Femminicidi

Da Tematiche di genere.
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Lo stesso argomento in dettaglio: Riassunto dei vari articoli sui femminicidi.
Tipica distorsione mediatica a tema femminicidio, 2021.

Introduzione[modifica | modifica sorgente]

Versione breve e discorsiva Il fenomeno della violenza di genere contro le donne, radicato in un retaggio culturale arcaico ma ancora persistente, rappresenta una malsana relazione tra uomo e donna, influenzata da concetti obsoleti di possesso e da una generale povertà culturale e scarsa maturità nei rapporti di coppia. Questo argomento richiede un'attenzione particolare perché è la punta di un iceberg di una vasta realtà sociale problematica.

Tuttavia, un'analisi critica rivela una preoccupante tendenza: la strumentalizzazione mediatica e politica del fenomeno dei femminicidi.

Contrariamente all'immagine ritratta dai media, i femminicidi in Italia, come mostrato da numerosi rapporti statistici:

  • sono in diminuzione e,
  • in realtà, l'Italia è uno dei paesi con il tasso più basso di femminicidi in Europa (inferiore a quello di Austria, Finlandia, Francia, Germania, Svizzera e Svezia).

Questa discrepanza tra la realtà e la sua rappresentazione mediatica solleva questioni critiche riguardo all'influenza dei mass media e della politica nel modellare la percezione pubblica di questo grave problema sociale. Il problema però, come si può evincere dalla tabella sottostante, non è limitato solo ai mass media.

Inoltre, si intende esaminare criticamente come i media e alcuni settori politici abbiano enfatizzato una presunta escalation del femminicidio, spesso utilizzando in modo ambiguo il termine 'femminicidio' per indicare qualsiasi omicidio di donna per qualsiasi movente. Questo approccio ignora spesso le circostanze effettive e le dinamiche sottostanti, contribuendo a un'immagine distorta della realtà.

L’articolo, è solo uno dei tanti che approfondisce l'argomento (vedi l'intera categoria Femminicidi), offre una chiave di lettura che considera il fenomeno anche in base all’influenza dei mass media su di esso e sulle relazioni uomo-donna nella società.

Tabella anticipativa delle varie problematiche esaminate nell'articolo[modifica | modifica sorgente]

Il femminicidio è un problema grave e complesso che richiede un'analisi attenta e una gestione oculata. Tuttavia, ci sono diverse questioni che complicano ulteriormente la sua comprensione e gestione.

  • Strumentalizzazione mediatica e politica. Spesso, i casi di femminicidio vengono utilizzati per promuovere agende politiche o per attirare l'attenzione dei media, distorcendo la realtà del problema e deviando l'attenzione dalle vere questioni in gioco[1][2][3]. Questo può portare a una rappresentazione distorta del fenomeno, che non riflette la sua vera gravità o le sue cause sottostanti. Inoltre, la strumentalizzazione politica può portare a soluzioni inefficaci o inadeguate, che non affrontano le radici del problema[1].
  • Distorsioni e incongruità nei dati. L'assenza di una definizione legislativa ufficiale di femminicidio in Italia porta a discrepanze nei dati raccolti[4][5]. Questo porta a una comprensione imprecisa del problema e a politiche inefficaci. Inoltre, rende i dati italiani difficilmente confrontabili con quelli di altri paesi[4].
  • Uso Ambiguo del termine: c'è un uso eccessivo ed errato di "femminicidio" per casi non pertinenti. I media enfatizzano il fenomeno, anche con toni sensazionalistici. Mancanza di coerenza tra definizione e rilevazioni statistiche. La Polizia di Stato usa criteri più accurati.
  • Il tasso d'incidenza in Italia è inferiore alla media europea e nordamericana. Vi è distonia tra gravità reale e rappresentazione mediatica dei femminicidi. Serve critica alla disinformazione.
  • L'ISTAT ha usato toni sensazionalistici sui femminicidi, ad esempio affermando che in Italia ogni due giorni viene uccisa una donna e parlando di "numeri da genocidio".
  • Tuttavia nello stesso studio ISTAT il numero di omicidi totali di donne coincide con quello indicato per i femminicidi, risultando fuorviante.
  • Anche EURES ha usato una definizione ampia e oggi superata di femminicidio, contribuendo a generare sensazionalismo.
  • I media hanno creato un "panico morale" ingiustificato, individuando "capri espiatori".
  • La società tende ad affidarsi solo ai titoli ad effetto e ai dati enfatizzati, senza approfondire.
  • Lo stesso dato, presentato in modo episodico, può avere più impatto sull'emotività, generando una narrazione contraffatta della realtà.
  • Per attribuire i femminicidi a cause culturali andrebbe analizzato il movente specifico caso per caso escludendo matrici psicopatologiche o disturbi mentali individuali. Non esistono studi scientifici che abbiano indagato un eventuale nesso causale tra femminicidi e fattori culturali. Non esiste al momento alcuna evidenza di correlazione tra femminicidi e fattori culturali. Le eventuali motivazioni culturali andrebbero distinte analiticamente dalle spiegazioni psicopatologiche individuali, per non distorcere portata e cause reali del fenomeno.
  • Studi indipendenti evidenziano numerosi casi di violenza contro uomini e false accuse usate strumentalmente, fenomeni però trascurati da media e opinione pubblica rispetto ai femminicidi. Nonostante l'Italia sia relativamente sicura per le donne, permane una distorta rappresentazione mediatica, che mira più al sensazionalismo per fini di audience che a informare sulla reale portata del problema.

