Riassunto studio Analyzing Femicide in Italy. Overview of major findings and international comparisons

Da Tematiche di genere.
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IMPORTANTE: l'articolo è basato sui dati EURES che chiama femminicidi tutti gli omicidi di donne.

Femminicidio: cosa significa[modifica | modifica sorgente]

Il termine “femminicidio” (femicide) è diventato di uso comune nel 1992, con il libro di Jill Radford[1] e della criminologa Diana Russell: The Politics of woman killing, in cui il femminicidio viene identificato come una categoria criminologica a sé e usato per indicare “l’uccisione misogina di donne da parte di uomini”.

Tuttavia, il termine viene spesso utilizzato ogni volta che una donna viene uccisa da un uomo; che il movente sia legato o meno alla misoginia.

Lo stesso vale per i dati Eures, in cui il femminicidio è definito come l’uccisione intenzionale di una donna da parte di un uomo. Dal momento che il movente non viene considerato, la natura misogina del reato, come da definizione originale di Radford e Russell, non è una condizione necessaria per etichettare e registrare il fatto come “femminicidio”.

I dati eures sui femminicidi in italia[modifica | modifica sorgente]

Perché sono diminuiti solo gli omicidi maschili?[modifica | modifica sorgente]

Analizzando i dati dal 1990 al 2010, è possibile notare una forte diminuzione degli omicidi totali: tuttavia, questa diminuzione ha interessato esclusivamente le vittime maschili: questo a causa delle politiche volte a combattere il fenomeno della mafia. Il numero degli omicidi con vittima di sesso femminile non ha invece subito cambiamenti.

L’incidenza è di 0,6/100000 e il 92% degli aggressori sono uomini.

Dati relativi alle vittime[modifica | modifica sorgente]

Nazionalità delle vittime
Nazione %
Italiana 77% 828
Romania 10% 25
Albania 8% 20
Nigeria 8% 20
Ucraina 7% 17
Marocco 6% 16
Fascia di età delle vittime
Fascia di età %
25-44 38% 409
45-64 23% 245
>64 21% 231
Titolo di studio delle vittime (disponibile nel 18% dei casi, per un totale di 191 vittime)
Titolo di studio %
Laurea 19% 37
Diploma di scuola secondaria 36% 68
Diploma di scuola media 18% 34
Scuola primaria o nessun titolo 27% 52
Status occupazionale delle vittime
Occupazione %
pensionata 17% 186
casalinga 15% 166
impiegata 5% 53
lavoratrice autonoma 6% 65
studentessa 5% 54
lavoratrice domestica 4% 49
imprenditrice o dirigente d'azienda 4% 48
lavoratrice non specializzata 4% 41

Il 51% (n.547) delle vittime aveva figli, circa un terzo dei quali erano minorenni. Dodici donne (1%) sono state uccise mentre erano incinte. Nel 9% (n.100) dei casi la vittima era coinvolta nella prostituzione o nel traffico di droga.

Dati relativi ai colpevoli[modifica | modifica sorgente]

Le informazioni riguardanti i colpevoli riguardavano 954 persone in totale. Come indicato sopra il 92% (n .878) dei femminicidi è stato commesso da uomini. Di seguito i dati relativi alla fascia di età:

Fascia di età del colpevole
Fascia di età %
25-44 47% 452
45-64 26% 252

L'alta maggioranza degli assassini era italiana (84%); le quattro nazioni straniere di provenienza presenti erano, nell'ordine, Albania, Romania, Marocco e Cina, cioè i quattro maggiori gruppi di migranti presenti in Italia. Rispetto al gruppo delle vittime, la condizione occupazionale degli autori risulta più omogenea; di seguito i dati:

Status occupazionale del colpevole
Occupazione %
operaio non specializzato 19% 184
pensionato 17% 166
disoccupato 14% 134
impiegato 11% 97

I casi di femminicidio che coinvolgono il suicidio o il tentato suicidio dell'autore rappresentano il 27% (n. 254) dei casi e i principali mezzi di suicidio sono armi da fuoco (63%, n .138) o impiccagione (15%, n. 33), quasi sempre subito dopo il crimine e sulla stessa scena del crimine. Per quanto riguarda eventuali precedenti penali dell'assassino, si veda la tabella sottostante:

