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Vigili e multe, strumenti di una repressione ingiusta
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{{S|}} ''di Paolo Pagani'' * '''Due milioni e mezzo di multe? Un abominio''' * '''Braccio armato repressivo: vigili senza pietà''' * '''Disposti ovunque tranne dove servirebbero''' * '''Adesso ci manca solo il "cottimo" della cattiveria''' Il raggelante obiettivo programmatico di due milioni e mezzo di multe da centrare entro il 2002 a Milano (come da diktat repressivo del ''sindachissimo'' Albertini in persona, l’uomo in Vespa) ha il sapore cattivo di ogni cieca rappresaglia. Slogan che suona un po’ come i dieci milioni di baionette ai tempi della seconda guerra: soprattutto polvere da gettare negli occhi, pura propaganda che prescinde dal cuore del problema. E cioè eliminare il traffico, col suo indotto di veleni. Braccio armato della politica albertiniana, a Milano, sono i vigili. Armate che non fanno prigionieri. Milizie di corvi neri, minacciosi rapaci chiusi in un’uniforme livida, disposti a ogni angolo di strada con lo sguardo dei borghesi di Grosz. Disposti ovunque fuorché dove servirebbero davvero, si capisce. La controprova è a portata di ogni paio d’occhi obiettivi. Spiattellare di traverso un gippone in pieno centro, seconda o terza fila, è garanzia di impunità totale. E abbiate pazienza: vorremo mica ostacolare i saldi da Gucci? O trasformare in percorso ad handicap, privo di confortanti lamiere da trekking, il ritiro dei pupi all’elementare di via Spiga verso le quattro del pomeriggio? Con la nebbia che s’intona ai grigi metalizzati di quei cofani, roba che fa tanto Armani, così chic. Le multe. Primo: in centro non fioccano mai. Nelle vie dello shopping non le danno. Ma sotto casa, sotto casa nostra e vostra, lì dove la lotta per conquistare un centimetro d’asfalto da parcheggio è un D-day quotidiano, lì sono la norma efferata. Come nelle decimazioni di un tempo, la distinzione tra colpevole e innocente passa ormai attraverso la cruna d’ago di una smunta striscia blu per terra: fino al civico 18 hai il diritto di piazzare l’auto in sosta, dal 20 in avanti no, e peggio per te, cittadino bue. Le multe sono inferte a comando, per raccattare quattrini a caso, un giorno sì e venti no, o preferibilmente viceversa. Non c’è opera di sorveglianza preventiva. Mai. Da nessuna parte. Non c’è una logica. Piuttosto, c’è quella del terrore: punto e basta. Condòmino, parcheggia preoccupato. Pensi d’avere ragione? Non puoi protestare, non c’è clemenza. Puoi soltanto presentare un ricorso. Scritto. Ma se poi lo perdi, se ti danno torto, la multa viene raddoppiata. Perché hai perso, e così impari. Alla faccia di ogni garantismo. Le multe perdonano soltanto se le ignori, se fai finta di non averle mai raccolte dalla casella della posta, di non essere mai stato contattato dalla Norimberga del Comune. Allora sei salvo. Le multe sono uno strumento vessatorio in mani pericolose: adesso, nel nome di un’efficienza malintesa, giustizialista, manca solo il premio al vigile che ne scribacchia di più, come col commesso-della settimana da McDonald’s. Ci manca solo il cottimo della cattiveria.
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