Da finire di riordinare

Io dico JP:

ma sai che mi piace la pagina che hai condiviso ieri? https://www.instagram.com/p/CtTTf1SMaFR/?img_index=1

cioè, non giudicarmi troppo male, ma all'inizio mi incazzavo con le ragazze ogni volta che vedevo un'ondata di indignazione infinita per notizie che sarebbero state prima da approfondire

Cioè, ci vedevo un problema di superficialità; l'interesse e l'indignazione sembrava emergere soltanto quando un'ingiustizia toccava un gruppo con cui era facile empatizzare, ma scompariva il giorno dopo. Ad esempio, mi imbattevo spesso in post sui gruppi Facebook in cui delle ragazze chiedevano massima empatia per le persone provenienti dall'Africa - e questo è giusto e doveroso. Allo stesso tempo, però, notavo lo stesso gruppo di donne diventare particolarmente emotivo quando si trattava di discutere temi come femminicidio o stupri - anch'esso una reazione comprensibile. Tuttavia, mi colpiva l'incongruenza che emergeva dai dati, dove a volte proprio i migranti, per i quali si chiedeva empatia, risultavano essere autori di tali crimini e questa cosa - che avrebbe richiesto un confronto assennato veniva invece affrontata con superficialità.

Non fraintendere, non sto assolutamente dicendo che si debba etichettare i migranti in modo negativo, so che la causa è l'indigenza o altri elementi complessi. Ma il mio giudizio non è rivolto ai migranti, si rivolge piuttosto a quelle ragazze, spesso figlie di papà che trascorrono intere giornate su internet a darsi un tono e polemizzare, che sembrano soffermarsi solo sulla superficie di questi problemi e si interessano a queste tematiche solo per il tempo che le emozioni suscitate dalla notizia durano.

Cioè, ci vuole poco a fare gli splendidi rimanendo superficiali... tutto facile se non ci si pone domande e non si cercano soluzioni reali.

E tra l'altro in tutto questo, non potevo fare a meno di sentirmi in colpa anch'io. Perché è facile per me parlare avendo 40 anni. Grazie al cavolo che ho gli strumenti per criticare ragazzi molto molto più giovani. E poi non posso ignorare come la società sia spesso penalizzante, tossica e ingiusta nei confronti delle donne. I problemi esistono e sono reali, e non vengono minimamente attenuati dal fatto che alcune ragazze, più radical chic che altro, trattino queste questioni con superficialità sui social media. E infine io ho avuto molte esperienze positive con le donne e, in tutta onestà.

Ecco, sperando che tu adesso non mi odi per questa confessione, in seguito ho capito di aver toppato. Il problema sono i mass media e i politici, non la ragazzina di 20 anni che magari affronta queste tematiche un po' a metà.

In un'altra conversazione tra me e una mia amica (MCB),

discutiamo dei problemi sociali e delle nostre frustrazioni personali rispetto alla percezione dell'ingiustizia e dell'indifferenza del mondo. Esprimo la mia frustrazione riguardo ai fatti di cronaca che vengono enfatizzati dai media e alle reazioni del pubblico. Nota come in occidente alcune questioni, come la lotta contro la chiesa, vengano messe in risalto, a differenza di problemi più urgenti come l'inflazione e l'aumento dei prezzi.

Lei risponde che le persone tendono a spostare l'attenzione su questioni meno significative quando vivono in uno stato di benessere. Aggiunge che la vera discriminazione è basata sul reddito e lamenta l'indifferenza di coloro che, avendo una posizione agiata, non riescono a percepire le difficoltà di chi ha meno.

Entrambi esprimiamo una forte frustrazione e ci sentiamo sopraffatti dalle ingiustizie del mondo. Lei ammette di sentirsi tanto depressa da avere bisogno di aiuto psicologico.

Condivido con lei la mia esperienza personale di lotta contro la depressione, e come abbia fatto ricorso a farmaci antidepressivi, psicoterapia, lettura di libri di crescita personale e tempo per superarla.

Infine, affermo che evito i social media, che considero tossici, e trae conforto dalla presenza di persone care. Concludo raccomandando a lei di cercare aiuto professionale se ne sente il bisogno.