Appunti sul Patriarcato, Storia

Da Tematiche di genere.
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Megariassunto di un tizio sul web (un po' polemico)[modifica | modifica sorgente]

Ti racconto in breve una cosa che ho letto più di 10 anni fa in un libro di storia dell'evoluzione, non ricordo bene quindi potrei scrivere qualche piccola inesattezza:

Nella storia dell'evoluzione le razze si sono sviluppate tutte più o meno allo stesso modo agli albori, poi gradualmente sono mutate creando tante specie diverse. L'uomo e la donna avevano una fisicità pressoché identica in origine, ma a causa del fatto che la donna partorisse, era problematico per lei andare a caccia, anche perché in quel caso (essendo anche debole dal parto, non c'erano certo le tecniche di oggi) doveva prendersi cura del "cucciolo" appena nato e allattarlo anche. Dunque cominciò in varie tribù a nascere la divisione dei ruoli di genere, gli uomini andavano più spesso a caccia, a patto che la donna proteggesse la caverna e procurasse acqua in qualche modo (erano nomadi e si spostavano sempre vicino a fonti d'acqua potabile). Nel corso del tempo i ruoli hanno avuto la meglio modificando letteralmente la genetica di entrambi i sessi, le donne rimanevano fisicamente più deboli, ma anche più elastiche e gli uomini invece acquisivano maggiore potenza muscolare per andare a caccia.

Visto che l'evoluzione è lenta, anche un cambiamento radicale sarebbe stato improbabile, dunque anche in tempi più moderni l'uomo continuava a "cacciare" e la donna a badare alla prole e alla "caverna".

Non c'è mai stato nessun reale patriarcato in senso stretto in quanto i ruoli erano ben definiti e separati, infatti anche nel vecchio galateo di Giovanni della Casa la donna veniva definita "matriarca" e come tale padrona della casa. D'altronde i termini vengono da mater e pater, ovvero madre e padre, non c'è nulla di oscuro e tenebroso né eminenze grigie che vogliono opprimere e dominare il genere femminile.

Il patriarcato non ha mai fallito in quanto tale, ma sono alcune femministe (o meglio, alcune donne che si definiscono femministe e vogliono imitare i maschi, ma si sentono inferiori a loro per maschilismo interiorizzato) che lo hanno demonizzato, d'altronde se ci pensi alle donne è sempre piaciuto ricevere le attenzioni dal "cavaliere" di turno.

L'uomo pagava il ristorante e tutto perché era soprattutto lui a guadagnare, anche alcune donne lavoravano, ma guadagnavano di meno.

La donna ha sempre voluto inseguire e copiare l'uomo nonostante ci fossero ruoli ben distinti al fine di far continuare la specie nel miglior modo possibile.

Alcune delle invenzioni usate in origine dagli uomini e poi copiate dalle donne sono: il trucco, la gonna, il tacco, la borsa e il voto, ma ce ne sono molte altre.

Le femministe sono quelle che vorrebbero gli stessi diritti degli uomini ma senza gli stessi doveri, anzi, pensano che tutto gli sia dovuto solo a causa del loro genere e parlano di "millenni di oppressione" senza nemmeno conoscere l'argomento (quando lo ho fatto con alcune mostrando la realtà dei fatti hanno cominciato con le loro solite offese idiote da bambine di 6 anni).

Sicuramente ci sono stati alcuni periodi storici più bui per i diritti delle donne in generale, ma il passato lo si studia (e per bene) per apprendere ed evitare gli stessi errori, non per rinfacciarlo a tutti pretendendo un trattamento di favore "in quanto donna e quindi automaticamente oppressa", la verità è che si opprimono da solo e cercano un capro espiatorio.

Per renderla più facile farò un esempio:

Un tizio deve entrare in un bar, una persona fuori dal bar gli dirà "guarda che qui dentro c'è tutta brutta gente, mostrati cattivo" lui entra con sguardo torvo da "sono pronto alla rissa" e ovviamente tutti lo guarderanno allo stesso modo, quindi lui finirà per pensare che in quel bar sono tutti brutti e cattivi e pronti alla rissa.

Un altro tizio deve entrare nel bar e magari è anche un po' mogio, una persona fuori dal bar gli dirà "dentro sono tutti molto gentili e pacifici, cerca di sorridere, che saranno più disponibili", lui entra sorridendo e salutando in modo garbato tutti e la gente nel bar di rimando comincerà a sorridergli.

Questo per dire che le femministe si sono create la loro stessa prigione con il loro atteggiamento spocchioso, strafottente, arrogante, cafone, volgare, falso, puerile e vittimista.

