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Guia Soncini - L'era dell'indignazione, lista episodi2
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== NIENTE BASTA MAI == === Il caso di Eddie Murphy === È il 1996. * Eddie Murphy è a San Francisco (città in cui i gay sono preponderanti) a girare un film, e dovrebbe andare ospite da David Letterman, che quella settimana registra il suo programma in città. * Un consigliere comunale chiede che l’apparizione televisiva sia annullata, non essendosi Murphy mai scusato per le battute sull’AIDS fatte nel decennio precedente, in quel ''Delirious'' di cui dicevo poco fa. * Murphy diffonde un comunicato stampa in cui riconosce la gravità dell’AIDS, dice che lui e la moglie conoscevano gente che ne è morta, che è una malattia che ha toccato tutti e in particolare la comunità nera. * Soprattutto, dice che è ingiusto imputare a un trentacinquenne informato la sua disinformazione di quand’aveva poco più di vent’anni. * «Come tutti, sono più preparato sull’AIDS nel 1996 di quanto lo fossi allora». Il consigliere comunale è felice delle scuse e le ritiene ben formulate: «Ha indicato il punto che mi stava a cuore, come informarsi sul tema sia importante per tutti noi. * Mi gratifica che abbia visto la luce». * Se, come me, siete persone orribili, a questo punto penserete a una delle scene iniziali di ''Una poltrona per due,'' quando Murphy si finge cieco e senza gambe per mendicare, i poliziotti lo sollevano dalla tavola a rotelle su cui si trascina, gli si vedono le gambe, e lui scappa urlando «Io ci vedo! Miracolo! Il Signore ha aperto a Mosè le acque del Mar Rosso e adesso ha fatto questo a me!». * Se riuscite a smettere di ridere, però, c’è un punto quasi serio che la vicenda Murphy ci permette d’illuminare, ed è la differenza tra le scuse nel mondo normale e quelle nell’era dei social. * Il secondo insieme si definisce con tre parole: niente basta mai. Tanto vale stare fermi immobili, e aspettare che lo scandalo dell’altroieri venga dimenticato, perché se è toccato a noi, se siamo quelli che l’internet ha deciso di trovare oltraggiosi stamattina, non ci sono contrizioni che basteranno. * Fermi immobili ripetendosi, per sedare l’eventuale panico, che tutte le indignazioni prima o poi diventano indignazioni dell’altro ieri. === Il caso di un’autrice comica su Twitter === Nella primavera del 2020, tocca a un’autrice comica statunitense con tutte le credenziali giuste rispetto alle buone cause, e che però usa il suo account Twitter per fare battutacce. * Per chi scrive di mestiere, Twitter è una palestra: non sai se una cosa funziona finché non l’hai scritta, e a volte è proprio se tutti si offendono che la cosa che hai scritto funziona. * Oddio, «a volte»: sempre; nell’epoca in cui tutti si offendono per tutto, le uniche frasi che non suscitano indignazioni sono quelle che nessuno ha letto [...]. L’autrice comica si scusa, nella primavera 2020, per aver twittato, nel 2011 (prescrizione, dove sei), due righe che facevano così: «Non è più politicamente corretto chiamarli “ritardati”. * Adesso devi chiamarli “asiatici”». * Il meccanismo comico gioca sul fatto che la frase potabile sarebbe che non è più accettabile dire cose come «musi gialli», e che la dicitura corretta è «asiatici», esattamente come Eddie Murphy oggi non direbbe ''faggot,'' frocio, ma userebbe un’espressione non sconveniente; ma chiedere ai passanti dei social di capire un meccanismo comico significa non aver chiaro quanto bassa sia la loro soglia d’attenzione e quanto alta la loro determinazione a indignarsi. * E infatti la folla notifica tutto il proprio sdegno alla poverina, giacché ella nel suo comunicato di scuse ha sì chiesto perdono alla comunità asiatica, ma non a quella dei disabili (per l’uso di «ritardati»). === Il caso del negozio per taglie forti di Roma === Niente basta mai: nell’autunno 2019 un negozio per taglie forti di Roma compra degli spazi pubblicitari in cui, sopra la foto d’un’obesa vestita da coniglietta, c’è lo slogan «T’abbacchi a Natale?». * Inutile dire che il proprietario viene accusato, a seconda della lingua preferita dai parlanti suscettibili, di ''fat shaming,'' cioè di svergognare il grasso (un negozio per taglie forti), o di grassofobia, cioè di temere il grasso (sempre un negozio per taglie forti). Intervistato, il proprietario dice che un’esponente del PD (forse davvero timorata dell’obesità) ha chiesto al sindaco di coprire i manifesti («penso che la Raggi abbia cose più importanti a cui pensare»), che in Italia siamo tutti arrabbiati e nessuno ride più, ma soprattutto chiarisce l’impossibilità d’uscire da quel vicolo cieco che è la suscettibilità. * «Abbiamo fatto diverse campagne pubblicitarie negli anni, utilizzando sempre modelle in taglia 46-48, e tante clienti che venivano da noi, oltre la taglia 60, si lamentavano in quanto non si rispecchiavano nell’immagine pubblicitaria». * Se ci metti la modella obesa ti tirano le pietre, se ci metti quella formosa ti tirano le pietre.
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