Davvero il femminismo parla di problemi maschili?

Da Tematiche di genere.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca


Blanco al concerto

Uno degli argomenti più caldi degli ultimi giorni nel dibattito pubblico è l'episodio che vede coinvolto la giovane star della musica italiana Blanco, che ad un concerto ha ricevuto molestie da parte di una sua fan, la quale è stata ripresa a bordo palco mentre toccava le parti intime del cantante durante la sua esibizione.

Da subito l'opinione pubblica si è divisa, in realtà non in maniera equa, tra chi ritiene si sia trattato di una vera e propria molestia, la maggior parte, e chi no.

Avvocathy, attivista femminista, politica e influencer, scrive un post per denunciare questo episodio come violenza, evidenziando la potenziale indignazione dell'opinione pubblica qualora lo scenario fosse stato a sessi invertiti:

E se su quel palco ci fosse stata Emma? O Elisa? O Giorgia?

E se la vittima fosse stata una donna qualsiasi? Una nostra amica? Una nostra cugina, sorella, moglie o compagna?

E se la vittima fosse stato un ragazzo di 19 anni, magari eterosessuale, palpato da un altro uomo?

Ne rideremmo? Giustificheremmo?

Provate anche solo a immaginarlo: un uomo che, durante un concerto, inizia a palpare ripetutamente la vagina di una qualsivoglia cantante.

O provate a immaginarlo per strada o durante un qualsiasi turno di lavoro.

Davvero la vostra reazione sarebbe l'emoji della faccina che ride?

Davvero direste che, in fondo, è una cosa normale?

O forse direste che no, che quella è una violenza.

Ecco, appunto: violenza, non molestia.

Perché le cose vanno chiamate con il loro nome.

La legge parla chiaro: "La violenza sessuale è costituita da qualsiasi atto che risolvendosi in un contatto corporeo, anche fugace, tra soggetto passivo e soggetto attivo ponga in pericolo la libertà di autodeterminazione".

Ossia il suo consenso.

E il consenso si dà prima, non dopo.

Blanco ha parlato di “bagno d’amore” ma forse potremmo dire tutti, lui compreso, che toccare i genitali di qualcuno che sta lavorando (esibirsi per un artista è lavoro) è una violenza?

"Presunta molestia sessuale", hanno titolato alcune testate.

"Il gesto è stato visto come una molestia", hanno commentato altre.

No, non è che quel gesto è visto come fosse una violenza: quel gesto è violenza.

E se lo legittimiamo perché a subirlo è stato un uomo (quindi non conta), la battaglia è più dura anche quando a subirlo è una donna (cioè quasi sempre).

Pensatela come volete ma io la penso cosi:

Un atto sessuale senza consenso è violenza sempre e non solo in base al genere di chi lo subisce.

#violenza #diritti #uomini #ragazzi #donne #ragazze #ragazzo #ragazza #musica #Blanco

ProgettoParità, pagina social altrettanto attivista in ambito di femminismo, ha commentato il precedente post con una riflessione che però pare essere stata cancellata senza occasioni di confronto:

«Avvocathy in questo post parla della vicenda di Blanco e del fatto che, anche quando la vittima è un uomo, la questione va presa sul serio. Benissimo direte voi, che c'è di sbagliato?

Nulla. Il nostro commento infatti non era nemmeno contrario a ciò che viene detto!

Abbiamo semplicemente notato un comportamento ricorrente da parte di Avvocathy e ne abbiamo parlato sotto al suo post.

Come è possibile che ad Avvocathy stiano a cuore le vittime maschili solo quando la vicenda riguarda determinati problemi che statisticamente accadono più spesso alle donne?

"anche gli uomini sono vittima di molestie/catcalling/ violenze sessuali" è una frase tecnicamente giusta.

Attenzione al sottile dettaglio però, soffermiamoci NON su ciò che viene detto, ma su ciò che non viene detto!

Avvocathy non parla mai di vittime maschili riguardanti problemi maschili.

