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Da Fare: Femminicidi bozza dopo morte Giulia Cecchettin
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=== Riflessioni su femminicidi, violenza domestica e strumentalizzazioni === Giuwanni Gioss Citterio capisco perfettamente ciò che stai dicendo. Quello degli attivisti è uno stile comunicativo molto assertivo, quasi provocatorio, e deve essere così per suscitare dibattito e interesse, altrimenti non se ne parlerebbe e non ci sarebbe speranza di risolvere i problemi. Benissimo. Parliamone. La prima cosa che voglio sottolineare è la netta discrepanza nei dati sui femminicidi, i quali sono evidentemente sballati. Non è solo una questione di sensazionalismo dei giornali; anche le fonti ufficiali come ISTAT ed Eures presentano dati errati. Nel loro conteggio dei femminicidi, includono erroneamente casi di matricidio, come quello di Erika e Omar, infanticidi, come il caso di Anna Maria Franzoni, e omicidi pietatis causa, come quello di Luana Englaro. Questa generalizzazione inappropriata porta a una distorsione dei numeri, facendo apparire i femminicidi tra i 140 e i 170 all'anno, mentre studi più accurati e specifici indicano che i femminicidi, nel senso stretto del termine, si attestano a circa 55 l'anno. È fondamentale affrontare questa tematica con dati precisi e una corretta categorizzazione dei diversi tipi di omicidi per avere un quadro chiaro e veritiero della situazione. Non è abbastanza? Ok andiamo più a fondo, parliamo di violenza domestica. Conosci il "modello Duluth"? è un approccio alla violenza domestica che si concentra sulla rieducazione degli autori di violenza. Sviluppato negli anni '80 a Duluth, Minnesota, si basa sull'idea che la violenza domestica derivi da una struttura patriarcale nella quale gli uomini esercitano il potere e il controllo sulle donne. Molto brutto, vero? La ricercatrice che l'ha teorizzato in seguito dichiarò nel 1999 che questo modello è stato frutto di una serie di bias di Conferma, che l'hanno portata a credere molto più facilmente a ciò che già credeva (ovvero il classico patriarcato come primo e principale motivo delle violenze domestiche). Aveva preso un abbaglio e lo sappiamo da 20 anni. Queste invece sono le parole di Erin Pizzey, ex femminsita e fondatrice di uno dei primi centri antiviolenza in UK, «Il movimento femminista ovunque ha distorto il problema della violenza domestica per i propri fini politici e per riempirsi i portafogli. [...] Osservai le femministe costruire le loro fortezze di odio contro gli uomini, dove insegnavano alle donne che tutti gli uomini erano stupratori e bastardi. Testimoniai il danno fatto ai bambini in tali rifugi» Ne vogliamo parlare? Vuoi sapere cosa dicono le statistiche sulla violenza domestica? Cerca progetto PASK, è il più grande e autorevole in assoluto, raccoglie migliaia di studi. Indovina un po'? La violenza domestica è simmetrica. Da finire a copiare da qui: https://www.facebook.com/marco.quaranta.524/posts/pfbid0woPHQN7CsY4tcQzaeeX39FekCHTQJCdLbnkuKVtGSw3d1oA1rjazUvTwraxGuwuRl?comment_id=3835490023345976 ----Dany Aradia allora, inizio con il riconoscere che concordo con molti dei punti da te sollevati, alcuni in parte e altri in modo più sostanziale. Ispirato da una mamma che ha scritto la sua tesi sulla donna oggetto, ho abbracciato con fervore gli ideali della causa femminista, mantenendo una critica costante verso l'atteggiamento maschile prevalente (impostazione che conservo tutt'oggi). Ora che di anni ne ho 43, guardo indietro e vedo che, nonostante il tempo passato, i cambiamenti nella società sembrano più superficiali che reali e profondi, il che mi lascia piuttosto deluso. Quindi io non sono affatto nostalgico, il contrario semmai (e sono un ottimo ascoltatore, ho passato migliaia di ore ad ascoltare diverse donne). Ad ogni modo, negli ultimi cinque anni, ho cominciato a notare quanto il cosiddetto 'sessismo