Giustizialismo oggi e nel 1600

Dal capolavoro di Alessandro Manzoni siamo separati 400 anni di storia, eppure una delle sue grandi qualità è aver scritto opere che rimangono attuali nel tempo.

La colonna infame - Descrittione della esecutione di giustitia fatta in Milano contr'alcuni li quali hanno composto e sparso gl'unti pestiferi, 1630 ca., da Wikipedia

Ci riteniamo migliori della popolazione del 1600, e guardiamo con disgusto ai loro errori, pensiamo che non ci abbandoneremo mai alla vendetta invece che alla ricerca della giustizia, eppure studiosi di grosso calibro ci mettono in guardia e ci fanno pensare che forse gli siamo più simili di quanto non ci piaccia pensare, negli errori che commettiamo ogni giorno. Pensiamo che mai, per non affrontare un problema che affligge la nostra società, ci distrarremo trasformando la punizione di qualcuno in un evento mediatico.

Gogna pubblica per gli untori nel '600 e oggi?Modifica

Nell’appendice dei Promessi Sposi vi è il passaggio più crudo di tutto il romanzo, e forse quello che ci risulta più lontano, un accurato lavoro del Manzoni, che in veste di storico ci narra di come, durante la peste, dopo aver ricevuto una denuncia da un’anziana Caterina Rosa la popolazione di Milano si accanì prima su Guglielmo Piazza e poi su Gian Giacomo Mora. Gli sventurati, accusati di essere untori, furono torturati ed esposti al popolo per giorni e il macabro supplizio si trasformò in un evento per la città che eresse persino una colonna dove sorgeva la casa di Mora.

Ogni lettore moderno a scoprire la storia della colonna infame, proprio come voleva Manzoni, prova un senso di disgusto e di condanna verso i responsabili e coloro che non sono intervenuti.

Giustizialismo oggi: l'episodio di Greta BeccagliaModifica

Ma nonostante lo sdegno che viene provato alla lettura di questi passi, però, oggi le cose non accadono in maniera troppo diversa, quando ci si trova difronte a una situazione che non si riesce ad affrontare è purtroppo facile trovarsi ad attaccare inutilmente, anche pensando di fare del bene, un singolo ignorando in realtà il problema; ci si trova così ad assalire l’uomo che ha molestato Greta Beccaglia cercando di fargliela pagare per un problema che, come società, non riusciamo ad affrontare.

E non solo, come nella Milano del 1630, il tutto è diventato uno spettacolo e i giornali del paese ne parlano tutti i giorni, mostrando che, come al tempo, il problema non risiede solamente nella “folla”, che non è semplicemente un caso di isteria di massa nel quale la popolazione si comporta in maniera irrazionale, ma ci sono personaggi di spicco o comunque di riferimento che legittimano questi linciaggi, in quanto ci aiutano a pensare di star facendo qualcosa per correggere il problema.

Non a caso l’autore in veste di storico, è severo nel suo giudizio e si sofferma in particolare su come il caso della colonna infame non sia imputabile solo all’ignoranza popolare, come non sia stato un linciaggio, ma un diversivo con cui le autorità distrassero la popolazione da un problema che non si sapeva contenere, usando dei capri espiatori.

Non si tratta, purtroppo, di un caso isolato. Guia Soncini ne ha collezionati talmente tanti da scriverci un libro (l'era della suscettibilità). Ma ancora più interessante tutta la psicologia sociale 

Giustizialismo oggi: il tribunale del popolo e Johnny DeppModifica

Aggiungere link a Panico morale.

Questi fenomeni si basano pur sempre su una base popolare che è oggi istruita e centinaia di volte più colta di quella che condannò a morte due innocenti, tuttavia commette errori altrettanto palesi. Come Manzoni ci mostra in più episodi, per esempio durante l’assalto al forno delle grucce o al vicario di provvigione, la folla non è guidata dalla ragione ma dalle emozioni e una volta che si è formata non si può più parlare di un gruppo di singoli individui ma di un “torrente di persone”.

Un’entità del genere è chiaramente più che prona a commettere errori, e oggi che una folla si può formare online senza rischiare alcunché, è prevedibile che la situazione non sia cambiata migliorata.

Oggigiorno le istituzioni non si piegano più alla “gente” come nel 1600 (?), ma industrie che si basano sull’approvazione della massa, che altro non è che la loro clientela, sì.

E così anche persone in vista si trovano rovinate da una folla che, guidata dalle emozioni, non ha interesse nell’aspettare che escano prima tutti i fatti e sia possibile formarsi una corretta opinione, ma vuole giustizia immediata e spesso esagerata (sono in casi come questi che avvengono linciaggi), e salta quindi subito all’assalto di chiunque sia stato accusato.

