Siamo davvero meglio dei Social Justice Warrior?: differenze tra le versioni

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SIAMO DAVVERO MEGLIO DEGLI SJW?
SIAMO DAVVERO MEGLIO DEGLI SJW?


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Non esistono schieramenti di buoni e cattivi, intelligenti e stupidi, razionali e irrazionali, svegli e dormienti, liberi pensatori e pecore, informati e disinformati, colti e ignoranti, imparziali e partigiani, tolleranti e intolleranti, oggettivi ed emotivi, ecc… Nessuno è intrinsecamente nulla di tutto ciò, o comunque non possiamo stabilirlo in base alle opinioni che esprime. Il nostro pensiero e il nostro comportamento sono il risultato di tutti i fattori che hanno influenzato la nostra vita fino a un dato momento. Informarsi, costruire delle opinioni e discuterle è un percorso, non un’identità né una caratteristica innata. Non è che i cervelli degli sjw sono creati dalla divinità del male e dell’irrazionalità mentre i cervelli delle “persone di buon senso” sono plasmati dalla divinità del bene e della ragione. Le persone femministe non sono ontologicamente inferiori (o superiori) rispetto a chi non è femminista. E mi verrebbe da dire che non lo sono neanche intellettualmente, perché una Simone De Beauvoir piscia in testa a mezzo gruppo, me per prima.
Non esistono schieramenti di buoni e cattivi, intelligenti e stupidi, razionali e irrazionali, svegli e dormienti, liberi pensatori e pecore, informati e disinformati, colti e ignoranti, imparziali e partigiani, tolleranti e intolleranti, oggettivi ed emotivi, ecc… Nessuno è intrinsecamente nulla di tutto ciò, o comunque non possiamo stabilirlo in base alle opinioni che esprime. Il nostro pensiero e il nostro comportamento sono il risultato di tutti i fattori che hanno influenzato la nostra vita fino a un dato momento. Informarsi, costruire delle opinioni e discuterle è un percorso, non un’identità né una caratteristica innata. Non è che i cervelli degli sjw sono creati dalla divinità del male e dell’irrazionalità mentre i cervelli delle “persone di buon senso” sono plasmati dalla divinità del bene e della ragione. Le persone femministe non sono ontologicamente inferiori (o superiori) rispetto a chi non è femminista. E mi verrebbe da dire che non lo sono neanche intellettualmente, perché una Simone De Beauvoir piscia in testa a mezzo gruppo, me per prima.


