Episodio Neonato soffocato all'Ospedale Pertini di Roma: differenze tra le versioni

Da Tematiche di genere.
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* È assurdo come davanti una tragedia simile l'unica cosa che vorrebbero tutti sia trovare un colpevole.
* È assurdo come davanti una tragedia simile l'unica cosa che vorrebbero tutti sia trovare un colpevole.
* Questo bisogno di trovare un colpevole a tutti i costi è tipicamente italiano. Siamo al secondo posto, dopo la Polonia, per numero di procedimenti contro il personale sanitario.
* Questo bisogno di trovare un colpevole a tutti i costi è tipicamente italiano. Siamo al secondo posto, dopo la Polonia, per numero di procedimenti contro il personale sanitario.
== Note ==
== Note ==
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Versione attuale delle 01:00, 3 feb 2023


L'episodio è stato inizialmente presentato come causato dalla noncuranza di una madre degenere che si è addormentata col bambino che succhiava il latte.

Poco dopo però sono arrivate versioni contrastanti e ondate di solidarietà ("Dall'uscita della tragica notizia, centinaia di donne si sono sentite molto solidali con quella madre “stravolta” dalla stanchezza. E per sostenerla hanno invaso le bacheche social con le loro storie purtroppo molto simili"[1])

La mamma del neonato morto all’ospedale Pertini di Roma ha dichiarato di essere stata sgridata per essere andato in bagno e chiesto a una compagna di stanza di tenerle un attimo il piccolo. “Un’infermiera ha visto questa scena e l’ha rimproverata dicendo che ogni mamma doveva occuparsi del suo bambino”[2].

La donna, di 29 anni, spiega al Corriere,

«ero ancora molto stanca, piuttosto provata dal parto, dopo 17 ore di travaglio. Ero entrata in ospedale il giorno precedente, avevamo scelto il Pertini perché ero affezionata a questo posto visto che ci sono nata anche io. Per due notti, quella dopo aver partorito e quella successiva, sono riuscita, a fatica, a tenere il bambino vicino a me. Ero stravolta, ho chiesto aiuto alle infermiere, chiedendo loro se potevano prenderlo almeno per un po’, mi è sempre stato tuttavia risposto che non era possibile portarlo nella nursery. E lo stesso è accaduto la notte di sabato. Anzi, mi sentivo peggio dei giorni precedenti. Ho chiesto ancora di prendere il bimbo, non l’hanno fatto. Due notti ho resistito, l’ultima ero davvero affaticata. “Non è possibile”, mi è stato risposto ancora una volta»[3]

Insomma dall'immagine de la mamma degenere, giornali e influencer sono passati repentinamente a cavalcare la narrazione di violenza ostetrica.

Al secondo parto, secondo cesareo due anni dopo il primo, continuavo ad addormentarmi per via dell'anestesia, seduta a gambe incrociate sul letto con la bambina in braccio. In ospedale non c'era il nido e nessuno è potuto rimanere con me. Non mi sono mai sentita così sola. 21:28 22 gen 23 da Bologna, Emilia Romagna

"Lei non si regge in piedi e chiede ai medici di portare il bambino al nido per qualche ora, così da poter riposare. Le viene risposto di no."

"Se il personale sanitario non ti assiste, sei da sola. Se il sanitario ti personale maltratta, non hai testimoni."

dobbiamo finirla con la leggenda che la donna deve soffrire durante il parto solo perchè lo ha detto un essere immaginario, dobbiamo soprattutto finirla che nell'ambiente medico dove noi donne partoriamo sia un luogo di tortura e non un luogo dove sentirci al sicuro, seguite, comprese, è ora di finirla con sta religiosità dell'ambiente ostetrico dove se non allatti sei una madre demmerda, se chiedi di non soffrire durante il parto ti deridono sono stanca di leggere ste cose, stanca e arrabbiata,mi sale la violenza vera


è perfettamente comprensibile la reazione umana (causata in parte dai primi titoli dei giornali), ma perché ripetere lo stesso errore (portare la gente a reagire di pancia) per una seconda volta, stavolta contro la sanità?


Riportiamo un commento preso da facebook

Ho sempre creduto che le difficoltà fossero legate al dolore fisico, l'ansia. Non avrei mai pensato potesse essere l'ospedale il problema, che il personale potesse trattare la primipara[4] come un animale. Alla fine il personale sanitario ci disprezza quando abortiamo, il paese santifica la madre che è sempre una donna più completa di colei che non ha figli, secondo quale logica una donna in procinto di partorire dovrebbe essere schernita?

[...] qualunque scelta tu faccia sulla tua vagina e il tuo utero, il tuo percorso è costellato di barbarie e violenza. Violenza ostetrica, per esempio, in cui alle madri viene negata l'epidurale, in cui le donne vengono aggredite verbalmente se soffrono, in cui i bambini vengono lasciati da soli con donne distrutte da una giornata intera di travaglio e perché no, dall'anestesia ancora in circolo.

Qui alcune testimonianze, in più consiglio questa in particolare: https://youtu.be/4Q08fAMsJ7w

E tutta la playlist dedicata alle esperienze rivoltanti degli orrori in sala parto

Partorirai con Dolore, sola e derisa, schernita e abbandonata, e se tuo figlio morirà sarà colpa tua. No? No. Vaffanculo.

questa situazione mi ferisce non solo come donna, ma come cittadina che adora la sanità pubblica, cresciuta conoscendo medici meravigliosi che hanno dedicato tutta la vita alla sanità. Come si può tollerare che in luoghi dello stato dei pazienti vengano schifati e lasciati in condizioni di insicurezza? Quel bambino è veramente morto per responsabilità della madre? Onestamente non credo. Ma una responsabilità c'è e voglio che venga accettata e che sia da modello per un modo totalmente diverso di gestire questi reparti.