È questo il caso di Johnny Depp, che la moglie Amber Heard, aveva accusato di violenze domestiche; Innumerevoli account social si scagliarono contro l’attore facendogli perdere gran parte dei ruoli che aveva, finché insieme ai suoi legali non portò video e registrazioni che dimostravano che le ferite della moglie erano auto inferte e mostravano l’attrice abusare verbalmente e fisicamente il marito.

Ciononostante è molto più eccitante scovare un colpevole e illudersi di risolvere un problema piuttosto che una lenta e ragionata analisi dei fatti o, ancor peggio, cambiare lentamente idea e cercare di rimediare agli errori commessi nell’impeto del momento.

Ci illudiamo che inasprire le leggi funzioni perché di tanto in tanto ci viene fatta una scenata come quella di FerrerModifica

Manzoni, sebbene storico, direttamente o indirettamente ci dà spesso giudizi sugli avvenimenti di cui parla, uno di questi casi è quando descrive come era stato affrontato il problema dei bravi nelle regioni del nord Italia.

Con tono chiaramente ironico mette in risalto tutte le pompose minacce che vengono fatte nelle grida, ci riporta tutti i titoli di chi le ha emesse, e non manca di accostarvi la data, sottolineando il misero effetto che queste avevano sortito sulla popolazione di criminali.

Mentre per noi non è altro che materia di risata quando ci vengono riportate nel primo capitolo queste leggi tanto inutili quanto altosonanti, si vede più tardi come in realtà queste avessero sortito l’effetto desiderato e come Renzo fosse al contempo felice della loro esistenza e amareggiato di come non venissero rispettate, dando però la colpa non a Ferrer (vero responsabile, che come i sui predecessori li lasciò prolificare a causa della sua incompetenza) ma a una “lega” non meglio identificata “si vede dunque chiaramente che il re, e quelli che comandano, vorrebbero che i birboni fossero castigati; ma non se ne fa nulla, perché c’è una lega”.

Questo, durante la lettura del romanzo, capiamo chiaramente che è falso e che le pene, sempre più dure dopo ogni grida, non sortiscono alcun effetto, non perché troppo leggere, ma perché non raggiungono i colpevoli. Ma sebbene si capisca sul momento, questo è presto dimenticato e ci si trova a chiedere anni di galera per crimini minori in un tentativo di combattere problemi che si estendono chiaramente oltre, questo il caso del tifoso Andrea Serrani che si trova a rischiare 12 anni di carcere.

Ed è proprio il vedere queste leggi applicate in pochi casi troppo pubblicizzati, che rafforza l’idea che abbiano un qualche effetto, senza notare che anche questo appare nei promessi sposi.

Quando l’ira della folla è al suo apice ecco che arriva una figura di spicco e popolare, che difronte a tutti e con teatralità “mette a posto le cose”; Ed ecco quindi un Ferrer, che nel suo governo non è stato un faro di efficienza, farsi un bagno di folla mentre va a “punire” il vicario di provvisione, venendo considerato “un gran signore” grazie a questa sua parata e all’inutile calmieraggio del prezzo del pane di cui era stato autore.

Quando affrontiamo il problema per davvero perdiamo unità e diveniamo come i capponiModifica

Non solo, quando, raramente, non ci soffermiamo a punire capri espiatori, quando non ci illudiamo che la soluzione siano gride più severe, allora commettiamo errori ancora più antichi, di migliaia di anni prima che l’Innominato o la Monaca di Monza fossero ancora nati. Infatti, quando affrontiamo questi problemi, ci troviamo a fronteggiare una questione complessa e con mille sfaccettature e, senza banalizzarla, accadde sin troppo spesso che ci si divida e ci si trovi ad attaccarci l’un l'altro nonostante si sia dalla stessa parte.

Ed ecco che dal divide et impera si passa ai famosi capponi di Renzo, che il giovane porta al corrotto avvocato Azzeccagarbugli come pagamento e che, mentre Tramaglino li scuote gesticolando con troppa foga “S’ingegnavano (le tese dei capponi) a beccarsi l’una con l’altra come accade troppo sovente tra compagni di sventura”.

E così continuiamo, come da migliaia di anni, di fronte a sciagure o problemi troppo complessi a dividerci e ad attaccarci tra noi nonostante tutti si voglia tutti la stessa cosa; ed ecco che anche su questioni per niente controverse, ma collegate a grandi problemi del nostro tempo, come il caso Greta o Johnny Depp, la società si spacca in due e si fa la guerra da sola.

Quindi siamo vittime digli stessi errori da ormai 400 anni, e quanto andiamo davvero a fronteggiare il problema alla base, ecco che siamo divisi, senza un obiettivo comune e, come i capponi di Renzo, in preda alle difficoltà ci attacchiamo tra di noi invece di cercare soluzioni, rendendoci più facili bersagli di manipolazione.

Divide et impera