Non la sentiamo mai interessarsi a padri divorziati o alla minor empatia che gli uomini ricevono in vari contesti sociali (problemi che statisticamente riguardano più spesso gli uomini)

Avvocathy parla di vittime maschili solo quando il problema è un tema woke-femminista (molestie, catcalling etc)

Solo in quel caso Avvocathy parla di vittime maschili, dicendo (giustamente) che anche gli uomini possono essere vittime di queste cose. Non parla mai di uomini vittime di problemi maschili. Parla solo di uomini vittime di problemi che toccano per la maggior parte donne e di cui parla il femminismo.

In poche parole : Dire che "Anche gli uomini" sono vittima di certi problemi, e parlare di problemi maschili, sono due cose BEN DIVERSE. Come se importasse la sofferenza di un uomo, solo a patto che il problema che lo affligge sia nella lista dei problemi "giusti".»

Questo commento, senza mancare di rispetto al tema, pone l'accento su una criticità fondamentale riscontrabile in molti post di influencer che si ergono a paladine del femminismo: i problemi maschili sono accettabili solo quando sono uguali ai femminili.

Ciascuno può interpretare liberamente se ritiene il comportamento di Avvocathy e altre influencer femministe ipocrita o meno, consiglio però di approfondire le tematiche che girano intorno alla strumentalizzazione dell'indignazione (vedi "Woke", Cancel culture, Washing) e le critiche al femminismo capitalista, capisaldi del ragionamento sostenuto da Avvocathy.

Molestie, pressioni sociali, stereotipi nel genere maschile[modifica | modifica sorgente]

«Femminicidi, violenze sessuali, abusi non sono altro che il prodotto della reazione maschile a una società che non ha saputo fornire all’uomo un ruolo alternativo e che alimenta in tutti, uomini e donne, insicurezza e distacco dalle emozioni. Questi episodi sono un chiaro segnale di debolezza e di impotenza di fronte all’incapacità di accettare una donna che mediamente è più brava a scuola, che raggiunge ottimi risultati sul lavoro e fa carriera, che sa destreggiarsi nel coniugare casa, famiglia e vita professionale. Non a caso negli ultimi anni si è registrato un aumento impressionante di donne uccise dal proprio compagno, di stupri e di soprusi: è la manifestazione di un genere maschile che cerca di affermarsi e di riprendersi con la forza e con la prepotenza un ruolo di superiorità che non gli compete e che la società civile gli ha tolto da tempo, proprio con il riconoscimento di quella parità uomo-donna raggiunta l’8 marzo» conclude Margherita Spagnuolo Lobb.


Fai l’uomo, non piangere!, Non fare la femminuccia, dimostra di essere un vero uomo! I maschi non piangono, combattono! I maschi non possono avere paura, non parlano di sentimenti, non si lasciano andare alle smancerie, non leggono poesia...Quante volte un ragazzo, in fase di crescita, si è sentito dire queste cose da un uomo adulto, da un padre o da uno zio riconosciuto come guida o punto di riferimento, e quante volte ha obbedito, soffocando lacrime, paure, insicurezze, e ancora, desideri e reali aspirazioni. Ne scrive J.J. Bola, autore, poeta ed educatore inglese, nel suo libro Giù la maschera (Einaudi Ragazzi, 2020): un saggio per lettori adolescenti, dai 15 anni, in cui viene affrontata una questione cruciale della società contemporanea, "essere maschi oggi".

Il libro si rivolge ai ragazzi e si offre come invito a rivelare la propria autenticità e le proprie reali aspirazioni, al di là di ogni pregiudizio o modello imposto. "Agli uomini viene insegnato a indossare una maschera - scrive J.J. Bola -, una facciata dietro cui nascondere ciò che proviamo realmente e le questioni che dobbiamo affrontare fin da piccoli. E dal momento che la società in genere è patriarcale, cioè favorisce gli uomini che occupano posizioni privilegiate, crea l’illusione che gli uomini non abbiano nessun motivo per soffrire. È una specie di arma a doppio taglio, una panacea perfida: significa che il sistema che avvantaggia gli uomini nella società è essenzialmente lo stesso che pone loro dei limiti, inibisce la loro crescita e finisce per condurli all’esaurimento". E ancora, Bola parla della necessità di scardinare "l’illusione di una maschilità intransigente e limitata, che rende i ragazzi e gli uomini incapaci di affrontare le proprie emozioni e li trasforma in aggressori e prevaricatori, intenzionali o no", e punta l'attenzione sulle soluzioni, "affinché gli uomini possano cominciare non solo a risolvere il proprio trauma personale e disimparare ciò che è stato insegnato loro come verità assoluta, ma anche a mettere in atto cambiamenti che permettano alla prossima generazione di avere una comprensione piena, chiara e profonda, di ciò che significa essere uomini".


