Guia Soncini - L'era dell'indignazione, lista episodi: differenze tra le versioni

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== EPISODI IPOTETICI ==
== EPISODI IPOTETICI ==
=== Amiche fanno i figli - LA MORTE DEL CONTESTO ===
=== Amiche fanno i figli - LA MORTE DEL CONTESTO ===
All’inizio del Ventunesimo secolo le mie amiche hanno iniziato a fare figli. Eravamo intorno ai trent’anni, e quindi ho potuto citare Rhett Butler più o meno fino al '''declino della fertilità delle donne con cui ero in confidenza'''. L’ho fatto con tutte, per quel che ricordo. La gravida di turno m’annunciava di essere incinta, e io rispondevo: «'''Sta’ allegra, potresti sempre perderlo'''». Se fosse stata una conversazione pubblica, e se fosse avvenuta quindici giorni e non quindici anni fa – insomma: se fosse un dialogo del presente – '''nel casino che scoppierebbe ci sarebbe sicuramente qualcuno pronto a citare il ''black humor'' e qualcun altro''' (con molte assenze nelle ore di filosofia) che scomoderebbe il cinismo [...]
All’inizio del Ventunesimo secolo le mie amiche hanno iniziato a fare figli. Eravamo intorno ai trent’anni, e quindi ho potuto citare Rhett Butler più o meno fino al '''declino della fertilità delle donne con cui ero in confidenza'''. L’ho fatto con tutte, per quel che ricordo. La gravida di turno m’annunciava di essere incinta, e io rispondevo: «'''Sta’ allegra, potresti sempre perderlo'''». Se fosse stata una conversazione pubblica, e se fosse avvenuta quindici giorni e non quindici anni fa – insomma: se fosse un dialogo del presente – '''nel casino che scoppierebbe ci sarebbe sicuramente qualcuno pronto a citare il ''black humor'' e qualcun altro''' (con molte assenze nelle ore di filosofia) che scomoderebbe il cinismo [...]
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=== Il post su Instagram - NESSUNA SUSCETTIBILITÀ È STATA MALTRATTA ===
=== Il post su Instagram - NESSUNA SUSCETTIBILITÀ È STATA MALTRATTA ===
L’unica volta che Instagram m’ha risolutamente comunicato d’aver rimosso un mio post è stato quando avevo pubblicato la foto d’un cane dentro a un bar. Precisando, nella didascalia, che mi sembrava assai poco igienico che in Italia si potesse entrare con animali in posti in cui si vende cibo, e che il cane si spulciasse a dieci centimetri dalle brioche che avrei di lì a poco acquistato. L'''a foto non violava nessuna delle linee guida di Instagram''' (che sono perlopiù costituite dal divieto di ritrarre capezzoli e di pubblicizzare la vendita di armi), '''ma i volenterosi carnefici del senso del ridicolo hanno segnalato l’offesa alla loro suscettibilità di padroni di cani un numero sufficiente di volte da convincere l’algoritmo'''.
L’unica volta che Instagram m’ha risolutamente comunicato d’aver rimosso un mio post è stato quando avevo pubblicato la foto d’un cane dentro a un bar. Precisando, nella didascalia, che mi sembrava assai poco igienico che in Italia si potesse entrare con animali in posti in cui si vende cibo, e che il cane si spulciasse a dieci centimetri dalle brioche che avrei di lì a poco acquistato. L'''a foto non violava nessuna delle linee guida di Instagram''' (che sono perlopiù costituite dal divieto di ritrarre capezzoli e di pubblicizzare la vendita di armi), '''ma i volenterosi carnefici del senso del ridicolo hanno segnalato l’offesa alla loro suscettibilità di padroni di cani un numero sufficiente di volte da convincere l’algoritmo'''.


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Due sono i colori che dicono un sesso, perché diavolo non vesti un bambino di giallo canarino o di verde pistacchio o di rosso carminio, invece che usare l’unico colore che dà l’indicazione sbagliata del suo genere sessuale, per poi riprendere chi ci casca? Perché sei un uomo libero e la tua libertà è usare il rosa sul figlio maschio, certo: '''queste sono le cause per cui vale la pena immolarsi'''. Per rompere i coglioni, ecco perché. Siamo dispettosi, prima ancora che suscettibili. Ci piace mettere piccole trappole, e vedere (non troppo di nascosto) l’effetto che fa.
Due sono i colori che dicono un sesso, perché diavolo non vesti un bambino di giallo canarino o di verde pistacchio o di rosso carminio, invece che usare l’unico colore che dà l’indicazione sbagliata del suo genere sessuale, per poi riprendere chi ci casca? Perché sei un uomo libero e la tua libertà è usare il rosa sul figlio maschio, certo: '''queste sono le cause per cui vale la pena immolarsi'''. Per rompere i coglioni, ecco perché. Siamo dispettosi, prima ancora che suscettibili. Ci piace mettere piccole trappole, e vedere (non troppo di nascosto) l’effetto che fa.




