Molestie ad una giornalista in diretta


Cos'è successoModifica

Un tifoso ha molestato (con una pacca sul sedere) una giornalista durante una diretta. Il giorno successivo è stato identificato e sul web è scoppiata un'immensa ondata di indignazione con scontri di opinioni piuttosto accesi tra maschi e femmine.

Le reazioni di indignazione, rabbia e titoli giornalisticiModifica

Commento di un utente di Instagram
 
Post su Facebook di un utente
 
Testimonianza di Greta Beccaglia al Corriere della Sera
 

Riassunto dei punti espressi e frustrazione:

Le prime reazioni sono state di rabbia ma quelle successive si sono trasformate in forti scontri.

AggiornamentoModifica

Il tifoso è stato condannato ad un anno e sei mesi di carcere[1]

Hate speech maschile (reazioni opposte)Modifica

Riassunto dei punti espressi e modalità tossiche

Commento di un utente

La mia tesi è che le modalità usate dai maschi per sminuire. E io che pensavo che all'uscita delle curve degli stadi si incontrassero solo dei raffinati lord delle classi aristocratiche. Maledizione, queste curve degli stadi non sono piene di raffinati damerini dell'alta aristocrazia: si può sapere perché il popolo relegato alla povertà e all'ignoranza non è colto e educato come vorrei?

 

Risposta di un secondo utente Un culo sfiorato per 0,3 secondi a causa di una goliardata all'uscita da uno stadio. Adesso la vita di questa donna è rovinata. Indaga la polizia, indaga la guardia di finanza, indaga l'esercito, l'intelligence è già all'opera per risalire al responsabile.

La tipa dovrà andare dallo psichiatra a vita, la sua esistenza non sarà mai più la stessa. Più che l'atto di violenza in sé ci vogliono frantumare i coglioni col fatto che è un gesto tipicamente da maschio allupato (senza dubbio cafone) ma quantomeno sano. Ecco è quello il problema principale, non la violenza in sé.

Commento di un terzo utente Come hanno già detto il gesto in sé è sicuramente sbagliato e da cafoni ma d'altronde cosa ci si aspetta da certa gente? Mi spiace ma i facenti parte delle curve per me sono all'ultimo l'ultimo gradino della scala sociale, un passo (neanche troppo lungo) dopo gli scimpanzé.

Comunque il tutto è stato pompato e ora verrà fatto passare il messaggio che tutti gli uomini sono così, come se esistessero solo i macachi delle curve ubriachi lerci. Nel mondo gay ci si sarebbe fatta una risata e sarebbe finita lì. Ricordiamocelo: il problema sono le d, il problema è la cultura sessuofobica cristiano

Ma solo a me sembra molto strano che sta cosa sia successa proprio in questo momento/periodo?


Commento di un quarto utente

Giustamente all'uscita degli stadi almeno più della metà degli ultras ne escono ubriachi, giustamente mandaci una bella figa a fermarli per fare le interviste, d'altronde cosa potrebbe mai andare storto? Non esisteranno mica ancora uomini bianchi etero cis ubriachi nel 2021?

IL gesto (cafone) di un culo SFIORATO per 0,3 secondi di fronte a una telecamera. Mentre per queste cose ben più gravi che recano VERO DANNO alla nostra società chi indaga? Mi metto a indagare io? Chi prende provvedimenti, li prendo io i provvedimenti? Agisco io personalmente contro il soggetto qui sotto?

https://www.facebook.com/comitatovivibilitacittadina/videos/1082774212496786/.

BASTA: è evidente che servono più gonne per professori e studenti così da risolvere il terribile problema dei cafoni allo stadio.

Quando mai gli ultras si sarebbero dimostrati una categoria capace di creare problemi?

È inaccettabile che la gente di periferia non cresca educata e sensibile: come fanno a venir su così quando è evidente tutta la bellezza, la cultura e la ricchezza dalle quali sono circondati???

Il supporto delle donne che lo conosconoModifica

Testimonianza di una ragazza

 

ContestoModifica

{spiegare perché le donne temono che le loro emozioni vengano sminuite o che vengano addirittura colpevolizzate}

Confronti su tale tematicaModifica

Dialogo tra diversi utenti

E (ragazzo): "La vicenda è grave sia perchè è un trauma, sia perché è rappresentativo della cultura attuale".

G (ragazzo): "Boh insomma, se questo è un trauma allora io dovrei buttarmi da un ponte".

