Migranti: l’ipocrisia di francia, pd e unione europea

Versione del 11 nov 2022 alle 11:57 di Admin (discussione | contributi) (Creata pagina con " Riportiamo qui un [https://www.facebook.com/Agitazionepropaganda/posts/pfbid031cksDejhEeXtsvgTtGD8wxXNvSw1UFngNWyinVwiDZT5MBL6oAfnp8T3V9FxsNr6lhttps://www.facebook.com/Agitazionepropaganda/posts/pfbid031cksDejhEeXtsvgTtGD8wxXNvSw1UFngNWyinVwiDZT5MBL6oAfnp8T3V9FxsNr6l articolo di Agitazione e Propaganda - Domenico Cortese] MIGRANTI: L’IPOCRISIA DI FRANCIA, PD E UNIONE EUROPEA L’ipocrisia della classe dirigente francese e di quella dell’Unione Europea sulla questi...")
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)

Riportiamo qui un articolo di Agitazione e Propaganda - Domenico Cortese

MIGRANTI: L’IPOCRISIA DI FRANCIA, PD E UNIONE EUROPEA

L’ipocrisia della classe dirigente francese e di quella dell’Unione Europea sulla questione migranti è oltre ogni limite concepibile. Questa classe dirigente è la stessa, o in perfetta continuità, con quella che solo pochi anni fa ha deciso di intervenire militarmente – con la Francia in testa –in Libia per puri interessi energetici ed economici, trasformando il paese nel paradiso dei trafficanti di esseri umani. Il Partito Democratico, poi, è il partito degli accordi Italia-Libia di Minniti, che (va detto) sono stati confermati dal governo Conte I (che ha promulgato anche i decreti sicurezza), dal governo Conte II e prorogati dal governo Draghi, a maggioranza PD-M5S. Il centrodestra, dunque, opera anche in questo caso in perfetta continuità con i governi precedenti.

Nessun governo europeo, soprattutto, si è mai posto il problema di attuare politiche di crescita per l’Africa che non si riducano al finanziamento – attraverso le armi e i fondi – delle guerre intestine al continente e al saccheggio delle risorse attraverso le multinazionali europee e la camicia di forza del franco CFA (che imbriglia le politiche commerciali di molti stati sud-sahariani). Il dramma delle migrazioni dipende da questo.

L’accordo Italia-Libia è stato molto peggio di quello che ha fatto finora, in maniera abbastanza farsesca e ridicola, il governo Meloni. Era stato il ministro dell’Interno Minniti a promuovere, grazie all'accordo con la Libia, la strategia di esternalizzazione delle frontiere, con l’accordo con la Guardia costiera libica. Allo stesso ministro Minniti si devono pure le prime misure di contrasto alle azioni di salvataggio in mare delle Ong (codice di condotta), oltre al consolidamento del cosiddetto "Approccio hotspot", ossia l'utilizzo di pratiche arbitrarie di respingimento e rimpatrio utilizzate nei centri di frontiera come quello di Lampedusa. Una politica che ha ottenuto i risultati sperati dal PD, visto il repentino calo degli sbarchi a partire dal secondo semestre 2017.

Questi accordi sono serviti, in sostanza, ad aggirare le convenzioni internazionali.

Le Convenzioni SAR e SOLAS (Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare, del 1974 e ratificata dall’Italia nel 1980), così come emendate nel 2004, e ratificate dal nostro paese, impongono infatti che lo Stato che abbia avuto per primo la notizia dell’evento - o che comunque abbia assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso - ha l’obbligo di individuare sul proprio territorio un luogo sicuro (“place of safety” o POS) in cui le operazioni di soccorso possono considerarsi concluse, qualora non vi sia un accordo con uno Stato più prossimo alla zona dell’evento.

Facendo l’accordo con la Libia e dando alla Guardia Costiera libica il ruolo di attore legittimo delle operazioni nel Mediterraneo centrale con l’istituzione di una zona SaR libica l’Italia e l’Unione Europea hanno contribuito a rafforzare l’operato della Guardia costiera libica attraverso l’invio di motovedette, la formazione del personale costiero e cospicui finanziamenti sin dalla fine del 2016, delegando alla Guardia costiera libica sin dal 2017 le intercettazioni in mare ed il coordinamento delle operazioni di soccorso condotte da navi private. Il problema è che, al contrario di ciò che prevedevano le convenzioni, la Libia non è un paese sicuro e i migranti vivono sotto il costante rischio di privazione della libertà e arresto arbitrario, aggressione, furto e sfruttamento da parte di attori statali e non statali, che sono ben consapevoli della loro vulnerabilità e incapacità di accedere alla giustizia o al risarcimento.

Questa strategia purtroppo ha portato come esito la drammatica impennata del tasso di mortalità sulla rotta del mediterraneo, passato dal 2,10% del 2017 al 3,4% del 2018 con 1311 tra morti e dispersi. La rotta del Mediterraneo Centrale si conferma di gran lunga la rotta più pericolosa al mondo. Dai dati disponibili si rileva inoltre che i morti e dispersi da giugno a dicembre 2018 sono drammaticamente aumentati, fino ad arrivare a 937 sui 1311 totali del 2018. Anche il 2019 non è iniziato bene, registrando 143 morti su 502 che hanno tentato la traversata.

Quello che sta cambiando il governo Meloni è soprattutto la retorica e la visibilità degli eventi di respingimento, non la sostanza.