Tuttavia, sebbene sia indubbio che la sanità ha molti problemi e che la gestione del Covid non stia certo aiutando, è anche vero che la polarizzazione è molto forte. Ad esempio Freeda scrive:

Negli ultimi giorni si è parlato di quello che è successo in un reparto dell'ospedale Pertini di Roma, dove una mamma, lasciata sola dal personale sanitario, stanca e provata da ore di travaglio e di parto, si è addormentata mentre stava allattando il suo bambino, che è morto soffocato. Se si dà un'occhiata ai commenti dei post che parlano di questa vicenda, balza subito all'occhio che moltissime madri sono concordi nel dire che, in base all'esperienza che hanno vissuto e al trattamento che hanno ricevuto in ospedale, la stessa cosa sarebbe potuta succedere anche a loro. Il rooming-in consiste nella possibilità di tenere il bambino con sé, nella propria stanza di ospedale, per tutto il tempo e per "facilitare la costruzione del legame madre-bambino". Come pratica può avere degli aspetti positivi, ma resta una possibilità che la madre deve poter scegliere liberamente in base a come si sente dopo il parto, e senza subire giudizi e pressioni esterne. Negli ultimi anni il rooming-in ha quasi smesso di essere una scelta ed è invece diventato una prassi da seguire per tutte le neo madri che si ritrovano così a dover gestire da sole (ricordiamo che con la pandemia i partner sono ammessi solo un'ora al giorno) un neonato in un momento di grossa fragilità, stanchezza e bisogno di recuperare le forze. Un rooming-in praticato in questo modo non favorisce quel fantomatico legame ma può invece produrre stress

E la reazione di una dottoressa che lavora in pediatria è, comprensibilmente, stizzita:

Freeda è un covo di analfabeti funzionali, vi invito a smettere di seguirla e ad informarvi e ragionare con intelligenza su questa vicenda prima di sparare a zero come si è soliti fare. Di seguito il pensiero di una collega che condivido pienamente e che vi invito a leggere.

“Ora giustamente tenere il proprio figlio nella propria stanza è diventato violenza ostetrica. Certo, come lo è chiedere se vogliono allattare, oppure come lo è mettere un tracciato cardiotocografico.

I colpi di sonno possono arrivare in ospedale dopo aver partorito (come in questo caso) ma anche quando sei a casa con tuo figlio, dopo l’ennesima notte in bianco.

Si chiamano tragedie, non è violenza! Smettetela di mettere ogni volta il personale sanitario con le spalle al muro. Con l’assunzione non ci danno il dono dell’ubiquità, pretendere un controllo 24/24h è utopia, sopratutto perché non previene nulla: dopo tre giorni sarai a casa da sola e probabilmente le notti insonni aumenteranno.

Non me la prendo con questi poveri genitori, hanno perso un figlio, le vie legali che hanno intrapreso sono lecite e totalmente comprensibili. Me la prendo con tutti questi commenti, la violenza ostetrica esiste, e non è questa.

Poi è vero, se prima ti strappavano tuo figlio dalle braccia per tenerlo per tutta la degenza al nido, ora a volte si tende ad essere estremi nell’altro verso. Spesso si tende a non tenere il neonato al nido, a volte esagerando. Ma davvero tenere di default il neonato al nido quel paio di ore necessario per una dormita può evitare tragedie come questa? E a casa quando mezz’ora di dormiveglia sará un lusso chi ve lo tiene? Non ci credo che tutte le donne hanno a casa partner che non lavorano, super riposati e super attenti. Ci sono delle accortezze da osservare, e ovviamente non sono un deterrente certo. Tragedie come queste non sono colpa della negligenza di nessuno, né dei genitori né dei professionisti sanitari.

Concludendo: nella sanità è chiaro che ci siano delle carenze, è assurdo che il partner non possa essere h24 con la donna durante la degenza, ma non credo possa prevenire questo tipo di eventi, che purtroppo o per fortuna non dipendono da nessuno! Sentirsi stanche è giusto, sentirsi sopraffatte è giusto, volere una mano è lecito, e dovete chiederla sempre a prescindere da tutto. Ma i professionisti sanitari sono persone, è umanamente impossibile vegliare su di voi e il vostro bambino sempre, ma vi garantisco che la maggior parte fa il suo meglio, non sono vostri nemici.

Questa brutta storia non ha colpevoli. Qualsiasi madre per il proprio figlio si toglierebbe la vita, come è possibile pensare che sia colpa sua? Pensarlo e soprattutto fare titoli del genere, significa non avere rispetto per il dolore più grande che ogni essere umano possa vivere: la perdita di un figlio.”

@OSTETRICATE

Aggiungo infine alcuni commenti al post che trovo osservazioni corrette.

  • È assurdo come davanti una tragedia simile l'unica cosa che vorrebbero tutti sia trovare un colpevole.
  • Questo bisogno di trovare un colpevole a tutti i costi è tipicamente italiano. Siamo al secondo posto, dopo la Polonia, per numero di procedimenti contro il personale sanitario.

Note[modifica | modifica sorgente]