E (ragazzo): "É soggettivo. Anche io ho ricevuto una palpata di culo inaspettata e non è stata poi piacevole, ma questo non significa che non possa essere traumatica per altre persone".

G (ragazzo): "E hai visto il video?"

E (ragazzo): "Giorgio - Sì. E fa schifo".

L (ragazza): "G - Magari non è tanto un trauma per la palpata in sé, che è comunque viscida, però il collega che sminuisce il tutto sembra quasi che lo faccia passare per una cosa normale e questo non deve essere per niente bello per lei".

G (ragazzo): "E a me fa più schifo l'accusa di violenza sessuale buttata cosi a cazzum".

G (ragazzo): "L - Si, ma arrivare a parlare di traumi è una tipica esagerazione di chi non tocca abbastanza erba secondo me, cristo, da persona che ha avuto traumi veri e ptsd confermato da specialisti mi pare una presa per il culo infinita".

E (ragazzo): "Giorgio - Per la legge è considerata così. Violenza sessuale non è solo quella considerabile come stupro".


Confronti sulle molestie alla giornalista ancora da estrapolare

Riflessione da parte di Marco CrepaldiModifica

Link al post su Facebook di Crepaldi

 
Caso Greta Beccaglia, l’uomo che l’ha molestata si è trasferito in una località segreta - OpenOnline

La vicenda di Greta Beccaglia ci ha dato tre grandi conferme.

  1. Ci sono persone che sembrano essere completamente impermeabili alla sensibilizzazione contro il sessismo. Mentre sui social ci si scanna per il minimo fraintendimento, là fuori c'è chi continua a non percepire minimamente la gravità di certi comportamenti. Il fatto che il molestatore abbia giocato la carta del "Ho una figlia" per giustificarsi, dimostra il suo scollamento dalla realtà. [ndr. aggiungerei che i giornali sono andati a nozze con
  2. La maggioranza delle persone è oggi molto sensibile sul tema della violenza sulle donne. Solo pochi anni fa sarebbe stata irrealistica una reazione così veemente da parte dell'opinione pubblica. Oggi invece la condanna è stata unanime (a parte una netta minoranza). Ignorare questo fatto per continuare a produrre una narrazione disfattista significa essere in malafede.
  3. Esistono due forme di legge che si muovono in parallelo, quella istituzionale e quella pubblica, e la forza della seconda è oggi immensa sui social. Il conduttore televisivo Giorgio Micheletti è stato sospeso poiché accusato di complicità con il molestatore. Quel "Non te la prendere", indirizzato alla giornalista subito dopo la violenza subita, è stato interpretato come un modo per sminuire l'accaduto. La sua reazione sarebbe potuta essere diversa? Sì, avrebbe dovuto interrompere la diretta e chiedere alla giornalista di denunciare immediatamente (non dopo). Invece non lo ha fatto, ha sbagliato, forse perché ha sottovalutato l'accaduto, o forse perché in quel momento, come dice lui, voleva evitare che Greta Beccaglia andasse nel panico.

Non lo sapremo mai poiché si tratta di un processo alle intenzioni, fatto sta che molti lo hanno messo sullo stesso piano, se non peggio, rispetto al molestatore. Ciò è il risultato del clima giustizialista che imperversa oggi sui social. La sensazione è che serva un mostro da bruciare in pubblica piazza (vedi Panico morale e Diavoli popolari) e su cui sfogare tutta la nostra rabbia (vedi Capro Espiatorio), anche per sentirci superiori a lui e dimostrare agli altri la nostra moralità. Una dinamica preoccupante, che ci deve fare riflettere e portare a domandarci: noi, al posto suo, avremmo avuto la lucidità di agire nel modo più corretto possibile?

Commento di Selvaggia LucarelliModifica

A proposito di Greta Beccaglia, cercando di guardare oltre. Una mano sul sedere è una molestia, una donna inesperta o decorativa piazzata scientificamente nei programmi sportivi è parte di una cultura molesta che andrebbe punita con un daspo definitivo e irreversibile.

CommentiModifica

Commento di un utente

Sono d'accordissimo. Siamo tutti pronti a mettere alla gogna il cretino di turno che fa un gesto deprecabile ma mai una netta e feroce presa di posizione contro quel sistema che sfrutta l'immagine femminile solo come icona del desiderio.