Definizione del termine e uso ambiguo[modifica | modifica sorgente]

Lo stesso argomento in dettaglio: Femminicidio, uso ambiguo del termine.

Il termine femminicidio viene introdotto nel 2008, ed inserito nei dizionari come il Devoto-Oli 2009, è descritto come una violenza sistematica contro le donne, esercitata in nome di una sovrastruttura ideologica patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione femminile.

"Qualsiasi forma di violenza esercitata in maniera sistematica sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione di genere e di annientare l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico della donna in quanto tale, fino alla schiavitù o alla morte."[6]

Una definizione forte, chiara, priva di equivocabilità e il cui senso arriva dritto al punto, che tuttavia... non viene usata.

  • Il primo problema sorge infatti nel momento in cui anche le fonti di informazione ufficiale (ISTAT, EURES) chiamano femminicidio qualsiasi omicidio di donna, quando in realtà dalla definizione è chiarissimo che ciò che distingue un omicidio da un femminicidio è la motivazione del gesto.

Secondo due criminologi, il Professor Monzani e il professor Giulini, la definizione di femminicidio - se presa alla lettera - escluderebbe anche i crimini commessi per gelosia, riferendosi all'uccisione della donna in quanto donna e non perché in relazione con il reo; il termine più corretto da utilizzare sarebbe omicidio relazionale. Ma tralasciamo questo punto e concentriamoci sul resto.

Confronto numerico con gli altri Paesi[modifica | modifica sorgente]

Omicidi volontari di donne totali e omicidi da parte del partner nei principali Paesi dell’Unione europea nell'anno 2019. Come si può notare, l'Italia è solo al terzultimo posto, con valori ben sotto la media europea.

Nel confronto con le altre nazioni, siamo tra i Paesi con i tassi più bassi di incidenza:

  • Nel periodo 2004-2015, il tasso d'incidenza annuale in Italia è di 0,51 morti per 100.000 donne residenti, il valore più basso tra tutti i 32 Paesi europei e nordamericani del rapporto UNODC[7] con un dato di molto inferiore alla media dei paesi osservati (1,23 su 100.000)[8]; in tale finestra temporale, il dato italiano è il migliore anche per ciò che riguarda i femminicidi di cui è autore il partner o l’ex partner, con un'incidenza di 0,23 uccisioni ogni 100.000 donne residenti.
  • Dal 2017, anno in cui è iniziata la raccolta dati sul femminicidio in tutti gli Stati dell'UE, l'incidenza annua in Italia continua a mantenersi a valori bassi, come da grafico, ben inferiori a Paesi ritenuti più sicuri solo per falso pregiudizio.