Una definizione diversa di patriarcato[modifica | modifica sorgente]

posto che io non conosco il femminismo nelle sue varie specificità, il pensiero in base al quale io mi devo sentire in colpa per le colpe dei miei avi è ottuso, perché allora ad ogni femminista bianca potrei rinfacciargli lo schiavismo, il nazismo etc etc.

Tuttavia, quello lo identifico come "femminismo becero" (come vedete, non sono un tecnico).

Ho avuto tuttavia la fortuna di stringere un legame (amicale) durante le superiori con quella che adesso è una delle mie migliori amiche, la quale, alle critiche che facevo ai discorsi femministi, mi ha risposto sempre che il machismo e patriarcato non è portato avanti dagli uomini, né opprime solo le donne. In breve il patriarcato è più un sostrato culturale di ambo i sessi, piuttosto che una istituzione di maschi che vogliono mantenere il potere.

Posto in questi termini, e al di là del formalismo del chiamarlo patriarcato o meno, nella sostanza siete d'accordo che esista questo "smostrato culturale"? in altri termini per me il patriarcato è quello che Talcott Parsons chiamerebbe un "fatto sociale" (ossia "comportamenti, sentimenti e pensieri imposti dall'esterno all'individuo). Conseguenza di questa cosa è che più che carnefici, gli uomini (e le donne) che sostengono questa visione del mondo, sono" vittime" di questo sostrato culturale

Articoli interessanti:[modifica | modifica sorgente]

http://stampacritica.org/2020/05/31/il-ruolo-della-donna-nella-societa-nel-passato-e-nel-presente/

«Nelle civiltà arcaiche la donna era regina della famiglia e potente nella comunità perché generava la vita.

Nell’antica Grecia il suo ruolo mutò radicalmente. I grandi filosofi come Platone [ndr. per Platone non è vero[1]], Pitagora o Euripide la consideravano ignorante, inferiore, incompleta e soggetta alla potestà del padre per poi passare, dopo il matrimonio, alla potestà del marito.»

In realtà la situazione è più sfaccettata e complessa:

  • Nella Grecia omerica la donna veniva rispettata ma esistevano comunque numerose contraddizioni.
  • Paradossalmente, se nella più raffinata Atene la donna era in condizione di inferiorità,
  • nella militarista Sparta le donne della classe dominante (spartiati), pur non potendo governare o combattere, erano addestrate alle arti militari e godevano di maggiore libertà.

Platone invece fu uno dei primi a pronunciarsi in favore delle donne, almeno in parte: sosteneva che le donne istruite alla filosofia, nello stato ideale da lui delineato, avessero uguali diritti politici degli uomini, e potessero accedere al governo. Questa tradizione rimarrà diffusa negli ambienti del platonismo.

Anche Epicuro rivendicava pari dignità per le donne, all'interno della sua scuola filosofica, che accettava anche schiavi e stranieri. Durante l'età ellenistica la condizione femminile migliorò molto. Durante il dominio romano sul mondo greco (I secolo a.C.-IV secolo d.C) molte donne di cultura ricoprivano ruoli importanti nella società, come Ipazia di Alessandria.


«E così in epoca romana era sempre la donna quella figura del nucleo familiare sulla quale incombevano i compiti del mantenimento dei figli e della casa mentre le scelte erano sempre affidate all’uomo.»

«Solo le mogli dei grandi imperatori erano artefici nella vita politica, di conseguenza potenti e libere.»

«Nel medioevo pochi diritti,»

«Solo grazie al lavoro divennero più libere. Non erano più confinate in casa e sottomesse, le contadine lavoravano nei campi, le artigiane nella bottega del marito.»

«Fu dopo la Rivoluzione Francese che grazie a Napoleone la sfera dei diritti delle donne venne ampliata.»

La donna nel corso dell'800[modifica | modifica sorgente]

«Le basi storiche favorevoli allo sviluppo del femminismo furono gettate dall’Illuminismo e dalla rivoluzione industriale. In Francia, durante la Rivoluzione francese, le associazioni repubblicane delle donne invocarono l’estensione universale dei diritti di libertà, eguaglianza e fraternità senza preclusioni di sesso.»

«Stanca di vivere al di sotto dell’uomo [...] la donna ha cercato di liberarsi gradualmente ma in modo determinato della sua subordinazione, ha cercato emancipazione e un’indipendenza sociale»

https://www.docsity.com/it/la-societa-del-passato-1800-900/2734920/

Treccani[modifica | modifica sorgente]

Articolo spettacolare: https://www.treccani.it/export/sites/default/scuola/lezioni/storia/DONNE_900_lezione.pdf

«Molte donne delle classi popolari lavorano (operaie in fabbrica, braccianti, contadine, serve, lavoranti a domicilio ma anche piccole commercianti, sarte, ricamatrici), spinte dalla necessità economica, ma l’aspirazione sociale diffusa anche fra loro è quella di essere, come le donne dei ceti agiati, spose e madri all’interno della famiglia, un modello femminile che si è imposto nella società borghese del XIX secolo e che ha segregato la donna borghese in casa più delle sue antenate non borghesi.»