Riflessione interessante

Non sono pienamente d'accordo con tutto lo scritto della Lucarelli, ma è un concetto che mi girava in testa da prima di questa vicenda. Un punto di vista più ampio su un argomento che come al solito è stato abusato e strumentalizzato senza che possa servire ad altro se non ad alimentare la nostra temporanea bulimia di indignazione e scalpore, per poi tornare nel dimenticatoio. Abbiamo rovinato la vita del tifoso, per coerenza proviamo almeno a ricordarci che la spontaneità con cui vengono agiti certi atteggiamenti ha radici ben più profonde. "Il capro espiatorio era un capro impiegato nei riti ebraici compiuti il giorno dell’espiazione. Per domandare, appunto, il perdono dei peccati compiuti, il sommo sacerdote caricava tutte le colpe del popolo su un capro, che veniva poi portato nel deserto, a circa 12 chilometri da Gerusalemme, dove secondo la tradizione biblica veniva precipitato da una rupe."


Riflessione di un avvocatoModifica

Come posso non ritenere idiota, grave e deprecabile quanto fatto da quel ****** ai danni della giornalista? È l'ennesimo italopiteco cresciuto a bomberismo e approcci rudi che considera goliardia ciò che non lo è, ma ragioniamo un attimo. Per Cassazione 21273/18, non c'è dubbio:

Il palpeggiamento integra il delitto di violenza sessuale, dovendosi aver riguardo, nell'attività di interpretazione (senza scadere nell analogia in malam partem, obbrobrio giuridico conclamatamente anticostituzionale), per il bene giuridico protetto, la libertà sessuale, che è leso anche da un contatto fugace e che non sia ragione di particolare appagamento sessuale da parte dell'autore.

È sufficiente il dolo, essere coscienti al momento dell'atto dell'indebita interferenza sull'altrui intimità che si sta esercitando. Guardiamo la pena edittale prevista dal 609-bis c.p.: da 6 a 12 anni di reclusione (ridotta però di due terzi in casi non gravi[2]). Siamo tutti d'accordo che nel caso di cui parliamo potrebbero ravvisarsi più attenuanti in concorso. Se la cornice edittale[3] fosse stata diversa avremmo potuto addirittura teorizzare la causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto. Come si può, però, ritenere questa situazione funzionale?

Lungi da me minimizzare l'accaduto, ma per il peso assunto dalla condotta una pena draconiana non serve a nulla e personalmente, da esterno, sarei più incline a ricondurre casi del genere a una dimensione contravvenzionale come quella delle molestie (660 c.p.). Se tenere ferma una donna e strofinarcisi contro o metterle la mano sotto la gonna è una condotta il cui disvalore ben giustifica una cornice edittale che parta dai 6 anni di reclusione, sul caso in ispecie a prima vista ho forti dubbi.

Non commento nemmeno chi giustifica la gogna mediatica di alcun tipo: il fatto di essere un decerebrato totale e di esporti in diretta non è un assenso tacito al venir sputtanato da orde inferocite di giustizieri social. Che paghi proporzionalmente a quanto ha commesso, esca fuori da un cammino penale NON carcerario come uomo rinnovato e paghi di nuovo se ricascherá nell'errore.

CommentiModifica

Commento di un utente

"Sono d'accordo, per quanto sia felice che la stragrande maggioranza delle persone non abbia sminuito il fatto, resto sempre perplesso davanti ai modi in cui vengono manifestate le opinioni, soprattutto sui social, la gogna mediatica, anzi il linciaggio mediatico, penso sia da persone non molto migliori di lui. lui ha fatto una cazzata assurda ingiustificabile e ne pagherà le conseguenze previste, ma dal mio punto di vista, in una società sviluppata e non tribale, questi linciaggi accaniti contro un uomo non dovrebbero esistere, o perlomeno non dalla quasi totalità dei cittadini"

Commento di un secondo utente: "Siamo tutti in cerca di un capro espiatorio su cui sfogare la nostra violenza verbale e i nostri desideri di vendetta e purtroppo questo si ripercuote sulla continua caccia al mostro. "Punirne uno per educarne cento" e via discorrendo."

Commento di un terzo utente: "La gogna mediatica in un paese civile non è mai giusta, è la massima espressione della morte del diritto. I processi si fanno in tribunale, non sui social. Per il resto, l’atto in questione è sicuramente una violenza, ma per ovvi motivi non ha la stessa gravità di uno stupro, perché non lo è, pur essendo entrambe due forme di violenza."

Commento di un quarto utente: "La gogna mediatica non è assolutamente accettabile in un Paese civile e democratico, non scherziamo."


