Riflessione sul razzismo

Da Tematiche di genere.
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Alessandra C. scrive: Non si parla di razza ma di etnia perché le differenze a livello di DNA sono talmente piccole da rientrare tutti nella stessa razza, l'homo sapiens sapiens, seppur di etnie diverse con diverse caratteristiche fisiche. Ai cani, gatti eccetera viene dato l'appellativo di razza perché le differenze a livello di DNA fra un pastore tedesco e un chiuaua sono profonde

La mia riflessione: davvero interessante! non avevo mai riflettuto su questa precisazione. Approfitto per condividerti un dubbio su cui mi interessa molto la tua opinione. Prenditi il tempo che vuoi. A me colpisce come spesso questi argomenti scatenino intense battaglie ideologiche che arrivano a causare odio e sofferenza in rete. Mi colpisce perché l'intento iniziale è ideologico, ma quello che si verifica è una spaccatura tra gruppi che si odiano. Credo che molto del dibattito acceso sull'uso della parola 'razza' (invece di 'etnia'), derivi dalla preoccupazione che il termine 'razza' possa incoraggiare il razzismo e generare stigma. Credo che questa preoccupazione non sia una semplice idiosincrasia* e derivi invece dalle conoscenze scolastiche relative ai secoli scorsi.

Io però personalmente non sono d'accordo con questa prospettiva. Secondo la mia visione, il razzismo rappresenta solo una forma specifica di xenofobia. La xenofobia (paura del diverso), a sua volta, è parte di un ambito più ampio esplorato dalla psicologia sociale, ossia la teoria dei gruppi. È affascinante notare come, assegnando semplicemente ai partecipanti di un esperimento cartellini di colori diversi, si possano osservare favoritismi all'interno dei gruppi che condividono lo stesso colore. E anche lo stigma non funziona come crede la gente.

Quindi proviamo un attimo a ripartire da zero. la psicologia chiama "psicologia ingenua" la tendenza umana a giudicare sulla base di ciò che si crede di sapere (si contrappone alla scienza che è quella cosa pallosissima che mette alla prova ogni singolo, minuscolo passaggio logico). Ma torniamo alle persone. Esse giudicano, anche energicamente, sulla base di ciò che già sanno o credono di sapere (nonostante non dovrebbero). Le convinziuoni sono infatti fortemente influenzabili tramite i mass media, sono spesso stereotipate e distorte dalle nostre emozioni. Lo si è visto bene col doppio pesismo tra ucraina e palestina ad esempio, ma lo si vede anche in moltissimi altri casi. La psicologia ci dice che le persone vogliono sentirsi razionali, buone, uniche; ma questo non equivale ad esserlo. Esserlo costa fatica, tanta fatica e la gente spesso non trova la motivazione per mettervi tanto impegno. Alcuni psicologi sociali e sociologi ci ricordano di quanto ancora oggi usiamo capri espiatori, doppi standard, ragionamenti di comodo, ecc.

Quindi la domanda che mi pongo è: è possibile che il male somigli più alla superficialità? è possibile che le persone motivate da alti ideali (es. combattere il razzismo) diventino tanto bigotte e intolleranti da creare un grosso problema di xenofobia (ad esempio contro quelli che etichettano come razzisti)?

  • (le persone con tendenze ossessive, vedi grammarnazi, potrebbero dare un peso enorme ad errori simili, ma non penso che sia questo appunto il motivo)