Distorsioni e incongruità[modifica | modifica sorgente]

Lo stesso argomento in dettaglio: Femminicidio, approfondimento sui numeri e moventi.

C'è inoltre da aggiungere, così come approfondito nell'argomento in dettaglio, che molti dei dati riportati, sebbene bassi, restino comunque incongrui con la definizione di femminicidio: in sostanza, gli istituti di statistica riportano, seguendo della mal definite linee guida, il totale di omicidi nei confronti del sesso femminile e non per motivi di genere, includendo tra i motivi di delitto anche interessi economici, disturbi psichici o la pietatis causa.

I dati elaborati dalla Polizia di Stato[modifica | modifica sorgente]

Nell'ambito dell'iniziativa "...Questo non è amore", dal 2017 anche la Polizia di Stato ha iniziato ad elaborare statistiche circa i casi di femminicidio, pubblicandone i risultati annui nei vari opuscoli informativi; nella selezione della coorte di delitti da includere, sono stati rigorosamente utilizzati i criteri stabiliti dalla Convenzione di Istanbul, con l'esito che i tassi d'incidenza risultano ben inferiori[9] rispetto a quelli elaborati dai maggiori istituti statistici, riflettendo la reale situazione circa il femminicidio in quanto tale.

Una nota a margine. L'ISTAT continua a raccogliere numeri errati[10].

Sensazionalismo, strumentalizzazione per sciacallaggio[modifica | modifica sorgente]

Lo stesso argomento in dettaglio: Femminicidio, danni sensazionalismo.

Una riflessione sulla narrazione sensazionalistica[modifica | modifica sorgente]

Riporto una riflessione di The Period. che reputo estremamente significativa:

Più passa il tempo e più sembra che l'attenzione morbosa della stampa e della tv sui femminicidi, stia diventando sempre più forte, il livello di voyeurismo stia arrivando a livelli senza precedenti tanto da alimentare un dubbio, legittimo, esplicitato in un libro di Jude Ellison Sady Doyle: «il nostro bisogno di storie che parlano di donne spezzate nasconde un'innegabile crudeltà. Le andiamo a cercare per puro sadismo o misoginia interiorizzata, possiamo usarle come schermi su cui proiettare le nostre paure e i nostri fallimenti o per avere la conferma che ci siamo comportando bene, secondo il ruolo che compete al nostro genere».

Mai come negli ultimi vent'anni, sono aumentate le trasmissioni televisive che seppur avevano originariamente come obiettivo quello di affrontare casi di cronaca in generale, sono finiti poi per focalizzarsi proprio sui femminicidi. O sulle violenze sulle donne, con tanto di ricostruzioni realizzate con attori e attrici professionisti che mettono in scena l'escalation della violenza: gli schiaffi, i calci, le coltellate.

Abbiamo ormai strumenti giuridici internazionali vincolanti (La Convenzione di Instanbul), codici deontologici (Il Manifesto di Venezia), conosciamo la piramide della violenza, il processo che parte dagli stereotipi, dalle battute sessiste, per poi arrivare alle molestie e alla violenza vera e propria. Sappiamo quanto sia importante il ruolo dei media nella prevenzione della violenza sulle donne.

Eppure, nonostante tutto, continuiamo a trattare i casi di femminicidio come macchine da soldi. Per vendere più copie, fare più clic, attrarre più lettori

Il sensazionalismo in statistica: il caso dell'Istat[modifica | modifica sorgente]

Da notare che non solo i mass media, infatti, ma anche l'ISTAT si sia più volte espressa sul tema con toni sensazionalistici:

"Donne uccise da uomini, perché sono donne. Questo è il femminicidio. Un massacro, a vedere i numeri. Circa 150 casi all’anno in Italia [157 nel 2012, 179 nel 2013, 152 nel 2014, 141 nel 2015, 145 nel 2016], un totale di circa 600 omicidi negli ultimi quattro anni. Significa che in Italia ogni due giorni (circa) viene uccisa una donna. Omicidi di donne in Italia. Se ne contano migliaia nel mondo. Numeri da genocidio."

