Siamo davvero meglio dei Social Justice Warrior?: differenze tra le versioni

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So che non è facile e i momenti di debolezza capitano a tutti, però il mio appello a un atteggiamento più disposto al confronto e più onesto intellettualmente, almeno come orientamento generale, rimane. “Eh, ma non si può rispondere alle armi con le carezze!”, risponderà chi pensa che il femminismo (e il non meglio identificato politicamente corretto) sia un mostro a tre teste che complotta per distruggere gli uomini anziché un fenomeno sociale complesso che produce i suoi effetti come tanti altri. Eppure questa è proprio la stessa forma mentis che motiva molti femministi e SJW a pensare e agire in modo che voi considerate estremo, dannoso e responsabile dell’imminente crollo dell’Occidente (“non si può rispondere con diplomazia ai soprusi del patriarcato e dell’oppressione sistemica!”).
So che non è facile e i momenti di debolezza capitano a tutti, però il mio appello a un atteggiamento più disposto al confronto e più onesto intellettualmente, almeno come orientamento generale, rimane. “Eh, ma non si può rispondere alle armi con le carezze!”, risponderà chi pensa che il femminismo (e il non meglio identificato politicamente corretto) sia un mostro a tre teste che complotta per distruggere gli uomini anziché un fenomeno sociale complesso che produce i suoi effetti come tanti altri. Eppure questa è proprio la stessa forma mentis che motiva molti femministi e SJW a pensare e agire in modo che voi considerate estremo, dannoso e responsabile dell’imminente crollo dell’Occidente (“non si può rispondere con diplomazia ai soprusi del patriarcato e dell’oppressione sistemica!”).
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== Altre considerazioni ==
== Altre considerazioni ==
[[Dialogo: tra punti di incontro e interessi personali]]
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Se si vuole effettivamente comunicare con una persona, cioè farle arrivare quello che vuoi dirle, devi tenere in conto la sua sensibilità ma anche il suo background culturale socioeconomico e la sua esperienza personale e quindi evitare come dire di triggerare delle risposte emotive che la portano a dismettere quello che hai detto oppure a fraintenderlo e vederci tutt'altro, dubitare di quello che gli stai dicendo, dell'onestà intellettuale.
Se si vuole effettivamente comunicare con una persona, cioè farle arrivare quello che vuoi dirle, devi tenere in conto la sua sensibilità ma anche il suo background culturale socioeconomico e la sua esperienza personale e quindi evitare come dire di triggerare delle risposte emotive che la portano a dismettere quello che hai detto oppure a fraintenderlo e vederci tutt'altro, dubitare di quello che gli stai dicendo, dell'onestà intellettuale.
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Sostanzialmente bisogna sempre tenere a mente il contesto materiale in cui si colloca un discorso, un dialogo, in particolare per quanto riguarda la distribuzione del potere. Molti "sjw" vengono considerati intolleranti perché "tagliano corto" ed "etichettano" a priori certe opinioni e comportamenti come discriminatori, e non sono più di tanto disposti a dibattere nel merito con le persone che li esprimono, ma questo approccio non è sbagliato a prescindere, data la loro condizione nella società. Sicuramente è un approccio vulnerabile a errori di giudizio e a bias personali: ad esempio, può capitare di discutere con qualcuno e ritenere che sia un fascista che sta usando dei dogwhistle, mentre invece è semplicemente un normie/liberale che, non sapendo riconoscere i dog whistle fascisti, ripete ingenuamente i talking point che ha sentito da queste persone
Ma il fatto che sia un approccio fallible non significa che non vada usato (anche il metodo scientifico è fallibile, eppure lo usiamo)
Gli "sjw" si posizionano costantemente in contrasto con lo status quo e questo ha delle implicazioni concrete che non possono essere ignorate nel formulare un giudizio sul loro atteggiamento
(anche io mi metto nella categoria sjw/woke/politicamente corretti/dcc...)
