Intervista alla Soncini: differenze tra le versioni

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L’era della suscettibilità di Guia Soncini: «È una buona notizia se non scatta la ghigliottina a ogni parola recepita come sbagliata dalla nostra sensibilità»  
L’era della suscettibilità di Guia Soncini: «È una buona notizia se non scatta la ghigliottina a ogni parola recepita come sbagliata dalla nostra sensibilità»  
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''Tengo Bologna, senza la quale avrei pochissimo da scrivere (cassonetti compresi). Ma sono molto lusingata da Aspesi e da Berselli, quest’ultimo tra l’altro mio più clamoroso caso di suscettibilità. Quando Venerati maestri uscì, ero offesissima che avesse dedicato tre pagine al mio licenziamento dal Foglio. Non perché mi turbasse più di tanto l’esser stata licenziata (lo sono stata da tutti i miei lavori: non me ne vado da un rapporto, di lavoro o d’altro, finché non mi cacci a calci), ma perché se n’era parlato tantissimo, e io ho l’arroganza di voler stare al centro dell’attenzione solo quando lo decido io. Poi sono passati gli anni, sono diventata meno scema, e ora resta solo la goduria di comparire nel libro italiano col più bell’incipit di questo secolo. E quello più immedesimabile, anche: «Nei momenti di malumore, sempre più frequenti, io confesso che non mi piace nulla».''
''Tengo Bologna, senza la quale avrei pochissimo da scrivere (cassonetti compresi). Ma sono molto lusingata da Aspesi e da Berselli, quest’ultimo tra l’altro mio più clamoroso caso di suscettibilità. Quando Venerati maestri uscì, ero offesissima che avesse dedicato tre pagine al mio licenziamento dal Foglio. Non perché mi turbasse più di tanto l’esser stata licenziata (lo sono stata da tutti i miei lavori: non me ne vado da un rapporto, di lavoro o d’altro, finché non mi cacci a calci), ma perché se n’era parlato tantissimo, e io ho l’arroganza di voler stare al centro dell’attenzione solo quando lo decido io. Poi sono passati gli anni, sono diventata meno scema, e ora resta solo la goduria di comparire nel libro italiano col più bell’incipit di questo secolo. E quello più immedesimabile, anche: «Nei momenti di malumore, sempre più frequenti, io confesso che non mi piace nulla».''
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