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Riassunto studio Analyzing Femicide in Italy. Overview of major findings and international comparisons
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== Analisi dei dati == I dati italiani confermano l’ipotesi formulata in diversi studi internazionali e l’evidenza riscontrata a livello mondiale, ovvero che ''le donne vengono uccise quasi esclusivamente dagli uomini, per la maggior parte da uomini con cui hanno o hanno avuto una relazione intima''. Il '''profilo della vittima''' di femminicidio in Italia ritrae una donna cittadina italiana tra i 25 e i 44 anni di età - età di maggior responsabilità per la donna - lavoratrice con figli minorenni e un livello di istruzione medio alto. Il '''profilo dell’omicida''' ritrae invece un cittadino italiano, <u>più giovane della vittima</u>, con un <u>lavoro di status inferiore</u> rispetto alla vittima, o disoccupato, e <u>nessun precedente penale</u>. Dai dati emerge anche l’aumento del rischio per la donna nel momento in cui richieda il divorzio. Il profilo della <u>vittima di femminicidio</u> in Italia '''coincide''' con quello della <u>vittima di violenza di genere</u>. Da studi dell’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) del 1997 e del 2005 è emerso che il 23% di donne con uno status sociale elevato (dottoresse, avvocati, manager…) ha dichiarato di aver subito violenza fisica una volta nella propria vita - incidenza maggiore rispetto al 14% dichiarato dalle donne con status inferiore: questo può essere sia indice di effettiva maggiore diffusione del fenomeno che di maggiore probabilità per donne con un livello di istruzione maggiore di riconoscere e denunciare la violenza. In ogni caso, è evidente che <u>in Italia il fenomeno della violenza sulle donne non è circoscritto a condizioni di disagio sociale</u>. Emergono '''due''' '''tendenze''' contrapposte e '''apparentemente contraddittorie''': le vittime di femminicidio possono distinguersi in '''due gruppi''', * il primo formato da donne di basso livello sociale e dipendenti economicamente dal marito, * il secondo gruppo da donne indipendenti e di alto livello sociale, potenzialmente avvertite dall’autore di violenza come una minaccia per i ruoli di genere tradizionali. Ciò è pienamente compatibile con le caratteristiche dello status femminile in Italia: <u>per le donne il livello di disoccupazione è più elevato</u>, e la paga inferiore. <u>Tuttavia, il livello di istruzione è più elevato</u> rispetto a quello della popolazione maschile. Il tasso di maternità è uno dei più bassi al mondo. Il femminicidio è in prevalenza ad opera di partner o ex partner (tipologia detta ITF). In questo caso si distinguono due casistiche principali: lo scenario in cui una donna viene uccisa da un partner con cui ha una relazione da molti anni dopo una serie di violenze non denunciate oppure non adeguatamente punite, oppure lo scenario in cui la donna viene uccisa da un ex partner - in questo caso, per 3 casi su 4, è stata la donna a decidere di chiudere la relazione, spesso meno di un anno prima. L’omicidio avviene nella maggior parte in luoghi familiari e intimi come la camera da letto o la cucina. Sono spesso utilizzate <u>armi improvvisate</u>, il che è <u>indice di rabbia</u> e relazione personale con la vittima. Riguardo all’<u>alto numero di omicidi di donne di mezza età ed anziane</u>, è riconducibile a partner con cui vi era una relazione caratterizzata da violenza oppure a uomini parte della famiglia - non necessariamente partner - con problemi mentali: si parla del 30% dei casi. Altre due categorie di femminicidi sono l’'''infanticidio femminile''' (4%) e le '''vittime in contesti criminali''' (16%), ovvero donne che si trovavano per caso sulla scena di un crimine e donne uccise in contesti legati alla prostituzione. In conclusione, analizzando i dati relativi ai femminicidi in Italia tra il 2000 e il 2005 si possono individuare '''4 categorie''' di femminicidi: # femminicidi ad opera di un partner o ex partner (IPF) # quelli da parte di un componente della famiglia affetto da un disturbo mentale # l’infanticidio femminile # il femminicidio nel contesto della criminalità Il '''23% dei femminicidi ha visto come vittime donne straniere''', per lo più si è trattato di femminicidi IPF, in cui la donna era doppiamente marginalizzata sia in famiglia che nella società, e in cui la donna avrebbe avuto difficoltà a sporgere denuncia. Molto spesso i femminicidi sono intra-etnici (vittima e carnefice appartengono alla medesima etnia).
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