Differenze di genere, ipotesi sul ruolo del ciclo

Da Tematiche di genere.
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Riflessioni sul ruolo della sofferenza fisica (legata al ciclo) nelle donne[modifica | modifica sorgente]

Io: Desidero premettere che non ho intenzione di sembrare insensibile o inopportuno, ma esporre le mie riflessioni sulla percezione della sofferenza tra uomini e donne.

Spesso pensiamo di sapere come ci si sentirebbe in una situazione mai vissuta, ma non è quasi mai così. Personalmente ad esempio ho compreso cosa significhi soffrire fisicamente solo dopo aver sperimentato i calcoli renali.

Io credo che i maschi, da piccoli, non sappiano cosa sia la sofferenza. Al contrario, molte ragazze, sin quasi da bambine, si confrontano con il dolore legato al ciclo mestruale e alle sue implicazioni emozionali: gli sbalzi ormonali credo che intensifichino la conoscenza della sofferenza emotiva.

Tante donne con cui ho dialogato dimostrano una sensibilità e introspezione profonde, diverse da quelle dei miei amici uomini. Anche se il ciclo influisce sulle donne a partire dalla pubertà, l'esperienza e la consapevolezza del dolore si diffonde tra madre e figlia, tra amiche e via discorrendo.

Mi domando se questo possa portare le donne ad adottare comportamenti di evitamento della sofferenza . Psicologicamente, questo può manifestarsi come ansia, perfezionismo, difficoltà decisionali, paura di ferire o essere ferite, empatia accentuata, comportamenti evitanti, atteggiamento controllante, ansia/perfezionismo, difficoltà di scelta, malleabilità alla sofferenza, forte adattività, forte autocritica, voler essere bellissime, paura dei giudizi facili, giudice interno severo, ecc.

Riconosco che alcuni potrebbero non concordare con questa visione. I maschi ad esempio. Tuttavia bisogna tener conto che quando si tocca un estremo si può presentare in superficie l'atteggiamento opposto (es. distacco emotivo, mostrarsi sicure, ignorare i giudizi, ecc).

La percezione che le donne siano biologicamente più sensibili è profondamente radicata nella nostra società. Su questo presupposto si costruiscono strategie di marketing e influenze sociali varie.

Che ne pensate?

Sara Rabiti Sono d'accordo con la prima parte del post, in cui dici che la conoscenza del dolore che le femmine hanno già da giovanissime le rende più evitanti verso il mettersi in condizioni di dolore (almeno per me). Io ho sempre avuto le mestruazioni molto dolorose (da bambina anche di più di adesso, + emorragie varie) e non sentivo affatto un fascino verso il dolore e il pericolo come alcuni maschi ho notato che hanno, perché a me bastava già provare intenso dolore una volta al mese sinceramente.

Per cui anche ora, se posso, evito sempre di mettermi in condizioni di dolore, perché cazzo almeno quando non ho il ciclo voglio starmene in pace.

Però una cosa positiva che ho notato è che la mia soglia del dolore si è parecchio alzata negli anni e ho notato che è più alta di quella di alcuni miei amici maschi, se mi faccio male riesco a sopportarlo bene e non mi lamento (poi comunque anche quella è soggettiva, se uno ha provato più volte dolore impara a sopportarlo meglio le volte successive).

Ciò che mi ha resa (soprattutto all'inizio della pubertà) dura e fredda verso i maschi è il fatto che le donne, dopo che sopportano dolori tipo quelli del parto, siano state considerate deboli proprio dai maschi, che non sanno nemmeno cosa si prova a partorire o ad avere i crampi mestruali.

ps: ovviamente non si può fare di tutta l'erba un fascio perché le persone sono tutte diverse, e alcune donne non soffrono per nulla i dolori mestruali.

Ps.2: Comunque mi sono concentrata così tanto sulla prima parte del post da non aver capito bene l'ultima.