Tuttavia nello stesso studio, poche righe sotto, viene riportato il numero di omicidi totali di donne avvenuti nello stesso anno e il numero coincide con quello indicato per i femminicidi. Il documento statistico stesso risulta quindi estremamente fuorviante, con tutte le problematiche di distorsione percettiva che ne conseguono; a tal proposito, suggerisco una lettura dell'articolo sui danni della polarizzazione. Una obiezione circa la lettura dei dati può essere inoltre data osservando la coorte scelta per l'analisi statistica:

"[...]non si legge così il dato: quello 0,02% sui vaccini è calcolato sulle somministrazioni effettive di vaccino, quel 0,0003% dei femminicidi è calcolato sulla popolazione femminile tutta. La percentuale va calcolata sulle donne adulte, con una relazione sentimentale presente o passata che presenta rischi di femminicidio (come compagno violento, possessivo ecc...), una platea molto più piccola della popolazione totale che fa schizzare quella percentuale molto in alto. Sarebbe come calcolare il dato sulla percentuale di reazioni avverse considerando tutta la popolazione, anche quella non vaccinata, il che non ha alcun senso converrai.»

Questo fenomeno non ha colpito solo l'Istat: stessi toni e stessa ambiguità nell'uso del termine e nella coorte selezionata, si possono riscontrare anche nelle analisi dell'EURES, nel documento Sintesi VII Rapporto EURES sul Femminicidio in Italia; nello specifico, durante un dibattito a riguardo, una ragazza ha sollevato alcune obiezioni più che condivisibili, tra cui:

"Il report che citi dice in introduzione che da una diversa definizione di femminicidio e specifica che parla di omicidi verso le donne, con un'accezione diversa da quella che viene data oggi. Il report è del 2015, la legge è stata cambiata solo due anni prima e il codice rosso sarebbe arrivato nel 2019, direi che è comprensibile che il report sia confusionario rispetto ai due concetti, anche per i pochi dati che avevamo rispetto a un'aggravante appena introdotta. Stessa cosa per questo grafico, preso dallo stesso report, che da una definizione ampia e oggi superata."

Purtroppo, è un dato di fatto che ISTAT, EURES e mass media abbiano utilizzato costantemente negli anni la definizione errata di femminicidio a fini statistici, contribuendo inevitabilmente a generare sensazionalismo. Nel complesso i mezzi di informazione, utilizzando in modo inappropriato certi termini, hanno generato un tipico esempio di Folk Devils and Moral Panics, creando un panico collettivo ingiustificato su una questione da molti ritenuta come minaccia, promuovendo polemiche e accuse nei confronti di capri espiatori, di "diavoli popolari".

Conseguenze della distorsione[modifica | modifica sorgente]

La società attuale ha la tendenza ad avere una soglia di attenzione sempre più bassa, dove è pertanto facile cadere in errore: succede spesso, infatti, che si faccia affidamento esclusivamente sulla voce dei media, o che addirittura ci si soffermi solo sul titolo ad effetto o sul dato riportato a caratteri cubitali.

"Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa" diceva Gregg Easterbrook, concetto familiare a molti in astratto, ma che spesso coglie impreparati negli esempi concreti. Lo stesso dato quindi, presentato però in forma episodica, può avere un impatto molto più deciso sull'emotività e sulle reazioni suscitate; in una società poco incline ad un'informazione sana, questo può generare una narrazione della realtà completamente contraffatta e costruita, in base all'ideologia che va per la maggiore.

È davvero un fenomeno culturale legato al patriarcato?[modifica | modifica sorgente]

Riassunto articolo Femminicidio e violenza maschile: falso binomio

Quando si tratta di femminicidi, non c'è evidenza che dimostri una relazione di causa-effetto con la cultura patriarcale.