Analisi psicologica della gogna mediatica contro il molestatore della giornalistaModifica

Una delle notizie al momento più riportate e ricercate su giornali, TG e Social è senza dubbio la molestia da parte di un tifoso a una giornalista in diretta TV alla fine di una partita. L’ormai ben noto episodio ha portato a una vera e propria gogna mediatica, aprendo una serie di questioni di natura sociale e psicologica.

La reazione generale a questo sgradevole episodio può essere considerata eccessiva o la questione potrebbe essere stata in alcuni casi minimizzata? Quali dinamiche psicologiche potrebbero essere alla base di un simile clamore mediatico?


Di fronte a un evento negativo, le reazioni delle vittime e degli osservatori sin dal passato si sono spesso dimostrate particolarmente intense. Basti pensare ad esempio all’antica usanza di strapparsi i capelli in seguito alla morte di un feto. Recentemente, quando qualcuno subisce una forma di molestia la reazione di chi apprende la notizia attraverso i mezzi di comunicazione si rivela spesso altrettanto forte. Un uomo che compie un singolo atto scellerato, come nel caso preso in esame, viene considerato meritevole di dodici anni di carcere, e molte indignate spettatrici reclamano anche maggiore severità.

Di certo atti di molestia e svilimento del sesso femminile non meriterebbero in nessun caso di essere accettati o sminuiti né dai singoli individui, né dal pensiero collettivo. Un modo concreto per invertire la rotta rispetto a simili incresciosi episodi potrebbe consistere effettivamente nell’assegnazione di pene severe, che vadano a responsabilizzare colpevoli e spettatori, così da imprimere chiaramente nella visione comune il fatto che la mancanza di rispetto non va mai considerata un caso, ma una scelta.

Certi gesti tossici vengono purtroppo in alcuni casi avallati dalla possibilità di rivendicarli come goliardici, a causa del pensiero piuttosto diffuso di chi li considera in tal modo e dell’umiliazione di molte donne che decidono di non rispondere ad affronti di questo tipo.

In casi come questi, una caratteristica altrimenti utile e importante come l’empatia può non essere considerata applicabile, perché di fatto non si rivela necessario né possibile empatizzare con chiunque e a qualunque condizione. Al contrario, tentativi di empatia nei confronti dei colpevoli potrebbero finire per alimentare ingiustificati atteggiamenti vittimistici. Mantenere un atteggiamento fermo da questo punta di vista, potrebbe invece contribuire ad accrescere il fondamentale senso di responsabilità dell'individuo.

Per analizzare invece il rovescio della medaglia, può essere opportuno toccare l'attuale tematica dell’hate speech, un fenomeno sempre più diffuso che coinvolge in maniera particolarmente ampia i Social Media.

In circostanze come quelle prese in considerazione riguardo alla molestia ai danni della giornalista, in risposta ad alcuni utenti di sesso maschile che sembravano minimizzare l’accaduto, alcune donne hanno replicato con discorsi di stampo giustizialista e forcaiolo, con migliaia di commenti carichi di odio e insulti non solo nei confronti del colpevole, ma anche degli incauti commentatori maschili.

Sorge quindi spontaneo un confronto fra i commenti di alcuni uomini riguardanti la questione, considerati spesso violenti o incivili, e le reazioni altrettanto forti e offensive di alcune utenti di sesso femminile. Cosa potrebbe spingere un individuo a reagire a un comportamento ritenuto molto negativo con quel medesimo atteggiamento?


La psicologia spiega questa attitudine con una tendenza all’indulgenza verso le proprie mancanze, ma non verso quelle altrui; nel momento in cui ci troviamo a dover spiegare o giustificare le nostre azioni a noi stessi o agli altri, ci risulta particolarmente facile trovare molte valide ragioni per scusare determinate attitudini, ma quando analizziamo comportamenti simili da parte di altri tendiamo a cambiare metro di misura.

Tale attitudine porta spesso ad attribuire determinati atteggiamenti o azioni altrui a cause fisse, come la personalità del nostro interlocutore, una sua presunta misoginia o altri difetti di carattere, senza cercare o fornire alcuna attenuante. Questa sorta di doppio pesismo inconscio è così diffuso che gli studiosi hanno coniato un’espressione per definirlo, ovvero errore fondamentale di attribuzione.