Prima implicazione: la stragrande maggioranza delle persone è in disaccordo con quasi ogni nostra opinione e con gli aspetti fondamentali della nostra visione del mondo, e non per una fisiologica divergenza di opinioni (altrimenti la distribuzione del disaccordo sarebbe meno polarizzata), ma perché le grandi narrazioni sulla società sono controllate (non in modo semplice o necessariamente intenzionale) da chi ha più potere sotto lo status quo, e perché per definizione lo status quo è ciò a cui la gente è abituata e gli esseri umani hanno una grande resistenza psicologica al cambiamento, tanto più quanto più è intenso. Questo significa che difendere le nostre idee richiede molto più tempo ed energie (in letteratura si parla di lavoro emotivo), e che spesso è comunque poco efficace, dato che poca gente è genuinamente disposta a mettere in discussione le proprie abitudini, il proprio potere e i propri privilegi. L'atteggiamento tranchant che ci viene recriminato è una tutela contro il burn-out. Ovviamente dietro ci sono anche altre motivazioni, ma quelle si applicano a tutte gli esseri umani e quindi da sole non spiegano in particolare il comportamento degli "sjw"
Seconda implicazione: poca gente è esposta alla nostra visione del mondo, mentre quasi tutti (noi compresi) siamo esposti fin da piccoli alle visioni opposte. Questo significa dover fare un grosso lavoro non solo di decostruzione delle narrazioni dominanti, ma anche di spiegazione della nostra. È un altro spetto che contribuisce al rischio di burn-out.
Terza implicazione (collegata alle altre due): siamo automaticamente percepiti come più intolleranti, infiammanti, ecc..., un po' per la propaganda conservatrice, un po' perché l'ignoranza (in senso neutro, come mancanza di conoscenza dovuta alla scarsa esposizione) e l'astio preventivo circa le nostre idee porta alla demonizzazione della nostra terminologia e delle nostre tesi. Parliamo di mascolinità tossica e la gente capisce che stiamo dicendo che la mascolinità, e per estensione gli uomini, è tossica. Parliamo di razzismo, e la gente non sa che per noi il razzismo non è un fallimento morale/intellettuale dell'individuo, ma un sistema che tutti riproduciamo involontariamente, quindi si diffonde il panico: "oddio, questi woke pensano che siamo tutti i razzisti e verranno a cancellarci uno a uno". Negli USA, la Critical Race Theory, che è semplicemente un insieme di studi e teorie sulla costruzione socio-politica delle categorie razziali e delle loro implicazioni nella storia delle società umane fino a oggi, viene contrastata da molti genitori bianchi preoccupati che i loro figli andranno a scuola a imparare che dato che sono cattivi perché bianchi. E spesso alla gente basta sentire questa terminologia per bollare a priori un discorso come "supercazzola sjw che fa discriminazioni al contrario e promuove odio e intolleranza per le idee diverse", anche quando il discorso in cui vengono usati questi termini è caratterizzato da toni pacifici e costruttivi
Tutta questa digressione per dire che la tua trascrizione va bene, ma non vorrei che fosse presa come un ulteriore argomento contro gli sjw cattivi che si negano al dibattito civile e costruttivo. Bisogna fare i dovuti distinguo e tenere sempre a mente il contesto MATERIALE in cui si manifesta il discorso. Molta gente vede la comunicazione come qualcosa di astratto in cui le condizioni materiali di partenza vengono annullate e quindi si è tutti sullo stesso piano. Questa è un'idealizzazione potenzialmente dannosa.
Però a mio avviso andrebbero aggiunte due parole sul fatto che gran parte del femminismo sui social (come ogni istanza umana del resto) fa cascare le braccia.
Io riconosco che esiste un problema reale che colpisce le donne e non mi piace come i maschi "discutono" di questi temi (li considerano ultranoiosi, inutili, secondari e magari il problema finisse qui). Però, col tempo mi sono reso conto che non è una questione così netta (vittima e carnefice) quella che crea problemi alle donne*. Questo non significa che il problema delle donne non esista, ma solo che può (e dovrebbe) essere rappresentato in modo più efficace. Qui però aggiungo che spesso le travisazioni non dipendono dal femminismo, bensì da interessi subdoli e politici / influencer (es. la Boldrini). Non è una cosa brutta "del femminismo", sono gli esseri umani a strumentalizzare le cause. Infatti, anche nel caso di Burioni (che riguarda tutt'altro ambito), puoi osservare che il problema sollevato dai suoi oppositori esiste (c'è stata una speculazione sui vaccini che ha fatto vomitare e solo adesso escono le prove). Il problema vaccini esiste, è grave, ci sono inchieste che stanno indagando, questo rimane vero anche se i novax hanno commesso errori facendo cascare le braccia a milioni di italiani (in questo i novax sono simili alle femministe sui social).
