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Riassunto articolo Femminicidio e violenza maschile: falso binomio
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==Storia del termine== In un’epoca in cui la violenza attraversa abbondantemente tutte le relazioni umane, è fin troppo facile considerare quella sulle donne una manifestazione unitaria e dalla matrice univoca, e sicuramente ''non aiuta a comprenderne la vera natura e a contrastarla adeguatamente''. Il primo passo verso una maggiore comprensione del fenomeno è quello di esaminare le condotte violente nelle loro varie sfumature e definizioni, iniziando, così, ad uscire dal grande “contenitore” della cosiddetta '''''violenza di genere'''''. Infatti, con questo termine viene ormai indicata “qualsiasi” forma di violenza che una donna subisce per mano di un uomo, qualora quest’ultima non sia vittima accidentale di un evento che la trova coinvolta solo casualmente. Per quanto non sia così facile risalire alle origini di tale espressione, la si incontra ufficialmente per la prima volta nella '''“''Declaration on the elimination of violence against women''”''', adottata dall’'''ONU''' nel '''1993''', che testualmente recita:<blockquote>«Per gli scopi di questa Dichiarazione, il termine “violenza contro le donne” significa ogni atto di violenza di genere che esita in (o è probabile che esiti in) danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche verso le donne, includendo minacce di questi atti, coercizione o deprivazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica o in privato».</blockquote>Sebbene <u>appaia qui evidente la volontà di circoscrivere tale definizione</u> a un ambito specifico e circoscritto nel tempo e nello spazio, <u>l’espressione “violenza di genere” ha iniziato a essere, perlomeno nel nostro Paese, ampiamente associata alla violenza nei confronti della donna ''tout-court'',</u> <u>senza il necessario discernimento</u> rispetto alle sole situazioni in cui è il diverso genere della persona che subisce violenza rispetto a chi la perpetra, il ''movente'' essenziale di colui/colei che la agisce. === Prime apparizioni in letteratura === Il termine “femminicidio” è certamente uno dei più ricorrenti, ma di sicuro non l’unico possibile e tantomeno il più appropriato ad ogni circostanza: ''definire indiscriminatamente femminicidio ogni singolo episodio di violenza contro le donne'', presuppone, infatti, un preciso orientamento teorico e l’assunzione implicita di un punto di vista non sempre pertinente; altrettanto si tratta di un termine ormai da tempo usato e <u>abusato in modo spesso improprio e fuorviant</u>e. Se, infatti, <u>le argomentazioni tradizionali impiegate per rendere conto della violenza contro le donne</u>, come appunto il genere e ancorpiù il patriarcato, <u>sono state parzialmente aderenti alla realtà nel passato</u> e ''forse ancora oggi in specifici contesti sociali e culturali arretrati'', ''attualmente non sono assolutamente sufficienti a descrivere la fenomenologia corrente.'' il termine “femminicidio” fu '''coniato''' in ambito giuridico dalla criminologa [[wikipedia:Diana_E._H._Russell|Diana Russell]], che lo introdusse per la prima volta 1992, nel libro ''Femicide''. Secondo la stessa autrice, il concetto può contemplare tutte quelle situazioni in cui: '''«…la morte della donna rappresenta l’esito o la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine»'''. Possiamo quindi, anche qui, rilevare la matrice patriarcale dell’assunto che circoscrive palesemente l’uccisione di una donna in quanto donna per mano maschile, indipendentemente dalla specificità della vittima e della relazione con l’autore di violenza. ''Il paradigma <u>patriarcale</u>'', che a sua volta ''nasce col <u>femminismo marxiano</u>'', '''interpreta''' la società dell’epoca precipuamente sul criterio del genere *il maschile dominante sul femminile *la famiglia come luogo elettivo di oppressione *la violenza nella coppia quale strumento maschile privilegiato per mantenere le donne in uno stato di dipendenza e sottomissione In realtà, ''<u>'''oggi''', gran parte della violenza e della conflittualità nella coppia, non deriva affatto di una ideologia</u>'' di sopraffazione dell’uomo sulla donna e non ha alcuna specificità di genere: prova ne è la rilevante presenza di violenza femminile non esclusivamente in risposta a quella maschile e quella agita, ad esempio, all’interno delle relazioni intime tra persone dello stesso sesso.
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