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Suffragio femminile in Italia
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===Dall'unità d'Italia a fine Ottocento=== La battaglia delle donne per l'ottenimento del voto politico fu molto più lunga di quella che riguarda l'elettorato amministrativo ed ebbe inizio nell'Ottocento, quando l'<u>ideologia sansimonista divulgava le sue idee sull'[[emancipazione]] femminile.</u><ref name="TeoSuf">{{cita libro|cognome=Conti Odorisio|nome=Ginevra|curatore=Marisa Ferrari Occhionero|titolo=Dal diritto di voto alla cittadinanza piena|editore=Casa editrice Università La Sapienza|città=Roma|anno=2008|pagine=19-30| capitolo=Teorie suffragiste nell'Ottocento}}</ref> [[Giuseppe Mazzini|Giuseppe <u>Mazzini</u>]] conosceva l'ideologia sansimonista e <u>riteneva la donna “l'Angelo della famiglia</u>. Madre, sposa, sorella la donna è la carezza della vita, la soavità dell'affetto diffuso sulle sue fatiche, un riflesso sull'individuo della provvidenza amorevole che veglia sull'Umanità”<ref name="MazDoveri" />. <u>Da questo può sembrare che Mazzini esaltasse più che altro la figura della “madre educatrice”<ref name="TeoSuf" /> ma d'altra parte egli era convinto che gli uomini non avessero nessuna superiorità</u><ref name="MazDoveri">{{cita libro|cognome=Mazzini|nome=Giuseppe|titolo=Doveri dell'uomo| editore= Rizzoli | anno=2002|}}</ref> Insieme a Mazzini, un'altra figura di rilievo a '''favore dell'emancipazione femminile''' fu [[Salvatore Morelli|Salvatore <u>Morelli</u>]] (soprannominato “il deputato delle donne”). Nel <u>1867</u> Morelli presentò il primo disegno di legge che prevedeva la concessione del voto politico alle donne. <u>Egli proponeva la parificazione a livello giuridico tra maschi e femmine</u>: fu per questa ragione che tale progetto e anche un successivo del 1875 non furono presi in considerazione. Nel 1867 <u>Mazzini</u>, in una <u>lettera alla sua amica e suffragista</u> inglese Clementia Taylor, scriveva che “nulla si conquista, se non è meritato” e nello stesso anno in una lettera a Morelli affermava che i tempi non erano maturi. Non gli si poteva dar torto, perché <u>in Italia il movimento degli emancipazionisti era tutt'altro che coeso e '''donne che ne facevano parte non erano favorevoli a ottenere diritti politici'''</u>.<ref name="TeoSuf" /><br /> [[Image:Anna_Maria_Mozzoni.jpg|thumb|[[Anna Maria Mozzoni]]]] Passando al lato femminile, [[Anna Maria Mozzoni]] è considerata la più coerente sostenitrice del suffragio nell'Italia dell'Ottocento. Nella sua opera ''La donna e i rapporti sociali,'' del 1864, aveva scritto che la donna doveva “protestare contro la sua attuale condizione, invocare una riforma e chiedere […] ” tra l'altro che le fosse concesso almeno “il diritto elettorale” se non anche la possibilità di essere eletta<ref>{{cita web|url=http://www.intratext.com/IXT/ITA3001/_P1.HTM|titolo=La donna e i suoi rapporti sociali, di Anna Maria Mozzoni|accesso=26 gennaio 2013}}</ref>. Secondo la <u>scienza</u> del tempo uomini e donne erano diversi biologicamente: la <u>donna</u> veniva <u>considerata instabile a causa dei suoi cicli quindi il suo senso di giustizia veniva compromesso e non era considerato affidabile</u>. La Mozzoni rifiutava questa convinzione sostenendo che dare voce agli interessi femminili fosse l'unica maniera per fare dell'Italia una società moderna.<ref name="TeoSuf" /><br /> Nel 1877 dopo il secondo fallimento di Morelli, la Mozzoni intervenne nel dibattito con una petizione (la prima nel suo genere) per il voto politico alle donne nella quale affermava: <blockquote>“Ora questa massa di cittadini che ha diritti e doveri, bisogni ed interessi, censo e capacità, non ha presso il corpo legislativo nessuna legale rappresentanza, sicché l'eco della sua vita non vi penetra che di straforo e vi è ascoltata a malapena.[...] trovandoci noi [donne], perciò, al giorno d'oggi, alla eguale portata intellettuale di una quantità di elettori [uomini] che il legislatore dichiara capaci, stimiamo che nulla costi acché venga a noi pure accordato il voto politico, senza del quale i nostri interessi non sono tutelati ed i nostri bisogni rimangono ignoti.”.<ref>{{cita web|url=http://www.intratext.com/IXT/ITA3001/_P6.HTM|titolo=Petizione per il voto politico alle donne, di Anna Maria Mozzoni|accesso=26 gennaio 2013}}</ref> </blockquote>La petizione della Mozzoni aprì nel 1877 un dibattito alla Camera che venne ripreso nel 1883 e si concluse in un nulla di fatto.<ref name="ItaLib" /><br /> In una conferenza a Bologna del 1890 Anna Maria Mozzoni espresse nuovamente tutto il suo dissenso verso uno stato che esercitava la giustizia, ma in modo sbilanciato in quanto sosteneva i diritti solo di una parte di esso cioè quella maschile. Inoltre affermò di essere stufa delle “accuse di codardia, d'inferiorità intellettuale, di mancanza di senso giuridico, di incapacità in una grande quantità di cose”. <u>La Mozzoni continuò poi dicendo: "siamo rientrate in noi stesse, abbiamo esaminato i nostri pregi ed i nostri difetti e ci siamo permesse di esaminarvi anche voi, spogli del diritto divino, che è scaduto affatto nella nostra opinione ed abbiamo trovato che la nostra ragione procede al par della vostra con la forma sillogistica; che i problemi che travagliano la vostra coscienza, sono gli stessi che turbano la nostra; che la libertà che voi amate, l'amiamo anche noi; che i mezzi coi quali voi conquistaste la vostra, furono indicati dagli stessi principii che debbono rivendicare la nostra".<ref>{{cita web|url=http://www.intratext.com/IXT/ITA3001/__PC.HTM|titolo=La donna nella famiglia, nella città e nello stato|accesso=29 gennaio 2013}}</ref></u> <u>L'impegno della Mozzoni</u> non è stato sufficiente a modificare la condizione del diritto di voto alle donne sul piano legislativo, ma ha dato un <u>importante contributo</u><ref name="TeoSuf" /> a sostegno dei movimenti in materia di suffragio femminile che caratterizzeranno il Novecento<ref name="Nove">{{cita libro| cognome=Galeotti| nome=Giulia | titolo=Storia del voto alle donne in Italia| editore=Biblink| città=Roma | anno= 2006}}</ref>. Questi movimenti che in molti paesi dell'Europa si poterono classificare come attività dei gruppi di [[suffragette]], '''<u>in Italia assunsero caratteri meno irruenti perciò le suffragette italiane rimasero un fenomeno di poco conto.</u>'''<ref name="VotDon" />
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