«La ‘rivoluzione femminile’ del Novecento

Alla fine del Novecento, la condizione, i comportamenti e l’immagine delle donne che nascono e vivono nel mondo occidentale appaiono profondamente trasformate. L’accesso delle donne a tutti i diritti formali, la consistente partecipazione femminile ai diversi settori del mercato del lavoro, la straordinaria crescita dell’acculturazione femminile, il controllo della procreazione e la diminuzione del numero dei figli sono solo gli aspetti principali e più evidenti delle significative trasformazioni avvenute, di quella ‘rivoluzione femminile’ che ha messo in discussione e trasformato la rigida e precisa divisione dei compiti produttivi e dei comportamenti in base al sesso.»

«le istanze libertarie del ‘68 che mettono in discussione l’autoritarismo nei rapporti sociali e in famiglia e a tanti altri fattori, fra cui non si può non ricordare la pillola anticoncezionale, che libera le donne dalle gravidanze non volute, e gli elettrodomestici prodotti in massa dalla fabbrica fordista, che diminuiscono la fatica del lavoro domestico.

È un cammino che procede sempre più speditamente a mano a mano che la civiltà contadina si va evolvendo in società industriale e accelera a mano a mano che la stessa civiltà industriale diventa a forte tasso di occupazione terziaria. »

«Si è soliti considerare come l’atto ufficiale di nascita dei movimenti femministi la Convenzione di Seneca Falls (USA) del 1848 che, tra gli inalienabili diritti delle donne, sottolinea quello di “rifiutare l’obbedienza” e di ribellarsi per conquistare l’eguaglianza di fronte alla legge, quell’eguaglianza tra gli individui già proclamata dalla Rivoluzione Francese ma poi declinata solo al maschile, come aveva denunciato Olympe de Gouges. I movimenti femministi assumono forme e obiettivi diversi nei diversi contesti e periodi. Sono particolarmente attivi, visibili e incisivi prima della Prima guerra mondiale e fra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento. La prima ondata del femminismo è all’insegna dell’emancipazione; in questa fase le rivendicazioni e le battaglie delle donne mirano a conquistare parità di diritti ovvero l’uguaglianza con gli uomini (“femminismo dell’uguaglianza”). Nella seconda ondata, dopo quella del primo Novecento, i movimenti femministi mirano alla “liberazione” della donna, ad affermare un’identità femminile non subordinata né assimilata a quella maschile, al riconoscimento e alla valorizzazione delle differenze di cui uomini e donne sono portatori (“femminismo della differenza”).

La prima ondata del femminismo. Il diritto di voto. “femminismo dell’uguaglianza”. suffragette.

Una scossa potente arriva con la Prima guerra mondiale, che infrange (per necessità) alcune rigide barriere fra i sessi.

in Austria e Gran Bretagna (1918), nei Paesi Bassi, in Lussemburgo e in Germania (1919), in Canada e negli USA (1920), in Svezia (1921). In altri (Francia, Italia e Belgio) sarà necessaria la più potente scossa della Seconda guerra mondiale; fra gli ultimi, la Grecia nel 1952, la Svizzera nel 1971, il Portogallo nel 1976.

«solo con la Riforma del diritto di famiglia del 1975 viene eliminata la patria potestas che attribuisce al marito tutte le scelte e le decisioni familiari, dall’educazione dei figli al luogo di residenza; dove le leggi sul divorzio (1970) e sull’aborto (1978), approvate tardivamente, devono poi superare la prova di referendum popolari indetti per abrogarle e dove solo nel 1981 la legge abroga il delitto d’onore e il matrimonio riparatore; dove solo nel 1996 la violenza sessuale diventa un delitto contro la persona e non “contro la moralità pubblica”.»

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. «Platone invece fu uno dei primi a pronunciarsi in favore delle donne, almeno in parte: sosteneva che le donne istruite alla filosofia, nello stato ideale da lui delineato, avessero uguali diritti politici degli uomini, e potessero accedere al governo. Questa tradizione rimarrà diffusa negli ambienti del platonismo. Anche Epicuro rivendicava pari dignità per le donne, all'interno della sua scuola filosofica, che accettava anche schiavi e stranieri. Durante l'età ellenistica la condizione femminile migliorò molto. Durante il dominio romano sul mondo greco (I secolo a.C.-IV secolo d.C) molte donne di cultura ricoprivano ruoli importanti nella società, come Ipazia di Alessandria.» https://it.wikipedia.org/wiki/Condizione_femminile#Grecia_antica