Le ricerche scientifiche fino ad ora condotte non sono riuscite a stabilire una correlazione tra la mentalità patriarcale e l'incidenza dei femminicidi[11]. Ciò significa che, anche se in una società potrebbero essere presenti atteggiamenti e credenze patriarcali, non ci sono prove che questi comportamenti culturali causino direttamente i femminicidi. La mancanza di un legame causale chiaro è importante, perché suggerisce che le spiegazioni per questi crimini potrebbero essere più complesse e non possono essere ridotte semplicemente a un singolo fattore culturale.

In altre parole, l'idea comune che i femminicidi siano un risultato diretto di una mentalità patriarcale è visto come un approccio ingenuo alla psicologia, poiché manca di supporto empirico o di evidenze concrete.

In sintesi, l'assunzione che i femminicidi siano causati da una cultura patriarcale non è supportata da prove scientifiche sufficienti. Gli studi non hanno trovato una relazione causale o anche una correlazione significativa tra questi due elementi, indicando che la comprensione di questi crimini richiede un'analisi più approfondita e multidimensionale.[12]

Se le cause culturali non sono sufficienti a spiegare i femminicidi, allora cosa li causa realmente?

Possibili spiegazioni psicologiche[modifica | modifica sorgente]

In realtà ci sono moltissime cause possibili e la stragrande maggioranza sono più vicine al singolo che alla società. Per la componente psicopatologica degli eventi, si rimanda al DSM-5,[13] nel gruppo dei "Disturbi del comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta", in cui elementi fondamentali sono la difficoltà nel resistere ad un impulso, una forte tensione interiore prima di compiere l'azione e una sensazione di piacere e gratificazione quando si realizza; i soggetti che ne soffrono sono tipicamente aggressivi, irritabili, vendicativi, violano spesso i diritti fondamentali e le norme sociali senza alcuna premeditazione, ma solo per placare la tensione interiore. Spesso, nell'analisi di un movente di un femminicidio, non si considerano fattori a mio avviso imprescindibili che tipicamente portano allo sviluppo di tratti patologici di personalità, quali la presenza di una patologia sottostante o di un conflitto genitoriale non risolto. Per questo motivo, non ritengo lecito né ragionevole che tali episodi contino nell'elaborazione statistica del femminicidio, andando a pomparne in maniera clamorosa i numeri pur di dare rilevanza mediatica al fenomeno. Vedi anche errore fondamentale di attribuzione.

Il mio ragazzo è geloso, è un segnale d'allarme?[modifica | modifica sorgente]

Disclaimer: La gelosia in una relazione può essere preoccupante (specialmente se eccessiva[14]), ma non è l'unico né il principale indicatore di potenziale violenza. Altri segnali, come comportamenti violenti pregressi, minacce di violenza o una relazione tossica, sono cruciali da considerare. La prevenzione del femminicidio richiede un approccio completo, che includa la consapevolezza delle dinamiche di relazioni pericolose e l'offerta di supporto alle vittime. Se sospetti che il tuo partner possa essere pericoloso affidati ai consigli di un professionista (psicologo), se è già stato violento rivolgiti ai centri antiviolenza o alla polizia.

Spiegazione statistica: tornando allo scopo dell'articolo, ovvero la comprensione delle dinamiche dietro al fenomeno e il contrasto della disinformazione mediatica, proviamo a spiegare meglio con un esempio statistico.

Prendiamo come esempio un gruppo di 1000 uomini, di cui 300 mostrano segni di gelosia. Se, in questo gruppo, 10 uomini sono autori di violenza grave o femminicidio[15], e 3 di questi sono gelosi, ciò non implica che la gelosia sia un fattore predominante al fine di prevedere il rischio di un femminicidio. In realtà, sotto queste ipotesi la probabilità che un uomo geloso sia un autore di femminicidio sarebbe dell'1% (ovvero 3 su 300 e non 3 su 10 come potrebbe sembrare intuitivo), mentre la probabilità che un uomo non geloso sia violento è del 2.33% (7 su 300). È chiaro l'esempio?