benevolo' sia parte del problema. Ecco perché penso sia importante guardare anche a come certi comportamenti femminili (e alcune idee storte nel femminismo inteso come movimento politico) abbiano la loro quota di colpa. Parliamoci chiaro, è raro trovare un movimento politico senza i suoi lati grigi, e questo vale anche per la lotta per l'emancipazione delle donne. A me interessa più capire cosa succede oggi, nel qui e ora, anche perché purtroppo non sono assolutamente un esperto di come erano le cose secoli fa. Sono invece preparato sull'ipocrisia odierna e su tutte le sue sfaccettature spesso ignorate per convenienza politica. Sono invece impegnato a esplorare e comprendere come mai le donne non si siano ancora emancipate oggi e in particolare a quelle dinamiche spesso ignorate o sottovalutate dal femminismo per motivi politici, incluso il ruolo delle donne nella perpetuazione della loro stessa sofferenza e le varie manifestazioni del sessismo benevolo. Queste sfumature, insidiose e diffuse, alimentano il complesso "disordine" che caratterizza la nostra realtà attuale e ritengo sia fondamentale affrontarle per stimolare un cambiamento autentico e profondo. Fin qui ho elencato i punti sui quali mi trovo d'accordo, ora voglio esprimere anche alcune considerazioni critiche. Anch'io sono sgomento all'idea che ci siano uomini che rimpiangono i tempi in cui le donne erano sottomesse al padre e al marito. Li vedo però come persone con deficit cognitivi, mi suscitano anche empatia, non solo condanna. La prima considerazione critica infatti riguarda la tendenza a selezionare i fatti in modo parziale: ad esempio perché non considerare le difficoltà che gli uomini affrontano. Un esempio lampante è l'alta incidenza di false accuse nei processi di separazione, un problema serio che, unito alla tendenza a svantaggiare gli uomini nei divorzi, merita un'analisi approfondita e una discussione onesta <nowiki>https://www.senato.it/.../documen.../957%20FENBI%20-%20A.pdf</nowiki> (Nota quanto io mi stia sforzando di essere costruttivo ed evitare accuse e polemiche). Anche quando si parla di violenza domestica, dobbiamo riconoscere il lavoro di persone e iniziative come Erin Pizzey, Ellen Pence, Barbara Benedettelli e il progetto PASK (che è considerato lo stato dell'arte in questo ambito). I loro contributi mostrano chiaramente l'esistenza di molta strumentalizzazione e che trovare soluzioni dovrebbe essere un impegno comune e imparziale, coinvolgendo attivamente politici, giornalisti e influencer nel promuovere il benessere di tutti i membri della famiglia, un obiettivo purtroppo ancora lontanissimo. Riguardo ai femminicidi, la mia ricerca è iniziata praticamente per caso, ma è diventata quasi ossessiva e ha rivelato una strumentalizzazione allarmante. Ad esempio sia ISTAT che EURES includono erroneamente matricidi, infanticidi e omicidi pietatis causa nel conteggio, portando a una percezione esagerata della frequenza di questi crimini. Dato che già da moltissimi anni esistono studi molto più precisi, l'accusa verso queste istituzioni non è più di superficialità, bensì di politicizzazione. Ci sono anche studi accademici che si lamentano di queste distorsioni. Questi aspetti che ho citato sono solo la punta dell'iceberg e a mio avviso la questione può proseguire in due modi: affrontare assieme queste questioni cercando soluzioni efficaci per tutti i membri della società, oppure continuare la stupida guerra tra i generi tanto utile ai potenti che campano di divide et impera. https://www.facebook.com/giuseppe.mele.33821/posts/pfbid02ngVpijXrSrNVS9PYtpfb4dCh3ED2HL8xc9xDxmMaHNrGSoK9mbMXAxzwKombcXarl?comment_id=728318842242693&__cft__[0]=AZX_NVo9DOkqpUBphujDX-pbdIo_UVPTF9ed_jZV2U4VcnPpA0-JfTUucr3_GzRRL6BHQvpN550V8LQFHAnu4xhxXSHMJRf3-8WuZ87vBt_U4s65VPP59sJEjfdKIgmCwlzHjY80YSGScdx8w-EuaUDGVSAy5NW6Gp2PAzRpgkZkwqbAm-lmb9bhntb2dJi5LKA&__tn__=R]-R ----
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