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=== Tu non sei democraticaaaa - OGGETTO E BERSAGLIO: TROVA LE (PICCOLE) DIFFERENZE ===
=== Tu non sei democraticaaaa - OGGETTO E BERSAGLIO: TROVA LE (PICCOLE) DIFFERENZE ===
Per aver scritto, quando l’Inghilterra votò la Brexit, '''che non capivo come mai non prendessero esempio da me, che non lasciavo decidere alla maggioranza neanche dove si andasse a cena'''. Tu vuoi cancellare il voto, mi accusò con grandissimo senso del tono Twitter, ''tu non sei democraticaaaa,'' vibrò sdegnata come un solo Aldo Fabrizi che tenta di colpevolizzare Vittorio Gassman in ''C’eravamo tanto amati.'' È un caso che ricordo con affetto perché è l’unico in cui abbia visto l’internet usare ''democratico'' per quel che significa – che il mio voto vale quanto il tuo – e non in un immaginifico traslato sintetizzabile in «se non passi il pomeriggio a rispondere alle stronzate di Pirulino54 che ha deciso di citofonarti le sue opinioni su un social, allora non sei democratica».
Per aver scritto, quando l’Inghilterra votò la Brexit, '''che non capivo come mai non prendessero esempio da me, che non lasciavo decidere alla maggioranza neanche dove si andasse a cena'''. Tu vuoi cancellare il voto, mi accusò con grandissimo senso del tono Twitter, ''tu non sei democraticaaaa,'' vibrò sdegnata come un solo Aldo Fabrizi che tenta di colpevolizzare Vittorio Gassman in ''C’eravamo tanto amati.'' È un caso che ricordo con affetto perché è l’unico in cui abbia visto l’internet usare ''democratico'' per quel che significa – che il mio voto vale quanto il tuo – e non in un immaginifico traslato sintetizzabile in «se non passi il pomeriggio a rispondere alle stronzate di Pirulino54 che ha deciso di citofonarti le sue opinioni su un social, allora non sei democratica».
=== Il commento su una foto - NON C’È NIENTE DA RIDERE ===
I custodi dell’infanzia violata, offesi con una scrittrice che, commentando una foto d’una cinquenne facente parte della famiglia reale inglese, '''aveva ironizzato ella stesse seduta «da gattamorta»''' (al trentesimo «come ti viene in mente di sessualizzare una bambina di cinque anni» mi risuonava in testa ''i bambini non si toccanoooo''; '''quando qualcuno ha spiegato che “gattamorta” non ha connotazioni sessuali''', e gli offesi hanno replicato che, anche se non vuol dire quello da dizionario, loro lo usano in quel senso e quindi ormai è così, ho pensato che Borges sarebbe andato in brodo di giuggiole, a vedere cos’era diventata una lingua teoricamente condivisa).
=== I parenti dei malati di cancro - NON C’È NIENTE DA RIDERE ===
I parenti dei malati di cancro, offesi con chiunque usi l’espressione «lottare contro il cancro». '''Che è un’espressione bruttina, ne convengo, non foss’altro perché la lotta prevede armi più o meno pari,''' ma se uno la vuole usare per il proprio decorso clinico, con tutto quel che ha da pensare mentre ha il cancro, vorremo lasciargli almeno questa libertà? E invece quando il più famoso conduttore americano di quiz, Alex Trebek, ha annunciato d’avere il cancro al pancreas, e lo ha comunicato dicendo che avrebbe lottato e l’avrebbe sconfitto, si è trovato tra le altre incombenze di giornata il dover rendere conto all’invasata di turno che ''mia madre è morta di cancro non starai mica dicendo che non'' ''ha lottato abbastanza per vivereeee.''
=== La sinistra più pura - NON C’È NIENTE DA RIDERE ===
'''La sinistra più pura, offesa con Zalone sempre per ''Tolo Tolo'''''<nowiki/>'','' per tanti di quei dettagli che non saprei elencarli tutti, sostanzialmente riassumibili in: ''La gente muore e tu fai il film comicoooo.'' Sarebbe facile liquidarli come cretinetti dell’internet che pensano – come l’assai irriso personaggio di Alan Alda in ''Crimini e misfatti'' – che la comicità sia «tragedia+tempo», e non sanno che Chaplin fece ''Il grande dittatore'' in piena gloria di Hitler, mica aspettò che fosse passata la nottata. Il guaio è che anche i migliori hanno il loro ''Tu mia mamma la lasci stare, capitoooo,'' e quindi a scrivere a proposito di ''La grande guerra'' (il film di Monicelli sulla prima guerra mondiale) che «Caporetto non me la dovete toccare» non è un passante dell’internet ma Carlo Emilio Gadda – che, come un isterico con wifi del secolo successivo, strabilia anche perché «il pubblico ride, non capisco cosa ci sia da ridere».
=== I generi dell’italiano - CHI SI OFFENDE È PERDUTO ===
L’italiano è una lingua coi generi, e tentare di renderla neutra produce comicità involontarie. All’inizio i volenterosi carnefici del senso del ridicolo mettevano gli asterischi, che però presentano due problemi. '''Il primo è che i generi, oltre ai sostantivi, riguardano tutto il resto, e finisci per dimenticarti sempre qualcosa.'''
Car* amic* vicin* e lontan*, siete invitate – eccolo là, t’è scappato il femminile. I'''l secondo è: quando scrivi, vabbè, ma quando parli, come diavolo li pronunci, gli asterischi?''' La seconda ondata d’inclusività pare quindi aver optato per la u come sostitutiva di qualunque lettera finale. Col risultato che volevano sembrare moderni e sembrano solo di Nuoro (se non ricevo entro una settimana almeno un messaggio indignato «Nuoro è bellissima, cos’hai contro Nuoro, come osi mancare di rispetto ai sardi», vuol dire che questa pagina non l’ha letta nessuno).
=== Il sensitive reading - LA PREMESSITE: SE LA CONOSCI NON TI UCCIDE ===
La forma più degenerata di premessite si chiama ''sensitivity reading.'' '''È la pratica per la quale, prima di decidere se pubblicare un libro, nelle case editrici inglesi e americane il testo viene sottoposto ad appositi lettori incaricati di vagliare l’impatto che può avere su alcune suscettibilità.''' Questo no perché offende i vegani, questo no perché offende i tifosi della tal squadra, questo no perché offende i giocatori di burraco. Non sarò certo io a dire che questo criterio impedisce la pubblicazione dei testi più interessanti (non mi viene in mente neanche un libro che valga la pena leggere e che non dispiaccia a nessuno: presto saremo pieni di libri innocui, immagino sia auspicabile in cambio d’una vita senza scossoni; senza gli scossoni che vengano dalla letteratura, non potendoci i ''sensitivity reader'' difendere dai traumi della vita, quella screanzata).
L’anno scorso, dopo alcune polemiche per un editoriale d’un senatore repubblicano, '''i giornalisti del ''New York Times'' chiesero che il giornale si dotasse di ''sensitivity reader'' per poter vagliare gli articoli e controllare preventivamente che non spiacessero a qualcuno'''. Stranamente nessuno ha proposto di cambiare lo slogan del giornale da «All the news that fit to print», tutte le notizie che vale la pena pubblicare, a «Tutte le notizie che non danno fastidio a nessuno dei redattori».
Raccontano gli editori di quei paesi avanzati che il ''sensitivity reading'' non ha il solo intento di ostacolare la pubblicazione dei libri offensivi, ma anche quello di far coprire ai propri testi tutto l’arco sociale: '''se hai già in catalogo un romanzo su una bianca borghese, chiederai all’autore d’un secondo romanzo con protagonista simile di trasformare la sua in, che so, sottoproletaria indiana.''' Dev’essere questo che intende Fran Lebowitz quando dice che c’è troppa democrazia nella cultura e non abbastanza nella società. Invece di preoccuparci di far prendere alla sottoproletaria indiana l’ascensore sociale, la mettiamo in un romanzo. Ora sì che i suoi problemi sono risolti.
=== La prova dell’11 settembre - COM’È COMINCIATA: DIANA, LA DEA DELLA VULNERABILITÀ ===
Avevo vent’anni quando lei e Carlo divorziarono, ventiquattro quando Diana Spencer morì: vivevo a Roma da sei anni, sei anni di tabloid inglesi comprati all’edicola di piazza Colonna. Sei anni di intercettazioni con amanti e altre amenità: '''Diana era l’unico personaggio della mia infanzia che avessi portato nella mia giovinezza''' (avevo mollato sia Julio Iglesias sia Miguel Bosé).
Evidentemente non ero l’unica: dal punto di vista dell’informazione, '''la morte di Diana Spencer fu una prova generale dell’11 settembre'''. Come sarebbe poi accaduto per l’11 settembre, non si scrisse d’altro per mesi; diversamente dall’11 settembre, quando morì erano già anni che non si scriveva d’altro che di lei (la quantità di foto pubbliche della sua ultima estate rende difficile credere che fosse il 1997, e che Instagram non sarebbe esistito per altri tredici anni).
Il fatto è che Diana non era uscita dai rotocalchi e non aveva invaso l’informazione cosiddetta seria in quanto principessa: l’aveva fatto in quanto vittima. Aveva mandato in frantumi, con la sola forza della voce sussurrata e dello sguardo da cerbiatto cui un cacciatore abbia ammazzato la mamma, il motto della casa reale, «Never complain, never explain, never say “I’m sorry”». Diana si lamentava tantissimo, faceva arrivare alla stampa (anche prima di darle esplicitamente lei) tantissime spiegazioni, e ambiva chiaramente a un universo in cui tutti le dicessero «Mi dispiace». In un rifacimento di ''Love Story,'' Diana pensava che tutti dovessero scusarsi con lei (non essendo in grado di amarla come e quanto meritava).
=== La ricerca su Diana - COM’È COMINCIATA: DIANA, LA DEA DELLA VULNERABILITÀ ===
Nell’autunno 2020, ventitré anni dopo la sua morte, le università di Tel Aviv e della Pennsylvania pubblicheranno una ricerca congiunta. I'''n essa codificheranno quel carattere ormai universale di cui Diana era stata avanguardia''': TIV, Tendenza alla Vittimizzazione Interpersonale. Ma noialtre italiane non avevamo dovuto aspettare ventitré anni, per il riconoscimento dell’archetipo. Erano bastati due giorni. Due giorni dopo la morte di Diana, ''l’Unità'' – ''l’Unità,'' non ''Gente'' – aveva titolato ''Scusaci, principessa.'' Ecco: le stavamo finalmente dicendo che ci dispiaceva, che ci dispiaceva di non averla amata abbastanza, che ci dispiaceva d’averla fatta lamentare e spiegare. Per farci perdonare, ci saremmo vittimizzati anche noi, ora che sapevamo come fare. Eravamo nella sindrome con ventitré anni d’anticipo, pazienti zero che aspettano per decenni che la psichiatria si accorga di loro.




