La denuncia di Erin Pizzey contro femministe disoneste

Da Tematiche di genere.
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In breve[modifica | modifica sorgente]

  • Il primo centro antiviolenza al mondo fu aperto a Londra nel 1971 da Erin Pizzey.
  • La Pizzey fu in seguito espulsa dal movimento femminista perché lo denunciò fin dall'inizio come una frode che ingannava le donne del Paese, le quali dovevano pagare dei soldi per aderire a un movimento che prometteva di migliorare le condizioni delle donne.
  • Fin dall'inizio ha detto che si trattava di un gruppo di vecchi marxisti, molti dei quali con posizioni nel sistema educativo, nelle università, nei servizi sociali e nei media, che mentivano a tutte le donne. Alle femministe non interessava la vita delle donne a casa con i figli. La loro ambizione era rieducare le donne a credere che la vita familiare fosse un luogo pericoloso da cui gli uomini dovevano essere cacciati.
  • Nel 1974, le femministe radicali iniziarono ad aprire i loro centri di violenza dopo aver riconosciuto che le donne normali avevano abbandonato il loro movimento disgustate. Non solo ottennero finanziamenti, ma poterono usare questi centri per fare il lavaggio del cervello alle donne, convincendole che "tutte le donne sono vittime della violenza maschile"

Come il femminismo è riuscito a distruggere le relazioni familiari di Erin Pizzey (parte prima)[modifica | modifica sorgente]

Il primo centro antiviolenza al mondo fu aperto a Londra nel 1971. Nei primi mesi era una piccola casa in cui si riunivano le donne del luogo per unire i nostri talenti lavorando per la nostra comunità. Fui espulsa dal femminismo perché fin dall’inizio lo denunciai come una frode per imbrogliare le donne del paese che dovevano pagare soldi per unirsi a un movimento che prometteva di migliorare le condizioni delle donne.

Fin dall’inizio dissi che erano un gruppo di vetero-Marxiste, molte con posizioni nel sistema educativo, università, servizi sociali e nei media che mentivano a tutte le donne. Alle femministe non importava della vita delle donne a casa con i figli. La loro ambizione era rieducare le donne a credere che la famiglia fosse un luogo pericoloso da cui gli uomini dovevano essere cacciati. Tante donne e alcuni uomini si lasciarono ingannare a credere che il femminismo volesse l’eguaglianza con gli uomini.

Ci dicevano che dovevamo “accrescere la nostra consapevolezza” e che eravamo oppresse dai nostri partners, che dovevamo rompere le catene, cacciare i padri dei nostri bambini e “liberarci”.

Parentesi sui precedenti storici

Negli anni 60 gli intellettuali di sinistra difendevano le atrocità perpetrate da Mao in Cina e da Stalin in Russia.

Nel 1971 i media, le università ed una banda di giornalisti di sinistra preparavano le barricate per combattere nella prossima rivoluzione contro il capitalismo.

Gli uomini non capirono che le loro compagne ora dissentivano dal combattere fianco a fianco. Per le femministe il nemico non era più il capitalismo ma era stato sostituito dal “patriarcato”.

Il grido di battaglia era che dall’alba dei tempi le donne erano state abusate ed oppresse e ora dovevano liberarsi dal matrimonio e dalla servitù. Il femminismo avrebbe assicurato asili per 24 ore al giorno, divorzi in cui la donna poteva rimanere nella casa pagata dai loro mariti.

Il nostro centro antiviolenza iniziava a ricevere l’attenzione dei giornali, mentre il femminismo iniziava a venire ignorato. Ogni giorno le persone ci aiutavano finanziariamente.

Sapevo bene che 62 donne su 100 che si rivolgevano al nostro centro erano più violente degli uomini che avevano lasciato. Conoscevo le storie delle loro famiglie. Alcuni uomini chiedevano il mio aiuto, e provai ad aprire un centro antiviolenza per gli uomini, riconoscendo che la violenza domestica ha le sue radici in un fenomeno intergenerazionale. Mi preoccupai di aprire un centro terapeutico in cui le donne violente potevano apprendere diverse strategie. Le donne che erano innocenti vittime di violenza avevano bisogno non di terapia, ma di un posto sicuro.

Nel 1974 facemmo una piccola conferenza invitando i gruppi che provavano ad aprire altri centri. Non sapevamo che le femministe radicali aprivano ora centri antiviolenza avendo capito che le donne normali avevano abbandonato disgustate il loro movimento. Non solo ottenevano fondi ma potevano usare i centri per plagiare le donne a credere che “tutte le donne sono vittime di violenza maschile”.

Tornai a casa devastata dal vedere che era successo quello che temevo da quando avevo aperto il centro. Alle femministe non interessava la sorte di donne e bambini, e ancora di meno la sorte degli uomini vittime di violenza. I gruppi militanti si unirono nella Women’s Aid Federation, e esplicitarono i loro obiettivi femministi.

Nessun uomo poteva lavorare nei loro centri,

i bambini maschi con più di 12 anni venivano rifiutati, le loro madri dovevano arrangiarsi.

Nel 1974 l’impero politico del femminismo cresceva nel mondo occidentale, grazie ai fondi dei centri, sulla pelle delle donne e dei bambini.

Keywords[modifica | modifica sorgente]

femminismo, relazioni familiari, Erin Pizzey, centri antiviolenza, sistema educativo, università, servizi sociali