So che non è facile e i momenti di debolezza capitano a tutti, però il mio appello a un atteggiamento più disposto al confronto e più onesto intellettualmente, almeno come orientamento generale, rimane. “Eh, ma non si può rispondere alle armi con le carezze!”, risponderà chi pensa che il femminismo (e il non meglio identificato politicamente corretto) sia un mostro a tre teste che complotta per distruggere gli uomini anziché un fenomeno sociale complesso che produce i suoi effetti come tanti altri. Eppure questa è proprio la stessa forma mentis che motiva molti femministi e sjw a pensare e agire in modo che voi considerate estremo, dannoso e responsabile dell’imminente crollo dell’Occidente (“non si può rispondere con diplomazia ai soprusi del patriarcato e dell’oppressione sistemica!”).
So che non è facile e i momenti di debolezza capitano a tutti, però il mio appello a un atteggiamento più disposto al confronto e più onesto intellettualmente, almeno come orientamento generale, rimane. “Eh, ma non si può rispondere alle armi con le carezze!”, risponderà chi pensa che il femminismo (e il non meglio identificato politicamente corretto) sia un mostro a tre teste che complotta per distruggere gli uomini anziché un fenomeno sociale complesso che produce i suoi effetti come tanti altri. Eppure questa è proprio la stessa forma mentis che motiva molti femministi e SJW a pensare e agire in modo che voi considerate estremo, dannoso e responsabile dell’imminente crollo dell’Occidente (“non si può rispondere con diplomazia ai soprusi del patriarcato e dell’oppressione sistemica!”).
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== Altre considerazioni ==
[[Dialogo: tra punti di incontro e interessi personali]]
La comunicazione efficace richiede un'ascolto attivo e una forma empatica. Molti uomini tendono a comunicare in modo distaccato, evitando espressioni colorite o offensive, ma questo non è sufficiente atteggiamento spesso viene percepito come paternalistico e accondiscendente. Inoltre, quando un'interlocutrice reagisce negativamente, essi spesso affermano che la loro comunicazione era razionale e che la donna è troppo emotiva. L'empatia significa mostrare che si prende sul serio l'altra persona, evitando di saltare a conclusioni e non invalidando la sua tesi. Questo è un problema anche nel dibattito politico, dove ci sono posizioni anti-politicamente corrette da un lato e SJW/Woke dall'altro. Se si parte da una discussione pensando che l'altra persona sia irrazionale o emotiva, si sta decretando la morte del dibattito civile. Bisogna dialogare e ascoltare l'altro con rispetto, anche se non si è d'accordo con le sue idee, per avere un dibattito costruttivo e produttivo.<ref>Versione originale: Il tuo secondo vocale era: Bisogna anche capire cosa si intende con "forma empatica", perché non da parte tua - tu hai proprio modo di comunicare un po' diverso - però da parte di molti uomini - enfatizzo il genere perché penso sia dovuto proprio ai modelli valoriali che vengono proposti a seconda del genere - si pongono spesso per essere razionali, non emotivi, essere educati, si pongono in modo distaccato e evitano espressioni colorite o offensive proprio da da come scrivono lo capisci che non hanno nessuna intenzione di mettersi in discussione e che ti stanno trattando in modo paternalistico e accondiscendente. Quindi cosa succede che allora poi quando l'interlocutore che spesso è una donna, reagisce male, il ragazzo di turno afferma: "ah caspita ma io ero ero calmo etranquillo, ero assolutamente razionale. Ho scritto nel merito e questa se l'è presa perché troppo emotiva, perché irrazionale, eccetera eccetera". E no, l'empatia non è solo evitare di mandare affanculo una persona, è anche mostrare che effettivamente prendi sul serio l'altra persona, non sta invalidando la sua tesi, non salti a conclusioni, non pensi che stia dicendo assurdità e cose del genere. Ed è una cosa che vedo anche nello scontro anti politicamente corretto e da una parte e SJW / Woke dall'altra. Cioè per esempio quando ho fatto il post sul gruppo in cui dicevo che ero femminista molte hanno proprio scritto: eh ma le femministe sono irrazionali, non ci si può avere una discussione, sono l'antitesi del dibattito civile costruttivo, sono antiscientifiche, eccetera. Ma allora se tu parti in una discussione pensando che l'altro sia un cretino perché è quello che stai dicendo, pensando che sia solo emotivo, che non abbia niente di sensato da dire, quando non è così perché io non penso di essere scema ma molte rivendicazioni che vengono considerate weak politicamente corrette eccetera approfondendole le capisco e molte le condivido e le trovo fondate, basate su argomenti razionali ed evidenze empiriche. Quindi evidentemente c'è qualcosa sotto. Però queste persone che si pongono come quelle razionali, oggettive, costruttive del dibattito, sono le più irrazionali. Anche se usano toni molto tranquilli (non è che insultano) la morte del dibattito civile, bisogna dialogare, fanno appelli al dialogo civile costruttivo. Sono quelli che che veramente ne decretano la morte perché si pongono con questa idea che loro sono superiori gli altri sono cretini, emotivi, non vedono la realtà perché sono accecati dalla loro ideologia eccetera.</ref>
 
Se si vuole effettivamente comunicare con una persona, cioè farle arrivare quello che vuoi dirle, devi tenere in conto la sua sensibilità ma anche il suo background culturale socioeconomico e la sua esperienza personale e quindi evitare come dire di triggerare delle risposte emotive che la portano a dismettere quello che hai detto oppure a fraintenderlo e vederci tutt'altro, dubitare di quello che gli stai dicendo, dell'onestà intellettuale.
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[[Categoria:Strumentalizzazioni]]
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