== EPISODI REALI ==
== EPISODI REALI ==
=== Il post su Facebook - LA MORTE DEL CONTESTO ===
=== Il post su Facebook - LA MORTE DEL CONTESTO ===
[...] Quel giorno lì non me ne sono ricordata, della regola del mancato contesto, e quindi ho messo su Facebook il pezzettino di film, con sotto scritto «La verità è che invecchiare fa schifo». All’altezza di ''Sapore di mare,'' Virna Lisi aveva quarantasette anni, l’età che ho io mentre scrivo queste righe. La battuta funziona anche perché non è detta da un catorcio, ma da una d’indiscutibile splendore (la me quarantasettenne darebbe tutti gli organi interni che ha doppi, per metà di quella saputa bionditudine). Insomma, '''non ho ritenuto necessario specificare alcunché'''. Per chi, come me, si bulla di saper provocare indignazioni con la precisione con cui Pavlov agitava il campanello, lo sdegno imprevisto è sempre un brivido. '''Quella sera iniziarono ad arrivare notifiche offese che sottolineavano la mia ineleganza''', il mio non avere rispetto dei morti, e pure la mia inadeguatezza estetica (che è una cosa che sull’internet succede anche se parli di fame nel mondo: almeno quella volta la notazione era in tema). '''Tutto perché''' – l’avrete già capito – '''nessuno ricordava il pezzettino di film''', nessuno ci aveva cliccato capendo che la battuta era della Lisi, '''e tutti pensavano io stessi dicendo che la Lisi in quel brandello di film era da buttare nell’umido''' (incredibilmente, nessuno di coloro che ritenevano d’insolentirmi mi chiedeva se fossi per caso cieca).
[...] Quel giorno lì non me ne sono ricordata, della regola del mancato contesto, e quindi ho messo su Facebook il pezzettino di film, con sotto scritto «La verità è che invecchiare fa schifo». All’altezza di ''Sapore di mare,'' Virna Lisi aveva quarantasette anni, l’età che ho io mentre scrivo queste righe. La battuta funziona anche perché non è detta da un catorcio, ma da una d’indiscutibile splendore (la me quarantasettenne darebbe tutti gli organi interni che ha doppi, per metà di quella saputa bionditudine). Insomma, '''non ho ritenuto necessario specificare alcunché'''. Per chi, come me, si bulla di saper provocare indignazioni con la precisione con cui Pavlov agitava il campanello, lo sdegno imprevisto è sempre un brivido. '''Quella sera iniziarono ad arrivare notifiche offese che sottolineavano la mia ineleganza''', il mio non avere rispetto dei morti, e pure la mia inadeguatezza estetica (che è una cosa che sull’internet succede anche se parli di fame nel mondo: almeno quella volta la notazione era in tema). '''Tutto perché''' – l’avrete già capito – '''nessuno ricordava il pezzettino di film''', nessuno ci aveva cliccato capendo che la battuta era della Lisi, '''e tutti pensavano io stessi dicendo che la Lisi in quel brandello di film era da buttare nell’umido''' (incredibilmente, nessuno di coloro che ritenevano d’insolentirmi mi chiedeva se fossi per caso cieca).
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=== Il dialogo con l’americano - L’AMERICANO CHE SAPEVA LE DONNE ===
=== Il dialogo con l’americano - L’AMERICANO CHE SAPEVA LE DONNE ===
All’inizio del 2018 un giornalista italiano mi dice che Buzzfeed sta preparando un’inchiesta (chiamiamola così per generosità lessicale) sul maschilismo della politica italiana, e se mi va di parlare col tizio che scriverà l’articolo. Che cosa potrà mai andar storto. '''Quella con l’americano che difendeva le donne è una delle conversazioni più lunari che mi sia mai accaduto d’avere'''.
All’inizio del 2018 un giornalista italiano mi dice che Buzzfeed sta preparando un’inchiesta (chiamiamola così per generosità lessicale) sul maschilismo della politica italiana, e se mi va di parlare col tizio che scriverà l’articolo. Che cosa potrà mai andar storto. '''Quella con l’americano che difendeva le donne è una delle conversazioni più lunari che mi sia mai accaduto d’avere'''.


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=== Il caso di Telefono Azzurro - NESSUNA SUSCETTIBILITÀ È STATA MALTRATTA ===
=== Il caso di Telefono Azzurro - NESSUNA SUSCETTIBILITÀ È STATA MALTRATTA ===
Nell’autunno 2020 Telefono Azzurro, la storica linea telefonica che soccorre bambini maltrattati, f'''a un gesto suicida'''. Produce uno spot, col suo bravo cancelletto #PrimaIBambini, in cui un tizio entra in una casa in fiamme, si avvicina a un tavolo sotto il quale ci sono due bambini e un cane dicendo con aria rassicurante «Va tutto bene», prende il cane ed esce tenendolo in braccio, mollando lì i bambini. '''Ne segue una preziosissima ''bufera sul web''''': non solo questi incoscienti non hanno tenuto conto dell’istanza «i cani sono la mia famiglia», ma neanche hanno apposto un ''trigger warning'' che rassicurasse il pubblico suscettibile. Se non ce lo dice nessuno, siamo autorizzati a pensare abbiano dato davvero fuoco al cane di scena. (E ai bambini, anche: me li stavo dimenticando anch’io).
Nell’autunno 2020 Telefono Azzurro, la storica linea telefonica che soccorre bambini maltrattati, f'''a un gesto suicida'''. Produce uno spot, col suo bravo cancelletto #PrimaIBambini, in cui un tizio entra in una casa in fiamme, si avvicina a un tavolo sotto il quale ci sono due bambini e un cane dicendo con aria rassicurante «Va tutto bene», prende il cane ed esce tenendolo in braccio, mollando lì i bambini. '''Ne segue una preziosissima ''bufera sul web''''': non solo questi incoscienti non hanno tenuto conto dell’istanza «i cani sono la mia famiglia», ma neanche hanno apposto un ''trigger warning'' che rassicurasse il pubblico suscettibile. Se non ce lo dice nessuno, siamo autorizzati a pensare abbiano dato davvero fuoco al cane di scena. (E ai bambini, anche: me li stavo dimenticando anch’io).