Precedenti penali del colpevole
Presenza di precedenti penali %
precedenti per furto, crimini contro la persona o omicidio 13% 125
nessun precedente penale 73% 692
nessun dato disponibile 14% 137

Il 77% (n. 831) dei femminicidi in Italia è stato commesso da un autore conosciuto dalla vittima; e in particolare:

contesto in cui è avvenuto il femminicidio %
all'interno di una relazione familiare o intima 69% 751
in concomitanza con rapina, scippo o crimine organizzato 16% 171
nessun dato disponibile 8% 78
Identità dei colpevoli di femminicidi avvenuti in ambito familiare
Relazione %
partner (marito, compagno, ex marito o ex partner della vittima) 47% 505
parenti (in particolare genitori e figli) 21% 232

I seguenti dati riguardano i casi di IPF, cioè femminicidi avvenuti per mano di un partner o ex partner della vittima. Se la vittima e l'autore erano sposati o conviventi al momento del reato, nel 39% (n. 195) dei casi la relazione durava da più di 10 anni; se la vittima e l'autore erano divorziati o separati, nel 52% (n. 67) dei casi l'allontanamento o il divorzio erano avvenuti nell'anno precedente. Nel 73% (n. 94) dei casi è stata la vittima a chiedere il divorzio, mentre solo nell'1,5% (n. 2) dei casi è stato l'autore di violenza a chiedere il divorzio. Nell'86% (n. 436) dei casi di IPF, la vittima e l'omicida avevano una relazione molto conflittuale che comportava discussioni, gelosia e controllo da parte dell'uccisore sul comportamento della vittima; nel 15% dei casi la donna era stata vittima di violenze fisiche o sessuali ricorrenti, di cui altri erano a conoscenza. La tabella sottostante riporta le armi più frequentemente utilizzate:

Arma del delitto %
Armi da fuoco (totale) 31% 338
Armi da fuoco (in possesso di porto d'armi) 18% 169
Coltelli 29% 314
Armi improvvisate trovate sul posto 12% 133

C'è stato un numero significativo di casi (18%, n. 192) in cui il femminicidio è avvenuto per mezzo di aggressione, strangolamento o soffocamento, con l'autore che ha attaccato fisicamente la vittima, spesso con le sue stesse mani. È emerso anche un alto livello di premeditazione: 38% (n. 413, ma mancano informazioni per 297 casi). Il corpo della vittima è stato quasi sempre trovato dalla polizia sulla scena del crimine, cioè a casa della vittima (20%, n. 218), o di entrambi (40%, n. 437). La tabella sottostante riporta i luoghi di ritrovamento del corpo in questi casi:

luogo di ritrovamento %
camera da letto 30% 223
scale, corridoio o ingresso 28% 205
cucina 17% 99

Altri elementi sono l'overkilling, ovvero uso eccessivo della forza durante l’omicidio, e altre forme di violenza inflitte al cadavere, come legare, imbavagliare o smembrare. La violenza sessuale sembra essere presente solo nel 2% dei casi, ma gli esami medici non sono stati eseguiti sistematicamente quindi il dato è probabilmente molto inferiore alla realtà.

Elementi caratterizzanti il femminicidio %
Overkilling 14% 149
Altre forme di violenza 18% 88
Violenza sessuale 2% 17

Le variabili relative al mese dell'anno in cui è avvenuto il femminicidio, al giorno della settimana e all'ora del giorno non si sono rivelate significative, e lo stesso si può dire riguardo alla regione d'Italia e della dimensione della città: i femminicidi sono avvenuti sia nel Nord che nel Sud d'Italia, e sia nei piccoli paesi (tra i 1.000 e i 5.000 abitanti) che nelle grandi città (con più di 250.000 abitanti). Il database dell'Eures non tiene traccia delle unità più piccole di un comune, quindi è impossibile distinguere tra le zone svantaggiate/benestanti di una grande città, o ottenere un quadro dell'ambiente del quartiere.

Analisi dei dati[modifica | modifica sorgente]

I dati italiani confermano l’ipotesi formulata in diversi studi internazionali e l’evidenza riscontrata a livello mondiale, ovvero che le donne vengono uccise quasi esclusivamente dagli uomini, per la maggior parte da uomini con cui hanno o hanno avuto una relazione intima.