I numeri reali però sono estremamente più bassi. I femminicidi riguardano 0,35 persone ogni 100.000, quindi una percentuale dello 0,00035%[16]. È una percentuale estremamente bassa. La gelosia (a livelli normali) è un problema, ma collegarlo ai femminicidi è abbastanza inesatto.

Questo esempio mostra che, sebbene la gelosia possa essere considerata un fattore di rischio, non è un indicatore affidabile della potenziale pericolosità di una persona.

Attenzione selettiva[modifica | modifica sorgente]

Qui vorrei aprire una parentesi L’euristica della disponibilità, nota anche come bias della disponibilità, è un accorgimento mentale che si basa sugli esempi immediati che vengono in mente a una persona quando valuta un argomento specifico, un concetto, un metodo o una decisione1. Questa euristica, che opera sulla nozione che, se qualcosa può essere richiamato, deve essere importante, o almeno più importante delle soluzioni alternative non così facilmente richiamabili, è intrinsecamente orientata verso le informazioni recentemente acquisite1.

Per quanto riguarda le cause di morte, a livello globale, 7 delle 10 principali cause di morte nel 2019 erano malattie non trasmissibili. Queste sette cause hanno rappresentato il 44% di tutte le morti o l’80% delle prime 10. Tuttavia, tutte le malattie non trasmissibili insieme hanno rappresentato il 74% delle morti a livello globale nel 20192. Le malattie cardiache e i tumori sono la causa di ogni seconda morte. Le malattie infettive, che includono polmonite, malattie diarroiche, tubercolosi, HIV/AIDS e malaria, sono responsabili di circa 1 morte su 73.

Il bias che descrivi potrebbe essere correlato al bias dell’attenzione selettiva, che si riferisce a come la percezione di una persona è influenzata da fattori selettivi nella sua attenzione4. Questo bias può spiegare il fallimento di un individuo nel considerare possibilità alternative quando è occupato con un filone di pensiero esistente4. Inoltre, il bias dell’attenzione selettiva può portare a errori sistematici nel pensiero e a giudizi distorti, specialmente quando si è di fronte a scelte o decisioni5.

In relazione ai femminicidi, la percezione di questo fenomeno potrebbe essere influenzata sia dall’euristica della disponibilità che dal bias dell’attenzione selettiva. Ad esempio, se i media riportano frequentemente storie di femminicidi, queste notizie diventano facilmente disponibili nella mente delle persone, facendo sembrare che tali eventi siano più comuni di quanto non siano in realtà. Allo stesso modo, se una persona ha esperienza diretta o indiretta di molestie o di “catcalling”, potrebbe essere più incline a prestare attenzione alle notizie sui femminicidi e a percepire tali eventi come più comuni o probabili. Questo può portare a una percezione distorta della realtà e a decisioni basate su informazioni incomplete o fuorvianti.

Vedi anche:

Attenzione selettiva[modifica | modifica sorgente]

Solo gli uomini sono violenti verso il partner? Il blog "Violenza senza genere" della pagina social @antisexistworld ha autonomamente censito tutti gli episodi di violenza da gennaio 2019 ad aprile 2021, portando brillantemente a galla dati inequivocabili:

Un dato particolarmente interessante è quello delle false accuse (in particolare quelle sporte in fase di separazione), in cui uomini si ritrovano a dover affrontare un percorso giudiziario devastante, in cui a lungo saranno ritenuti colpevoli a prescindere, ma in realtà solo in 2 casi su 10[17][18] le accuse sono fondate con veri maltrattamenti, il resto sono querele enfatizzate usate nei contenziosi in sede di separazione, inserite in una vera e propria strategia nei confronti dei mariti[19].