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=== L’episodio a scuola - NON C’È LA FILA IN QUANTO ===
=== L’episodio a scuola - NON C’È LA FILA IN QUANTO ===
Ho capito che c’era qualcosa che non andava in me in quinta elementare. Avevo frequentato i primi quattro anni in una scuola dentro a un parco, si usciva alle quattro e mezza e si faceva merenda con certe rosette riempite di marmellata o nutella che venivano portate dentro secchi di plastica, senza alcun rivestimento singolo. Ogni volta che ci ripenso mi chiedo se oggi sarebbe più uno scandalo per le norme igieniche o per le allergie al glutine allo zucchero alla vita. In quinta mi spostarono nella scuola dove avrei fatto le medie, un istituto privato gestito da preti barnabiti, si usciva dalle lezioni all’una, in compenso in classe s’indossava un punitivo grembiule nero. Un pomeriggio vado a trovare i miei ex compagni e a un certo punto, chiacchierando e ridendo, ero in piedi ma ricordo ancora a che banco ero appoggiata, di fianco alla cattedra, dico «Stronza». '''La maestra s’impettisce, non mi dice come la me adulta s’aspetterebbe «Non si dicono queste parole»''', probabilmente perché ero sempre stata una parolaccia e lei essendo stata la mia maestra per quattr’anni aveva smesso di stupirsene. '''Mi dice «Tu queste parole non puoi usarle, perché non sei più di questa classe»'''. Quindi era quella cosa lì, l’identità: o sei dentro, o sei fuori.
Ho capito che c’era qualcosa che non andava in me in quinta elementare. Avevo frequentato i primi quattro anni in una scuola dentro a un parco, si usciva alle quattro e mezza e si faceva merenda con certe rosette riempite di marmellata o nutella che venivano portate dentro secchi di plastica, senza alcun rivestimento singolo. Ogni volta che ci ripenso mi chiedo se oggi sarebbe più uno scandalo per le norme igieniche o per le allergie al glutine allo zucchero alla vita. In quinta mi spostarono nella scuola dove avrei fatto le medie, un istituto privato gestito da preti barnabiti, si usciva dalle lezioni all’una, in compenso in classe s’indossava un punitivo grembiule nero. Un pomeriggio vado a trovare i miei ex compagni e a un certo punto, chiacchierando e ridendo, ero in piedi ma ricordo ancora a che banco ero appoggiata, di fianco alla cattedra, dico «Stronza». '''La maestra s’impettisce, non mi dice come la me adulta s’aspetterebbe «Non si dicono queste parole»''', probabilmente perché ero sempre stata una parolaccia e lei essendo stata la mia maestra per quattr’anni aveva smesso di stupirsene. '''Mi dice «Tu queste parole non puoi usarle, perché non sei più di questa classe»'''. Quindi era quella cosa lì, l’identità: o sei dentro, o sei fuori.
=== L’articolo su Zidane - OGGETTO E BERSAGLIO: TROVA LE (PICCOLE) DIFFERENZE ===
Per aver scritto un articolo, dopo la finale dei mondiali del 2006, che cominciava con «Io sto con Zinedine. Perché ha un’impagabile aria da criminale gentiluomo; per la cravatta allentata e la barba sfatta con cui è andato da Chirac» e proseguiva dicendo che Zidane era irresistibilmente occhiazzurrato e Materazzi orrendamente tatuato. '''Fu forse il record di lettere indignate ricevute da un giornale che mi pubblicasse.'''
'''Selezione purtroppo minima (ci vorrebbe un volume a parte) di stralci''': «Sconcertante e dannoso per un pubblico giovane. Propone infatti come positivi comportamenti che non lo sono affatto: la maleducazione (la barba sfatta ad un incontro ufficiale)»; «Il signor Zidane era da processare per tentato omicidio, come hanno dimostrato i medici, mentre Chirac e i francesi, e ora anche lei, per apologia di reato»; «La consueta mistura di radical-chic, gauche caviar, progressismo snob e finto anti razzismo esala dall’articolo becero della Soncini»; «Allora, se qualcuno mi insulta mentre sono al volante, sono autorizzata a scendere e spaccargli il cric sulla testa?»; «Io da oggi questo giornale non lo acquisterò più fin tanto che Lei ci scriverà, perché non voglio che i miei soldi vadano a una come Lei»; «Non so se lei ha figli, io sì e queste violenze, giustificate da persone come lei finto-buonista-antirazzista e di certo progressista, non sono certo un buon esempio da dare ai bambini»; «Lei sta con l’occhiazzurrato signor Zidane perché è più figo? Perché non chiede la cittadinanza francese?»; «Gentile Sig.ra Guia Soncini metta pure anche noi tra coloro che la accusano di apologia di reato ed anche tra coloro che si chiedono quali principi e valori le abbia trasmesso sua mamma, visto che lei esalta mamma Zidane» (quest’ultima mail aveva una firma di coppia: dovevano ancora arrivare Facebook e gli account matrimoniali, ma l’umanità che li avrebbe popolati già esisteva).
=== Le donne dell’ovest - NON C’È NIENTE DA RIDERE ===
Le donne dell’ovest, offese con Paola Perego, in una cui trasmissione era stato scherzosamente (ma non conta: quando c’è da offendersi, una battuta vale come un editoriale) detto '''che gli uomini preferiscono le donne dell’est per una lista di ragioni che vanno da «perdonano il tradimento» a «sono disposte a far comandare il loro uomo»'''. (Qui l’offesa era perfezionata dal fatto che la lista delle ragioni era stata dagli autori del programma messa in apposita schermata, comodamente fotografabile dal telefono e condivisibile per velocizzare l’indignazione).
'''Gli asessuali''', anch’essi (ma un anno dopo) '''offesi con Paola Perego perché aveva scherzato sul loro non voler avere rapporti.''' A parte la recidività della Perego nel ritenere che nel nostro tempo si possano dire cose in tono lieve e non sentirsele rinfacciare come fossero proposte di legge, questo è il caso che mi ha più sorpreso. Se uno decide di non avere rapporti sessuali, immagino lo faccia per risparmiarsi soprattutto le scocciature annesse. Farne una militanza politica, una questione identitaria, un’appartenenza in nome della quale offendersi non è come sbattezzarsi? Ho sempre trovato inspiegabili quelli che, non credendo in un qualche dio, si prendono il disturbo di far cancellare da registri e documenti che è stata loro versata dell’acqua in fronte quando avevano pochi mesi.
=== La cancel culture - ANGOLI DI NICCHIE DI FRAZIONE DI MINORANZE ===
La ''cancel culture'' è ormai un tema così ''à la page'' che ti si nota di più se non te ne occupi. Ci stava per fare un libro Julie Burchill, la più interessante bastiancontraria d’Inghilterra: l’uscita di ''Welcome to the Woke Trials: How #Identity Killed Progressive Politics'' era prevista nell’aprile 2021; '''il libro avrebbe raccontato d’una volta in cui gli invasati di Twitter avevano chiesto''' (e ottenuto) '''la rimozione d’un articolo di Burchill accusandola di transfobia'''; poi, a dicembre 2020, Burchill s’è messa di nuovo a polemizzare su Twitter (questa volta il tema era Maometto), '''e l’editore ha dato retta ai suscettibili che la accusavano d’essere islamofobica, annullando l’uscita del libro.''' Ci ha fatto un documentario per la tv inglese Irvine Welsh (l’autore di ''Trainspotting,'' che mette l’uccisione d’un cane in ogni suo romanzo da quando s’è accorto che la gente se ne ha più a male rispetto a quando uccide gli umani: avrà lo stesso pubblico di Garrone).
=== I due fuoriscena - STAI PARLANDO CON ME? ===
Due scene con fuoriscena, da due programmi comici del 2019.
Nel primo viene fatta la più innocua delle battute, sugli italiani che a quarant’anni ancora vivono con la mamma. Alla fine della registrazione, '''un tizio del pubblico in studio dà in escandescenze'''. Diverse persone tentano di calmarlo, e alla fine tocca chiamare la comica che aveva fatto quella battuta. '''Battuta che il signore era convinto fosse un attacco personale a lui'''. La comica non lo conosce, nessuno del programma lo conosce, ma lui vive con la mamma, e pretende che loro capiscano che c’è chi vive con la mamma perché ha dei problemi, non ha soldi, non ha lavoro. E lo capiscono tutti.
Quel che non capisco io è perché un programma televisivo che fa una battuta su un tema che ti riguarda ti faccia reagire come una fidanzata che ti lascia.
Nel secondo c’è un attore che fa il personaggio d’un leghista. Fa molto ridere, anche perché il programma è molto di sinistra, e il leghista che arriva e monologa è uno di quei contrasti che funzionano. Il contrasto dura una puntata. Dalla seconda – tra i teatri veneti che minacciano ritorsioni contro l’attore''', accusato d’essere «un veneto che parla male del Veneto»''', e l’illuminatissimo pubblico d’un programma comico di sinistra che, al funerale del contesto, si scandalizza per lo spazio dato a uno di destra – tocca mettere delle scritte in sovrimpressione: è un personaggio di fantasia, quello che vedete è un attore.
È il tempo, che fa la differenza (oggi siamo più esposti di ieri a manifestazioni di fragilità, e quindi tendiamo a emularle), o il luogo (oggi ci fingiamo l’America, e quindi pensiamo di dover applicare lo stesso puritanesimo)?
=== La vignetta di Mattia Santori - CHI SI OFFENDE È PERDUTO ===
Mattia Santori è uno di quelli che, tra il 2019 e il 2020, si sono inventati il movimento chiamato Sardine. Sembravano il futuro della sinistra, e un mese dopo sembravano remoti come un governo Goria: chissà se è stato il Covid che ha modificato le priorità o se in quanto prodotto ittico erano ontologicamente deperibili. U'''n paio di settimane prima che scattasse la quarantena da virus, con squisito tempismo, Santori formula la proposta d’un Erasmus tra nord e sud Italia.'''
Non viene irrisa quanto avrebbe dovuto (la satira ha da tempo rinunciato a occuparsi dell’attualità italiana che quotidianamente la supera in curva, e oltretutto col virus chiudono le poche produzioni televisive che s’occupassero di spernacchiare il dibattito pubblico: sono le settimane in cui cantiamo dalle finestre e abusiamo della parola ''eroi''); l’unico a farci una vignetta è un disegnatore di destra che ritrae un tizio sulla tomba di Santori che guarda la lapide sospirando «Lo sapevo non è stata una grande idea l’Erasmus tra nord e sud Italia, con ’sto Coronavirus in giro». La '''vignetta non fa ridere, non fa pensare, non fa niente, come quasi sempre accade alle vignette non disegnate da Altan'''. Andreotti avrebbe finto d’apprezzarla e ne avrebbe chiesto l’originale da incorniciare.




== EPISODI REALI GRAVI ==
== EPISODI REALI GRAVI ==
=== L’episodio del ristorante - LA MORTE DEL CONTESTO ===
=== L’episodio del ristorante - LA MORTE DEL CONTESTO ===
Nella primavera 2020, un tizio che di mestiere era famoso su Instagram '''aveva chiamato a raccolta l’indignazione collettiva''' per un filmato trovato in rete: un cliente di ristorante non inquadrato ma dalla parlata romanesca diceva a una cameriera dai tratti orientali «'''Cinese, mi stappi il vino, grazie cinese grazie'''». Il semifamoso non si era limitato a far conto sulla nostra sensibilità e sullo spontaneo raccapriccio per il vocativo razziale; ci aveva didascalizzato il perché quel che avevamo appena visto era male: «Quello che mi dispiace più di tutto è che evidentemente questa ragazza si sarà sentita mortificata da queste parole, '''e non ha avuto la prontezza o il coraggio o la forza in quel momento di chiedere a queste persone di abbandonare il locale,''' che sarebbe stato quello che avrei fatto io anche solo se avessi assistito a questa scena senza che le parole fossero rivolte a me. La mia solidarietà va a questa povera ragazza».
Nella primavera 2020, un tizio che di mestiere era famoso su Instagram '''aveva chiamato a raccolta l’indignazione collettiva''' per un filmato trovato in rete: un cliente di ristorante non inquadrato ma dalla parlata romanesca diceva a una cameriera dai tratti orientali «'''Cinese, mi stappi il vino, grazie cinese grazie'''». Il semifamoso non si era limitato a far conto sulla nostra sensibilità e sullo spontaneo raccapriccio per il vocativo razziale; ci aveva didascalizzato il perché quel che avevamo appena visto era male: «Quello che mi dispiace più di tutto è che evidentemente questa ragazza si sarà sentita mortificata da queste parole, '''e non ha avuto la prontezza o il coraggio o la forza in quel momento di chiedere a queste persone di abbandonare il locale,''' che sarebbe stato quello che avrei fatto io anche solo se avessi assistito a questa scena senza che le parole fossero rivolte a me. La mia solidarietà va a questa povera ragazza».
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=== Le donne offese - NON C’È NIENTE DA RIDERE ===
Le donne, offese con Roberto Burioni che aveva affermato l’inesistenza delle brutte: '''basta curarsi di più per essere carine''', affermava il tweet che poi ha cancellato illudendosi così di mettersi al riparo dagli insulti. Incidentalmente, '''la caritatevole bugia di Burioni è quella su cui campano da secoli i giornali femminili''', che se non c’illudessero che basta una crema a fare di noi Cindy Crawford non potrebbero venderci creme. Incredibilmebnte, scegliamo d’offenderci con chi sposta la tenda di Oz (il mago, non la fabbrica di cosmetici), mica con chi non ci ha mai detto che no, non siamo tutte comunque belle, come non siamo tutte Nobel per la chimica: le qualità sono tali perché alcuni le hanno e altri no, e non c’è da crucciarsi di non esser belle, se non si è pagate per esserlo, più di quanto ci sia da crucciarsi di non saper fare un doppio carpiato con piroetta (c’è anche la stessa probabilità di colmare la lacuna curandosi di più).




