Inclusività e uso dello Schwa

Da Tematiche di genere.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Riflessioni di linguisti[modifica | modifica sorgente]

  1. [Qualcuno aveva scritto, forse erroneamente, che YP fosse a favore dello Schwa e il commentatore risponde:] YP non è una linguista. È una blogger e insegnante, che non vuol dire fare la linguista. Fare la linguista significa avere almeno un dottorato in materia, e fare ricerca sempre e costantemente. Dunque, problema numero 1: diffida da chi si definisce linguista. Oggi è una cosa che va molto di moda, perché tantissimi non hanno la minima idea di cosa faccia un linguista (o lo vorrebbero fare, ma fanno altro).
  2. Mi rifiuto di leggere i commenti precedenti a questo perché, anche alla luce dei risultati del sondaggio, sono sicuro che siano state prodotti i soliti luoghi comuni trasudanti idiozia, ignoranza e posizioni ideologiche che non danno alcun beneficio al dibattito. Nonostante l'esistenza su facebook di gruppi come questo, in cui orde di bimbi appena sfornati dal classico sono certi di insegnarti la vita, e nonostante l'esistenza su facebook di gruppi di boomer, c'è anche la via di mezzo dei gruppi dove si ragiona seriamente e che quindi vale la pena seguire. Sono i gruppi dedicati al problema di genere e lingua. Te ne segnalo uno dove si incontrano diverse femministe e diversi femministi, alcune/i dei quali hanno anche un'affermata carriera di linguista alle spalle. Si chiama "Genere lingua e politiche linguistiche".
  3. Non è una questione di preferenza personale dire "ministro" o "ministra", ma di grammatica. Nello specifico, la Grammatica di Serianni (1988), la più autorevole in commercio, che chi dice cose come "ma architetta è cacofonico" / "allora io faccio il pediatro" non ha letto per dolo o colpa. Sono tutte battute che pretendono di portare una sferzata di ilare acume, ma che si sentono e risentono dall'epoca delle "Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana", curate da Alma Sabatini più di trent'anni fa. Credo che non siano neanche impossibili da reperire in rete. I nomi di professione si flettono al maschile e al femminile. Punto. Se l'arbitra e la direttrice d'orchestra donne vogliono essere chiamate arbitro e direttore, hanno ogni diritto di farlo, ma non conoscono la norma. Al contempo, non sarebbe linguisticamente né ideologicamente sbagliato se la sentinella uomo o la guardia uomo decidono di volersi fare chiamare il sentinello o il guardio. C'è un piccolo vademecum a riguardo di Vera Gheno (lei è linguista per davvero). Lo trovi qui.
  4. Diverso, e stavolta sì, puramente ideologico è il problema dell'asterisco o dello scwha. In questo caso è più comprensibile che esistano posizioni divergenti, a volte anche troppo partigiane, che purtroppo tendono a parlare solo per frasi fatte. Anche in questo caso è necessario imparare a pesare la portata di chi fa un'affermazione. L'articolo della Crusca in tal senso è abbastanza chiaro, e mi trova pienamente d'accordo (Paolo D'Achille, l'autore, sarà meno famoso sul web di Yasmina Pani, ma ha una cultura sterminata ed è una persona di una squisitezza infinita): i segni grafici di inclusione linguistica si rendono necessari oggi perché la temperie culturale li richiede e una parte della società li vuole, ma non possono essere calati dall'alto. Storicamente, se una cosa che riguarda la lingua è calata dall'alto viene sistematicamente rigettata dalla comunità parlante (pace, fascisti). Se prevarrà col tempo l'asterisco, lo scwha o un altro espediente, ora non possiamo saperlo, però possiamo osservarlo. Qui l'articolo: https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/un-asterisco-sul-genere/4018

Tutto ciò, al netto del fatto che non ha molto senso scannarsi su un "ciao a tutt*", quando un semplice "ciao a tutte e tutti" rende esattamente la stessa idea, con sforzo solo poco superiore.

Posso anche darti altre fonti, ma magari lo faccio in privato. Non per ragioni di segretezza, ma perché si tratta di un argomento talmente ampio che tirarti addosso tutto quello che ho farebbe più danno che bene.

Yasmina Pani[modifica | modifica sorgente]

In seguito alla comparsa dello schwa su alcuni documenti pubblici del Ministero dell'Istruzione, il prof. Arcangeli ha dichiarato che la misura è colma. Ecco qui dunque una petizione, firmata, oltre che da lui, da linguisti del calibro di Marazzini e Serianni [che in poco tempo è entrata nel 10% di quelle più firmate su Change.org Italia], per opporsi a queste derive (vedi anche le critiche al Politically Correct), che finché limitate ai social network potevano risultare solo ridicole, ma ora si configurano come gravi e pericolose. Vi invito a unirvi a questo appello, che spero sia solo il primo momento di una lotta seria e impietosa da parte di linguisti e docenti di tutta Italia.

Riferito all'episodio di una femminista che critica aspramente Benedetta Lo Zito[modifica | modifica sorgente]

Mi fa un po' strano che una persona che accusa altre di abilismo un'altra ragazza poi utilizzi lo schwa. Perché l'utilizzo di caratteri o simboli non normalmente utilizzati nella lingua italiana creano grossi problemi di lettura, quindi sono escludenti, rispetto a molte categorie, tra cui spiccano: stranieri, dislessici, chi ha ritardi nell'apprendimento, anziani. L'intento è di includere le persone non binarie, e/o aggirare l'uso del maschile non marcato, visto come retaggio patriarcale. La seconda in particolare è particolarmente opinabile. Perché anche prendendole per valide, le persone "offese" sarebbero comunque meno di quelle che vengono escluse usando asterischi o surrogati. Quindi se qualcuno vuole utilizzare lo schwa lo faccia, ma sia consapevole delle conseguenze e lo dica con onestà. La presa di posizione politica e sociale ha più importanza dell'inclusività. Perché questo è, una presa di posizione. Come chi mette genere e pronomi, scrive VEG tra nome e cognome, ecc.

In generale anche chiunque non abbia un buon livello di scolarità, in misura ridotta.