Modifica di Guerra in Ucraina, le riflessioni di Toni Capuozzo

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LA GLORIA O LA VITA
LA GLORIA O LA VITA


La notizia che mi ha più colpito nel quindicesimo giorno di guerra – oggi è il sedicesimo – non viene da Mariupol, dall’ospedale colpito dalle bombe e finito al centro di polemiche e contrapposte propagande (anche da noi: è la prima guerra social). Non sono neanche, in sé, le dichiarazioni di due donne ai vertici delle politiche americane ed europee, che reclamano il rinvio a giudizio di Putin per crimini di guerra. La guerra è di per se stessa un crimine, e chi l’ha mossa ha commesso un crimine, ai miei occhi. Ma ho una lunga esperienza che mi porta a dire che alla sbarra finiscono gli sconfitti, non i vincitori. Esperienza diretta, e appresa a scuola: dicono niente le atomiche sulle città del Giappone ? E allora mi viene da pensare che qualcuno intravvede la possibilità di vincere. Non è un visionario: tra i russi sono caduti alti ufficiali, Putin ha licenziato 8 generali, le catene della logistica e delle comunicazioni funzionano male, le sanzioni non colpiscono solo gli oligarchi. E l’imboscata all’aggressore, il luogo in cui obbligarlo a risalire le steppe che avevano sceso convinti di vincere in pochi giorni, è Kiev. Altri luoghi, da Odessa a Mariupol, contano sul tavolo di negoziati stentati, Kiev decide la guerra. E allora si intuisce che su Kiev si misureranno aggressività e resistenza, come a Mariupol, ma più in grande, e in modo più definitivo. A Mariupol hanno cominciato a seppellire i morti, anche quelli morti di morte naturale, in fosse comuni. A Mariupol si racconta di scontri tra cittadini affamati per contendersi il cibo che resta. A Mariupol il bollettino delle vittime – 1170 - è quello di una guerra vera, non di un confronto a bassa intensità ( a un amico mi fa notare che i bollettini di un giorno di Covid sono peggiori, ho risposto che una cosa è l’ineluttabilità delle malattie, altra la mano dell’uomo). Forse non abbiamo idea di cosa sia un assedio: il buio, la fame, il freddo, e le bombe. Gli ucraini resisteranno - faranno di tutto per renderci insopportabile assistere con le mani in mano- i russi aumenteranno la pressione. Noi litigheremo di più, perché aiutare i profughi non basta, e l’indignazione corre sul filo, tra arruolarsi e disertare, tra intervenire o ritrarsi davanti all’aumento del carburante e al rischio atomico (voi che contate gli arsenali, ricordatevi che ad Aviano, da dove partivano gli aerei che vedevo arrivare su Belgrado -nessun crimine di guerra, quella volta – ci sono testate atomiche, eh). Insomma il costo della vittoria è Kiev. Il sindaco dice che può reggere solo dieci giorni, ma è facile che sia per ingolosire il nemico, e attirarlo nel tranello. Già, la notizia che mi ha colpito di più: la morte di Yegor ,e un cognome impronunciabile. Era un coscritto russo, che il giorno dopo avrebbe compiuto 19 anni. Come, pietà per un aggressore ? Sì, perché Putin sta mandando a morire molti ragazzi, e trascinando il suo paese in un vicolo cieco di vergogna e di colpa. E gli aggrediti, allora ? Certo, pietà, solidarietà, e perfino ammirazione. Però quel “Gloria all’Ucraina” mi sembra l’eco di un secolo ormai passato. Uno, su Twitter, ha rimproverato la mia viltà ricordandomi Enrico Toti. Volevo rispondergli che i nostri ragazzi lo scambierebbero per un giocatore di calcio, che era cento e sei anni fa, e che la dignità non è sempre armata. Temo che non andrà tutto bene, se nessuno ha la forza di suasione morale e politica di imporre un cessate il fuoco: e se Biden avesse la tempra di andare a Mosca, sedersi davanti a Putin ? Sì, sono un illuso. Ah, qualcuno paragona Kiev a Sarajevo. Lì, sotto casa nostra, durò 1452 giorni. è vero, non c'erano armi chimiche o nucleari, e neanche i social. Si moriva alla buona.
La notizia che mi ha più colpito nel quindicesimo giorno di guerra – oggi è il sedicesimo – non viene da Mariupol, dall’ospedale colpito dalle bombe e finito al centro di polemiche e contrapposte propagande (anche da noi: è la prima guerra social). Non sono neanche, in sé, le dichiarazioni di due donne ai vertici delle politiche americane ed europee, che reclamano il rinvio a giudizio di Putin per crimini di guerra. La guerra è di per se stessa un crimine, e chi l’ha mossa ha commesso un crimine, ai miei occhi. Ma ho una lunga esperienza che mi porta a dire che alla sbarra finiscono gli sconfitti, non i vincitori. Esperienza diretta, e appresa a scuola: dicono niente le atomiche sulle città del Giappone ? E allora mi viene da pensare che qualcuno intravvede la possibilità di vincere. Non è un visionario: tra i russi sono caduti alti ufficiali, Putin ha licenziato 8 generali, le catene della logistica e delle comunicazioni funzionano male, le sanzioni non colpiscono solo gli oligarchi. E l’imboscata all’aggressore, il luogo in cui obbligarlo a risalire le steppe che avevano sceso convinti di vincere in pochi giorni, è Kiev. Altri luoghi, da Odessa a Mariupol, contano sul tavolo di negoziati stentati, Kiev decide la guerra. E allora si intuisce che su Kiev si misureranno aggressività e resistenza, come a Mariupol, ma più in grande, e in modo più definitivo. A Mariupol hanno cominciato a seppellire i morti, anche quelli morti di morte naturale, in fosse comuni. A Mariupol si racconta di scontri tra cittadini affamati per contendersi il cibo che resta. A Mariupol il bollettino delle vittime – 1170 - è quello di una guerra vera, non di un confronto a bassa intensità ( a un amico mi fa notare che i bollettini di un giorno di Covid sono peggiori, ho risposto che una cosa è l’ineluttabilità delle malattie, altra la mano dell’uomo). Forse non abbiamo idea di cosa sia un assedio: il buio, la fame, il freddo, e le bombe. Gli ucraini resisteranno - faranno di tutto per renderci insopportabile assistere con le mani in mano- i russi aumenteranno la pressione. Noi litigheremo di più, perché aiutare i profughi non basta, e l’indignazione corre sul filo, tra arruolarsi e disertare, tra intervenire o ritrarsi davanti all’aumento del carburante e al rischio atomico (voi che contate gli arsenali, ricordatevi che ad Aviano, da dove partivano gli aerei che vedevo arrivare su Belgrado -nessun crimine di guerra, quella volta – ci sono testate atomiche, eh). Insomma il costo della vittoria è Kiev. Il sindaco dice che può reggere solo dieci giorni, ma è facile che sia per ingolosire il nemico, e attirarlo nel tranello. Già, la notizia che mi ha colpito di più: la morte di Yegor ,e un cognome impronunciabile. Era un coscritto russo, che il giorno dopo avrebbe compiuto 19 anni. Come, pietà per un aggressore ? Sì, perché Putin sta mandando a morire molti ragazzi, e trascinando il suo paese in un vicolo cieco di vergogna e di colpa. E gli aggrediti, allora ? Certo, pietà, solidarietà, e perfino ammirazione. Però quel “Gloria all’Ucraina” mi sembra l’eco di un secolo ormai passato. Uno, su Twitter, ha rimproverato la mia viltà ricordandomi Enrico Toti. Volevo rispondergli che i nostri ragazzi lo scambierebbero per un giocatore di calcio, che era cento e sei anni fa, e che la dignità non è sempre armata. Temo che non andrà tutto bene, se nessuno ha la forza di suasione morale e politica di imporre un cessate il fuoco: e se Biden avesse la tempra di andare a Mosca, sedersi davanti a Putin ? Sì, sono un illuso. Ah, qualcuno paragona Kiev a Sarajevo. Lì, sotto casa nostra, durò 1452 giorni. è vero, non c'erano armi chimiche o nucleari, e neanche i social. Si moriva alla buona.