== OGGETTO E BERSAGLIO: TROVA LE (PICCOLE) DIFFERENZE ==
=== Il caso della signora di Central Park - ANGOLI DI NICCHIE DI FRAZIONE DI MINORANZE ===
C’era stato il caso della signora di Central Park, adesso nessuno se ne ricorda più perché è un’indignazione dell’altroieri, ma per un po’ non si parlò d’altro. '''Un uomo nero aveva ripreso una tizia (bianca) che era in una zona di Central Park in cui si osservano gli uccelli (attività svolta dall’uomo nero) con un cane non al guinzaglio.''' In estrema sintesi: lui le diceva di legare il cane, lei si faceva venire una crisi isterica e chiamava la polizia.


Vuole farlo uccidere, commentavano compatti gli americani, in quel momento particolarmente sensibili al razzismo della polizia (l’incidente era avvenuto il giorno in cui un poliziotto aveva ucciso George Floyd), e apparentemente incapaci di capire che, se la polizia uccide quelli che ferma, è sensato chiedere che la polizia smetta di farlo, non che la gente smetta di chiamare la polizia se si sente in pericolo.


=== L’articolo su Zidane - OGGETTO E BERSAGLIO: TROVA LE (PICCOLE) DIFFERENZE ===
'''Veniva deciso che la tizia fosse razzista, e i social chiedevano il suo licenziamento e lo ottenevano''' (l’osservatore di uccelli diceva le cose più equilibrate, come spesso accade quando un caso attrae folle deliranti in preda a ricatto partecipativo: i commentatori sono sempre assai meno lucidi dei protagonisti).
Per aver scritto un articolo, dopo la finale dei mondiali del 2006, che cominciava con «Io sto con Zinedine. Perché ha un’impagabile aria da criminale gentiluomo; per la cravatta allentata e la barba sfatta con cui è andato da Chirac» e proseguiva dicendo che Zidane era irresistibilmente occhiazzurrato e Materazzi orrendamente tatuato. Fu forse il record di lettere indignate ricevute da un giornale che mi pubblicasse.
 
Selezione purtroppo minima (ci vorrebbe un volume a parte) di stralci: «Sconcertante e dannoso per un pubblico giovane. Propone infatti come positivi comportamenti che non lo sono affatto: la maleducazione (la barba sfatta ad un incontro ufficiale)»; «Il signor Zidane era da processare per tentato omicidio, come hanno dimostrato i medici, mentre Chirac e i francesi, e ora anche lei, per apologia di reato»; «La consueta mistura di radical-chic, gauche caviar, progressismo snob e finto anti razzismo esala dall’articolo becero della Soncini»; «Allora, se qualcuno mi insulta mentre sono al volante, sono autorizzata a scendere e spaccargli il cric sulla testa?»; «Io da oggi questo giornale non lo acquisterò più fin tanto che Lei ci scriverà, perché non voglio che i miei soldi vadano a una come Lei»; «Non so se lei ha figli, io sì e queste violenze, giustificate da persone come lei finto-buonista-antirazzista e di certo progressista, non sono certo un buon esempio da dare ai bambini»; «Lei sta con l’occhiazzurrato signor Zidane perché è più figo? Perché non chiede la cittadinanza francese?»; «Gentile Sig.ra Guia Soncini metta pure anche noi tra coloro che la accusano di apologia di reato ed anche tra coloro che si chiedono quali principi e valori le abbia trasmesso sua mamma, visto che lei esalta mamma Zidane» (quest’ultima mail aveva una firma di coppia: dovevano ancora arrivare Facebook e gli account matrimoniali, ma l’umanità che li avrebbe popolati già esisteva).
== NON C’È NIENTE DA RIDERE ==
=== Il commento su una foto ===
I custodi dell’infanzia violata, offesi con una scrittrice che, commentando una foto d’una cinquenne facente parte della famiglia reale inglese, aveva ironizzato ella stesse seduta «da gattamorta» (al trentesimo «come ti viene in mente di sessualizzare una bambina di cinque anni» mi risuonava in testa ''i bambini non si toccanoooo''; quando qualcuno ha spiegato che “gattamorta” non ha connotazioni sessuali, e gli offesi hanno replicato che, anche se non vuol dire quello da dizionario, loro lo usano in quel senso e quindi ormai è così, ho pensato che Borges sarebbe andato in brodo di giuggiole, a vedere cos’era diventata una lingua teoricamente condivisa).
=== I parenti dei malati di cancro ===
I parenti dei malati di cancro, offesi con chiunque usi l’espressione «lottare contro il cancro». Che è un’espressione bruttina, ne convengo, non foss’altro perché la lotta prevede armi più o meno pari, ma se uno la vuole usare per il proprio decorso clinico, con tutto quel che ha da pensare mentre ha il cancro, vorremo lasciargli almeno questa libertà? E invece quando il più famoso conduttore americano di quiz, Alex Trebek, ha annunciato d’avere il cancro al pancreas, e lo ha comunicato dicendo che avrebbe lottato e l’avrebbe sconfitto1, si è trovato tra le altre incombenze di giornata il dover rendere conto all’invasata di turno che ''mia madre è morta di cancro non starai mica dicendo che non'' ''ha lottato abbastanza per vivereeee.''
=== Le donne offese ===
Le donne, offese con Roberto Burioni che aveva affermato l’inesistenza delle brutte: basta curarsi di più per essere carine, affermava il tweet che poi ha cancellato illudendosi così di mettersi al riparo dagli insulti. Incidentalmente, la caritatevole bugia di Burioni è quella su cui campano da secoli i giornali femminili, che se non c’illudessero che basta una crema a fare di noi Cindy Crawford non potrebbero venderci creme. Incredibilmente, scegliamo d’offenderci con chi sposta la tenda di Oz (il mago, non la fabbrica di cosmetici), mica con chi non ci ha mai detto che no, non siamo tutte comunque belle, come non siamo tutte Nobel per la chimica: le qualità sono tali perché alcuni le hanno e altri no, e non c’è da crucciarsi di non esser belle, se non si è pagate per esserlo, più di quanto ci sia da crucciarsi di non saper fare un doppio carpiato con piroetta (c’è anche la stessa probabilità di colmare la lacuna curandosi di più).
=== Le donne dell’ovest ===
Le donne dell’ovest, offese con Paola Perego, in una cui trasmissione era stato scherzosamente (ma non conta: quando c’è da offendersi, una battuta vale come un editoriale) detto che gli uomini preferiscono le donne dell’est per una lista di ragioni che vanno da «perdonano il tradimento» a «sono disposte a far comandare il loro uomo». (Qui l’offesa era perfezionata dal fatto che la lista delle ragioni era stata dagli autori del programma messa in apposita schermata, comodamente fotografabile dal telefono e condivisibile per velocizzare l’indignazione).


