio che il docente in questione abbia subito in maniera reiterata episodi di questo genere ed è comprensibilissimo, dal punto di vista umano, una reazione anche fisica di quel tipo. Giustificabile? È soggettivo. Personalmente no, ma comprendo benissimo che non sia così ed è giusto che ognuno la pensi in base alle proprie percezioni. Tuttavia è fondamentale che d'altro canto ci sia un codice, in questo caso la legge, che vada a tutelare determinati diritti. In questo caso specifico non esiste nessun deterrente per non condannare l'insegnante, perché la sua condotta ha oltrepassato i limiti legali. Non sta a me e oserei dire a nessuno, stabilire se questi limiti siano giusti o meno, ma per vivere in una società civile è necessario che questi siano presenti. Per come la vedo io, il gesto del ragazzo è frutto di un fenomeno anarchico, il medesimo di cui si è mascherato il docente che ha reagito in un modo altrettanto non consono al contesto. Da lì la mia frase impositoria. Per il resto sono d'accordo con quanto dici, ma mi preme sottolineare come il livello a cui siamo arrivati dipende esattamente dal tipo di educazione che queste persone hanno ricevuto nella loro vita, all'interno dell'ambiente famigliare con quasi tutta probabilità. Dunque, analizziamo i fatti da un punto di vista storico-culturale: fino a qualche decennio fa la punizione fisica era contemplata all'interno di un'aula scolastica e anzi, ti dirò che persino io ho visto scene in cui si utilizzavano metodi non proprio ammessi per poter far stare fermo un compagno di classe piuttosto vivace, ma comunque non pericoloso per sé e per tutto ciò che lo circondava. Questo ha permesso di mantenere l'ordine in aula? Sicuramente. Ha migliorato il ragazzo? Qui occorre porci delle domande e no, la risposta non deve darla il ragazzo (all'epoca bambino), perché è chiaro che lui è stato vittima di un certo sistema, come lo sono stato io e credo anche tu, così come al contempo è ipotizzabile che una persona continuamente sottoposta a violenza fisica, a prescindere dalle ragioni, cresca in modo più o meno conscio con l'idea che utilizzarla per educare sia la cosa giusta. Lo è? Anche qui, dipende dai punti di vista. Dobbiamo mantenere l'ordine? Forse è la modalità più efficace e diretta e ha effetto sicuramente nell'immediato, ma a livello di formazione, visto che un educatore (e tutti siamo chiamati ad educare, attenzione a questo dettaglio) ha anche il compito di formare, quanto incide? Tantissimo e questo non te lo dico io. Te lo dice la scienza dell'educazione e la scienza dell'educazione (che non è solo la pedagogia, attenzione anche a questo) si basa su una serie di studi che oggigiorno dovrebbero poter valere qualcosa che invece viene costantemente sottovalutata. Tutto questo pippone per dire a te e a tutti e tutte le persone che leggono che in realtà il ragazzo in questione ha subito un trauma, perché a livello psicologico quello è un trauma a tutti gli effetti, che lo influenzerà negativamente per tutta la sua vita. Oh, anche l'insegnante è vittima di questo: perché ha agito impulsivamente, perché adesso pagherà una serie di conseguenze, ma anche in relazione a tutti gli episodi che avrà interiorizzato dall'inizio della sua carriera fino ad arrivare a questo gesto. Ecco, la mia riflessione è: dato che il mondo è sempre andato avanti così, non è che forse proprio noi come società stiamo dando un'impronta non corretta? Perché se così fosse, nel giro di un centenario dovremmo parlare di un mondo migliore e invece pare che ogni volta la storia si ripeta. Cosa cambia? Il soggetto: prima erano gli insegnanti a prevaricare (fisicamente o psicologicamente), adesso sono gli alunni. Domani saranno di nuovo gli insegnanti. Dopodomani di nuovo gli alunni. Il problema è stato risolto? No, è rimasto lo stesso.

Beh, che ve devo dì: poniamoci sempre da una parte o dall'altra allora. Continuiamo a dire: "HA RAGIONE IL DOCENTE! RAGAZZO SCHIFOSO, GLIENE AVREI DATE ALTRE MILLE", oppure continuiamo a dire: "HA RAGIONE IL RAGAZZO! PROFESSORE DI MERDA, GLIENE DAREI ALTRE MILLE". Ecco, lo schifo rimane e la soluzione apparente è solo il rimando a un qualcosa di cui NOI per primi (perché siamo TUTTI/E educatori o educatrici) siamo responsabili.

P.S: fosse stato vostro figlio a subire un pugno, avreste (giust"issimamente") denunciato. P.S. del P.S: dire che vostro figlio non avrebbe mai fatto un gesto del genere, dà l'idea di quanto possiate conoscere vostro figlio e voi stessi/e. Tutte le persone, al di là della morale inculcata e di quella personale, sono in grado di fare del male.

Seconda riflessione[modifica | modifica sorgente]

Un educatore non può e non deve proporre violenza come risposta a derisioni o mancanze di rispetto, detto questo, vedo che ormai si degenera molto spesso nelle classi, ho visto pistole ad aria compressa, cerbottane, petardi, motorini in aula, ci sarebbe da capire come mai si è perso così tanto il controllo.