Le nuove generazioni, nate e cresciute nella bambagia rispetto a quelle precedenti, sembrano psicologicamente più fragili e con un senso di solitudine dilagante.[modifica | modifica sorgente]

Le cause sembrano essere molteplici; una delle più consolidate risiede nella famiglia che, sebbene si sia emancipata, si è anche nuclearizzata passando da una sorta di clan in cui tutti potevano contare su tutti, ad un nocciolo di 2, 3, nei casi fortunati 4 persone conviventi, spesso iper impegnate durante il giorno che si incontrano solo a cena. E a sentirsi soli nonostante una mascherata unione, è un attimo.

Al tempo stesso le difficoltà lavorative hanno favorito nei decenni l’affermarsi delle migrazioni con l’esito che quei residui familiari sopravvissuti, si siano ulteriormente spezzettati. Ma non solo.

Per la generazione che oggi si affaccia alla vita un ulteriore elemento di apparente socialità ma di latente solitudine, ha fatto capolino: la vita online. Nel tentativo di colmare la propria solitudine reale, in tanti, soprattutto giovanissimi, hanno trovato accoglienza su Internet avendo le competenze digitali per farlo ma non sempre la maturità emotiva per gestirlo. Sui social network in particolare, essendo ognuno libero di mostrare solo le parti della propria vita che ritiene migliori, non è raro che, se non si ha la lucidità di capire che quanto mostrato è opportunamente infiocchettato se non ritoccato, non è difficile cadere nell’illusione di paragonarsi a standard irreali e irraggiungibili.


Tutto questo, sommato alle normali difficoltà della vita umana, con estrema facilità può condurre chiunque a non sentirsi all’altezza della realtà “circostante”, a vivere con un costante senso di inadeguatezza e a dare sfogo a tutte le proprie insicurezze fino a raggiungere i livelli di instabilità emotiva prima citati.[modifica | modifica sorgente]

In questo quadro culturale, gli standard di vita, le aspettative sociali e le attese personali si elevano drasticamente volendo tutti noi – uomini, donne, bambini, bambine, vecchi e giovani -, sempre naturalmente belli, in una casa instagrammabile, con fisici che non rispecchiano la nostra età, ricchi genitori di perfetti figli montessoriani, che guadagnano bene, lavorano poco, il sabato sera vanno a cena con il proprio partner e nei periodi di festa si geolocalizzano Altrove dopo una story postata in un aeroporto rigorosamente internazionale.

Se prima, per i giovani adulti, a ticchettare era solo l’orologio biologico, oggi c’è quello della previdenza sociale che fa fare i calcoli sulla pensione prima dei trent’anni, ma anche quello della banca per il mutuo che sarà – se sei fortunato – almeno quindicinale, a cui si somma quello del nido privato se sei così folle da metter su famiglia, con la consapevolezza che, sei sei donna e incinta, ne vedrai delle belle. Insomma, ancora una volta, sentirsi soli e falliti qualora non si riuscisse a far volteggiare in aria tutti i birilli, diventa un nanosecondo e i casi di ritiro sociale, gergalmente parlando, diventano più che comprensibili.

Ma quali sono le pressioni che percepiscono di più gli uomini nel 2022?[modifica | modifica sorgente]

Sicuramente da annoverare le "classiche" pressioni di ruolo sullo stereotipo di realizzazione personale: metter su famiglia, l’acquisto di una casa, un lavoro remunerativo; a questi, si sono sommati fattori più affini alla società contemporanea, tra tutti l’estetica e la cura della propria persona, che fino a pochi decenni fa non riguardavano il vivere maschile, assumono oggi una certa rilevanza nei criteri di valutazione dell'accettazione sociale maschile, togliendo spesso tempo e focus sui reali interessi e obiettivi di autorealizzazione.


Si stima che più di 3 milioni di uomini abbiano subito molestie sessuali nella loro vita in Italia. Per la prima volta un questionario sulle violenze rileva anche quella subita dagli uomini.