Gli asessuali, anch’essi (ma un anno dopo) offesi con Paola Perego perché aveva scherzato sul loro non voler avere rapporti. A parte la recidività della Perego nel ritenere che nel nostro tempo si possano dire cose in tono lieve e non sentirsele rinfacciare come fossero proposte di legge, questo è il caso che mi ha più sorpreso. Se uno decide di non avere rapporti sessuali, immagino lo faccia per risparmiarsi soprattutto le scocciature annesse. Farne una militanza politica, una questione identitaria, un’appartenenza in nome della quale offendersi non è come sbattezzarsi? Ho sempre trovato inspiegabili quelli che, non credendo in un qualche dio, si prendono il disturbo di far cancellare da registri e documenti che è stata loro


versata dell’acqua in fronte quando avevano pochi mesi.
=== La nuova norma redazionale - ANGOLI DI NICCHIE DI FRAZIONE DI MINORANZE ===
=== La sinistra più pura ===
Nell’estate del 2020, l’Associated Press, seguita da altre testate giornalistiche americane, stabilisce una nuova norma redazionale: '''nero, ''black,''''' quando non è la tinta d’una giacca recensendo una sfilata ma un’identità razziale, '''verrà scritto con la maiuscola''' (come in inglese vengono scritte le nazionalità). Spesso le buone intenzioni fanno tutto il giro e generano mostruosità, e questo mi sembra uno di quei casi: '''tenendo minuscolo ''white,'' stai dicendo che ai bianchi è concessa la libertà di definirsi un po’ come preferiscono''', ma i neri sono innanzitutto maiuscolamente neri. Che tu abbia scoperto il vaccino per una malattia terminale o scritto il romanzo definitivo, comunque il tuo principale aggettivo deve riguardare il colore della tua pelle8. Come si faccia a considerarlo progresso trascende la mia comprensione. Ma sto divagando.
La sinistra più pura, offesa con Zalone sempre per ''Tolo Tolo,'' per tanti di quei dettagli che non saprei elencarli tutti, sostanzialmente riassumibili in: ''La gente muore e tu fai il film comicoooo.'' Sarebbe facile liquidarli come cretinetti dell’internet che pensano – come l’assai irriso personaggio di Alan Alda in ''Crimini e misfatti'' – che la comicità sia «tragedia+tempo», e non sanno che Chaplin fece ''Il grande dittatore'' in piena gloria di Hitler, mica aspettò che fosse passata la nottata. Il guaio è che anche i migliori hanno il loro ''Tu mia mamma la lasci stare, capitoooo,'' e quindi a scrivere a proposito di ''La grande guerra'' (il film di Monicelli sulla prima guerra mondiale) che «Caporetto non me la dovete toccare» non è un passante dell’internet ma Carlo Emilio Gadda – che, come un isterico con wifi del secolo successivo, strabilia anche perché «il pubblico ride, non capisco cosa ci sia da ridere».
== ANGOLI DI NICCHIE DI FRAZIONE DI MINORANZE ==
=== La cancel culture ===
La ''cancel culture'' è ormai un tema così ''à la page'' che ti si nota di più se non te ne occupi. Ci stava per fare un libro Julie Burchill, la più interessante bastiancontraria d’Inghilterra: l’uscita di ''Welcome to the Woke Trials: How #Identity Killed Progressive Politics'' era prevista nell’aprile 2021; il libro avrebbe raccontato d’una volta in cui gli invasati di Twitter avevano chiesto (e ottenuto) la rimozione d’un articolo di Burchill accusandola di transfobia; poi, a dicembre 2020, Burchill s’è messa di nuovo a polemizzare su Twitter (questa volta il tema era Maometto), e l’editore ha dato retta ai suscettibili che la accusavano d’essere islamofobica, annullando l’uscita del libro. Ci ha fatto un documentario per la tv inglese Irvine Welsh (l’autore di ''Trainspotting,'' che mette l’uccisione d’un cane in ogni suo romanzo da quando s’è accorto che la gente se ne ha più a male rispetto a quando uccide gli umani: avrà lo stesso pubblico di Garrone).
=== Il caso della signora di Central Park ===
C’era stato il caso della signora di Central Park, adesso nessuno se ne ricorda più perché è un’indignazione dell’altroieri, ma per un po’ non si parlò d’altro. Un uomo nero aveva ripreso una tizia (bianca) che era in una zona di Central Park in cui si osservano gli uccelli (attività svolta dall’uomo nero) con un cane non al guinzaglio. In estrema sintesi: lui le diceva di legare il cane, lei si faceva venire una crisi isterica e chiamava la polizia.


Vuole farlo uccidere, commentavano compatti gli americani, in quel momento particolarmente sensibili al razzismo della polizia (l’incidente era avvenuto il giorno in cui un poliziotto aveva ucciso George Floyd), e apparentemente incapaci di capire che, se la polizia uccide quelli che ferma, è sensato chiedere che la polizia smetta di farlo, non che la gente smetta di chiamare la polizia se si sente in pericolo.
Quando una giornalista (nera, e premio Pulitzer per una controversa inchiesta sullo schiavismo) annuncia entusiasta su Twitter che il suo giornale, il ''New York Times,'' scriverà d’ora in poi maiuscolo Black, le prime risposte che le arrivano sono: «'''Ora se solo smettessero di usare “ispanico” e adoperassero “latinx”'''» «Ma i latini e gli ispanici non sono due gruppi diversi?» «No» «Non c’è accordo neanche tra di noi su questo, è una cosa generazionale» «La comunità latina ha moltissime volte detto che non le piace “latinx”, le parole coi generi sono parte della nostra lingua, cercare di neutralizzarle è assurdo» – eccetera.
 
Veniva deciso che la tizia fosse razzista, e i social chiedevano il suo licenziamento e lo ottenevano (l’osservatore di uccelli diceva le cose più equilibrate, come spesso accade quando un caso attrae folle deliranti in preda a ricatto partecipativo: i commentatori sono sempre assai meno lucidi dei protagonisti).
=== La nuova norma redazionale ===
Nell’estate del 2020, l’Associated Press, seguita da altre testate giornalistiche americane, stabilisce una nuova norma redazionale: nero, ''black,'' quando non è la tinta d’una giacca recensendo una sfilata ma un’identità razziale, verrà scritto con la maiuscola (come in inglese vengono scritte le nazionalità). Spesso le buone intenzioni fanno tutto il giro e generano mostruosità, e questo mi sembra uno di quei casi: tenendo minuscolo ''white,'' stai dicendo che ai bianchi è concessa la libertà di definirsi un po’ come preferiscono, ma i neri sono innanzitutto maiuscolamente neri. Che tu abbia scoperto il vaccino per una malattia terminale o scritto il romanzo definitivo, comunque il tuo principale aggettivo deve riguardare il colore della tua pelle8. Come si faccia a considerarlo progresso trascende la mia comprensione. Ma sto divagando.
 
Quando una giornalista (nera, e premio Pulitzer per una controversa inchiesta sullo schiavismo) annuncia entusiasta su Twitter che il suo giornale, il ''New York Times,'' scriverà d’ora in poi maiuscolo Black, le prime risposte che le arrivano sono: «Ora se solo smettessero di usare “ispanico” e adoperassero “latinx”» «Ma i latini e gli ispanici non sono due gruppi diversi?» «No» «Non c’è accordo neanche tra di noi su questo, è una cosa generazionale» «La comunità latina ha moltissime volte detto che non le piace “latinx”, le parole coi generi sono parte della nostra lingua, cercare di neutralizzarle è assurdo» – eccetera.


Pochi giorni prima, un analogo dibattito ha riguardato un nuovo acronimo. Fino ad allora si è usato POC, ''People of Color,'' mentre ora pare che l’espressione corretta sia BIPOC, ''Black [and] Indigenous People of Color.'' Si era dibattuto tra chi lo trovava ridondante e chi doveroso, chi «colore è colore» e chi «basta ignorare gli indigeni d’America».
Pochi giorni prima, un analogo dibattito ha riguardato un nuovo acronimo. Fino ad allora si è usato POC, ''People of Color,'' mentre ora pare che l’espressione corretta sia BIPOC, ''Black [and] Indigenous People of Color.'' Si era dibattuto tra chi lo trovava ridondante e chi doveroso, chi «colore è colore» e chi «basta ignorare gli indigeni d’America».
== STAI PARLANDO CON ME? ==
=== I due fuoriscena ===
Due scene con fuoriscena, da due programmi comici del 2019.
Nel primo viene fatta la più innocua delle battute, sugli italiani che a quarant’anni ancora vivono con la mamma. Alla fine della registrazione, un tizio del pubblico in studio dà in escandescenze. Diverse persone tentano di calmarlo, e alla fine tocca chiamare la comica che aveva fatto quella battuta. Battuta che il signore era convinto fosse un attacco personale a lui. La comica non lo conosce, nessuno del programma lo conosce, ma lui vive con la mamma, e pretende che loro capiscano che c’è chi vive con la mamma perché ha dei problemi, non ha soldi, non ha lavoro. E lo capiscono tutti.
Quel che non capisco io è perché un programma televisivo che fa una battuta su un tema che ti riguarda ti faccia reagire come una fidanzata che ti lascia.
Nel secondo c’è un attore che fa il personaggio d’un leghista. Fa molto ridere, anche perché il programma è molto di sinistra, e il leghista che arriva e monologa è uno di quei contrasti che funzionano. Il contrasto dura una puntata. Dalla seconda – tra i teatri veneti che minacciano ritorsioni contro l’attore, accusato d’essere «un veneto che parla male del Veneto», e l’illuminatissimo pubblico d’un programma comico di sinistra che, al funerale del contesto, si scandalizza per lo spazio dato a uno di destra – tocca mettere delle scritte in sovrimpressione: è un personaggio di fantasia, quello che vedete è un attore.