Simili riflessioni possono portare un lettore intelligente e realmente interessato alla verità a mettere in discussione le proprie convinzioni ed eventualmente essere disposto a rivalutarle. Tale autoesame potrebbe non risultare agevole, tant’è vero che gli psicologi definiscono lo stato da esso prodotto con il nome di dissonanza cognitiva.

Da una dissonanza cognitiva può scaturire addirittura del dolore fisico, dato che in generale tutti gli esseri umani tendono a non tollerare il conflitto interiore e a provare la forte necessità di risolverlo il più in fretta possibile. La naturale conseguenza è quindi l’attivazione di un meccanismo definito riduzione della dissonanza cognitiva, che potrebbe portare in qualche modo a smettere di pensare al problema, o magari a provare un senso di rabbia, denigrazione o sospetto nei confronti della persona o l’ente responsabile della nascita del conflitto.

In una circostanza come quella analizzata, si potrebbe cercare di chiudere semplicisticamente la questione concludendo che il colpevole abbia agito contro la legge e che non vi siano ulteriori implicazioni o riflessioni collegate alla questione. Eppure questo ragionamento di facile soluzione non terrebbe conto del fatto che anche tutti i partecipanti alla shitstorm che l’episodio ha generato stanno agendo contro la legge. Per non parlare del fatto che non sempre e in ogni circostanza una legge potrebbe essere considerata universalmente giusta.

Pensando all’aggressività di molti commenti diffusi sui Social, occorre anche analizzare il vissuto dei vari commentatori, che in molti casi si rivelano vittime di pesanti molestie, la cui imparzialità potrebbe quindi forse essere messa in relazione con i propri trascorsi.

Simili riflessioni richiamano alla mente il noto slogan di Manzoni (vedi l'episodio dei "capponi" portati al macello che si beccano tra loro), punirne uno per educarne cento, molto affine al conosciuto concetto di capro espiatorio.

Una possibile estremizzazione di alcune reazioni femminili legate all’accaduto, quindi, pone domande significative anche riguardo a quelle reazioni maschili che sembrerebbero voler invece minimizzare il fatto. È possibile che tali atteggiamenti non siano del tutto spontanei, ma siano piuttosto una conseguenza proprio di certe reazioni femminili reputate per certi versi eccessivamente forti?

Nell’ottica di un autentico cambiamento, per il quale l’indulgenza potrebbe forse non costituire lo strumento più efficace, potrebbe essere opportuno applicare la stessa misura a infrazioni commesse da entrambe le parti?

Basti pensare ad esempio alle false denunce purtroppo fin troppo spesso sporte durante le pratiche di separazione, che vengono talvolta sminuite e in fin dei conti legittimate con l’ausilio di varie possibili giustificazioni. Lo stesso dicasi delle shitstorm, diffamazioni punibili anche con sei anni di carcere,

Comportamenti di questo tipo non dovrebbero forse suscitare indignazione tanto quanto quella sorta in seguito all’avvenimento preso in considerazione?

Non a caso, diversi esperti hanno notato questa sempre più preoccupante tendenza all’aggressione mediatica e ne hanno fatto oggetto di libri e trattati. Ne è un esempio L'era della suscettibilità, opera attraverso la quale una giornalista italoamericana denuncia le ingiustizie compiute tramite i Social dalla folla inferocita, alla ricerca di un capro espiatorio sul quale sfogarsi.


Simili testi incoraggiano alla ricerca di un ascolto attivo e di un vero chiarimento, di un autentico confronto in cui le donne possano indicare con chiarezza gli specifici atteggiamenti che potrebbero finire per sminuire l’accaduto e gli uomini possano esprimere la propria preoccupazione riguardo a determinate reazioni eccessive, anziché interpretare arbitrariamente le risposte altrui.

Tutto questo porterebbe alla luce le reali motivazioni psicologiche alla base di certi atteggiamenti, come la tendenza maschile a minimizzare tipica del narcisismo e la tendenza talvolta femminile a catastrofizzare, collegata alla famiglia dei disturbi ossessivi e borderline.

E consentirebbe il riconoscimento concreto di una situazione da not just the right experience, vale a dire le cose non dovrebbero essere così, dalla quale non scaturiscano però delle reazioni automatiche basate su strategie apprese, ma una giusta e autentica applicazione dell’empatia nei confronti dell’altro.

Un risultato raggiungibile non con insulti e odio, ma soltanto con un dialogo aperto, rispettoso, onesto e autentico.