Fa riflettere che, nella stessa finestra temporale, i casi di femminicidio attestati siano circa 150 (55 se ci atteniamo alla definizione), quando pare che per l'opinione pubblica sia questa l’unica emergenza, l’unico fenomeno verso cui è giusto spendere parole, fare manifestazioni, creare campagne e, anche, ricevere fondi pubblici; in questo, i movimenti femministi sono riusciti a catalizzare gran parte delle attenzioni di media e social, che fanno da cassa di risonanza su qualsiasi notizia che possa definire l'uomo come violento mentre minimizzano, sottovalutano, nascondono, le notizie in cui l’aggressività anche brutale è attuata da una donna. La violenza non ha genere, non dev'esserci competizione nel cercare di dimostrare che un sesso sia più violento dell'altro.

Conclusioni: sensazionalismo o la situazione è drammatica?[modifica | modifica sorgente]

Un omicidio è sempre una tragedia, è qualcosa che non può essere giustificato in alcun modo; proprio per tale motivo, è lecito chiedersi se esista davvero una scala gerarchica di gravità di un omicidio, e se eventualmente in cima ad essa debbano essere collocati quelli che con un neologismo sono stati chiamati femminicidi.

Dai titoli dei giornali, alle notizie dei Tg, dall'indignazione suscitata dai social, tutto porta a pensare che la risposta a tale domanda sia positiva, ma la risposta è no; o almeno, è dato di fatto che l'Italia sia tra i paesi più sicuri per le donne. Nonostante dati corretti e particolarmente eloquenti sui femminicidi siano disponibili da alcuni anni ormai, la stampa preferisce continuare a fare disinformazione; i dati diffusi, infatti, continuano a includere tutti gli omicidi di donne, indipendentemente dal movente, e trovo che uno dei problemi principali sia proprio la narrazione, il sensazionalismo costruito su questi numeri, che vende titoli, attrae views, likes e commenti.

Queste riflessioni non hanno minimamente lo scopo di diminuire risonanza alle problematiche culturali che abbiamo in Italia, tra cui machismo o violenza domestica, ma sorge spontaneo chiedersi perché i mass media preferiscano concentrarsi sul sensazionalismo, per giunta tramite dati errati, piuttosto che indagare in merito ad episodi di violenza decisamente più diffusi; a tal proposito, consiglio la lettura dell'articolo "Mass media, sensazionalismo e percezione distorta".

Bibliografia aggiuntiva e consigli[modifica | modifica sorgente]

Ulteriori Fonti[modifica | modifica sorgente]

Libri di approfondimento[modifica | modifica sorgente]

Altri articoli sul tema[modifica | modifica sorgente]

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Note[modifica | modifica sorgente]