È il tempo, che fa la differenza (oggi siamo più esposti di ieri a manifestazioni di fragilità, e quindi tendiamo a emularle), o il luogo (oggi ci fingiamo l’America, e quindi pensiamo di dover applicare lo stesso puritanesimo)?
== CHI SI OFFENDE È PERDUTO ==
=== I generi dell’italiano ===
L’italiano è una lingua coi generi, e tentare di renderla neutra produce comicità involontarie. All’inizio i volenterosi carnefici del senso del ridicolo mettevano gli asterischi, che però presentano due problemi. Il primo è che i generi, oltre ai sostantivi, riguardano tutto il resto, e finisci per dimenticarti sempre qualcosa.


Car* amic* vicin* e lontan*, siete invitate – eccolo là, t’è scappato il femminile. Il secondo è: quando scrivi, vabbè, ma quando parli, come diavolo li pronunci, gli asterischi? La seconda ondata d’inclusività pare quindi aver optato per la u come sostitutiva di qualunque lettera finale. Col risultato che volevano sembrare moderni e sembrano solo di Nuoro (se non ricevo entro una settimana almeno un messaggio indignato «Nuoro è bellissima, cos’hai contro Nuoro, come osi mancare di rispetto ai sardi», vuol dire che questa pagina non l’ha letta nessuno).
=== Il Black Friday - CHI SI OFFENDE È PERDUTO ===
=== Il Black Friday ===
L’inglese è più malleabile, e il risultato è che ogni giorno c’è una novità lessicale. A luglio 2020, Twitter ha fatto sapere che nei suoi uffici si era deciso di eliminare alcune parole dal lessico abituale, per mostrare maggiore sensibilità razziale. '''Tra le parole eliminate, ''blacklist.''''' La lista nera non può più essere nera, perché ''nero'' non può essere sinonimo di negativo. Non hanno precisato che cosa faranno del Black Monday, il lunedì nero borsistico che sta nella storia della finanza.
L’inglese è più malleabile, e il risultato è che ogni giorno c’è una novità lessicale. A luglio 2020, Twitter ha


fatto sapere che nei suoi uffici si era deciso di eliminare alcune parole dal lessico abituale, per mostrare maggiore sensibilità razziale. Tra le parole eliminate, ''blacklist.'' La lista nera non può più essere nera, perché ''nero'' non può essere sinonimo di negativo. Non hanno precisato che cosa faranno del Black Monday, il lunedì nero borsistico che sta nella storia della finanza.
Black Friday già avevamo smesso di usarlo, dopo aver importato dall’America l’usanza del venerdì di saldi a fine novembre, e il relativo nome, dopo essercisi gettati su con una brama pari a quella con cui ci siamo appropriati di Halloween.  


Black Friday già avevamo smesso di usarlo, dopo aver importato dall’America l’usanza del venerdì di saldi a fine novembre, e il relativo nome, dopo essercisi gettati su con una brama pari a quella con cui ci siamo appropriati di Halloween. A togliere la dicitura dal mercato era stata un’indignazione dell’autunno 2019: il ''Corriere dello Sport'' aveva aperto la prima pagina col titolo ''Black Friday,'' su una foto di due calciatori neri della Roma e dell’Inter che quella sera avrebbero giocato uno contro l’altro. Il titolo si richiamava a
A togliere la dicitura dal mercato era stata un’indignazione dell’autunno 2019: '''il ''Corriere dello Sport'' aveva aperto la prima pagina col titolo ''Black Friday,'' su una foto di due calciatori neri della Roma e dell’Inter che quella sera avrebbero giocato uno contro l’altro'''. Il titolo si richiamava a «scudetto e Champions in offerta», nel sommario, ma non c’è stato niente da fare: l'''’opinione pubblica ha deciso che era un titolo razzista, Roma e Inter hanno vietato al giornale l’accesso alle loro conferenze stampa, si sono indignati un po’ tutti.''' Mi è rimasto il dubbio che, per vedere del razzismo in quel titolo, occorresse essere un commerciante di schiavi e quindi pensare che quelli in saldo fossero i giocatori, ma non volevo offendere mezzo mondo e quindi non l’ho detto. Sia chiaro che non lo sto dicendo neppure ora.


«scudetto e Champions in offerta», nel sommario, ma non c’è stato niente da fare: l’opinione pubblica ha deciso che era un titolo razzista, Roma e Inter hanno vietato al giornale l’accesso alle loro conferenze stampa, si sono indignati un po’ tutti. Mi è rimasto il dubbio che, per vedere del razzismo in quel titolo, occorresse essere un commerciante di schiavi e quindi pensare che quelli in saldo fossero i giocatori, ma non volevo offendere mezzo mondo e quindi non l’ho detto. Sia chiaro che non lo sto dicendo neppure ora.
=== Il caso Rowling - L’AMERICA È LONTANA, DALL’ALTRA PARTE DELLA LUNA ===
=== La vignetta di Mattia Santori ===
Anni dopo è arrivato il caso Rowling, e anche i più refrattari al tema sono stati costretti a imparare l’acronimo TERF (''Trans- Exclusionary Radical Feminist''). J.K. Rowling è l’autrice di ''Harry Potter,'' epperciò universalmente benvoluta. Almeno fino a quando non prende, a dicembre 2019, le difese d’una ricercatrice inglese, '''licenziata per aver fatto dei commenti ritenuti transfobici'''. I commenti erano roba del tipo «La biologia esiste». Secondo il nuovo femminismo suscettibile, se dici che gameti diversi danno sessi diversi e che quella realtà lì non la cambi con la percezione, sei contro i (o le) trans. Li vuoi morti. Vuoi incitare a discriminarli, ai pestaggi, al rovinare le loro vite. Perché hai detto che la biologia esiste. Purtroppo sarò morta per allora, ma dovrà essere molto divertente vedere gli archeologi ricostruire il tempo in cui la sinistra illuminata aveva posizioni omologabili a quelle della chiesa cattolica ai tempi di Galileo [...].
Mattia Santori è uno di quelli che, tra il 2019 e il 2020, si sono inventati il movimento chiamato Sardine. Sembravano il futuro della sinistra, e un mese dopo sembravano remoti come un governo Goria: chissà se è stato il Covid che ha modificato le priorità o se in quanto prodotto ittico erano ontologicamente deperibili. Un paio di settimane prima che scattasse la quarantena da virus, con squisito tempismo, Santori formula la proposta d’un Erasmus tra nord e sud Italia.


Non viene irrisa quanto avrebbe dovuto (la satira ha da tempo rinunciato a occuparsi dell’attualità italiana che quotidianamente la supera in curva, e oltretutto col virus chiudono le poche produzioni televisive che s’occupassero di spernacchiare il dibattito pubblico: sono le settimane in cui cantiamo dalle finestre e abusiamo della parola ''eroi''); l’unico a farci una vignetta è un disegnatore di destra che ritrae un tizio sulla tomba di Santori che guarda la lapide sospirando «Lo sapevo non è stata una grande idea l’Erasmus tra nord e sud Italia, con ’sto Coronavirus in giro». La vignetta non fa ridere, non fa pensare, non fa niente, come quasi sempre accade alle vignette non disegnate da Altan. Andreotti avrebbe finto d’apprezzarla e ne avrebbe chiesto l’originale da incorniciare.
Passano sei mesi, e Rowling osa fare una battuta. '''È un momento molto istruttivo per chi ascolta da anni Gervais sgolarsi sulla differenza tra oggetto e bersaglio della battuta'''. Va così: un giornale titola chiedendo soluzioni post-Covid per le «persone che mestruano», e Rowling ci fa un tweet spiritoso, «Persone che mestruano, eppure c’era un nome per chiamarle, ricordatemi un po’ qual era». Apriti cielo.
== L’AMERICA È LONTANA, DALL’ALTRA PARTE DELLA LUNA ==
=== Il caso Rowling ===
Anni dopo è arrivato il caso Rowling, e anche i più refrattari al tema sono stati costretti a imparare l’acronimo TERF (''Trans- Exclusionary Radical Feminist''). J.K. Rowling è l’autrice di ''Harry Potter,'' epperciò universalmente benvoluta. Almeno fino a quando non prende, a dicembre 2019, le difese d’una ricercatrice inglese, licenziata per aver fatto dei commenti ritenuti transfobici2. I commenti erano roba del tipo «La biologia esiste». Secondo il nuovo femminismo suscettibile, se dici che gameti diversi danno sessi diversi e che quella realtà lì non la cambi con la percezione, sei contro i (o le) trans. Li vuoi morti. Vuoi incitare a discriminarli, ai pestaggi, al rovinare le loro vite. Perché hai detto che la biologia esiste. Purtroppo sarò morta per allora, ma dovrà essere molto divertente vedere gli archeologi ricostruire il tempo in cui la sinistra illuminata aveva posizioni omologabili a quelle della chiesa cattolica ai tempi di Galileo [...].