Messaggio pubblicitarioIl report dell’Istat del 13 febbraio 2018 dal titolo “Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro”, illustra i risultati dell’indagine campionaria sulla “Sicurezza dei cittadini” effettuata nel 2015-2016. La raccolta dati è avvenuta dal mese di ottobre 2015 fino al mese di giugno 2016 tramite interviste telefoniche e faccia a faccia su un campione di 50.350 individui da 14 a 65 anni.

Come già accennato, la novità dell’indagine, che si svolge ormai da anni (precedenti edizioni nel 1997-1998, 2002 e 2008-2009), riguarda la natura delle vittime rilevate; non solo donne, come nelle edizioni passate, ma anche uomini. Le molestie considerate sono avvenute sia nei tre anni precedenti l’intervista sia nel corso della propria vita.

Quando si parla di molestia, ossia la

sensazione incresciosa di pena, di tormento, di incomodo, di disagio, di irritazione, provocata da persone o cose e in genere da tutto ciò che produce un turbamento del benessere fisico o della tranquillità spirituale […] (Treccani)

si fa riferimento alle molestie verbali, l’esibizionismo, i pedinamenti, le telefonate oscene e le molestie fisiche sessuali; subire la visione di foto o immagini pornografiche, le proposte o i commenti osceni o inappropriati e il furto di identità su internet e sui social network.

Molestie sugli uomini: i risultati dell’indagine[modifica | modifica sorgente]

Dal report ISTAT del 13 febbraio 2018 dal titolo “Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro”, emergono per la prima volta dati circa le molestie a sfondo sessuale ai danni degli uomini, nello specifico nel biennio 2015-16. La stima conta circa 3.754.000 soggetti di genere maschile tra coloro che hanno subito molestie a sfondo sessuale nel corso della loro vita (18,8%), di cui 1.574.000 negli ultimi tre anni (6,4%). Tra gli altri, un dato interessante riguarda lo stesso fenomeno ai danni delle donne, in cui emerge una tendenza al ribasso nel tasso di vittimizzazione dal 2008-2009 al 2015-2016, passando da 3.778.000 (18.7%) a 2.578.000 (12.8%); già questo ci permetterebbe di confutare il luogo comune che è solo la donna a subire molestie, ma offre anche lo scenario in cui gli uomini subiscono maggiormente questi episodi.

I perpetratori delle molestie a sfondo sessuale nella maggioranza dei casi sono uomini, per vittime di ambo i sessi. Tra le categorie di molestia, le più frequenti nei confronti degli uomini sono le verbali, il pedinamento, la molestia fisica e l’esibizionismo, sotto forma prevalentemente di visione di materiale pornografico, molestie sui social e app di messaggistica, telefonate oscene.

Analizzando i dati da un punto di vista geografico, l'analisi mostra che al Sud c'è una spiccata tendenza alla molestia in forma verbale (9,0%), mentre al Centro Italia e al Nord-est gli uomini sono più frequentemente vittime di molestie fisiche, le quali comprendono tutte le situazioni in cui si è stati avvicinati, toccati o baciati contro la propria volontà; un dato particolare è che i maschi siano molestati fisicamente soprattutto da parte di estranei e conoscenti, quindi soprattutto in luoghi pubblici quali pub, bar, cinema, teatro, ristorante e le discoteche, mentre le femmine subiscano maggiormente questi episodi da persone più vicine, quali colleghi e datori di lavoro, nonché amici e vicini di casa.

Molestie sugli uomini: conseguenze e azioni di prevenzione[modifica | modifica sorgente]

Non bisogna assolutamente sottostimare o sottovalutare le conseguenze delle molestie sessuali rivolte agli uomini in quanto le ripercussioni psicologiche e fisiche sono le stesse che si verificano nelle donne, con ripercussioni anche gravi sia nella sfera personale sia sociale e professionale.

Come riportato nell’articolo di State of Mind "Quando lo stalking viene perpetrato da una donna" (Zedda, 2018):

Purtroppo gli uomini tendono a non denunciare o parlare dell’essere vittima […]

e su questo, purtroppo è evidente che la cultura “machocentrica” contemporanea abbia un peso, rendendo oggetto di scherno un uomo vittima di molestie sessuali.