Inizio specificando che a me più che di problemi femminili, o delle donne, piace parlare di oppressione basata sul genere. Questo perché mi sembra più utile un framework che più che dei carnefici (gli uomini) identifichi un sistema (il patriarcato, l'oppressione basata sul genere), perché se no si fa l'errore delle TERF e del femminismo liberale, che vede il problema negli uomini, nel maschile e nella mascolinità, anziché nel potere.
L'oppressione basata sul genere non funziona secondo due gruppi di individui uno dei quali opprime l'altro. Penso sia vero che il sistema distribuisce più potere alle persone uomini (cis) che alle persone donne (cis), ma le vittime dell'oppressione di genere sono anche gli uomini non etero, gli uomini femminili o associati alla femminilità, le donne trans, le persone non binarie, ecc... E le donne (cis) possono agire in prima persona questa oppressione, a danno di uomini etero, uomini non etero, donne trans, donne non etero. E così via: chi ha più potere può esercitarlo a danno chi ne ha meno. Si può affermare che la mascolinità dà accesso a più potere della femminilità, ed è vero, ma non finisce qui: una donna cis è considerata più femminile di una donna trans, ma spesso ha più potere di lei, quindi bisogna considerare le intersezioni tra questo sistema di oppressione e altri. A questo serve l'intersezionalità, motivo per cui non capisco l'astio contro il femminismo intersezionale, che è il primo e l'unico femminismo a fare questi ragionamenti, eppure viene visto come il più estremo.
Dopodiché dovrei capire meglio a cosa ti riferisci nello specifico, perché alcune cose mi fanno pensare che dovremmo chiarirci ulteriormente. Per esempio, per me Boldrini non è brava a comunicare rendendosi simpatica (del resto neanche io), quindi a livello strategico è un personaggio che nel mio attivismo terrei più dietro le quinte, ma non la considero una persona con interessi particolarmente meschini. Dovrei anche capire cosa intendi con strumentalizzare le cause femministe e femminili.
(il discorso che segue si riferisce al femminismo radicale intersezionale, che è anche anticapitalista; gli altri femminismi per me fanno poco di buono e quindi mi unisco a criticarli, a prescindere dalle tecniche comunicative che usano) Sicuramente il femminismo non è rappresentato in modo efficace, ma secondo me è davvero difficile scindere la questione dal discorso che ho fatto prima sulla posizione materiale degli sjw (tra cui il femminismo di cui parla rientra). Le vittime dell'oppressione basata sul genere, così come il femminismo che più di tutti si pone in contrasto allo status quo, non sono sullo stesso piano degli altri soggetti che partecipano al discorso politico
Ci vedo un po' una fallacia del Nirvana. Una volta che un gruppo di persone si cimenta in un'impresa titanica, come quella di smontare sistemi di oppressione che sussistono da millenni, si pretende anche che lo faccia in modo inattaccabile, che non commetta errori, che cambi il sistema senza mai portarlo in situazioni di transito caratterizzate da squilibri
È parte di quello che mi ha fatto disinnamorare del movimento MRA. "Eh ma le femministe non si occupano dei problemi degli uomini, o meglio lo fanno in modo superficiale, saltuario e magari controproducente". Ok, le femministe che si occupano dei problemi delle donne lo fanno e l'hanno fatto storicamente con grandi sacrifici: carcere, reazioni violente, ostracismo sociale. E anche adesso molte femministe dedicano la loro carriera all'attivismo, fanno volontariato e beneficenza, in molti Paesi si fanno ancora arrestare e rischiano la vita
Gli uomini non fanno nulla di tutto ciò, puntano il dito contro le femministe e dicono "ehi, ma tutta questa roba quand'è che iniziate a farla anche a nostro beneficio?" e in risposta fondano dei gruppi di attivismo molto amatoriali e spesso anonimi in cui si concentrano a criticare il femminismo e le donne.
Nel mentre i pochi centri antiviolenza italiani che accolgono gli uomini sono gestiti prevalentemente da donne
Poi, se qualche influencer antifemminista/MRA riceve su Internet l'astio online che le femministe ricevono da secoli, è colpa della dittatura politicamente corretta femminista
= Note =
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[[Categoria:Strumentalizzazioni]]
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