Passano sei mesi, e Rowling osa fare una battuta. È un momento molto istruttivo per chi ascolta da anni Gervais sgolarsi sulla differenza tra oggetto e bersaglio della battuta. Va così: un giornale titola chiedendo soluzioni post-Covid per le «persone che mestruano», e Rowling ci fa un tweet spiritoso, «Persone che mestruano, eppure c’era un nome per chiamarle, ricordatemi un po’ qual era». Apriti cielo.
Era una battuta contro chi cambia sesso? '''No: era una battuta contro chi ha paura delle parole.''' Era una scrittrice (una che lavora con le parole) che ci diceva che, dalla Bibbia a Shakespeare, che le cose abbiano specifiche parole per essere dette è un tema classico. I polemisti dilettanti hanno meno familiarità di lei con le parole, e una delle prime accuse è: quindi stai dicendo che chi non mestrua non è una donna, chi è stata sterilizzata, chi è in menopausa, quella non è una donna. Rowling non perde tempo a spiegare la corrispondenza non biunivoca – ha detto che una persona che mestrua è una donna, non che una che non mestrua non lo è: eravate assenti quando alle elementari hanno spiegato l’insiemistica? – ma ormai il tamponamento a catena è avviato.


Era una battuta contro chi cambia sesso? No: era una battuta contro chi ha paura delle parole. Era una scrittrice (una che lavora con le parole) che ci diceva che, dalla Bibbia a Shakespeare, che le cose abbiano specifiche parole per essere dette è un tema classico. I polemisti dilettanti hanno meno familiarità di lei con le parole, e una delle prime accuse è: quindi stai dicendo che chi non mestrua non è una donna, chi è stata sterilizzata, chi è in menopausa, quella non è una donna. Rowling non perde tempo a spiegare la corrispondenza non biunivoca – ha detto che una persona che mestrua è una donna, non che una che non mestrua non lo è: eravate assenti quando alle elementari hanno spiegato l’insiemistica? – ma ormai il tamponamento a catena è avviato.
Il meccanismo per cui Rowling viene insultata per mesi per quel tweet (una delle rarissime indignazioni a durare più d’un giorno e mezzo) è assai girardiano: '''la storia raccontata non dal capro espiatorio ma da chi l’ha sacrificato è quella che viene ufficializzata, e quindi neanche i più benevolenti, quando ne parlano, si riferiscono a «quella volta in cui linciarono a casaccio Rowling non avendo capito cos’avesse scritto»''', bensì chiedono, con una dialettica inconsapevolmente da caccia alle streghe, «cosa pensi dei commenti transfobici di Rowling?», una domanda che già contiene la condanna.
 
Il meccanismo per cui Rowling viene insultata per mesi per quel
 
tweet (una delle rarissime indignazioni a durare più d’un giorno e mezzo) è assai girardiano: la storia raccontata non dal capro espiatorio ma da chi l’ha sacrificato è quella che viene ufficializzata, e quindi neanche i più benevolenti, quando ne parlano, si riferiscono a «quella volta in cui linciarono a casaccio Rowling non avendo capito cos’avesse scritto», bensì chiedono, con una dialettica inconsapevolmente da caccia alle streghe, «cosa pensi dei commenti transfobici di Rowling?», una domanda che già contiene la condanna.
== LA PREMESSITE: SE LA CONOSCI NON TI UCCIDE ==
=== Il sensitive reading ===
La forma più degenerata di premessite si chiama ''sensitivity reading.'' È la pratica per la quale, prima di decidere se pubblicare un libro, nelle case editrici inglesi e americane il testo viene sottoposto ad appositi lettori incaricati di vagliare l’impatto che può avere su alcune suscettibilità. Questo no perché offende i vegani, questo no perché offende i tifosi della tal squadra, questo no perché offende i giocatori di burraco. Non sarò certo io a dire che questo criterio impedisce la pubblicazione dei testi più interessanti (non mi viene in mente neanche un libro che valga la pena leggere e che non dispiaccia a nessuno: presto saremo pieni di libri innocui, immagino sia auspicabile in cambio d’una vita senza scossoni; senza gli scossoni che vengano dalla letteratura, non potendoci i ''sensitivity reader'' difendere dai traumi della vita, quella screanzata).
 
L’anno scorso, dopo alcune polemiche per un editoriale d’un senatore repubblicano, i giornalisti del ''New York Times'' chiesero che il giornale si dotasse di ''sensitivity reader'' per poter vagliare gli articoli e controllare preventivamente che non spiacessero a qualcuno. Stranamente nessuno ha proposto di cambiare lo slogan del giornale da «All the news that fit to print», tutte le notizie che vale la pena pubblicare, a «Tutte le notizie che non danno fastidio a nessuno dei redattori».
 
Raccontano gli editori di quei paesi avanzati che il ''sensitivity reading'' non ha il solo intento di ostacolare la pubblicazione dei libri offensivi, ma anche quello di far coprire ai propri testi tutto l’arco sociale: se hai già in catalogo un romanzo su una bianca borghese, chiederai all’autore d’un secondo romanzo con protagonista simile di trasformare la sua in, che so, sottoproletaria indiana. Dev’essere questo che intende Fran Lebowitz quando dice che c’è troppa democrazia nella cultura e non abbastanza nella società. Invece di preoccuparci di far prendere alla sottoproletaria indiana l’ascensore sociale, la mettiamo in un romanzo. Ora sì che i suoi problemi sono risolti.
== COM’È COMINCIATA: DIANA, LA DEA DELLA VULNERABILITÀ ==
=== La prova dell’11 settembre ===
Avevo vent’anni quando lei e Carlo divorziarono, ventiquattro quando Diana Spencer morì: vivevo a Roma da sei anni, sei anni di tabloid inglesi comprati all’edicola di piazza Colonna. Sei anni di intercettazioni con amanti e altre amenità: Diana era l’unico personaggio della mia infanzia che avessi portato nella mia giovinezza (avevo mollato sia Julio Iglesias sia Miguel Bosé).
 
Evidentemente non ero l’unica: dal punto di vista dell’informazione, la morte di Diana Spencer fu una prova generale dell’11 settembre. Come sarebbe poi accaduto per l’11 settembre, non si scrisse d’altro per mesi; diversamente dall’11 settembre, quando morì erano già anni che non si scriveva d’altro che di lei (la quantità di foto pubbliche della sua ultima estate rende difficile credere che fosse il 1997, e che Instagram non sarebbe esistito per altri tredici anni).
 
Il fatto è che Diana non era uscita dai rotocalchi e non aveva invaso l’informazione cosiddetta seria in quanto principessa: l’aveva fatto in quanto vittima. Aveva mandato in frantumi, con la sola forza della voce sussurrata e dello sguardo da cerbiatto cui un cacciatore abbia ammazzato la mamma, il motto della casa reale, «Never complain, never explain, never say “I’m sorry”». Diana si lamentava tantissimo, faceva arrivare alla stampa (anche prima di darle esplicitamente lei) tantissime spiegazioni, e ambiva chiaramente a un universo in cui tutti le dicessero «Mi dispiace». In un rifacimento di ''Love Story,'' Diana pensava che tutti dovessero scusarsi con lei (non essendo in grado di amarla come e quanto meritava).
=== La ricerca su Diana ===
Nell’autunno 2020, ventitré anni dopo la sua morte, le università di Tel Aviv e della Pennsylvania pubblicheranno una ricerca congiunta. In essa codificheranno quel carattere ormai universale di cui Diana era stata avanguardia: TIV, Tendenza alla Vittimizzazione Interpersonale. Ma noialtre italiane non avevamo dovuto aspettare ventitré anni, per il riconoscimento dell’archetipo. Erano bastati due giorni. Due giorni dopo la morte di Diana, ''l’Unità'' – ''l’Unità,'' non ''Gente'' – aveva titolato ''Scusaci, principessa.'' Ecco: le stavamo finalmente dicendo che ci dispiaceva, che ci dispiaceva di non averla amata abbastanza, che ci dispiaceva d’averla fatta lamentare e spiegare. Per farci perdonare, ci saremmo vittimizzati anche noi, ora che sapevamo come fare. Eravamo nella sindrome con ventitré anni d’anticipo, pazienti zero che aspettano per decenni che la psichiatria si accorga di loro.
     
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