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Danni all'autostima femminile: Oggettificazione, auto-oggettivazione, sessualizzazione
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=== Essena O'Neil === *La modella Essena O'Neil in lacrime: "Non lasciate che siano i numeri a definirvi" - [https://www.repubblica.it/tecnologia/social-network/2015/11/02/foto/australia_modella_ecco_perche_non_dovete_credere_alle_foto_su_instagram_-126485171/1/?ref=HRESS-2#1 link] *Instagram - Essena O Neil - Non c'è nulla di spontaneo nei selfie (leggete le caption) - [http://elitedaily.com/social-news/former-model-reveals-truth-fake-instagram/1268924/ link] *Il caso di Essena O'Neil https://www.vogue.it/news/notizie-del-giorno/2015/11/03/essena-o-neill-instagram-retroscena https://www.vogue.it/galleries/gait38642 Instagram non è la vita reale. La modella australiana Essena O’Neill si ribella al social network più popolare del momento e svela quanto siano finte le foto del suo feed Essena O’Neill, diciottenne modella/starlette dei social network dall'Australia a un certo punto non ce l’ha fatta più. Dall’alto del suo mezzo milione di follower su Instagram, 200mila su YouTube e Tumblr nel patinato mondo delle Instagram star è solo una come tante (non troppe, ma nemmeno pochissime) avviata sulla strada dorata del fashion blogging tra eventi, abiti delle maison più esclusive e una vita dalle mille luci sognando forse il cinema e di sicuro di diventare come Cara Delevingne. Se non che, appunto, “non ce l’ha fatta più”. “È un sistema basato sull’approvazione sociale, sui likes, sulle views, sui follower. È un metro di giudizio perfettamente orchestrato. E io sono stata consumata da esso”. Nuff said. Parole pronunciate dalla stessa Essena in un video YouTube con cui annunciava, urbi et orbi, il suo ritiro dai social media. Un addio con "porta sbattuta" a cui è seguita la cancellazione più di duemila foto da Instagram e la modificazione delle didascalie delle altre. Il messaggio? ''Social Media Is Not Real Life''. Un esempio? “Ho fatto almeno 100 foto in pose simili cercando di far sembrare il mio addome carino. Mi ricordo di aver mangiato molto quel giorno. Mi ricordo di aver urlato a mia sorella di continuare a scattare finché non fossi stata in qualche modo orgogliosa della foto.” E poi ancora cifre (quelle del denaro che le veniva versato dalle case di moda per ogni post), massime di vita (“La bellezza basata sull’estetica soffocherà il tuo potenziale qui sulla terra”) e confessioni (“L’unica cosa che mi aveva reso felice quel giorno è stata questa foto. Che cosa profondamente deprimente”). Tutto questo accompagnato dalla nascita del sito http://letsbethegamechangers.com/, in cui Essena ha voluto ricreare una nuova sé, lontano dai social. Messaggi forti ma, ci si conceda la drasticità, anche discretamente banali. Pensare che una foto super filtrata, scattata durante un tramonto spettacolare, dove a fare bella mostra di sé c’è un abito da sera sfoggiato in un ambiente domestico, sia una genuina istantanea di vita, è davvero un po’ ingenuo. Quello che invece è inquietante, e per nulla scontato, è che una diciottenne senta l’esigenza di fare di queste ovvietà un vero e proprio “proclama” mondiale. Che davvero reale e virtuale ormai siano percepiti (almeno nell’immaginario teen) come realtà identiche e sovrapposte? Possibile che la proiezione del sé verso l’esterno e ciò che si è vengono vissuti come fusi? E, infine, possibile che un like, al netto della stimolazione dell’ego, possa divenire un metro di valutazione del valore che una persona pensa di avere? Tutte domande su cui, probabilmente, si stanno già interrogando sociologi, antropologi e psicologi e che rientreranno in saggi e innumerevoli temi di tesi di laureandi e dottorandi. A noi al momento non resta che osservare. Fra dieci anni vedremo se le nostre preoccupazioni avevano ragione d’essere. O se ci sbagliavamo. Per nostra fortuna. di Simone Tempia
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