Il profilo della vittima di femminicidio in Italia ritrae una donna cittadina italiana tra i 25 e i 44 anni di età - età di maggior responsabilità per la donna - lavoratrice con figli minorenni e un livello di istruzione medio alto.

Il profilo dell’omicida ritrae invece un cittadino italiano, più giovane della vittima, con un lavoro di status inferiore rispetto alla vittima, o disoccupato, e nessun precedente penale. Dai dati emerge anche l’aumento del rischio per la donna nel momento in cui richieda il divorzio.

Il profilo della vittima di femminicidio in Italia coincide con quello della vittima di violenza di genere.

Da studi dell’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) del 1997 e del 2005 è emerso che il 23% di donne con uno status sociale elevato (dottoresse, avvocati, manager…) ha dichiarato di aver subito violenza fisica una volta nella propria vita - incidenza maggiore rispetto al 14% dichiarato dalle donne con status inferiore: questo può essere sia indice di effettiva maggiore diffusione del fenomeno che di maggiore probabilità per donne con un livello di istruzione maggiore di riconoscere e denunciare la violenza.

In ogni caso, è evidente che in Italia il fenomeno della violenza sulle donne non è circoscritto a condizioni di disagio sociale.

Emergono due tendenze contrapposte e apparentemente contraddittorie: le vittime di femminicidio possono distinguersi in due gruppi,

  • il primo formato da donne di basso livello sociale e dipendenti economicamente dal marito,
  • il secondo gruppo da donne indipendenti e di alto livello sociale, potenzialmente avvertite dall’autore di violenza come una minaccia per i ruoli di genere tradizionali. Ciò è pienamente compatibile con le caratteristiche dello status femminile in Italia: per le donne il livello di disoccupazione è più elevato, e la paga inferiore. Tuttavia, il livello di istruzione è più elevato rispetto a quello della popolazione maschile. Il tasso di maternità è uno dei più bassi al mondo.

Il femminicidio è in prevalenza ad opera di partner o ex partner (tipologia detta ITF). In questo caso si distinguono due casistiche principali: lo scenario in cui una donna viene uccisa da un partner con cui ha una relazione da molti anni dopo una serie di violenze non denunciate oppure non adeguatamente punite, oppure lo scenario in cui la donna viene uccisa da un ex partner - in questo caso, per 3 casi su 4, è stata la donna a decidere di chiudere la relazione, spesso meno di un anno prima.

L’omicidio avviene nella maggior parte in luoghi familiari e intimi come la camera da letto o la cucina. Sono spesso utilizzate armi improvvisate, il che è indice di rabbia e relazione personale con la vittima.

Riguardo all’alto numero di omicidi di donne di mezza età ed anziane, è riconducibile a partner con cui vi era una relazione caratterizzata da violenza oppure a uomini parte della famiglia - non necessariamente partner - con problemi mentali: si parla del 30% dei casi.

Altre due categorie di femminicidi sono l’infanticidio femminile (4%) e le vittime in contesti criminali (16%), ovvero donne che si trovavano per caso sulla scena di un crimine e donne uccise in contesti legati alla prostituzione.

In conclusione, analizzando i dati relativi ai femminicidi in Italia tra il 2000 e il 2005 si possono individuare 4 categorie di femminicidi:

  1. femminicidi ad opera di un partner o ex partner (IPF)
  2. quelli da parte di un componente della famiglia affetto da un disturbo mentale
  3. l’infanticidio femminile
  4. il femminicidio nel contesto della criminalità

Il 23% dei femminicidi ha visto come vittime donne straniere, per lo più si è trattato di femminicidi IPF, in cui la donna era doppiamente marginalizzata sia in famiglia che nella società, e in cui la donna avrebbe avuto difficoltà a sporgere denuncia. Molto spesso i femminicidi sono intra-etnici (vittima e carnefice appartengono alla medesima etnia).

Fattori di rischio in italia[modifica | modifica sorgente]

I dati italiani sembrano confermare la spiegazione power-gender fornita da Taylor e Jasinski: il femminicidio sarebbe l’estremo atto di controllo sul comportamento di una donna compiuto da un uomo con cui quest’ultima ha o aveva una relazione intima. Il controllo esercitato dall’uomo non implica necessariamente che lo status sociale della vittima sia inferiore.