Diventa fondamentale eradicare questo pregiudizio, tentando di arginare il fenomeno prima che insorgano gravi complicanze, soprattutto in termini di salute e benessere fisico e psichico: sono infatti frequentemente riscontrati nelle vittime episodi di ansia, depressione, insonnia, attacchi di panico, disordini del comportamento alimentare e della motilità gastroesofagea. E' quindi opportuno incoraggiare le vittime a condividere con i propri cari la sofferenza che vivono, è bene incoraggiarli a rivolgersi alle forze dell’ordine e/o ai professionisti per denunciare e liberarsi dal peso del silenzio; assumono quindi rilevanza in quest'ottica le campagne di sensibilizzazione, di prevenzione e lo sviluppo di centri di ascolto delle problematiche che tipicamente affliggono gli uomini, soprattutto considerati i risultati ottenuti con le stesse iniziative per le donne vittime di violenza.

Discriminazione verso gli uomini[modifica | modifica sorgente]

Un ultimo dato interessante circa l'elaborato ISTAT riguarda la percezione della gravità del fenomeno, percepito dalla popolazione in generale come più grave per le donne e come fenomeno lieve o assente negli uomini. La discriminazione percepita, anche se non è reale, ha le stesse conseguenze, attivando di conseguenza la “minaccia dello stereotipo”.

Nell'approfondita analisi Eurofound 2015 sulla percezione maschile di molestia e discriminazione, è emerso che è soprattutto nell'ambito lavorativo che l'uomo avverte la discriminazione, negli ambienti con forte segregazione femminile oppure in cui le regole di comportamento sono diverse tra i generi, o soprattutto nei contesti in cui vi è l’introduzione delle quote di genere nelle assunzioni e nelle promozioni; in queste situazioni è ricorrente l’uso del termine “discriminazione a rovescio” per sottolineare il fatto che la disparità di trattamento in negativo e quella in positivo rappresentino in realtà due facce della stessa medaglia. In entrambi i casi, infatti, verrebbe tradito il criterio del merito, cioè il meccanismo di selezione efficiente sia dal punto di vista aziendale sia dal punto di vista sociale. Le posizioni ostili alle quote sembrano prevalentemente fondate sull’idea che le persone favorite dalle azioni positive siano di fatto meno qualificate dei loro rivali, e che pertanto non sarebbero in grado di superare le prove previste nel caso di una selezione puramente meritocratica. In realtà, il concetto di merito non è privo di ambiguità. Per esempio, è interessante notare che i risultati di un’indagine condotta specificamente su questo tema riportano che ben il 54% degli intervistati considera la meritocrazia una grave carenza della classe dirigente italiana, ma al tempo stesso il 91% di loro ritiene di applicarla a titolo personale. Dunque quasi tutti ritengono di essere meritocratici, ma poi giudicano il sistema gravemente carente da questo punto di vista. (Istituto Piepoli 2008).

Inoltre, è importante tenere presente che la mera intenzione di premiare il merito non garantisce che i valutatori sappiano riconoscerlo. In un contesto decisionale non libero dal condizionamento degli stereotipi chi è il vincitore di una procedura di valutazione? L’individuo più meritevole o quello ritenuto più “adatto” secondo lo stereotipo? Inoltre, la normativa sulle azioni positive specifica che il trattamento preferenziale del genere sottorappresentato non è incondizionato, ma si applica a parità di qualificazione per una data posizione lavorativa o a parità di merito per un dato benefit. Ciò significa che i candidati del genere più rappresentato non possono essere esclusi a priori dalla competizione, ma devono essere presi comunque in considerazione, così che l’appartenenza di genere rappresenti l’elemento preferenziale della procedura di selezione solo a parità degli altri criteri di valutazione.

In conclusione, poiché il percorso verso la parità di genere può trovare un ostacolo non trascurabile nella percezione della discriminazione sia da parte degli uomini sia da parte delle donne, e poiché questa percezione ha conseguenze negative sulla produttività di entrambi i generi, è conveniente per tutti investire risorse per contrastare questo fenomeno.

Vedi anche[modifica | modifica sorgente]

  • Francesco Oggiano (ha scritto un libro, Sociability, che parla in maniera estensiva dell'utilizzo dell'indignazione da parte dei giornalisti e influencer e dei danni che questo sta causando.