Pochi articoli, ma che non vanno in direzione mainstreamModifica

Articolo de Libero Quotidiano

https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/29641611/greta-beccaglia-questa-non-violenza-foto-pacca-sedere-instagram.html - Controllare se è valido


Editoriale di Selvaggia Lucarelli

L’uso che il giornalismo sportivo fa delle belle ragazze è la prima forma di molestia - Selvaggia Lucarelli


Articolo de Gonenews

Abbiamo perso un'occasione per imparare qualcosa dal caso di Greta Beccaglia


Articolo de Il Tempo

Anche il commentatore finisce vittima dell'indignazione di tante donne

"Mi hanno detto che ho molti più follower, ma non ci ho nemmeno fatto caso. Avrei evitato volentieri di perdere il sonno" (non è un po' eccessivo? perderci il sonno? non è irrispettoso per le vittime di abusi?)


Commento da parte di Martaforfew (Blogger e influncer)Modifica

 
 


Altre riflessioni (è un dialogo, estrapolare qualche punto e inserirlo altrove)Modifica

Discussione tra diversi utenti

Utente 1: "Di base odio una cosa degli italiani: siamo gente con una mentalità di merda che prova in tutti i modi a far finta di seguire i precetti del cristianesimo (che non è solo una religione, ma anche una cultura ed un inconscio collettivo). Molti Italiani sono perfidi e provano a interpretare il ruolo di quelli limpidi e puri".

Utente 2: "Verissimo!!! In questi giorni pensavo a tutti i ragazzi che si sono scagliati con veemenza contro il capro espiatorio di moda in quel momento (il tifoso che ha molestato quella giornalista). Le ragazze giustizialiste che ho intervistato avevano subito traumi.. ma i maschi? Come spieghiamo il loro giustizialismo? E mi sono chiesto se siano davvero tanto diversi dai tifosi da branco".

Utente 3: "Diciamo che hai preso in analisi una questione un po' particolare. Stiamo vedendo cambiamenti sociali importantissimi negli ultimi anni. La società cambia anche attraverso quello che legge su internet, le nuove regole sociali si scrivono qui, diventano virali e si portano offline".

Utente 4: "Sarò scemo, ma penso sinceramente che ci siamo indignati più o meno tutti in modo genuino. Non mi piace il tuo esempio, ci trovavamo prima ma sulla storia della giornalista no".

Utente 5: "Ti capisco, un anno fa avrei detto la stessa cosa. Poi però si sono susseguiti una miriade di casi analoghi (hai seguito quello di Aurora Leone, lì i social si sono basati sulla versione di una sola campana) e di processi sui social. Tu dici che tutto sta cambiando, ma mi è capitato di leggere un libro (L'era della suscettibilità di Guia Soncini) che racconta un'infinità di episodi di ingiustizie compiuti in nome di questo progresso. La soglia di attenzione oggi è bassissima, siamo sicuri sicuri che i processi mediatici siano un bene? Un sociologo di fama mondiale studiò fenomeni analoghi pochi decenni fa, scrisse anche lui un libro, si chiama Panico morale e diavoli del popolo (sarebbero i capri espiatori). Dà la colpa ai mass media".

Utente 6: "Sulla giornalista, secondo me, dovresti convenire almeno su due punti: il primo è che la gogna mediatica costituisce comunque reato di diffamazione, ha portato al suicidio di molte persone, è punita con 6 anni di reclusione, quindi sono ingiustificabili tutti quelli che vi hanno preso parte. L'altro punto è che molta gente ritiene che il tipo meriterebbe 12 anni di carcere, se partiamo da questo assunto abbiamo due possibili modi di vedere il tutto ma ho già scritto troppo. Dimmi la tua".

Polarizzazioni (partendo da esempi storici)Modifica

Cosa si aspettano di ottenere le donne e cosa accade realmente?

Donne, richiesta di empatia, tutele e... giustizialismo.

Interpretazione del comportamento altrui da parte maschile e femminile.

Riflessioni ad alto livello sulle dinamiche sociali (episodio giornalista molestata)

NoteModifica

  1. Greta Beccaglia, condannato a un anno e sei mesi il tifoso che molestò la telegiornalista - Il Fatto Quotidiano
  2. Tendno conto del terzo comma del 609 bis: caso di minore gravità e pena ridotta fino a due terzi.
  3. Lo spazio edittale (o cornice edittale) è il limite massimo e minimo di pena che viene espresso dalla norma penale come sanzione per aver commesso il reato. Il giudice può, ex art 132.2 C.P., applicare la pena entro i limiti della cornice edittale.