I dati individuano due profili di vittima:

  • uno in linea con il gender gap (donna non istruita e/o disoccupata)
  • l’altro in cui la vittima occupa una posizione di rilievo ed è almeno potenzialmente indipendente. L’età è un fattore decisivo: le vittime appartenenti al secondo gruppo sono nate dopo la metà degli anni 70.

Si può concludere che in Italia ad aumentare il rischio siano sia una posizione svantaggiata in società (a causa del gender gap) che viceversa un effetto di reazione alla crescente emancipazione - un voler esercitare controllo a fronte di una progressiva perdita del controllo. Diversi tipi di omicidio richiedono diverse misure di prevenzione.

Fattori comuni e differenze rispetto ai dati internazionali[modifica | modifica sorgente]

Gli elementi che accomunano i dati italiani a quelli internazionali sono:

  • forti elementi predittivi a livello individuale
  • violenza letale intra-razziale e intra-etnica
  • presenza di conflitto endemico nella coppia
  • alto rischio durante il divorzio
  • alto numero di aggressori disoccupati senza precedenti penali
  • uso di coltelli e armi da fuoco (nonostante queste ultime non circolino liberamente)
  • un contesto sociale di bassa parità di genere o viceversa di crescente parità di genere

Gli elementi emersi dai italiani che non trovano conferma nei risultati internazionali sono:

  • vittime e autori più anziani
  • vittime non di origine straniera
  • vittime con status socio-economico medio-alto
  • vittime anziane
  • vittime in una coppia di lunga data
  • omicida con disturbi psichiatrici

La percezione del fenomeno[modifica | modifica sorgente]

Se tra il 2006 e il 2010 il numero di femminicidi in Italia è diminuito, uno studio della Commissione Europea del 2010 ha mostrato come in Italia la percezione del fenomeno della violenza sulle donne sia tra le più alte in Europa e sia aumentata fortemente rispetto a dieci anni prima.

Tuttavia, lo stesso studio ha mostrato come solo il 16% (versus il 25% europeo) conosce personalmente una vittima di violenza.

Questo dato è contraddittorio: la violenza sulle donne è vista come un fenomeno diffuso ma lontano da sé, ed è sintomo di una tendenza alla negazione che rende difficoltosa la prevenzione.

Se dai dati Eures non emergono spiegazioni relative al contesto familiare, la stampa italiana ha dato invece ampio spazio ai casi di femminicidio, ed è emerso che in molti casi familiari, vicini e amici erano al corrente delle violenze.

La consapevolezza del fenomeno è aumentata anche grazie a misure come quella del Telefono Rosa. Così come è accaduto in America, è probabile che queste misure inizialmente volte a combattere la violenza di genere, abbiano ripercussioni anche in termini di diminuzione dei femminicidi.

La mancanza di fiducia nei servizi di supporto, la lentezza del sistema penale e la percezione di una limitata collaborazione da parte delle autorità di polizia fanno sì che le vittime ci pensino due volte prima di denunciare gli abusi e scoraggiano la comunità dal farsi coinvolgere in quella che molti ritengono ancora una "questione privata". Per le donne straniere, la reticenza della comunità allargata è un ulteriore ostacolo.

Conclusioni[modifica | modifica sorgente]

Si può concludere, anche in relazione alla situazione italiana, che il femminicidio è un fenomeno universale con numerose costanti. Per capire i fattori che stanno dietro ai tassi più alti o più bassi di femminicidio nei diversi paesi, dobbiamo allargare i nostri orizzonti e valutare e confrontare in base a criteri comuni altri fattori che potrebbero avere una relazione di covarianza con la violenza, come il rischio di omicidio del paese, i tassi e i tipi di crimini contro la persona, la circolazione legale e illegale di armi da fuoco, e i livelli di uguaglianza di genere nei diversi strati della società.

I dati italiani presentano dei limiti: sono espressi in percentuale, dunque non sono molto approfonditi, e non riportano dati sull’ambiente sociale circostante la violenza.

Questo elemento sarebbe importante soprattutto per un paese come l’Italia caratterizzato da disparità culturali ed economiche tra regioni.

Note[modifica | modifica sorgente]