PS Nella foto, Yegor Pochkaenko, caduto il giorno prima del suo compleanno. Colpisce che la foto, scattata non troppo tempo prima della chiamata, sia davanti a un gioco da bambini. E colpisce lo sguardo, come attraversato da premonizione, senza sfida. Aveva già perso l'illusione dell'innocenza, forse.
PS Nella foto, Yegor Pochkaenko, caduto il giorno prima del suo compleanno. Colpisce che la foto, scattata non troppo tempo prima della chiamata, sia davanti a un gioco da bambini. E colpisce lo sguardo, come attraversato da premonizione, senza sfida. Aveva già perso l'illusione dell'innocenza, forse.
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'''La resistenza rallenta l’avanzata, ma non diminuisce l’orrore''', lo rinvia, lo prolunga, lo trasforma in costo della vittoria. Le città, e Kiev in particolare, saranno la foresta di cemento in cui avanzare e in cui difendersi. '''Costi altissimi, per i combattenti e per i civili.''' Per contenerli chi attacca deve spianare, prima. Chi si difende potrà contare, sembra, su mitragliatrici Beretta MG 42/59, inviate da noi. Credo saremmo stati più decisivi giocando un altro ruolo, e '''lavorando attorno a un’altra parola tabù: la pace, subito.'''
'''La resistenza rallenta l’avanzata, ma non diminuisce l’orrore''', lo rinvia, lo prolunga, lo trasforma in costo della vittoria. Le città, e Kiev in particolare, saranno la foresta di cemento in cui avanzare e in cui difendersi. '''Costi altissimi, per i combattenti e per i civili.''' Per contenerli chi attacca deve spianare, prima. Chi si difende potrà contare, sembra, su mitragliatrici Beretta MG 42/59, inviate da noi. Credo saremmo stati più decisivi giocando un altro ruolo, e '''lavorando attorno a un’altra parola tabù: la pace, subito.'''
== Link da ritrovare ==
== Link da ritrovare ==
>ANSA-BOX/ Capuozzo, 30 anni dopo Sarajevo stessa follia Ucraina (di Francesca Pierleoni)
>ANSA-BOX/ Capuozzo, 30 anni dopo Sarajevo stessa follia Ucraina (di Francesca Pierleoni)
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04-APR-22 18:02  SXB
04-APR-22 18:02  SXB
[[Categoria:Geopolitica]]
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