  1. 1,0 1,1 https://www.pressenza.com/it/2023/11/violenza-di-genere-femminicidi-al-di-la-della-strumentalizzazione-politica/
  2. http://centroantiviolenza.comune.torino.it/2013/09/05/pro-e-contro-della-nuova-legge-sul-femminicidio/
  3. https://www.startmag.it/mondo/il-caos-politico-mediatico-su-giulia-cecchettin/
  4. 4,0 4,1 https://www.senato.it/leg/18/BGT/Testi/Allegati/00000366.pdf
  5. https://www.senato.it/documenti/repository/commissioni/femminicidio/DocXXII-bis_9.pdf
  6. britannica.com, https://www.britannica.com/topic/feminism.
  7. "UN Office on Drugs and Crime"
  8. Gianpiero Dalla Zuanna e Alessandra Minello, Violenza sulle donne: anche i numeri aiutano a combatterla, su Lavoce.info, 24 novembre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017.
  9. secondo il rapporto della Polizia di Stato, i femminicidi nel biennio 2017-18 si sono attestati su un tasso d'incidenza dello 0,13 per 100.000 donne residenti.
  10. I dati più recenti dell'Istat mostrano che nel 2022, in Italia, sono stati registrati 322 omicidi, di cui 126 vittime erano donne. Tuttavia, non tutti questi omicidi di donne sono classificati come femminicidi. L'Istat ha iniziato a stimare il numero di femminicidi nel 2019, seguendo gli standard internazionali, analizzando la relazione tra la vittima e l'autore, il movente e l'ambito dell'omicidio Nel 2021, i femminicidi - secondo l'ISTAT - in Italia sono stati in totale 104 Questo numero è rimasto relativamente stabile negli ultimi anni, con 101 femminicidi nel 2019 e 106 nel 2020 È importante notare che la definizione di femminicidio può variare a seconda del soggetto rilevatore e dei criteri di classificazione seguiti. In generale, il femminicidio è identificato come l'omicidio di donne o bambine a causa del loro genere In termini di popolazione, l'Italia ha circa 30 milioni di donne. Pertanto, il tasso di femminicidio in Italia può essere calcolato come il numero di femminicidi per 100.000 donne. Ad esempio, nel 2020, il tasso di femminicidio era di circa 0,35 per 100.000 donne (calcolato come 104 femminicidi diviso per 30 milioni di donne, moltiplicato per 100.000).
  11. È importante sottolineare che stabilire che un fenomeno A causi un fenomeno B è molto più complesso che semplicemente evidenziare una correlazione tra i due. In questo caso specifico, non siamo riusciti a trovare nemmeno studi che evidenzino una correlazione.
  12. Di norma, rispettando il metodo scientifico, vengono fatti studi di correlazione per capire quali siano i predittori di un certo fenomeno e test di verifica d'ipotesi per valutare col metodo sperimentale se la realtà osservata si accordi o meno con l'ipotesi su di essa fatta. Con questi test, si risale ad un certo coefficiente di correlazione in base al quale si ammette come valida l'ipotesi, ma non di rado si può incorrere in una serie di errori definiti informali, tra cui la fallacia del "non causa pro causa", in cui una causa è identificata in modo errato solo in base alla correlazione desunta dal test, come riassume anche la massima "correlation does not imply causation". La realtà dei fatti è che non ci sono studi in letteratura scientifica che provino realmente un nesso di causalità tra questione culturale e femminicidio, ma vi è solo un certo grado di correlazione statistica[senza fonte].
  13. https://it.wikipedia.org/wiki/Manuale_diagnostico_e_statistico_dei_disturbi_mentali
  14. il problema spesso è infatti legato agli eccessi
  15. I numeri reali sono enormemente più bassi. I femminicidi reali sono circa 55 l'anno in Italia, su una popolazione di circa 30 milioni di donne, ma anche considerando i dati (falsati in eccesso) forniti dall'ISTAT abbiamo 0,35 femminicidi ogni 100.000 donne
  16. Spiegazione statistica con dati realistici: Supponiamo di considerare un gruppo di 100.000 uomini. In questo gruppo, diciamo che il 20% degli uomini mostra segni di gelosia, ovvero 20.000 uomini. Se la probabilità che un uomo sia un femminicida è dello 0,00035% (come indicato dalle statistiche), ciò significa che, in media, ci sono circa 0,35 femminicidi per ogni 100.000 uomini. In altre parole, ci aspetteremmo che meno di uno (arrotondando, uno) degli uomini in questo grande gruppo sia un femminicida. Calcolo della Percentuale di Uomini Gelosi che sono Femminicidi: Per calcolare la percentuale di uomini gelosi che sono femminicidi, usiamo la probabilità condizionata. Con 0,35 femminicidi ogni 100.000 uomini e 20.000 uomini gelosi, ci sarebbe meno di un femminicida (arrotondiamo a uno per semplicità) tra gli uomini gelosi. Quindi, meno dell'1% (in realtà molto meno, dato che stiamo arrotondando lo 0,35 a 1) dei 20.000 uomini gelosi è un femminicida. Questo dimostra che, pur essendo la gelosia un problema in una relazione, il collegamento diretto con i femminicidi è inesatto e la probabilità che un uomo geloso sia un femminicida è estremamente bassa.
  17. False accuse di maltrattamento sporte in fase di separazione,False accuse, Luigi Lucchetti psicologo della Polizia di Stato
  18. False accuse, intervento di Davide Stasi al senato del 20 6 2022
  19. False denunce di maltrattamenti sporte in fase di separazione